Never one without the other

Josh & Edie | 4 Dicembre - Sartoria Gallo

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    Mai uno senza l'altra. Ce lo siamo promessi per anni, fin da quando eravamo solo bambini e di te non si sapeva niente, e mamma.. beh mamma era un punto difficile da sopportare da soli. Quindi scusami, Edie, se a volte io sono il primo che le promesse non le mantiene. Io che ho remato contro alle tue scelte, quando l'unica cosa che volevo era che potessi averne di tue. Anche senza di me. Che le promesse dei bambini restano tali: infantili, e ferme nel tempo. A volte si fanno, per tirare avanti, ma poi interviene la vita. Intervengo io che sono quasi morto lì fuori, meno di un mese fa e non avrei neanche avuto modo di dirti addio. Adesso c'è l'Apocalisse, che neanche ce l'ha una vera data ed io.. io lo so che dovrei godermi ogni momento, quindi perdonami se non ti ho lasciato avere liberamente quello che volevi: figli, ed una famiglia che fosse più grande ancora di quella nei tuoi sogni. Scusami se ho pensato che volessi escludermi perché non avrei trovato un posto trai cacciatori. E, beh, quello non l'avrò mai. Lo so che l'hai fatto per te, e dovevo solo trovare un modo di esserne felice. Ha fatto male finché non ho trovato Chrys, allora un po' ti ho capita. Ed un po' adesso non vorrei altro che te al mio fianco. Tu che puoi testimoniare quanto io sia una testa di cazzo il 99% delle volte, eppure questo non sa frenare Chrys dal decidere di stare con me ancora, e in quel "per sempre" che dirà.
    Spengo l'auto nel vialetto, e già vedo quella fila di ragazzine che adesso un po' mi segue ovunque. Devo essere finito in quei forum in cui si stalkerano i vip. Cazzo sono un vip? "Ok, questa è la croce di avere un fratello così famoso.." e te lo dico con un sorriso, che mi piego un po'. Che faremo pochi metri e il gestore, Dante, ci sta aspettando all'ingresso. Ti guardo solo per capire se sei pronta. Che è la cosa più normale che mi sia capitata nell'ultimo mese. Dio, mi sei mancata quando eri in quarantena. "Al mio tre..." accenno, con un sopracciglio appena sollevato, e le fotocamere accese già pronte a immaginare chissà quali retroscena. "..uno" faccio aper aprire la portiera. "..due" la apro. "TRE!"
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    Forse è davvero una decisione quella di non pensare a certe cose in certi momenti. Inizio quasi a credere che sia davvero così, e il mio non sia mai stato un modo, ma semplicemente l’unico. Lo so che adesso, tutto quello che voglio, è che questo giorno sia di mio fratello, e sia di quelli che sono leggeri, e non hanno momenti che pungono. Lo so che lo voglio perché ho sperato che cose come questa accadessero, continuando a farlo anche quando tutto mi diceva che invece era semplicemente impossibile. E voglio che sia semplicemente perfetto, esattamente come avrebbe dovuto sempre essere, per lui, dall’inizio alla fine. Senza nessuna macchia, e nessun respiro duro nei polmoni, ma semplicemente un passare dei giorni che restano sospesi in una bolla che terra non la tocca mai. Quindi sì, forse è solo una decisione, ma è la migliore che posso prendere quando c’è tutto questo a smuoverla e farla nascere, a piantarla nel petto e in un sorriso che sa solo di quanto vorrei prendere tutto questo e trattenerlo per sempre. Se solo potessi essere sicura che sia sempre così, per lui, pagherei qualsiasi cosa. Qualsiasi. Senza neanche doverci pensare, nonostante sappia quanto sia sbagliato e sì, ci sia anche già passata. Non so pentirmene, perché per una vita, davvero, non ho chiesto altro che questo, quando ancora non avevo la bocca per pregare sapevo recitare solo questa, di preghiera, e sa davvero sembrarmi un dono il fatto che alla fine, sia arrivato. Il momento in cui, per lui, c’è lo spazio di qualcosa che gli appartenga, e che sia al suo fianco, e che lo