Suppressing Rage

Josh & Morgan | Charlottesville, Virginia. 16 Maggio

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    Ho fisicamente bisogno che questa stronzata duri poco. Molto poco. Che già arrivare in Virginia è una rottura di cazzo non indifferente, ma non importa e va bene perché gliel'ho chiesto io. E lo so che nessuno dei due si aspetta una rimpatriata carina e coccolosa, ancora meno una replica di quell'insano dialogo umano dell'ultima volta. Sì perché io di Morgan mi sono veramente rotto il cazzo, al punto che dovrà essere convincente perché io creda alle sue parole oggi. Non posso escludere niente eppure sento che c'è un filo conduttore che non ho in mano io. Così per usare una metafora di Slater; dove sono le mie fottute redini, mh? E no, so bene anche cosa potrebbe sembrare ma non sono qui a chiedere un aiuto a questo stronzo, so fare le mie ricerche per conto mio. Ho solo bisogno di sapere se c'è qualcosa che non sto considerando, perché dubito fortemente - e glielo auguro - che non sia tanto stupido da difendere uno dei suoi. Loro hanno un codice, non uccidono i civili innocenti, o almeno non tutti della loro setta lo fanno. Ma dato che io la gente a cui sto sul cazzo la conto sulle dita di una mano, devo capire quanto invece hanno voluto colpire Edie passando attraverso lui e, così facendo, hanno reso orfano anche me. Si non mi è ancora passata, io non credo mi passerà mai e se sto tirando avanti adesso è solo perché devo trovare chi ha ucciso mio padre. Potrei quasi fottermene che sia stato per una rivalsa sui Crain, oggi, giusto perché niente sappia privarmi del piacere di imbrattare le mia mani con il sangue di chi ha versato il suo. Non ho detto niente ad Edie e non intendo farlo. Visto che da sola non sembra convinta di dover pensare più ai bambini che a me, ho semplicemente evitato di darle l'ennesimo motivo per trattenermi per una manica e dirmi di lasciar perdere. Io questo non so farlo. Non ne sono in grado e non voglio imparare, quando l'unico moto che mi tiene in piedi è fatto di artigli che si puntano sull'asfalto bollente e macinano chilometri pur di avere una risposta.
    Entro in questi pub del cazzo, nel pieno della Virginia. E ci provo a non temermi addosso il nervosismo di immaginare che questa è la vita che Edie ha scelto per i suoi figli e per sé, e cazzo se mi viene in mente quello che diceva Lilian. Non voleva essere la "moglie del soldato" che attende a casa in costante ansia nel non sapere se chi ama rientrerà mai dalla porta da cui è uscito. Ed a Morgan mancano meno di due mesi per non fare più ritorno.
    Sento il cuoio stringere le dita, è buio ed in questo locale non c'è quasi più nessuno. Mi trascino al bancone ignorando i contadini del cazzo che mi guardano come fossi un alieno. Forse non puzzo abbastanza di fieno per i loro standard. Comunque di tutto questo me ne è sempre sbattuto il cazzo. Devo solo aspettare Morgan, e nel farlo mi ordino una Guinnes.
    Sa che devo parlargli, sa che è piuttosto urgente, ma non sa per cosa. Spero che comunque abbia saputo farsi i suoi calcoli del cazzo anche da solo.
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    Edited by nocturnæ - 7/6/2021, 13:26
     
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    Forse ho un problema, considerato che davvero tanto mi piacciono i western, e sono figlio di una nativa. Probabile, ma non riesco a farmi passare quel fremito quando vedo pub come questo, che hanno saloon nel nome, con accanto un bel cartello che dice “fumare è consentito”.
    Non so, forse è un feticismo.
    Dovrei farmi delle domande, magari è una deformazione del mio innato masochismo.
    Chissà poi se gli ebrei si guardano i film sul nazismo. Queste sono di quelle serie domande che ti saltano in testa in momenti del genere, quando ti sei appena fatto tre ore – e diciamo tre ore per non citare quanto abbia premuto sull’acceleratore – fino alla città più vicina, per andare a incontrare il fratello della sua ex che ti deve parlare.
    Mi deve parlare.
    E io che speravo di non vederlo mai più, del tipo cancellato per sempre dalla mia breve esistenza. Ma no, si sa, certe cose sono dure a morire; per esempio, le rotture di cazzo.
    Dai a parte gli scherzi so che cosa vuole, anche se non me l’ha detto credo che sia abbastanza ovvio che si tratti della morte di suo padre. Tutto il rispetto per cose del genere. Magari aveva voglia di sfogarsi e ha deciso che valeva la pena di farsi un viaggio fino in Virginia per farlo. Non m’importa, di sicuro non sarei andato fino a New York per lui, oltre al fatto che a Richwood non abbiamo finito, non esiste che spreco tutti quei soldi di benzina.
    E quindi Charlottesville, posso accettarlo. È così che si costruiscono relazioni sane e durature, compromessi. Sicuramente il rapporto tra me e Joshua ne gioverà, sarà un incontro dalle sfumature quasi romantiche me lo sento, una dolce rappacificazione, di quelle in cui ti guardi negli occhi e la luce di fastidio che ti brilla ogni volta nel cervello, la stessa che accende la miccia della violenza, è già svanita nel giro di pochi istanti.
    E poi ha detto che è urgente, quindi come potrei non presentarmi subito accorrendo da lui. Come potrei? A parte gli scherzi, alla fine ho pensato di tutto, anche che fosse successo qualcosa a Edie. “è urgente” può voler dire davvero moltissime cose perché le persone hanno concetti tutti loro di urgenza, appunto, spero solo che non mi abbia fatto perdere una notte dietro ad una cazzata, tra andare e tornare. Anche se insomma, non che non le perda abitualmente ormai, è buono se dormo quattro ore piene. Di sicuro non di seguito.
    Non è difficile trovare Joshua una volta all’interno. Diciamo che spicca come un pinguino nella savana, non che io passi del tutto inosservato ma è per la mia sfavillante bellezza, non mi concio come il bassista di supporto dei My Chemical Romance – e facciamo finta che non so chi siano perché anche già soltanto questo mi fa pregare che nessun John Bonham mi abbia sentito dall’oltretomba.
    Mi siedo di fianco a lui mentre sto già accendendo una sigaretta con un tiro che incava le guance, sbuffato insieme ad un saluto roco «Buenas tardes», alzo una mano per un gesto che richiami il barista a cui ordinare «Il whiskey meno costoso che hai». Perché tanto ormai, voglio dire, mi sono già abituato di nuovo a bere merda.
    Non prenderò una birra, visto che fino a cinque secondi fa stavo svuotando la bottiglia di Philadelphia Whiskey che avevo in macchina e sì, , mentre guidavo. Brutto effetto le allucinazioni. Spero proprio che stasera mi lasciano in pace perché non voglio vedere la faccia di Joshua deformarsi di fronte ai miei occhi, già è brutta di partenza andiamo dai.
    Mi sistemo meglio sullo sgabello con un mezzo sorriso che gli rivolgo in tralice nello sporgermi verso di lui, «Mh, mi sa che sembri troppo di città per questi hillbillies», così da poter sussurrare l’ultima parola. Meglio che non sentano cose del genere ma devo ammettere che forse un po’ mi piacerebbe. «Se qualcuno si avvicina perché mi ha sentito facciamo che l’hai detto tu, io posso passare per uno di loro più facilmente di te, ho solo roba di L.L.Bean addosso» scrollo le spalle e raddrizzo la schiena spostando gli occhi sul barista che fa scivolare di fronte a me il bicchiere. Lo prendo al volo per un primo sorso, aspettando che dopo la brillante rottura del ghiaccio portata avanti egregiamente dal sottoscritto, il ragazzo inizi a sputare il rospo.



