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Jesse/Lara/Mitja | 18 Aprile | Wolf Wool

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    Un po’, è una merda che se ne siano andati. Perfino Iyagushka, che anche se è probabilmente la persona più inquietante che abbia mai incontrato, di sicuro una delle poche che gli ha seriamente causato la cagarella, alla fine è una forte. È un po’ una merda, ma va bene. Non è che sia successa un’altra tragedia, un’altra cosa assurda da risolvere, quindi è già una vittoria. Ci sta che uno voglia tornare a casa, e alla fine nonostante tutto, New York è casa sua. Il Bronx, il Queens, quel cesso di università del cazzo che comunque il suo dovere non è che non lo ha fatto. Casa sua è lì, e anche se restano solo loro, non se ne lamenta. Al contrario. Infila i piedi in casa e si guarda un po’ intorno, non è sicuro di cosa abbia lì di commestibile, o meglio bevibile, ma sa che qualcosa c’è. C’è sempre, insomma siamo onesti: al Woolf Wool è assai probabile che manchi cibo commestibile e non scaduto, ma alcol e droga sono costanti su cui si può sempre far affidamento. Ecco quanto, esattamente e con precisione, Mitja è una testa di cazzo. A trent’anni suonati neanche ci pensa a cambiare, col cazzo. Sarebbe più facile spaccare un pezzo di cemento con il mignolo, che è più o meno come ci si deve sentire ad avere a che fare con la sua ottusa mentalità solo vagamente troglodita. Spalanca la porta, le scarpe si trascinano a terra finché non arriva al piano a cui è adibita la sua abusiva abitazione che ormai è sua da un po’, probabilmente contro ogni gioia di Iyagshka. Ma tant’è. «Che cazzo si beve per la fine di un’era?» chiede un po’ a nessuno, un po’ a Lara e Jesse, nel mentre che comunque, giusto per sicurezza, tira fuori la mezza smirnoff che ha nel freezer. È un po’ assurdo pensare che metà di loro, o quasi, sarà dall’altra parte dell’oceano. Sembra ieri che erano tutti in quelle stanzette del college, quando lui era sempre in quella di Jesse o Jesse nella sua, e le feste, le stronzate tutto. Ieri quando Noah lo ha gonfiato di botte e hanno quindi fatto amicizia. Ma sono passati anni, lo sa, ma adesso è un po’ quella sensazione bella, quella che c’è perché sì certo ha avuto la sua merda, ma ne è uscito alla fine, e quindi tutto sommato va bene così. Chi se ne frega. Le cose possono sempre mettersi male, non è che uno può avvilirsi dalla mattina alla sera; è la sua nuova filosofia, sfornata di lì qualche settimana prima e con tutta probabilità non destinata a restare tale per molto. «Oh, chiessenefrega» si butta sul divano, quello vicino al tavolino dove, in completa bella vista, tiene le bustine con dentro la roba. Non è uno che è stato mai particolarmente furbo, la cosa non è migliorata con l’età, semmai non avere più il Signore e la Signora Grimes su per il culo lo ha reso solo meno attento su certe cose. A meno che non ci siano marmocchi in giro, la sua roba è sempre lì a disposizione di tutti, è la sua politica definitiva sulla droga. Mi casa es tu casa, o qualche stronzata simile. Lui pesca la bustina di coca, la apre buttandone una punta sullo schermo del cellulare, senza neanche premurarsi di acchittare il mucchietto lo tira dalla destra. «Siamo rimasti solo noi, malen'kiye pridurki1» prende un sorso i vodka e poi, per giusta misura, sfila anche una sigaretta dalla tasca dei pantaloni. <b>«I figli di puttana più prokhladnyy 2 di questa merda di città»<b>


    1 piccoli stronzi (come sempre l'affetto di Mitja si misura con quanti insulti rivolge alla gente)
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    ump. Il silenzio era quello chesi sentiva di più, quando fino a poco tempo prima quella casa o negozio o magazzino o scantinato era pieno di voci, che c'erano Noah e Isy e Pan e Holden e Alyssa e una volta pure Ronnie, non c'era più nessuno ed era così strano dire che chi era rimasto erano loro. Tump. Cambiati, mutati, pieni di buchi perché li avevano persi tutti, anche chi non era finito sottoterra era sparito, svanito, succedeva di continuo fin dall'infanzia, adolescenza, era sempre stato abituato al via-vai ma quel branco gli era sembrato fosse una cosa diversa, una cosa che sarebbe rimasta, anche quando Noah era lontano e l'aveva pensato che si stava sfaldando, rompendo, spezzando, Mitja era lontano e c'era rimasta Isy con lui e Lara che però stava affondando, l'avevano capito tutti e pure lei. Tump. E tirò la sua palla da baseball contro il muro ancora una volta, lo rilassava perché era martellante, come il turbinio di certi pensieri, incessante, la pressione di certe sensazioni, soffocante, l'aggravarsi delle consapevolezze più adulte che alla fine erano arrivate, angosciante. Bloccò la pallina, ferma nella mano, un ritmo che non c'era più e un altro che era liquido nella testa, e andò al tavolino a iniziare la festa, vodka giù nella gola che diventava liquido anche il sangue, quello che sentiva impantanato come se non fosse più rosso e acqua, e vita e morte. «Finita da un pezzo, siamo due galeotti e un branco senza alfa» troppo deprimente, troppo asfissiante, troppo una cosa a cui si doveva pensare ma se ci si pensava era un piede nella fossa, diventava una corsa su una lunga discesa e alla fine cosa poteva esserci se non un buco.
