[QUEST MUSEO] Primo piano

Prenderci le botte era forse una delle sue specialità. Anche darle, intendiamoci, ma il fatto che fosse abituato a gettarsi in mischia con bestie più grosse di lui gli aveva insegnato ad incassare colpi di ogni genere abbastanza bene. Detestava, però, gli attacchi a sorpresa esattamente come detestava essere trattato come una bestia di grossa taglia. Che cazzo era, un gigantesco animale da abbattere puntando prima sulla sua stabilità da bipede? Non fece in tempo neanche a vedere l'ombra che si sentì la carne di ginocchia e piedi aprirsi sotto tagli, alcuni profondi e altri un po' meno. Quelli erano punti strategici, zone del corpo che l'avrebbero reso lento e impossibilitato a brandire al meglio la sua arma per abbatterla sulle ginocchia dello stronzo che aveva mandato avanti la sua ombra. Serrò i denti e soffocò quello che più che un verso umano di dolore infastidito sembrava un ringhio animalesco, abbassando lo sguardo sull'ombra per seguire il suo percorso. Colpirlo in quella maniera era un buon modo per farlo incazzare, e neanche poco. Ma non era uno sprovveduto, sapeva benissimo che da qualche parte si nascondeva il padrone di quella creatura e in quel momento non poteva permettersi di voltare le spalle ai due ingressi della stanza; era stato addestrato abbastanza bene da non concedere vantaggi quando conosceva le posizioni esatte dalle quali poter subire attacchi. Evocò immediatamente fasciature ombra attorno ai punti lesi per trattenere almeno per qualche minuto il sangue, in modo che potesse rimandare la cura ad un momento in cui fosse stato più libero, e lo fece giusto in tempo per potersi mettere in moto forse nella maniera meno agile della sua vita. Quando l'ombra gli passò sotto e si preparò a colpirlo, J si buttò su un lato, verso il punto da cui avrebbe potuto tenere sotto controllo entrambe le entrate. Se fosse finito malamente a terra gli sarebbe importato davvero poco, e con quel dolore probabilmente non avrebbe avuto troppi problemi a stringere i denti per un'unica spinta laterale, ma per il momento doveva riuscire a schivare l'attacco dell'ombra e prevenire anche quello del mago nero che nel frattempo si era palesato alle sue spalle.
[A patto che riesca a schivare il primo attacco]
Adesso più che mai aveva bisogno di richiamare una copia di sé da un altro piano. Adesso che rischiava di essere più d'intralcio che d'aiuto, con lesioni ai tendini a renderlo lento da dover curare subito, J aveva bisogno del richiamo parallelo. Heathcliff e Will erano arrivati ma i maghi neri avrebbero capito a breve che lui era l'unico a poter utilizzare la magia bianca, ed essendo anche una grossa minaccia dal punto di vista fisico era praticamente il favorito per un primo posto sul podio della morte. Ora più che mai necessitava aiuto, perché per nessuna ragione al mondo avrebbe permesso a un paio di maghi neri di sbrigare i loro porci comodi e andarsene indisturbati, magari lasciandosi dietro una scia di cadaveri come se fosse normale. Come se fosse lecito uccidere. No, avrebbero dovuto buttarlo giù, farlo smettere di respirare e passare sul suo cadavere prima di azzardarsi anche solo ad attraversare l'uscita di quella stanza, e avrebbero dovuto affrontare non una ma due bestie, perché era stato sempre disposto a sacrificare se stesso per combattere i principi che muovevano uomini corrotti e dall'anima marcia. Se il richiamo parallelo fosse andato a buon fine, la sua copia non avrebbe fatto altro che schivare un eventuale colpo in arrivo.
A terra, J lasciò la sua arma e puntò indice e medio verso la lama. Probabilmente era ancora distante dai maghi neri in seguito alla schivata precedente, e contare su un ulteriore alleato in quel combattimento improvviso era un aiuto da non sottovalutare. Voleva che la propria arma si animasse tramite volontà d'arma per andare quantomeno a distrarre lo stronzo che aveva tentato di attaccarlo alle spalle.
«Incito arma!»
Pronunciata la formula, con le dita puntate sull'ascia, Jay la scagliò in direzione di Shay individuando così il suo bersaglio. Se fosse riuscito ad incantarla, questa si sarebbe mossa in maniera poco lineare per schivare eventuali attacchi, procedendo in direzione del mago designato per poi colpirlo due volte di lama alle gambe. Colpi dati per obliquo, colpi energici perché di certo non aveva intenzione di fare carezze. Non l'avrebbe ucciso in quel modo, ma l'avrebbe ferito abbastanza gravemente da farlo crollare a terra.
«Tess!»
Tentò anche di richiamare l'ermellino mentre schivava il colpo di Abraham rotolando su un fianco e portando un braccio all'interno per non ostacolarsi da solo nel movimento, ancora ferito ma perfettamente in grado di eseguire quel tipo di spostamento, e Tessy tornò indietro per tentare di spiccare un balzo abbastanza alto da salire sulle spalle del mago che lo stava attaccando (x2), così da conficcare le zampette nei suoi occhi anche solo per distrarlo prima di scappare di nuovo e nascondersi nei paraggi.
Adesso toccava all'ombra. Doveva allontanarla, levarla di mezzo prima che colpisse i suoi compagni, così Jeremiah sollevò entrambe le braccia sopra la testa prima di allontanarle di nuovo dopo aver pronunciato l'incantesimo, di scatto, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. C'era sempre stata determinazione nei suoi occhi durante un combattimento, e stavolta era arricchita da una rabbia combattiva che la diceva lunga su quanto fosse forte la sua volontà di spazzare via ogni essere oscuro si trovasse in quella zona, ricorrendo ad ogni arma in suo possesso.
«Diurna lux!»
E per allontanare l'ombra avrebbe usato giorno di luce, favorendo così la creazione di una luce intensa in grado di allontanare creature sensibili quanto bastava per potersi rimettere in piedi ed eliminarle una volta per tutte.

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Anche qui alcune azioni dell'ermellino sono ripetute due volte