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    Ci sono troppe cose che sono andate in merda fin da subito. Che se così non fosse stato, forse ad una certa ci saremmo davvero trovati qui "in amicizia" a scambaire due battute per alleggerire il peso di un'esistenza quasi banale. Ma è un po' come immaginare che il sole sia sempre stato Blu. Invece è fottutamente giallo e questo adesso non ha più importanza, non si cambia e non si cancella un colore solo con un paio di battute. Quindi non so ridere, ma non ho nemmeno una scopa in culo, sciolgo solo le braccia ed alzo le spalle perché in fondo se mi fosse davvero importato il pensiero altrui, ci avrei fatto un pensiero a dodici anni. Già all'epoca facevo sclerare mio padre perché mi truccavo come Paul Stanley ed imponevo al vicinato un gracchiare continuo e logorante. Perciò diciamo che posso farci il callo se i campagnoli mi definiscono il nuovo "Satana" nella prossima mezz'ora. E' anche il motivo per cui il barista ha esitato a servirmi una birra. Non penso fosse incerto sulla mia possibilità di pagarla, ma che proprio non volesse far vedere che serve uno così fuori dagli standard della Virginia. Tuttavia, la crisi c'è per tutti e gli conviene starsene zitto, che ha incassato i miei dollari senza farsi pregare così tanto. «Mh» Ok forse un po' la scopa in culo mi è rimasta, ma è fondamentalmente impossibile per me considerare Morgan un essere umano meritevole di respirare. Forse lo tollero solo perché so che morirà, anche senza il forse. Cazzo, penso che davvero ne aveva di occasioni per fare almeno la cosa giusta con Edie, e le ha cannate tutte, molto peggio di me. Lo penso mentre stringo il bicchiere e bevo un sorso che non serve a niente, se non a dilatare il tempo e dargli modo di condire il suo arrivo con chiacchiere inutili. Sì perché anche no. Non siamo a quel livello neppure per finta, né per quieto vivere. A questo punto la scopa nel culo me la tengo ancora un po'. Forse avrei bisogno di questo, invece. Di toglierla, di bere di raccontare quanto stia andando tutto di merda al punto da farmi pensare che davvero mi resto solo vendetta come unica alternativa. Ma no, io non sono pronto. Mezzo sorriso però glielo concedo, perché in fondo se dovesse scoppiare una rissa saprei cavarmela anche se se la desse a gambe. «So che sarai tanto gentile da unirti a loro se dovessero decidere di non volermi qui» ed è una battuta, sul serio, seppur in parte io ci creda e seppur vi sia un lato di Faust che non attende altro da mesi. E no, non di farsi buttare fuori a pugni da un pub a Charlottesville. «Solo per l'apparenza, ovviamente.» E qui si ferma la mia capacità di girare intorno ad un discorso diretto. Non ho mai saputo farlo, è una stronzata inutile. Le cose vanno dette e basta. Respiro appena più a fondo, lascio cadere le braccia lungo il bancone. «Magari la rimpatriata ufficiale la facciamo un'altra volta, adesso ho bisogno solo di sapere se ti sei creato qualche nemico extra curriculare negli ultimi mesi.» Si sembro uno sbirro del cazzo, ma ora mi spiego meglio. «Non escludo che sia colpa mia, e chiunque sia stato la pagherà in un modo che non sto qui a spiegarti. Ma devo poter escludere che siano arrivati a lui per colpire Edie. E che abbiano colpito Edie per... mandare un messaggio a te.» E lui lo schema lo conosce bene.
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    Grazie a Dio almeno sarà una cosa veloce.
    Rapida, indolore, come un’inculata con la sabbia. Sì è un po’ questa l’impressione, il sentimento, ma sono così tanto bravo a far finta che vada tutto bene, specialmente negli ultimi tempi, che quasi mi sorprendo di non essere riuscito a tirargli fuori una risata completa.
    Mi faccio bastare il mezzo sorriso, assolutamente, e dopo questo anche io insieme all’avanzare di nuove parole, mi faccio più serio. Di pari passi con l’argomento.
    Non ho neanche voglia di mettermi a specificare che no, non lo lascerei a prendere pugni da un branco di rednecks incazzati, anche perché non credo abbia la modestia di arrivare a capire quando è il momento di scappare da una rissa, o che in un pestaggio di gruppo le probabilità di sopravvivenza sono davvero troppo basse per tentarsela.
    Sempre che non si voglia uccidere qualcuno, allora è diverso. Allora, è tutto un altro discorso.
    Ma comunque, si parla di colpe. Già, ovviamente dovevamo arrivare a questo, non che cambi poi tanto, nella mia testa è un argomento abbastanza telefonato. Diciamo che c’è sempre lo stesso show che va in onda e non è così facile scamparne. Anzi, non lo è e basta. È impossibile.
    Sposto la sigaretta tenendola tra il pollice e l’indice, sbuffo il fumo di lato e mi volto di nuovo verso di lui adesso anche torcendo un po’ il busto così da poterlo guardare meglio in faccia. L’avevo detto di averlo immaginato. Ma la situazione è complessa e ci sono cose che non voglio dirgli, altre che non posso dirgli, sinceramente una parte di me non è molto contenta della cosa. Sono passato per quella parte della storia che è rimasta all’oscuro di una vendetta per, non lo so quali motivi stessero attraversando la mente di mio padre, ma credo anche di aver capito che molte delle cose che lui ha fatto erano giuste a prescindere. Giuste di quel giusto che ti fa odiare dalla gente, ed è un peso che bisogna portare in silenzio.
    Quindi beh, la bocca cucita la tengo a metà, per così dire.
    «Nessuno di nuovo, anzi in realtà ne ho eliminato uno dalla lista qualche mese fa» stringo le spalle con un gesto che contagia lo sguardo di non-chalance. Non credo proprio che Patrick o chi per lui c’entri in questa storia. Lui ha sempre cercato di uccidere i Crain, non persone connesse alla nostra famiglia e non penso che la cosa cambierebbe se qualcuno iniziasse a seguire le sue orme.
    Allungo una mano sul bancone per prendere di nuovo il whiskey e un sorso che scivola rapidamente giù per la gola. Riappoggio il bicchiere seguendolo con gli occhi, «Onestamente non lo posso escludere neanche io, che sia colpa mia, ma ora come ora non ho nessuna certezza» abbasso la voce, con quel principio di apprensione che ormai mi accompagna pressoché ovunque considerato quante sono le cose che mi stanno col fiato sul collo. I Banditori, però, sono quelli su cui non punterei mai il dito e non perché non ho sospetti, ma perché a prescindere nessuno dovrebbe esserne coinvolto. È roba troppo al di sopra di tutti.
    Troppo, anche di me e Denny. Ed è lo stesso pensiero che ho fatto con Chester.
    Ho chiesto, è vero, ho chiesto indicazioni ma probabilmente avrei fatto comunque la stessa identica scelta comunque.
    Rigiro piano il bicchiere tra le dita strisciandolo sul legno impregnato di alcool del bancone «Stando alle informazioni che ho avuto non credo sia una cosa. Le ferite non sono compatibili con nessuna creatura in particolare, ma potrebbe non voler dire assolutamente niente. Alcuni ci arrivano a pensare che forse è il caso di camuffare roba del genere» e queste non sono stronzate, non del tutto. Non ho davvero idea di che cosa ci sia dietro, il “caso” di Osmar è una pista morta e considerato il tempo che ho, non posso davvero mettermi lì a gettarmi dentro un buco nell’acqua. Non significa che smetterò di pensare ma insomma, io non smetto di pensare mai a niente.
    Rialzo lo sguardo su di lui, ancora trattenendo tra le labbra la stessa piega seria che ha preso la voce, gli occhi, il discorso. «Però è anche vero che colpirmi in questo modo così indiretto è veramente un giro contorto, non dico che sia impossibile, ma tutto considerato penso anche che il caro S. abbia più nemici di me» non dico il suo nome per intero, ma sono sicuro che ha capito. Più che colpa sua, direi che al massimo può essere colpa di Slater.
    Non so se Joshua ci ha pensato mentre accusava me di essere un pericolo per Edie, che lui invece ha portato una bomba ad orologeria nella vita di sua sorella e sì, sto parlando sempre del mitico S.