    Tump. Non riusciva a stare fermo e quel colpo della palla un po' più forte, così se lo ricordava qual era il motto di famiglia, che nella vita ci si doveva arrangiare sempre, andare avanti, anche se poi finiva che ci si trovava infilzati, sparati, condannati, un passo un po' più avanti e il brivido lo si sentiva ancora, quello almeno c'era, tump, e pensava che forse sbagliava a non cercare più tante donne, sentire tante donne, erano state il suo toccasana che non facevano pensare e se lo si faceva erano tutti mondi diversi adesso invece era uno solo ed era uno chiuso. «Dovremo pensare ad allargare il branco che così non ci reggiamo neanche una festa».
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    Ormai nulla può più stupirti. I continui cambiamenti degli ultimi anni ti hanno di certo insegnato a non farlo, tanto non sei in grado di starci dietro. Hai anche imparato ad incassare i colpi, metaforicamente e letteralmente, e tuo malgrado lo fai anche bene. Forse è per questo che non sai stare ferma, forse è per questo che delle mura che sanno di casa, di famiglia ad un certo punto te le sei sentite troppo addosso, forse avevi bisogno di respirare aria fresca, camminare, schiarirti le idee. Questo cambiamento per una volta non è un disastro; certo, uno scossone, un terremoto nelle vostre vita, ma non una disgrazia. Isy, Noah e i bambini stanno tutti bene, si sono solo trasferiti. Se ci pensi troppo ti viene da piangere, un piccolo tassello del puzzle che senti di aver perso. Se ti guardi ora sei piena di buchi, tanto che a volte stenti a riconoscere il disegno che ti compone. Forse è per questo che sei uscita.
    Forse è solo perché invece devi svegliarti dal torpore che tutti questi pensieri ti inducono. Giri l'angolo, mentre butti a terra la sigaretta ormai finita. Hai ripreso a fumare dopo che ti sei lasciata con Rias, Rias che ti manca come l'aria in certi momenti, come se fosse lei a permetterti di respirare. Pensi a lei, ogni tanto digiti veloce parole che poi cancelli, senza il coraggio di inviarle. I tuoi passi ti conducono da soli verso la tua direzione, senza nemmeno che tu debba pensarlo davvero. Hai già comprato 2 confezioni da sei di lattine di birra, ed ora devi solo passare a prendere le pizze. Ah si, anche la maionese per Mitja. Aspetti che venga servito il tuo ordine, per poi tornare sui tuoi passi, percorri rapida il percorso che ti riporta al luogo a cui appartieni. Senti il tonfo della pallina con cui Jesse stava giocando anche prima che tu uscissi, entri e li vedi esattamente come li hai lasciati poco fa. Partirei da una birra, che dite? Rispondi a Mitja, che in realtà aveva fatto una domanda un po' a tutti e a nessuno, mentre gliene lanci una. Chi vuole la pizza? Wurstel e patatine una, ananas l'altra. Si avevo voglia di schifezzee. No, non tanto da farci mettere su la majo. Ma apri il sacchetto e gliene lanci una. In fondo l'hai comprata apposta, anche se davvero non comprendi come possa mangiare una cosa simile. Solo la tua fetta l'avrà. Ti avvicini a Jesse, e prima di porgergli una birra gliela fai battere non troppo forte in testa. Ehi, siete i miei galeotti. Ti siedi un po' dove capita, senti sotto il tuo culo qualcosa, un cazzo di calzino spaiato mentre accendi l'ennesima sigaretta. Justin, sai come la penso riguardo la questione alpha. Per quanto riguarda l'allargare il branco, forse ho una mezza idea. Il F.E.A.S.T. sembra davvero un'ottima copertura per tutto ciò che vi serve, e anche di più. Forse però davvero troppo ottima; hai imparato a tue spese che non è tutto oro ciò che luccica.
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    Afferra la birra al volo e la apre senza complimenti, non che ne servano fra di loro. Il mood di Jesse però è in quel modo lì, neanche può fargliene una cazzo di colpa. Non è che le cose siano state rose e fuori negli ultimi anni, o sempre per quel che vale, ma anche lui si rende conto di come siano andate esponenzialmente peggio man mano che sono cresciuti. Che probabilmente è un po’ quello che significa vivere, per quanto ne può sapere uno come lui che di piani ne ha pochi, se non nessuno, e vive per lo più alla giornata. Che è anche meglio così, considerando che altrimenti farebbe casini ancora più grandi di quanto non faccia, o abbia fatto. Butta giù un sorso di birra, spostando lo sguardo su Lara e mettendo su un’espressione fintamente ferita. «La Majo è la gioia della mia vita, non puoi capire» procede a spalmarla sulla sua fetta, mentre con una mano cerca le sigarette e ne accende una infilandosela in bocca. Allargare il branco. Certo è una cosa che capisce, il mondo sembra stia andando sempre più di matto, ma c’è il problema che fra loro tre nessuno ancora ha detto “okay me l’accollo io”. Ovviamente, non può essere lui, non diciamo cagate, a stento riesce a controllare e governare e far sopravvivere sé stesso, figurarsi un branco. È la ricetta per una tragedia, poco ma sicuro. Non è mai stato per lui guidare, è sempre stato fatto per essere quello che segue e che spacca tutto quello che si mette in mezzo, molto meglio grazie mille. Prende un tiro, muove la coca più in mezzo sul tavolo come silenzioso invito a servirsi, perché lui le decisioni non le sa prendere mai a mente lucida, ma del resto sono anche poche le volte che la ha davvero lucida. E ancora più ovviamente, non è esattamente il tipo che ci pensa poi troppo alle cose, non ha mai fatto per lui. Motivo numero mille per cui è ottimo nel mucchio, terribile se messo alla guida di qualsiasi cosa che non sia una macchina, o al massimo una carica per buttare giù una porta. Una festa, forse, se ci si allarga tantissimo e si decide di mandarla avanti a vodka liscia, cocaina e niente di più. «Che mezza idea?» chiede giusto per chiedere, ecco quello è esattamente il tipo di cose di cui si aspetta parlino Lara e Jesse, mentre lui sta lì e ci mette l’entusiasmo e la buona volontà. «E comunque, magari ‘sta cosa la mettiamo, che cazzo ne so, ai voti» che sarebbe la cosa dell’Alpha. È abbastanza sicuro che Jesse non voglia esserlo, e pensa anche che Lara sarebbe davvero brava a mandare avanti la baracca. Loro tre sono coesi, e questa è una cosa buona, ma del resto viene un po’ per forza come cosa dopo tanti anni come un branco, che non è come dire “gruppo di amici”. È una cosa completamente diversa, e magari non saprà mai neanche spiegarlo ma non gli serve. È sempre stato, e lo dimostrano ampiamente molti fatti, uno più istintivo che di testa. Va di pancia, da sempre. «Voglio dire, io sicuro come la merda non sono in lizza, lo so che lo vorreste ma ripongo le armi perché non sarebbe leale se fossi io a correre per il titolo di re della savana» ammicca, si alza già con una sensazione leggera, muovendosi verso Jesse per buttagli un braccio addosso e stringerlo dietro il collo. «E poi, JesseJesse, la galera è una stella d’onore, ci sei andato anche tardi per quanto mi riguarda. Una stella del Bronx, pulito fino alla tua età è un miracolo»
     
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    a pizza, ottima idea, anche se non avrà fame dopo la coca, tira su una striscia mentre Lara poggia tutto sul tavolo, ascolta con un orecchio, ma poi si distrae, riprende, tiene la palla stretta in mano, la lancia, la riprende, la lancia di nuovo, dondola la testa fingendosi stonato quando Lara gli batte la birra addosso, sorride, la prende e la apre con il pollice mentre la alza per bere, ma deve leccare la birra che sta già colando giù. La intercetta per strada, un abbraccio che è un abbraccio a metà, solo un attimo in cui la afferra e se la stringe sul fianco per poi lasciarla andare, che lo sa che sta facendo tutto perché deve fare qualcosa, sta prendendo le redini visto che sono troppe le cose che non vanno, finite, non sono solo i tempi del Brakebills o quelli del branco per intero, sono tre bei rifiuti che cercano di andare avanti, lei già più avanti perché è la più forte di loro, lui ancora rischia ogni tanto di chiamare la persona sbagliata perché gli manca ma non lo può ammettere, una persona che lo spronava e riattivava, e si sentiva come sulle nuvole, ma non importa, proprio quello è un pensiero che non dovrebbe fare, e lo annienta, si fionda su Mitja e gli tira il braccio rubando un morso di pizza, poi salta oltre il tavolo per sfuggire al pugno che non deve vedere per sapere che arriverà. Arriva all'altra pizza masticando, che invece la ingoia quasi intera, e lancia di nuovo la palla contro l'altra parete, prende lo spigolo del mobile, deve saltare che sembra quasi rotolare per prenderla comunque prima che si perda in mezzo al casino della stanza.
    «Sì, spara» dice risollevandosi, appoggia la palla e prende una fetta di pizza e alza la testa aprendo la bocca per afferrare i pezzi di ananas che colano, la ficca in bocca per metà per strappare un morso e l'olio gli cola sul mento, lo asciuga con il dorso della mano con la birra e poi pulisce quello sulla canottiera. Quella è una cosa che possono risolvere, quella dell'alfa un po' meno, non è facile come dice Mitja e non solo perché è il posto di Noah e il posto di Noah non si tocca, ma il fatto è che se lo devono sentire dentro e lui lo sa bene, che quando Mitja lo considerava alpha lui non ci stava dentro, non era la sua natura e contro la natura non ci si poteva mica combattere davvero, anche se erano anni che Noah era lontano, con l'Australia aveva lasciato un buco comunque e loro sentivano che Lara aveva già fatto le sue veci più che bene. «Abbiamo un altro fratello che dovrebbe essere licantropo» tanto i Grimes da quando avevano preso lui ne avevano adottati altri, non erano in tanti così poveri da essere disposti a prendere un mezzo mostro, che poi dovevano costruirgli pure un posto per trasformarsi ma a quello ci aveva pensato lui per non dover andare al DCMC ogni volta.