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    Sono partito con l'idea di non aspettarmi niente da lui, ed in effetti così è stato. Non so neanche perché cazzo sono venuto fin qui quando avrei potuto scrivergli e basta, e invece no. No io ho sentito il bisogno di poterlo guardare in faccia mentre mi confermava di non saperne un cazzo neanche lui. Potrei già alzare il culo e andarmene, non farei fatica a finire la Guinnes e togliermi dal cazzo. Però no, non riesco neanche a fare questo, è come se fossi incollato a questo fottuto sgabello. Ascolto come se tutto dipendesse dalle parole di Morgan. Cazzo forse è così. Sono qui perché devo sentirmi dire che sto di nuovo andando contro un muro e che no, non ho niente in mano, non l'ho mai avuto e lui ne sa quanto me. Almeno ha la fottuta grazia di non pararsi il culo, che se qualcuno è arrivato ad Edie non è certo colpa di mia sorella. Perché ho pensato anche a questo, fermo nel guardare il soffitto alto di Chrys. Ho pensato che aprire un bar per cacciatori possa aver attirato l'attenzione di altri stronzi, ma anche questa pista si sarebbe in fine collega a Morgan. Però, Cristo, mio padre è morto e lui sa che potrebbe essere colpa sua e che cazzo fa? Gira per la Virginia? E' sempre bella questa etica del cazzo che si ritrova. Però a parte lo stringere i denti e vuotare lentamente il bicchiere, non faccio niente altro. Ascolto.
    Lo so che Slater è il tipo da fare questo genere di cose, e so come le ho fatte io. So che l'omicidio di Osmar sarebbe l'esempio ideale di uno psicopatico imitatore. Ma la verità è che di quel cacciatore ne sappiamo solo io, Slater e quei cacciatori con cui non vorrei avere a che fare due volte. «Non ti chiedo se credi sia stato uno "dei tuoi", visto che immagino seguiate tutti il codice del clan.» O come cazzo si chiamano le loro congreghe. Allo stesso modo vorrei che non insinuasse stronzate palesi su Slater, ancora come se io fossi l'ultimo coglione sulla faccia della terra. E giuro che se mio padre non fosse appena morto, mi incazzerei davvero, che già lo sento come sa montare una rabbia che scuote la corruzione e la accende. Benzina sul fuoco, e Morgan nel lancia a fiumi. Però no, non ho voglia di questo.
    «Mh» trattengo un respiro, uno solo che non risulti un cazzo di sbuffo.
    «Lui non c'entra, e non lo dico per quello che pensi, ma solo per quello che non sai. Ma no, non lo escludo comunque del tutto, anche se sarebbe solo controproducente per S in primis.» E usiamolo il modo che ha lui di non nominarlo fino in fondo.
    «Va bene. Dovevo provare a capire e basta. Non ti dirò che puoi capirmi, non me ne frega un cazzo e lo sai già, ma non lascerò perdere anche se non c'è una fottuta traccia che smetta di farmi impazzire.» Stringo i denti sul finale, ed il bicchiere che di poco minaccia di incrinarsi. Apro la mano in uno scatto.
    «Edie non dovrà essere la prossima, quindi devo pensarci prima che-..» mi tolgano anche lei. Prima di rimanere solo, prima di togliere lo sguardo da suo e puntarlo al bicchiere mezzo vuoto. No, a me non fa neanche più incazzare che lui non la creda in pericolo. Sto pensando solo a me, ed a come non vorrei mai rimanere solo. «- tutto qui.»
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    A volte ho davvero l’impressione che Joshua non ascolti. Come ce l’ho con Edie, spesso, dev’essere una cosa di famiglia. Ascoltano quello che vogliono ascoltare e certe cose, da in mezzo ai discorsi, semplicemente fanno finta che non ci siano.
    Penso che Joshua abbia una coda di paglia lunga almeno un chilometro, visto quanto velocemente è saltato a difendere Slater, senza rendersi conto che non l’ho accusato neanche per mezzo secondo, se non nella mia testa.
    Però ha ragione, non credo che Slater ne avrebbe giovato.
    Questo lo posso dire solo perché non so più com’è andato il loro rapporto di recente, l’unico motivo per cui S. Avrebbe avuto un motivo per uccidere Osmar sarebbe stato per dimostrare qualcosa al suo allievo. Quella di Joshua, adesso, potrebbe essere tutta una farsa del cazzo per mandarmi del tutto fuoristrada e non far così scoprire a Edie che è stata colpa sua.
    Una bella storia, ma il ragazzo mi sembra sincero ora come ora. Non c’è niente nel suo linguaggio corporeo che mi suggerisce risposte diverse.
    Non lascio uscire il sospiro che mi è nato più nella mente che nel corpo.
    Un ovvio sospiro di stanchezza.
    «Non hai capito, Joshua. Non ho detto che è stato S., ho detto che anche lui ha dei nemici» lo guardo con la coda dell’occhio mentre tengo la testa voltata in direzione del bicchiere e parlo ancora sottovoce, più di prima. Ormai sono ufficialmente diventato paranoico e vedo Banditori ovunque, sì, è davvero ufficiale. «Non so quanto sai di lui, ma prima di venire qui è andato in giro a fare casini in altre dimensioni, e questa non è una supposizione» non voglio dilungarmi su questo argomento visto che non ho nessuna intenzione di parlare di Idara, e nemmeno di quegli effettivi nemici di Slater che ho conosciuto.
    Vorrei anche cercare di spiegargli che non è il caso si metta a “indagare” su questa storia, che potrebbe essere pericoloso, ma tanto so che non mi ascolterebbe e comunque, non credo andrà da nessuna parte. Non ho trovato niente io, che lo faccio da vent’anni, non ha trovato niente la polizia, che è addestrata a investigare, penso che mi sentirebbero ridere dall’inferno se fosse lui a scoprire qualcosa.
    Vorrei spiegarglielo, ma non so perché dalla bocca mi escono parole del tutto diverse. «Quella della clinica è una pista morta, concentrati su altro, a volte le intuizioni migliori arrivano quando stai facendo cose diverse. Se vuoi un consiglio, quando indaghi su qualcosa non precludere alcuna strada finché non hai prove certe per escluderla. Devi lasciare la mente aperta a qualsiasi possibilità, altrimenti rischi che quella famosa intuizione possa non arrivare mai» continuo a fissare il bicchiere, continuo a parlare piano.
    Forse davvero è perché sto pensando a mio padre, a quanto in quel periodo sperassi soltanto che ad un certo punto mi chiamasse per dirmi di raggiungerlo perché aveva una pista sulla cosa che aveva ammazzato mamma.
    Forse è solo perché a parlare di queste cose, arrivano proprio di quelle intuizioni di cui gli ho appena detto.
    Facciamo che non voglio sapere qual è quella giusta tra le due alternative.
    Prendo un sorso rapido, faccio un tiro rapido dalla sigaretta e poi torno a girarmi verso di lui con la testa. Penso, tra le altre cose, che per quanto possa sparare merda e comportarsi da stronzo, Joshua abbia bisogno di parlare con qualcuno che davvero capisce. Anche se dice che non gli importa. Ma anche io dico un sacco di volte che di molte cose non m’importa, anche se quasi mai è vero. Proprio mai in realtà.
    Non mi metto a consolarlo, questo è chiaro, non lo vorrebbe neanche. Però esistono vari modi di insomma, continuare una conversazione e farne andare un’altra in sottofondo. Alla fine, se davvero non vuole restare qui a parlare, se ne andrà lui per primo.
    Quindi continuo, stupidamente continuo «Di solito i casi li risolvo in massimo una settimana, se richiedono più giorni sono casi complessi e questo lo è. Hanno cancellato le prove, non ci sono segni di scasso, hanno agito dall’interno, è stato parecchio premeditato, quindi è qualcuno di intelligente che se l’è pensata bene. Sembra tutto parecchio studiato per essere strano, ma strano senza segni particolari a cui si può ricondurre un modus. Non è un “delitto passionale” sai, e considerato probabili nemici di tutti i coinvolti lo sarebbe stato, se fosse stata una vendetta. È qualcosa di diverso». Con tutta la pragmaticità apparente di cui sono dotato. «Quando non ci sono piste devi pensare al movente, al modo in cui è stato fatto, ad uno o più profili. Se hai qualcosa in mente, qualche sospetto, qualche idea, dilla. Parlarne è il modo migliore per sviluppare teorie».