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    Senti l'unto sulla dita non appena afferri una fetta a caso, il sapore dell'ananas in contrasto con il salato di tutto il resto; non ti capaciti di come possa piacere, ma in fondo nemmeno tu la disdegni tanto da evitarla. Una birra in mano, una fetta di pizza mezza mangiata nell'altra e la sigaretta accesa appoggiata appena capita. Quel luogo vuol dire questo, totale libertà senza giudizi. La famiglia che ti sei scelta, o che forse ha scelto te. Quasi fatichi a ricordare come fosse la tua vita prima che ci fosse il branco. Io preferisco la birra alla majo. E per accentuare la tua idea te ne scoli quasi la metà, mentre qualche goccia si disperde in giro nel gesto. Riprendi in mano la sigaretta, aspiri ed espiri, il gusto del tabacco che ti pervade la bocca, mischiandosi con quello della birra. Sospiri, perché quella cosa deve essere valutata per bene. Qualche giorno fa mi ha avvicinato un tizio. Whitehood mi pare. Ha a che fare con il F.E.A.S.T. Sta cercando gente per mettere su un progetto a protezione delle creature, mi ha trovata per via delle manifestazioni a cui ho partecipato. Guardi Jesse, state cercando una base da qualche tempo per un progetto simile; un luogo dove stare tranquilli e non avere rotture di cazzi solo perché siete delle creature mal viste. Dobbiamo trovarci e discuterne, però sarebbe figo. Un posto dove chiunque sia al sicuro e non corra il rischio di venir discriminato. Ambizioso. Bello, ma forse troppo. Fai spallucce perché c'è sempre una fregatura, ormai lo hai capito, non sei più così ingenua. Se però ci fosse un posto simile, trovare gente non sarebbe un problema.
    Vedi la bustina lì sul tavolo, ma per ora decidi di farne a meno. Dopo tanti anni di remore sull'uso di droghe, da quando le hai provate non te ne fai più un cruccio. Ma non sempre sei nel mood, ed ora preferisci rilassarti senza andare in botta. Finisci la sigaretta e la pizza, ti alzi per cercare un tovagliolo, o qualsiasi cosa buona per toglierti l'unto dalle dita. Si può sapere quanti cazzo siete? Sorridi all'idea di un altro Grimes. Dimmi che non è una versione mini di Mitja, ti prego. Ed un bonario pugno sulla spalla al soggetto glielo tiri, anche per la cazzata dell'Alpha. Guardi Justin per un secondo, sai già benissimo che conosce il tuo pensiero, è impossibile diversamente visto il legame che condividete, ma vuoi dirlo ad alta voce, perché sia chiaro e senza possibilità di essere fraintesa. Jesse, il Beta sei tu. Se lo vuoi quel posto è tuo. Lo pensi davvero, lo accetteresti senza remore come Alpha. Ma quello è un ruolo che deve volere, non che deve venirgli imposto. Ma se non lo vuoi, e beh, Mitja si è tirato indietro...secondo voi sarei in grado? Ti sei sempre mossa per istinto, non hai mai pensato per un secondo a prendere un posto più alto nel branco; tasselli che vanno al proprio posto da soli, senza che nessuno ci pensi davvero. Tu di certo non lo hai fatto. E un po' te lo chiedi, se saresti in grado.