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    Lo sento come i miei respiri adesso siano tanto pesanti. Sono stanco. Lo sono perfino di dirmi che non intendo restare un motivo di più quando, invece, finisce che per una volta Morgan lo ascolto. Non lo guardo, sento solo quello che dice, parole che si incastrano in consigli che per un fottuto cazzo di attimo mi tengono le labbra in una curva sarcastica che prova a mantenere a lungo. Però non ci riesco, perché la realtà dei fatti è che sono qui senza alcuna maschera. Non c'è Faust che chiede vendetta tanto da accecarmi. Non c'è Slater con la mano salda su una spalla pronto a indirizzarmi, che vorrei solo uccidere. Colpire, afferrare, distruggere perché è la sola cosa di cui sono capace. La sola che so fare bene. Quella che il mio sangue chiede in continuazione, tanto che adesso adesso tengo le briglie talmente strette intorno ai polsi che giuro di sentirli sanguinare. Anche se no, nessuna goccia scarlatta a macchiare il bancone. Eppure io sanguino da mesi, forse da anni. Forse da sempre. E no, non sarà uno di quei fottuti momenti fraterni, cazzo no. Quindi ora devo alzarmi ed andarmene e forse meritarmi così la medaglietta dell'irrecuperabile, di quello con cui non ha quasi senso parlare. Però trovare il fottuto stronzo che ha ucciso mio padre e minaccia Edie nella mia testa è una priorità. Così resto, e proprio non muovo un muscolo, tanto che non bevo nemmeno, tengo solo gli occhi lì sulla birra che non si agita granché nel bicchiere. Ci rivedo il modo in cui un riflesso si sdoppia. Stringo i denti, la mandibola mi fa male. Scuoto la testa ma perché non ho proprio più un cazzo a cui appellarmi adesso. Solo respiri sempre più pesanti. Pensare che sono arrivato al punto in cui non mi frega un cazzo che Morgan mi veda così. Più lui si avvicina alla morte più sembra che io non abbia bisogno di schermarmi da lui, forse solo perché tanto qualunque cosa sappia o io gli dica, non andrà in giro tanto a lungo. Non ho mai detto di essere una brava persona, lo pensa solo Edie e adesso non so se sia il caso che capisca del tutto che non lo sono. Che mi tenga distante. «Qualcosa so» di Slater che distrugge mondi al suo cammino e di quel potere a cui ancora non posso avvicinarmi, ma cazzo se un giorno sarà mio e non voglio davvero quasi niente più di questo. Però non serve che mi dica che nemmeno lui è una brava persona, non sono un bambino che ha preso una caramella da uno sconosciuto. «Non te lo sei mai chiesto perché sono quello che sono. Non hai fatto qualcosa di tanto diverso, lo sai? Forse la tua morale ti dice che sei dalla parte giusta. Comunque, se è stato un altro dei suoi alleati lo saprò molto presto.» così un cambio sul finale, che no davvero non vorrei parlarne mai più. O forse invece ho bisogno che qualcuno mi dica - dopo anni - che ho fatto il possibile anche io, che sopravvivere con la corruzione è una merda che va controllata se non vuoi che ti uccida giorno dopo giorno e ti tolga tutto. Però ho perso tutto lo stesso, sento che veramente mi rimane solo questo ed è l'unica cosa a cui non so rinunciare, è quello che sono ed è ciò che ho fatto sperando di salvarla. Mentre lui sì che l'ha salvata, ma solo per arrivare ora a calpestarle il cuore senza sosta, continuamente, per quanto forte Edie creda di essere. E' una Çevic. E noi amiamo. Come Osmar amava mia madre. Mio padre che è morto ed io che in mano ..«Non ho un cazzo» se non la rabbia con cui stringo il bicchiere adesso, e queste fiamme d'odio che lampeggiano ovunque ma non trovano pace. Ora bevo, ora mi volto verso di lui. «Pensavo fosse per me. Un promemoria. Ma non credo sia così. Che sia uno bravo me ne sono accorto anche io, non c'è una pista e no certo non mi aspetto che il MAFI sappia quello che fa. » Però.. «A sapere che io avessi un padre erano in pochi. Se togliamo di mezzo gli esseri divini di 'sto cazzo che ovviamente sapevano tutti di me prima ancora che muovessi un piede verso la Corruzione.» Ma perché cazzo ne parlo con Morgan. Cristo devo proprio andare via da qui. «Forse a te non importa più un cazzo e no, non voglio sapere niente grazie, ma io non posso vivere senza Edie.» E torno qui, al mio patetico punto di partenza. «Capirò che cazzo fare.»
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    Potrei dilungarmi sul fatto che Joshua non ha capito un cazzo di me, o che continua a parlare di alleati quando io parlo dell’esatto contrario, ma ci sono cose più importanti. Oltre al fatto che non ho intenzione di spiegargli chi sono io, cosa o come penso, non l’ho mai avuta e non è una cosa che è cambiata. Non voglio spiegarmi a nessuno in generale, figurarsi a lui.
    Visto che ha una così diversa opinione su di me, sarebbe anche complesso forse cercare di spiegargli che sono uno che annega nei sensi di colpa, a cui importa troppo di troppo, soprattutto di cosa è giusto e cosa è sbagliato. Tralasciamo anche l’odio e il disgusto verso sé stessi.
    Nah, sarebbe lungo e non gli interessa davvero.
    Joshua è qui per parlare di sé stesso. Joshua è qui e non se ne va, perché probabilmente non ha nessuno con cui parlare. È una cosa che succede quando sei un criminale, anche un po’ pazzo, fai cose di merda e tutto ti si ritorce contro. Lo so. Anche se pensa che non ci ho ragionato sulle sue motivazioni, sarei stato un idiota se non l’avessi fatto quando ho considerato di averlo contro o per lo meno, quando dovevo catturarlo. Ci ho ragionato eccome, è così che si fa.
    Ho visto questa scelta da tutte le angolazioni, quella di chi la compie, quella di chi la subisce, non è facile da nessuna. Ma non gli dirò che lo capisco, e non è perché non sono qui per dirgli quello che vuole sentire, ma anche perché onestamente me ne fotto delle ragioni. Le considero, quando ci sono buone intenzioni dietro una decisione del cazzo, ma non le vedo come una giustificazione, altrimenti con mio fratello la cosa sarebbe andata diversamente e anche nei confronti di me stesso per primo.
    Non rispondo quindi, buttando invece giù il restante contenuto del bicchiere prima di fare un altro cenno al barista per farmelo riempire di nuovo. Prendo un tiro, arriva a bruciare vicino al filtro, brucia i polpastrelli delle dita, la schiaccio contro il posacenere che mi ha portato prima e la accartoccio guardandone scintillare punte di brace.
    Non so cosa intenda con “promemoria”, me lo appunto per una domanda che però viene quasi immediatamente soppiantata da quello che dice subito dopo. A parte il fatto del padre, che vorrei dire, la gente non da per scontato che qualcuno non abbia i genitori, al massimo il contrario, quindi è un ragionamento fallace alla base ma insomma, ripeto, quello che dice dopo è più importante. Molto importante.
    Mi allungo verso il bancone torcendo il busto lateralmente, per appoggiarci il gomito sinistro e voltarmi a guardarlo meglio nel dare la schiena a chi, dall’altra parte, sta riempiendo il locale di persone. Non sono mai convinto che ormai, si tratti solo di persone, ma non posso totalmente vivere nella paranoia, quindi per ora mi limito a creare questa sorta di barriera con la schiena e mi rivolgo a Joshua con la voce ancora più bassa «Quali esseri divini? Stai parlando di Banditori? In che senso sapevano di te prima che ti facessi corrompere?». So che magari per lui all’apparenza è una puttanata, ma io sto dietro questa storia da mesi e una cosa del genere potrebbe unire alcuni altri puntini. Potrebbe anche non c’entrare niente con Osmar, potrebbe invece essere quel qualcosa che disegna un’altra pista che non vada a finire nel totale nulla «Non è per farmi i cazzi tuoi, potrebbe essere importante».



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    «Loro, sì.» abbasso un po' il tono, che anche se in fondo qui sembra che nessuno ci caghi, hanno tutti le orecchie tirate verso di noi. Potrei dire che non dovrei essere paranoico, ma vaffanculo. Lo sono, lo sarò sempre. Comunque per un attimo resto interdetto, c'è anche un cazzo di mezzo sorriso che mi si dipinge in volto. Lo sopprimo in un sorso che si fa più ampio. Credevo che i Crain si dicessero tutto. Pensavo che Caiden ad una certa gli avrebbe raccontato del nostro meraviglioso appuntamento in sala prove. E sì, credevo che anche Morgan sapesse più cose. Quindi forse un attimo la tengo di più trai denti la risposta. Che davvero, davvero se non mi fosse morto il padre e non avessi un fottuto peso sullo stomaco, glielo farei notare che non è che sia poi così tanto sveglio o in linea con suo fratello. Probabilmente la conversazione morirebbe qui, in malo modo. Nel tendersi, allora, le mie dita tamburellano sul bancone. No, certo che non vuole farsi i cazzi miei, immagino. Ed anche se mi sta guardando, anche se sento quello che vuole sapere, devo ancora guardare avanti e trattenere il moto che mi porterebbe a distruggere tutto ciò che tocco al solo pensarci. A quella cazzo di maledizione, al modo in cui tutto mi è stato tolto dalle mani, al fottutissimo vuoto del cazzo che mi sento dentro. Me lo porto dietro da sempre, ed anche se adesso so come cazzo incanalarlo, inizio ad averne abbastanza anche io. Stringo solo i denti, c'è qualcosa che non mi torna, ancora. Forse a farmi di più i cazzi suoi dovrei essere io. Però non stasera. Un sorso. «Quando hai.. liberato Edie...» devo trattenere un ringhio che no, sono stanco è vero ma non mi passerà mai questo, ci vuole più tempo di quello che ho avuto per darmi del fallito e far rimontare i pezzi da Slater. Gli devo il fatto che sono ancora vivo, ed è una cosa che Morgan non considererà mai. Ma fanculo anche a questo. «.. sono andato un po' in giro, ed ho trovato una di loro. Beh, diciamo che la conoscevo da prima ma probabilmente non era così. O forse sì. »E me la sono scopata comunque. Cora. Ma non è questo il punto. Adesso con lentezza mi volto verso Morgan. Lo so cos'ho negli occhi, ma per quanto io sia incazzato, sono anche troppo stanco perché sappia diventare una minaccia più che un fastidioso ricordo. «E' stata tanto gentile da spiegarmi che non avrei mai potuto liberare Edie neanche se avessi voluto, perché serviva uno.. come te. » Gli faccio un cenno. Che ci pensi un po' a quello che voglio intendere, prima di aggiungere.. «Qualcuno non corrotto. Ed ho avuto la sensazione che intendesse dirmi che sapevano già cosa avrei fatto, dove sarei andato e da chi per cambiare il mio sangue. Tutti sapevano che non avrei potuto fare niente per lei. Tutti tranne me» Alzo le spalle, e di nuovo bevo perché non ho altro da fare.
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    L’ho mai detto che io i Banditori li odio?
    Probabilmente li odio anche di più di quanto odio i maghi neri. Li odio davvero parecchio.
    Credo di sapere di chi sta parlando e non dovrei sorprendermi che sia lei, sempre la stessa puttana in mezzo alle palle ovunque. Solo che aveva parlato del destino della famiglia, o almeno questo era quello che mi aveva riferito Den, non una cosa tanto specifica come questa, che ci volesse uno come me. Sembra una di quelle cose che sottintende molto altro, perché è ovvio che un Corrotto non sarebbe andato bene vista l’appartenenza dell’anima, e allora perché specificarlo in questo modo?
    Con tutte le cose che so, tra Grande Spirito e Oracoli, non è che sia così difficile pensare che tutto questo fosse in qualche modo stato predestinato, bello indirizzato perché qualcuno voleva che accadesse. Ed è ovvio, ovvio, che il patto di Edie fosse un pezzo del puzzle bello importante.
    Abbasso gli occhi sul bicchiere.
    È sempre bello ricordare come la propria madre abbia spinto suo figlio all’inferno per volere del suo cazzo di Dio di merda. Fantastico.
    Ma meglio cancellarlo questo pensiero, appunto, visto quanto è piacevole.
    In tutto questo tempo l’unico ad aver parlato e avuto a che fare con quella puttana è stato Den, direi che è arrivato il momento del mio turno. Anche perché non voglio mettermi qui, adesso, a fare un interrogatorio a Joshua per tirargli fuori con le tenaglie le esatte parole che ha usato Cora.
    Il problema è che arrivati a questo punto, nella situazione tra me e mio fratello, non credo di potermi davvero fidare di tutte le stronzate pregresse che sono avvenute per colpa sua. È orribile da dire, però purtroppo è vero, e quindi mi servono vie traverse.
    E poi.
    Poi c’è un’altra cosa.
    Una cosa per cui incolperò l’alcool, facciamo finta che io abbia bevuto più del solito. Non che sia poi una grande bugia, sto davvero bevendo più del solito, ma ce ne vuole per farmi sciogliere la lingua o anche il cervello, per quel che vale. Ma facciamo finta di sì.
    È che per quanto possa essere stato incazzato con Joshua, per quanto di cazzate ne abbia fatte, per quanto abbia ucciso un Cacciatore e solo per questo dovrei volerlo vedere morto, resta il fatto, che io mi sento colpevole di tutto. Di ogni singola cosa che è successa. Mi sento colpevole anche della sua “amicizia” con Slater e sì, lo so, sono un egocentrico del cazzo funziono così, ma non posso fare a meno di pensare che se non avessi stretto quel patto portandogli via un cazzo di obiettivo di vita di anni, forse non avrebbe ceduto proprio a lui. Forse si sarebbe purificato ad un certo punto vedendo che le cose non funzionavano. Non lo so, ma sento comunque che è colpa mia anche perché, continuo anche a pensare che Slater stava seguendo me. Me. E forse è così che ha trovato Joshua.
    Sono una persona fortemente egoriferita, sì. È una cosa che si sa, passiamo avanti.
    Lascio andare un mugugno informe continuando a fissare il bicchiere, ascolto la mia voce che all’inizio scivola con un principio di incertezza che la fa suonare solo un po’ più roca, incastrata in gola «Senti, mh, mi dispiace» e continuo con queste due magiche parole. Mi e dispiace, non pensavo l’avrei detto ma parliamoci chiaro.
    Io sto morendo e non ho più vent’anni da parecchio tempo.
    Il momento di tenere il broncio e rotolarsi nei rancori, fare i dispetti come ragazzini, è un po’ finito. E sta anche finendo il mio tempo in generale, quindi chissenefotte lo dico, è la verità. È la verità, mi dispiace e mi sento in colpa per tutto. Ogni fottuta cosa. Quindi continuo, perché non è finita così «Quando ho fatto quel che ho fatto ero convinto fosse una cosa che potevo controllare, ma evidente è molto più grande di tutti noi. Non avrei mai voluto che foste coinvolti in questa storia, né Edie, né te» alzo lo sguardo, ora lo guardo. Le cose serie e le cose sincere, vanno dette guardando qualcuno in faccia, soprattutto quando si tratta di ammettere degli sbagli o le proprie colpe, è così che mi hanno insegnato.
    «Capisco che cosa significa quando vivi per una cosa e ad un certo punto, dall’oggi al domani, sparisce. E non resta più un cazzo» cazzo se lo so, non mi addentrerò in questo discorso ma lo so. Perdere le cose, è qualcosa con cui convivo da tutta la vita. Su Idara si direbbe che questo genere di cose spezza il proprio filo, e credo che il mio filo ne abbia davvero tanti di pezzi mancanti, come anche quello di Joshua ora come ora. «Probabilmente non te ne frega un cazzo delle mie scuse, ma insomma, davvero, mi dispiace. So che è colpa mia tutto quello che è successo».
    Prendo il whiskey, lo stringo tra le dita con un accenno di sorriso ironico sulle labbra, perché ci vuole una battuta a sdrammatizzare questa cosa «Ora vado a cercare la mia virilità sul fondo del bicchiere» e lo porto in alto per svuotare quello che restava in un sorso.