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    Jesse gli scappa di mano prima che possa raggiungerlo con un pugno, una cazzo di anguilla come sempre. Però, tira via la pizza anche se ormai il danno è fatto, poi se la infila fra i denti e ne strappa un morso, muovendosi verso le casse per accenderle e collegare il telefono su un playlist casuale a basso volume. Lo sa che hanno bisogno di riprendersi, tutti e tre. Sono lontani gli anni di baldoria al Brakebills, quando era solo un coglione e le cose però andavano bene, poi è diventato forse un po’ troppo coglione e le cose sono andate non così bene. Ma ora sono lì, per lui questo è l’importante, lo è sempre stato. Famiglia non ha mai avuto niente a che fare con il sangue, sono cose diverse. Prende un sorso dalla birra, un tiro dalla sigaretta, un altro morso dalla pizza mentre torna a buttarsi sulla poltrona, le gambe aperte e nessun tipo di grazia nella postura scomposta. Si gira a guardare Lara, non ha idea di cos’è che stia parlando ma questa non è una novità. Anzi, è un po’ un classico che non sappia tendenzialmente mai di che cazzo parla la gente. Non gli serve saperlo, si fida. E si fida del fatto che Lara e Jesse abbiamo almeno il cento percento di neuroni in più di lui, quindi qualsiasi cosa che a loro sembra una buona idea deve esserlo. Non è il suo campo quello, lui è bravo in altre cose. Cose che richiedono mani, droga, alcol. O rubare macchine, cazzo se è bravo in quello. «Mi sembra figo» le dice. Sembra figo davvero, e poi dopotutto qualsiasi cosa che proponga di mettere un po’ meglio le cose per loro va bene. Del resto è per questo che quando è uscita tutta la roba di NHR, ci è saltato sopra senza pensarci due volte (per niente tipico, per lui). Solo dopo mette su un’espressione, una smorfia che mitiga quando finisce con un morso la pizza, buttando giù un altro bel sorso di birra – ed esibendosi per vanto in un sonoro rutto. «Oh, oh, ti piacerebbe» le strizza l’occhio mentre si infila di nuovo la sigaretta in bocca. «Nessun mini-me all’orizzonte, sono irripetibile» si mette seduto un po’ meglio perché il discorso sta tornando ad essere serio (che non abbia mai smesso di esserlo è qualcosa che semplicemente va aldilà delle sue facoltà di comprensione). «Lara cazzo, sei seria?» preme gli avambracci sulle gambe e la guarda, perché per lui è maledettamente ovvio che sarebbe in grado. Non è neanche una domanda da farsi quella. «Certo che sì, pzdièz1, e poi praticamente siamo già i tuoi come cazzo di dice, insomma sì già veniamo dietro al tuo culo, o no drocila?2» si gira vistosamente verso Jesse, muovendo abbastanza la mano da far schizzare un po’ di birra fuori che passa ad asciugarsi con la bocca dalla mano.


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    'ha avvicinata un tizio, non sa se gli piace, non si fida più tanto della gente, non quella che si avvicina a caso perché ti ha visto fare qualcosa, succedeva pure nel Bronx e avevano piano utopici e tutte stronzate, ma è una cosa da tenere a mente, e chissà, potrebbe essere pure uno di quei posti di gente pulita, ingenua, gente che cerca di fare qualcosa di buono e che per questo resta sempre allo stesso punto, impantanata, mentre altri vanno avanti perché non si fanno un solo scrupolo, beve la birra e riprende la palla, la lancia contro il muro ma quasi gli finisce in faccia «Mi puzza» ma non vuole dire di no perché gli sembra una cosa che vorrebbe, e poi Lara, lo sente che non si fida del tutto ma anche lei vorrebbe e l'istinto di assecondare la sua opinione ce l'ha già. «Chiedi se danno lavori a ex galeotti, potrebbe essere un modo per studiarli e vedere se ci si può fidare» e per lui di lasciare quel lavoro di merda, a friggere patatine e scottare finti hambunger tutto il girono, per ore e ore, non si ricorda nemmeno come sia fumarsi una sigaretta che non sappia di fritto, e potrebbe essere una buona idea sul serio perché certe cose si capiscono solo lavorandoci dentro, come funziona da dietro le quinte e a loro serve anche quello perché, sì, sarebbe facile così, trovare qualcun altro per il branco che serve perché è un periodo delicato, complicato, finché sono solo in tre non possono neanche difendersi davvero e ne hanno bisogno, troppe persone attorno, sembra il finimondo, c'è da lasciarci la pelle in un solo secondo. Un buon posto e lui ci pensa, mentre Mitja si infila la sigaretta in bocca e guarda Lara gli butta la pallina vicino alla testa, pochi centimetri, contro il muro e gli torna vicino, si sposta che sente di nuovo l'istinto dirgli che gli lancerà qualcosa e allora finisce la birra altro e cerca una sigaretta dietro l'orecchio per accenderla anche lui. «I soldi sono soldi» lo dice perché è quello il motivo se sono tanti, se fin da subito hanno capito che alcuni di loro erano semplicemente speciali, fratelli reali, si sono uniti di più e hanno teso gli ideali famigliari, scacciato gli estranei, anche se avevano lo stesso cognome era una fattoria di persone. «È tipo uno fissato con la natura che si fa peyote tutto il giorno» o almeno il giorno in cui ha potuto vederlo, che non ci sta così tanto a casa ma un po' deve, fra un turno e l'altro, quando è sconquassato, così è finito a parlare con quell'altro scapestrato, un altro rifiutato, che si è trovato come comprato insieme a tutti gli altri Grimes che hanno solo occupato un letto per un po' e assicurato un assegno in più, ma lo vorrebbe portare un po' via da lì, l'ha fatto un po' con tutti i fratelli e poi ha smesso, e sarebbe bello ricominciare a tempo perso solo per ritrovare qualcuno che diventi famiglia davvero e come farlo più che in un branco come il loro.
    Che quello è l'argomento facile, non è come la questione dell'alpha, finisce la birra, a quello chi ci ha voluto davveor pensare che lui si sente la stretta nelle budella, a dare per scontate cose che Lara non aveva pensato, e in risposta a Mitja piega la testa con quel modo storto ed espira fumo,«Dietro al culo» e sembra non lo dica sul serio battendosi il pugno sulla spalla ma lo pensa per davvero, avrebbe solo usato parole diverse perché su quello lui ha il suo mondo fatto di svarioni che ce li ha addosso da quando era bambino e allora c'è da parlare più seriamente.