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    Edited by hime. - 15/6/2021, 17:18
     
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    Era ora. Penso questo, quando in fondo lo so già come si fa serio lo sguardo che gli lascio scivolare addosso. Chiaro, eppure tanto scuro da non sembrarlo più. Duro perché la sua comprensione non mi serve, eppure annacquato perché in fondo invece adesso voglio che me lo dica. Non cambierà un cazzo, ovviamente non mi illudo che succeda. Ma, cazzo, almeno l'ha detto. Allora forse respiro più lentamente, trattengo il fiato in secondi che si prolungano nei polmoni, lá dove vedermi togliere il senso della fottuta vita mi ha fatto a pezzi. Letteralmente. Punto dopo punto è stato come veder sciogliersi ogni nodo a cui mi sono aggrappato per sopravvivere. Ogni punto della corda su cui mi sono arrampicato anche solo per dirmi che valeva la pena esistere. Che in fondo noi Çevic eravamo forti, in grado di gestire tutto. Edie, più di me o papà. Sempre più di tutti noi. Ma poi è arrivato lui, ha fatto il cazzo che voleva e doveva e adesso beh, adesso da questa merda non è facile uscirsene così. Non sto accettando del tutto le sue scuse, il solo ripetere perché io debba sentirle è snervante ma immagino sia un momento da incorniciare. Annuisco, distolgo l'attenzione e la riporto al bicchiere il cui contenuto è ormai quasi vuoto. Ormai in questa storia ci siamo dentro fino al collo, tanto vale che troviamo un cazzo di modo per tirarcene fuori. Io ho fatto il mio, ma non basta lo sento che non basta. So che espressione avrà Edie tra qualche settimana e so che non vorrei mai che soffrisse così, che ogni sua lacrima dopo sarà mia come ogni cosa le passi attraverso. Perché è questo che devo fare. Ed annuisco ancora, perché all'improvviso Morgan Crain sa cosa si prova a stare dalla mia parte, anche se lui sarà sempre l'eroe no? Quello che ha fatto la scelta giusta, mentre io sono lo stronzo che è finito al "lato oscuro" del cazzo per niente mh? Sì sarà sempre così, ma a me della gloria non frega un cazzo, voglio solo tenermi quello che ho scelto, continuare sulla mia strada che è l'unica che sa tenermi in piedi e proteggere Edie. Ora che forse mi sono davvero rimasti solo lei e Chrys. Due dita di una mano. «Facciamo finta che stasera vada bene così.» Che accetto quello che sta dicendo, che una cazzo di tregua è quello di cui anche io ho bisogno. Che faccio un cenno al cameriere perché la birra è finita e mi serve qualcosa di più forte. Quello che ha preso lui ma per due. E va bene così. «Non farlo, di questi tempi è sopravvalutata. A meno che tu non tema il giudizio dei tuoi amici» Mi tengo un cenno ai contadini del cazzo che restano irriducibili dell'ultimo bicchiere. Una volta ero un tipo simpatico. Una volta facevo musica, uscivo con la gente e cazzo avevo quello come sfogo. Adesso è diverso, ma un po' quel tempo mi è rimasto incastrato addosso. Anche se molte cose sono cambiate e l'urgenza che ho adesso non è di far amicizia con qualcuno, ma entrare con una mano tra le viscere e tirar fuori tutto in uno strappo netto. Lo sento, è difficile non rispondere alla Corruzione quando parla con me più di chiunque altro. Comunque la mia tregua prevede anche uno sforzo perché sono proprio bravo si. «Immagino che tu le abbia già studiate tutte.» Diciamo che non ho voglia di insultare la sua intelligenza ora. Mi limito ad alzare le spalle, lasciare un'idea. In fondo è stato detto che lui debba morire, ma nulla sul dopo. «Ma se dopo servisse una mano da uno come me.. Insomma, voglio dire che non lo farei per te ma per lei. » Sempre per Edie, sempre. «... a tirartene fuori»
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    Edited by nocturnæ - 16/6/2021, 14:18
     