    «L'hai detto tu, io sono un beta» e tira ancora dalla sigaretta e beve ancora dalla birra e lo sottolinea ancora «Ci ha già provato la testa di cazzo lì a vedermi come un alpha, ma è inutile, non me lo sento dentro» e invece sente che lei potrebbe, almeno lui ci starebbe.
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    Lo sai come funziona tra i Grimes, ma in fondo lo dici sperando davvero di ampliare la famiglia. Perché anche se non condividete lo stesso sangue, condividete tutto il resto. Picchi il piede per terra a ritmo di quello che senti, non ti importa davvero di ascoltare, fa solo da contorno a quello che dite. Su questo sono d'accordo, sei irripetibile. Gli rispondi con lo stesso gesto, strizzando un occhio e finendo la sigaretta, che spegni infilandola nel fondo della bottiglia finita. Guardi Jesse, gli rompi il cazzo evocando un po' d'aria perché devii la traiettoria della pallina con cui gioca, senza nemmeno un motivo se non perché ti va di farlo. E gli dedichi la tua attenzione, perché come sempre dice cose che hanno senso, anche se lui ci crede sempre troppo poco. Ci avevo pensato, sicuramente cercano gente, se tu ti infili lì dentro lavorandoci, io posso farci volontariato. Almeno capiamo con chi abbiamo a che fare. In fondo è una buona idea, serve magari a racimolare qualche soldo in maniera decente e decidi di mandare un messaggio a Whitehood per informarti. Ah! Un flash, un ricordo di una conversazione che allora non ti aveva interessato, ma ora poteva avere un senso. Forse conosco anche una ragazza che potrebbe entrare. E' un medico o qualcosa di simile se ben ricordo, almeno ci sarebbe qualcuno che quel culetto te lo ricuce per bene, dubiina*. Guardi Mitja e ti esibisci in una ben poco fine pernacchia. Una vecchia conoscenza, dovrei sentire come sta.Charlie, è una vita che non la senti, certe persone fanno il giro del mondo per poi tornare esattamente al punto di partenza.
    Il discorso torna poi sulla questione dell'alpha, e davvero non sai come reagire. La finezza fatta uomo, Mitja. Gli lanci un tovagliolo unto, mentre ti spunta un sorriso. Dovresti insegnarmi delle parole che non siano insulti però. Quelli li conosco già tutti, tipo mudak**. Sì, dopo tutto il tempo che passi con loro, sai qualche parole che però è meglio non usare con altri al di fuori di Mitja e Jesse, a meno che tu non voglia ritrovarti in guai seri. Non sei mai stata su quel piano, non ti sei mai chiesta come saresti stata in quella veste, ma non appena ci rifletti ti è chiaro. Entrambi i ragazzi che hai di fronte sono pronti a riconoscerti come alpha, e ti fidi di loro ciecamente. Potranno anche considerarsi dei coglioni, ma sai di poter contare su di loro più che su te stessa, su questo non hai dubbi. Sbuffi appena. Chi cazzo l'avrebbe detto. Beh..è deciso immagino. Anche se non ho idea di come cazzo funzioni la cosa, voi ci siete passati no?
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    dubiina*=testa di legno
    mudak**=coglione
     
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    Inutile dire che il pensiero che tutta quella faccenda potesse essere qualcosa di losco a lui non è passato neanche per l’anticamera del cervello, e per quanto sarebbe facile incolpare la botta che già gli rende più pressanti i pensieri, sarebbe una cazzata. Il suo intuito non è mai stato fatto per cose su cui si deve ragionare, ma per quello che ha sotto mano o in cui si trova. «Wo, se c’è da annusare qualche cazzata non lasciatemi a starmene in panchina» quello lo aveva capito anche lui, anche se non era certo se fosse una situazione che, eventualmente, avrebbe richiesto le mani (che è, più o meno, tutto l’ingente contributo di cui è capace il grande, mitico, Mitja Grimes). La cosa è che di certo lui non è un Alpha, questo è poco ma sicuro, ma è invece di sicuro quel tipo di persona che ha invece l’istinto di proteggere e non gli piace l’idea di Jesse e Lara in qualche situazione che può diventare pericolosa. In quelle, vuole sempre esserci, perché sa che potrebbe spezzare le ossa a chiunque prova anche solo ad accostarsi, senza neanche pensarci sopra (ora, questo sì che è il suo forte). Scrolla appena le spalle, decide di buttar giù il resto della birra in un sorso e così, per enfatizzare, fa anche un secondo rutto girandosi verso Lara nel mentre, così da richiudere la bocca con un sorriso. La coca gli inizia a dire che vorrebbe muoversi, uscire, fare qualcosa, ma lo stomaco gli dice che invece è importare essere lì adesso, e non ha niente di cui lamentarsi. Sono sicuramente fra le sue persone preferite, Lara e Jesse, non che qualcuno lo abbia chiesto (e se lo facessero probabilmente riderebbe e darebbe pacche fin troppo forti sulla spalla del malcapitato, perché lui non è uno che certe cose le dice, sia mai). «E comunque» riprende rimettendosi su per accostarsi di nuovo alla coca, sfilarsi le chiavi dalla tasca e prenderne un mucchietto sulla punta accostandola alla destra e tirando su lasciando scattare per un secondo la testa indietro. «Tu non preoccuparti di queste hernya1» allunga la mano con ancora le chiavi verso Lara. «Quando era Alpha quel cazzaro lì eravamo io, lui e la sua squinzia del tempo» o una delle, con Jesse è sempre stato un po’ così, non che lui sia stato esattamente un santo. «E lo sai io come funziono, se mi dici cosa devo fare lo faccio, e poi penso che Jesse abbia una qualche sorta di pene magico quindi non conta» si gira per lanciare un ghigno a suo fratello, lasciando schioccare la lingua fra i denti. «E non ti serve sapere qualcosa che non siano insulti. Puoi imparare questo che ti servirà Otmudohat’» si allunga a prendere una seconda birra, la apre buttandone giù un sorso. «Che è fare il culo, capito?» un altro sorso. «Il che mi ricorda che anche quell’altro kozel2 potrebbe fare al caso nostro, Søren, presente no?»


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    E allora trovati un lavoro pure tu» e gli lanciò di nuovo la palla vicino alla testa, sul muro, che tanto ormai hanno risolto anche quella, era stato facile, si sarebbero avvicinati piano e alla fine avrebbero almeno ottenuto qualcosa in cambio per un po', almeno il lasciare un lavoro di merda che magari si poteva pure trasferire al Wool con Mitja, che era troppo lontano adesso, avrebbe dovuto fare portali tutti i giorni e chissà dove che gliel'avevano già detto che non ne accettavano nel locale, che poi uno poteva andare quando era chiuso, rubare qualcosa, come se in quel caso non avrebbero dato la colpa all'ex condannato licantropo, ci campava di quella paura già da prima che era solo lupo ma valeva lo stesso, valeva più di tutto perché chiunque lo poteva sapere e sempre a lui andavano a chiedere. Come in quei tempi, sì, quando c'era India ed era tutto diverso, strano ripensarci, India che era stata la sua ossessione così a lungo, e pensava che non avrebbe mai smesso di pensarci, ma poi c'era stata Sarah, e Dulcinea, ed Emery, e Dionne, pure solo quelle importanti, grandi parentesi nel vuoto, e India se l'era dimenticata, allora non poteva, allora era un'intimità di troppo fra loro che Mitja lo sentiva tutto il tempo, e manco l'aveva lasciato per trovare qualcosa che funzionasse meglio. Infilò una mano in tasca, una nuova sigaretta che quella che aveva era finita e non se n'era accorto, manco se era stato lui o l'aveva fatta fumare all'aria, che quelle erano sigarette vere e non quelle arrotolate che fumava di solito, finivano più in fretta, erano perfette per una pausa fra un friggere le patatine e l'altro, di più non avrebbe potuto, anche se sarebbe stato meglio, troppo meglio, e poi di che si parlava? Ah, sì, di quel periodo in cui era stato lui un alpha, un alpha di merda «Un cazzo magico che l'ha distratto, pensava fossi il boss» ma Lara lo sa che sarebbe meglio, lei un po' ce l'ha nel sangue, senza rendersene conto, che forse era perché c'era Noah e allora non emergeva, ma già quando Noah era in Australia e Mitja in Polonia lui l'aveva sentito che valeva come capo, che sapeva tenere insieme quella banda disperata, e infatti lo disse senza problemi, «Fai solo quello che ti senti, fidati che ti viene naturale, è una questione di istinto» birra e sigaretta in bocca che rendevano tutto più storto di come fosse nella sua testa ma aveva una mano occupata, la palla che saltava a terra e poi sul palmo, a terra e sul palmo, a terra e sul palmo. Che lui quell'istinto non l'aveva era palese, che poi tutto poteva cambiare da un momento all'altro, soprattutto con tutta quella gente nuova, e «Quindi abbiamo già tre candidati, forte», avrebbe parlato con Sasha se c'era a casa, non dopo che aveva il turno fino a notte, ma domani, l'indomani, poteva introdurre il discorso come avrebbero fatto loro, Mitja con Soren e Lara con la sua amica, e a proposito gli era sfuggito, come aveva potuto, e allora si girò verso Lara, la birra sul bancone ed espirò insieme alle parole, che voleva sapere «Com'è, carina?».