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    Facciamo finta che non ho sentito la storia sulla virilità perché non voglio indagare. Davvero, preferisco fare il finto tonto o sordo, questi discorsi non li voglio neanche sfiorare per sbaglio con nessuno, ancora meno con Joshua.
    Tanto per fortuna continua a parlare e lo fa dicendo una cosa che devo ammettere, mi sconvolge abbastanza. No, mi sconvolge profondamente, tanto che sento gli occhi allargarsi appena, le sopracciglia alzarsi, è uno sguardo stupito sì. Non mi aspettavo che Joshua Çevik mi offrisse il suo aiuto.
    Inizialmente rimango anche un po’ interdetto, se devo dire la verità, perché oltre all’enorme “cosa cazzo ha appena detto” che lampeggia nella mia testa, c’è anche un secondo “cosa cazzo ha appena detto”. Forse ho capito male. «Dopo?» scappa subito dalle labbra, basso com’è diventato tutto il tono del discorso che esca dalle mie labbra o dalle sue «Intendi dire, tirarmi fuori dall’inferno chiedo conferma, perché è assolutamente assurdo.
    Anche io ci ho pensato, lo ammetto, ci ho pensato dopo la mia fase di arrendevolezza iniziale. Ma era un modo per stimolarmi ad andare avanti e non buttarmi troppo giù, non credo che sia possibile. È l’inferno di una divinità che con le anime gioca da millenni, dubito fortemente che se ne lasci scappare una così. No, penso che se fra due mesi morirò allora sarà per sempre e l’ho già detto, non tornerò. Non in quel modo.
    Forse è di quello che parla.
    «Non tornerò come Banditore se ti riferisci a quello» non esiste proprio. Guardo il bicchiere vuoto ma non chiamo il barista, non ora, invece prendo le sigarette dalla tasca del jeans e lascio il pacchetto sul bancone dopo averne presa una, bloccata tra i denti. «E se dovesse proprio succedere, mi faccio ammazzare, o fare a pezzi in fondo all’oceano. Non esiste proprio che io resti a questo cazzo di mondo in quel modo» lo dico forse con troppa tranquillità, una scrollata di spalle mentre accendo la sigaretta, tiro e sbuffo rapidamente poggiando anche lo zippo sul legno. Ma di questo sono certo come non lo sono mai stato di altro, non sarò mai una cosa, non per più di qualche ora, o per lo meno, non in libertà.
    Prendo un altro respiro di fumo, tiro via la sigaretta tra l’indice e il medio vicino alla piega curva delle dita nel palmo. Torno su di lui, con una parte del cervello che si chiede che diavolo gli stia saltando in testa e perché questa “proposta”, l’altra invece pensa che non sono affari miei i perché di Joshua. «Se parli del Calvario, grazie del pensiero, ma oltre al fatto che non credo che esista un modo, stai alla larga da questa storia il più possibile. E lo dico per i miei figli, per Edie, ma anche per te, magari saremo tutti fortunati e il vostro coinvolgimento finirà con me nel Calvario. Non attirare l’attenzione di quelle cose. Edie avrà bisogno di te, non di un’altra persona incasinata in questo puttanaio come lo sono io ora».
    Un sospiro, uno breve che sa di nicotina. Parlo con calma anche se non lo sono del tutto. Onestamente mi preoccupa il pensiero di Josh ancora in mezzo a queste stronzate, e di conseguenza anche Edie e i bambini.
    Manca troppo poco tempo per pensare di parlarci di nuovo e vista la situazione strana che si è creata, mi prenderò ora certe libertà. «Probabilmente questa è l’ultima volta che ci becchiamo, quindi te lo dico. Stalle vicino, non soffocarla, lasciale i suoi spazi e non farla preoccupare come ho fatto io. Cerca di capirla, è importante per lei» non voglio spiegargli come avere a che fare con Edie perché è sua sorella, e cerco di non dirlo con quel tono, però penso che lo sappia anche lui che ultimamente le cose non sono andate troppo bene tra di loro. A volte ci vuole un punto di vista esterno, per quanto se qualcuno mi dicesse qualcosa del genere su Denny probabilmente gli spaccherei la faccia. Non mi sorprenderei se la prenderà male, ma continuo a parlare «E non far avvicinare S. ai miei bambini». Questo, questo è importante.
    Me lo sono ripetuto molte volte che avrei ucciso Slater prima della fine ma a questo punto è ovvio che non ci riuscirò, probabilmente lo farà Thalia prima o poi. E fino a quel “prima o poi” lui non si deve neanche accostare a Jaden e Alan. Diciamo che è un modo alternativo di dirgli che un minimo, un minimo, conto sul fatto che a quei bambini voglia bene anche lui e si renda conto che Slater non li debba neanche guardare da lontano «Sono queste le cose importanti, non tentativi impossibili di tirarmi fuori dall’inferno». È vero anche questo, sono altre le cose importanti, non io.
    E poi… e poi. L’attenzione si sposta sul bicchiere vuoto. «Le cose morte, devono restare morte» parole non mie e per questo molto più rilevanti di qualsiasi cosa abbia mai potuto dire in questa conversazione.
    Tra meno di due mesi sarò una “cosa morta” e così dovrà restare.



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    So cosa ho detto, ed ogni fottuta sillaba che ho unito per formare questo. Un pensiero che non è tanto diverso dal primo che ho avuto quando l'ho guardato in faccia la prima volta. Per Edie, sempre per lei. Perché non posso vederla soffrire. Non è solo che io non riesco a sopportarlo, è che è così disgustosamente ingiusto che me ne fotto di quanto infantile suoni. Che non può essere questo il nostro destino. Ho provato a prendere in mano il mio, e pensavo di star facendo qualcosa di utile almeno per me. Sono più forte di prima, ho più controllo sul sangue e sulle ombre, sono stabile per quanto teso. Ma sono anche un fottuto empatico e questo mi rende già di per sé un pericolo per Edie. Per questo l'ho detto, anche se i retroscena Morgan non ha bisogno di conoscerli, anche se non mi viene da dire che è perché c'è un rischio per lei nello starmi vicino ma che non vorrei mai lasciarla con il vuoto attorno. Lo sta facendo lui, ed è sbagliato. Quindi sì, facciamo anche che mi prendo l'ironia e quello sguardo, che in fondo non so replicare perché non ho voglia nemmeno di provarci a fingere qualcosa che non penso. Alzo solo le spalle in un semplice "come vuoi" che lascio scivolare nei pensieri. Ci sono cose che un mago bianco non può fare, per questo mi sono offerto. In fondo a Slater non cambierebbe un cazzo, anzi, avrebbe altri modi per andare avanti per i cazzi suoi con lui, se tornasse in vita. Ma ho pensato anche al rovescio della medaglia - come se la mia non avesse sempre una faccia di merda ovunque la giri - e no, non deve tornare come Banditore. Il problema è che il non poterlo sfiorare, non poter alzare una sola unghia contro di lui perché il destino deve compiersi affinché il patto non abbia modo di annullarsi, ha logorato la mia anima. Adesso sono al punto in cui non me ne fotte un cazzo di ringhiargli contro di nuovo, perché davvero sta per morire. In compenso questo devasterà Edie ed è l'unico movente per cui ucciderei su due piedi. E' sempre un cazzo di casino. E mi fa quasi sorridere che mi chieda di stare fuori da tutto, come se fosse una mia fottuta scelta. Come se non avessi voluto stare fuori da questa merda anche prima. Prima che lui ci lanciasse dentro la mia famiglia. Certo la maledizione non ci avrebbe risparmiati, ma qui si innesca molto peggio. «Non credo proprio che finirà così presto e non lo dico per infrangere ogni meravigliosa speranza, o perché vuoto un bicchiere molto velocemente. Lo dico perché se gli stronzi dei bassifondi sapevamo come arrivare a me anche prima, sapranno cose che perfino a lui sfuggono. E sì, lo fulmino con la poca voglia che ho, quando mi dice di cosa ha bisogno Edie. Come se non lo sapessi, come se avessi bisogno di sentirmelo dire da lui che la lascerà sola, incinta di due gemelli e distrutta. A questo punto credo che la mia morte non sia più un cazzo a confronto. Eppure sorprendentemente resto fermo. Mi limito a quello sguardo che pianta un campo minato ai suoi piedi, ma poi basta. Non dico nemmeno che so cosa devo fare con Edie, che non intendo andare da nessuna parte quando ha bisogno di me. Forse sono così un fottuto egoista che voglio abbia bisogno di me e non cerchi lui quando vuole un appoggio. Forse sono una merda, e non è una novità. Ma quando si parla di Slater e dei suoi figli, riconosco il fuoco che mi anima qualche istante. Il tempo di dire con un ringhio sicuro che «Non gli permetterei mai di fare un solo cazzo di passo verso di loro. Mai, Morgan.» Lo sottolineo, che in fondo sono una parte della famiglia. Anche se non ho mai preso bene niente di quello che ha fatto, stanno per nascere due fratelli in casa "nostra". E nasceranno già senza un padre. Quanto può essere fottutamente ironico ora? «Come vuoi» in fondo, se vuole restare morto o nel Calvario, non sta a me convincerlo del contrario. Eppure vaffanculo ci provo lo stesso. «Però se c'è anche un solo modo per uscire da lì senza diventare uno di loro, trovalo.» Ecco, questo. Sempre per Edie. Sempre.
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    morgancrain
    morgancrain



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    Onestamente non so se finirà così presto, lo spero, ovviamente. Ma arrivato a questo punto forse sono anche un po’ stanco di perdermi in troppe seghe mentali, tanto, voglio dire, mi hanno dimostrato ampiamente che non gli frega un cazzo se muoio prima, come muoio, o cose del genere. Mi hanno detto che il mio Destino è mutabile, è volubile un po’ come lo sono io.
    Mi hanno detto di tutto.
    Ho parlato con divinità e con entità secolari, ho ascoltato messaggi di Oracoli e sono stato al centro di molti interessi, eppure alla fine sono a due mesi dalla fine e non ho idea di che cosa farò il 4 Luglio. So che lotterò, perché è l’unica cosa che so fare, ma il dopo?
    Non lo so e non voglio pensarci.
    Magari Den ha avuto ragione a fidarsi di quella puttana per tutto questo tempo, magari no, magari sarà tutto una fregatura, magari sopravviverò, magari morirò. Magari passerò il resto della mia esistenza torturato nel Calvario. Magari servo davvero a qualcosa, per qualche Apocalisse del cazzo o no. Non lo so. Non lo so e non c’è più tempo per questo.
    Sono entrato traballante nella fase dell’accettazione, o del “stiamo a vedere” passivo.
    In ogni caso, sono per davvero altre le cose importanti.
    La famiglia lo è.
    Per questo quando mi risponde, al fatto dei bambini, nascondo un impercettibile sorriso dietro al tiro di sigaretta.
    Non ho conosciuto Joshua prima che diventasse un pazzo come lo diventano un po’ tutti i maghi neri, ma penso che prima fosse un bravo ragazzo. Lo è anche ora, un bravo ragazzo che ha preso una strada che gli ha fottuto il cervello e anche la vita. In un modo simile a quello che è successo a mio fratello, sempre per la famiglia.
    Non mi è mai stato simpatico, è vero, però per quanto possa essere il tipo che diventa decisamente insopportabile quando manca la chimica, non sono neanche uno che nega tutto. Dalla A alla Z. Se mi avesse chiesto aiuto contro Slater, in qualsiasi momento da quando ci conosciamo, gli avrei detto di sì ad occhi chiusi. E ovviamente ci sono state volte in cui ho davvero pensato di volerlo morto, Joshua, ma lo so benissimo che sono di quelle volte in cui una cosa prende spazio e diventa universale nella mia testa anche se non è così vera o così reale, e anche se il giorno dopo, o qualche ora dopo, magari, penso l’esatto contrario.
    Adesso penso questo, che Joshua è un bravo ragazzo che ha preso la strada sbagliata.
    Solo questo.
    Sbuffo il fumo al lato. Le cose morte devono restare morte, ci penso, ci penso con la voce di mio padre. Penso alla mia Spiaggia, a quel primo ricordo, e penso che forse sono già una cosa morta che sta tornando ad essere ciò che ha sempre dovuto essere. Ma penso anche che non voglio lasciare Edie da sola, non voglio lasciare i miei bambini con quella mancanza che conosco e non se ne va mai. E sopratutto non voglio lasciare da solo mio fratello. «Farò tutto quello che posso per tornare dalla mia famiglia» e tutto quello che posso è un limite che conosco solo io, per com’è chiaro nella mia mente. Lo dico guardandolo e so che forse non dovrei dirlo, ciò che sto per dire, ma alla fine lo dico lo stesso perché fanculo, tutto è concesso quando hai due mesi di vita. «E dovresti considerare di farlo anche tu» sto parlando di rischiare il tutto e per tutto allontanandosi da Slater, sì, sto parlando di ripulirsi il sangue, sto parlando di mandare a fanculo quel sacrificio che gli ha rovinato la vita e magari anche il cervello.
    Sì, sto parlando di questo, ma dal mio punto di vista dopotutto, è sempre per la famiglia.



    But he's caught in the crossfire, But he's...

     
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    27.
    La mia è una promessa. Una che forse prima aveva poco senso quando Morgan pensava di poter tenere al sicuro Edie con le protezioni intorno alla casa e quel mago bianco. Ma adesso un valore diverso deve averlo, perché sto parlando dei suoi figli e di un mondo che non vedrà se non risalirà dalle viscere del Calvario per tornare a prendersi le sue fottute responsabilità. Perché si, ora ho smesso di sperare che Slater gli stacchi la testa o di farlo a modo mio, ma non cancella il fatto che sia stato un cazzo di egoista. L’altruismo usato per liberare Edie dal nostro incubo e dalla morte, l’ha ampiamente mandato a fanculo quando ha deciso di restare, di proporsi come un padre che sapeva di non poter essere. Io me lo ricordo il momento in cui ho creduto di perderla, quando ho capito che non avrebbe voluto scegliere tra me e lui. Ed è chiaro anche che non scegliere nessuno sia un non scegliere me. Ma alla fine io non so fare diversamente da questo. Dall’esserci finché posso. Finché non divento ingestibile. Morgan non ha mai capito che se seguo ancora Slater è perché serve a me, non il contrario. Ma va bene, davvero, adesso sono così stanco dal perdere ogni cosa che va bene e basta. E giuro che se non si fosse trattato di mia sorella, dell’unica àncora della mia esistenza, per cui fare ogni cazzo di cosa pur di difenderla, mi sarei fatto gli affari miei. Fin da piccoli abbiamo imparato che infilarci nei cazzi altrui è l’ultimo dei nostri pensieri quando sempre, sempre abbiamo avuto il nostro problema a scandire le giornate e di allungare l’ansia. Il senso di soffocamento che adesso mi riprende la gola. Non ho bisogno di guardarlo negli occhi per sapere che non si arrenderà. E forse è solo questo ciò di cui io ho bisogno. Sapere che non ha deciso di abbandonare Edie fino al punto da arrendersi. Perché so che lei non lo farà. E so che i giorni diventeranno per me un continuo allarme affinché non faccia davvero quello che crede sia il possibile per raggiungerlo. Per scambiarsi con lui, per lasciarmi solo. Lo so, è sempre qui che torno. A me. Ma penso sia perché per quanto la corruzione mi stia dando, so anche quanto chiede in cambio, cosa toglie e per quale ragione lo fa. Lo so che prima o poi sarà quello il mio destino. Ma spero sia perché l’ho scelto io e non perché mi verrà imposto. Quindi quando Morgan fa il passo più lungo della gamba, vorrei spiegargli che io lo sto già facendo. Sono già dalla mia famiglia anche se nessuno lo vede. Così come vorrei dirgli che non potrò mantenere la promessa se mi sentirò un pericolo per Edie o per i bambini. Tengo gli occhi su di lui quanto basta a rimanere fisso così. Nessuna risposta è quella giusta e non so tenermi alcun sorriso nè espressioni di rimpianto. In questi casi io sono solo un muro. Perché va bene tutto, a questo livello ancora non siamo arrivati. A quello in cui gli dico anche cosa mi passa nel cervello. No, decisamente no. «Buona fortuna, Morgan.» non ho altro da dirgli, ma lo dico con calma, con gentilezza e mai con compassione. A lui devo il fatto che Edie vivrà, e per questo non credo esista alcuna moneta di scambio. Quindi faccio sono per alzarmi, per la gioia degli stronzi qui che non vedevano ora che Satana uscisse.
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    Edited by nocturnæ - 19/6/2021, 23:05
     
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