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    Chiedere per un lavoro sia per Justin che per Mitja poteva non essere una pessima idea. A priori dal progetto che aveva in mente Whitehood, per il loro curriculum lavorare per enti benefici impegnati nel sociale poteva solo che fare bene. Senti vibrare il telefono, quel tizio è veloce a rispondere, forse troppo. Dice che farvi avere un colloquio non è un problema, poi sta a voi ottenerlo quel posto. Ma siete affascinanti, brutte merde, ci riuscirete. Che poi è vero, il tuo branco ha solo gente fottutamente affascinante e figa. Tuo. E' un suono che ancora non riconosci, e forse nemmeno mai lo farai. Per te non è questione di possesso o potere, ma di fare quello che serve perchè tutti stiano bene. Perché ve lo meritate cazzo, e vuole che stiate bene insieme. Vorresti sapere Noah che direbbe ora che il branco è passato a te. Come stanno lui e Isy, ed i bambini. Senza di loro in giro c'è silenzio, solo Mitja riesce a ruttare abbastanza forte per far scemare quel pensiero nostalgico, e gli sorridi. Apprezzi ogni gesto spontaneo, perché quello siete voi. Semplici e spontanei nei vostri bisogni e desideri, nel vostro esserci sempre.
    Ed in ogni caso sono sicura che il ruttatore seriale, qui, mi terrà d'occhio se faccio cazzate. Gli lanci il tappo della seconda bottiglia che apri, in un perpetuo modo di punzecchiarvi che vi rende attivi, partecipi. complici. Chissà che non arrivi qualcuno a spodestarti dal trono del Re Ruttatore. Tu nemmeno ci provi, l'unica cosa che sei in grado di produrre è un leggero soffio che puzza di alcol, qualche bolla smossa e nulla di più. Ogni tanto di sembra di essere ancora nella stanza pre allenamento, con le tue colleghe di Quidditch pronte a caricarsi, spesso non troppo femminili nel farlo, una forma di cameratismo che in pochi possono comprendere.
    Ed un po' ti esce automatico, quel rossore che ti dipinge le guance, non sei mai stata brava a non fingerti imbarazzata. B-beh, direi di sì. Giochi con la ciocca dei tuoi capelli, mentre nascondi il viso grazie alla bottiglia. Come se poi loro non potessero percepire che a letto con lei ci sei già stata. Ha qualche anno più di me, circa 4 se non ricordo male. Ed ha un figlio, anche se non sta ancora qui a NY con lei... Cosa non è NewYork se non complicazioni?
    Ognuno aveva un obiettivo, come muoversi, e forse finalmente uno scossone da quell'inerzia che fino a quel momento li aveva travolti. Si stavano rimettendo in moto, e nemmeno gli dei avrebbero potuto capire di cosa erano capaci.
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    Edited by _ZoRa_ - 1/5/2024, 18:03
     
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    «Guarda che ti spacco la faccia» lo dice con un sorriso, la sigaretta incastrata fra i denti mentre guarda Jesse e quella palla che ormi fa da basso alla conversazione, e fa vibrare i muri quasi allo stesso mondo. Per lui l’aria è già cambiata. Per lui hanno già risolto, perché ora che la parte cervellotica è da parte non resta che mettersi a fare le cose pratiche, ed in quello è capace. È sempre stato uno a cui serve avere un obiettivo preciso, ma mai venuto da lui (quelli sono un casino, sono quelli che lo mandano in panne, e forse è per questo che la sua vita sembra lo scarabocchio di un bambino di tre anni, ad esser buoni). Quella è la sua gente, e qualsiasi cosa possa accadere sente che sarà sempre così. Del resto, proprio loro, hanno passato il suo peggio, e se sono rimasti anche dopo quello è convinto che neanche lui possa farla così grossa da farsi mandare a faculo (non vuole provare a scoprirlo, però, il che è decisamente un bene). Ride ed agita la bottiglia in direzione di Lara al pensiero che lei possa far qualcosa per cui lui debba tenerla d’occhio, è uno di quei pensieri che riguardano sempre le sue convinzioni invalicabili su certe cose di quelle persone. Su Jesse, su Lara, su Noah, su tutti quanti. Poco importa, alla fine, qualsiasi cosa succeda. «Al massimo ti preparo un letto e facciamo cazzate insieme» le ammicca di nuovo, butta giù un altro sorso, e non dice altro perché lo conoscono entrambi e lo sanno che è solo uno dei suoi milioni di modi per dire che non deve preoccuparsi, Lara, qualsiasi cosa succeda sarà sempre dietro al suo culo, pronto a pararglielo o anche a raccattarlo se serve. Si alza solo dopo, ancora una volta, l’impossibilità a stare fermi che deve essere un pre-reqauisito Grimes, anche se Jesse è decisamente peggio di lui. Si schiaccia contro Lara, forzandosi nello spazio in quel modo fraterno che non è molto diverso da come prende Jesse a cazzotti, o ci prova (è un’anguilla, beccarlo è più difficile di quanto uno possa immaginare, lui e le sue gambette da atletica). «Giuro su quello che vuoi che se anche questa se la scopa Jesse io mi licenzio» fa solo finta di mormorarlo a Lara, ma lo dice di modo che anche Jesse possa sentirlo forte e chiaro. «Tienitelo nelle mutande, e lasciane un po’ per noi altri cazzoni» gli tira un fischio per sottolineare la cosa, anche se è un dato di fatto che Jesse acchiappi più del miele con le api. «Quindi ora abbiamo finito di fare i seri?» che è una cosa che decisamente non gli si addice.
     
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