tenga su, e che lo renda semplicemente felice. Esattamente come avrei sempre voluto. Nonostante tutto, alla fine, per me è questo ad essere importante, ed è questo quello per cui mi sono sempre sforzata, da che io ricordi. Gli sorrido, quasi incapace di smetterla e anzi, con solo la voglia di farlo di più, per distendere tutto quello che si è fatto duro nel corso di mesi, e lasciare invece che ci sia solo una superficie liscia a sfiorargli appena la pelle, come una carezza. Sposto appena lo sguardo fuori, corrugando le sopracciglia in un moto che è più confuso che altro, almeno nei primi cinque secondi, prima di tornare a lui con un moto di realizzazione che porta ad alzarle. «Ma che davvero? Ma non hanno tipo qualsiasi cosa da fare come, che ne so, guadagnarsi da vivere?» non è una cosa che mi esalta più di tanto, lo devo ammettere, ma è che non sono abituata, ed è anche che in fondo, sono sempre stata una persona a cui piacciono i posti poco affollati, per quanto strano possa sembrare visto il lavoro che faccio. Ma è completamente diverso, e lo dico sempre quando si tratta del mio lavoro. È una cosa a parte che si distacca dal fatto che ora, mi viene da stringere un po’ di più la borsa contro il fianco, sotto il braccio. «Se mi parte un cazzotto voglio che tu sappia che sei assolutamente in dovere di pagarmi un avvocato» potrebbe essere una battuta, come anche uno scenario che trovo particolarmente plausibile. Dipende dai punti di vista, e dalla situazione, e da quanto vogliono venire vicino. Resto una ragazza del Bronx, nonostante tutto. Però gli lancio uno sguardo, come a dirgli che sì, sono pronta. Sopratutto, a mettere una bella distanza fra me e gente che non conosco, e neanche voglio conoscere ad essere del tutto onesta.
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    Ti guardo sorridendo, perché so bene che ne saresti capace. Siamo cresciuti in un Bronx che quelle ragazzine neanche sanno immaginare. "Disse quella che voleva vendere le foto di quando ero in fasce" che poi me le ricordo le cose che mi dici, ed ora ancora non realizzo quanto una mia foto sappia valere. Dalla quantità di gente che è venuta al mio tour, e dalla metà delle date in sold out, direi parecchia. E sono tanti soldi. Più di quanti ne abbiamo mai visti se messi insieme. Non so abituarmi, non ci ho mai dato peso, non compro cose diverse solo perché posso, non ho cambiato un cazzo. Ma c'è anche da dire che non ho avuto un momento di respiro con tutto quello che è successo da quando sono tornato e prima ancora che tornassi. "Mira al naso, mi costa di meno" penso sia esattamente questo, quello che ti dico prima di scattare. Che faccio il giro per farmi seguire, che voglio che tu vada dritta dentro, e lo sai che ti farei scudo con il mio corpo, in fondo è un po' quello che 'ste ragazzine vorrebbero. Dio, se sapessero che cosa sto per fare. Non che me ne freghi un cazzo di infrangere i loro sogni, ma anni fa ne avrei approfittato, adesso invece rischia di essere più fastidioso che altro. Soprattutto quando Dante ti apre la porta ma io mi fermo a prendere alcuni di quei blocchi di carta e scribacchiarci una firma che non è mai la stessa per due volte di fila.
    Mi basta altro, dopo, per allontanarle. Quell'alone di mistero che io chiamo in altro modo, che un po' le fa staccare velocemente, che non mi serve un bodyguard fuori dal tour, né dei buttafuori, basto io ad espandermi perché facciano due passi indietro. Mantengo giusto il sorriso per le foto, innocente come sempre, prima di infilarmi in atelier con te, e chiudere la porta. "A breve se ne andranno" so dirlo a te, ma anche a Dante, che invece continua a sorriderci chiamandoci "i Çevik" come se fossimo di famiglia. I miei soldi, sono la sua famiglia, è ben diverso, ma se posso viziarti oggi, cazzo se lo faccio. E' un posto piccolo, in fondo, per questo l'ho scelto, sembra bravo, ha fatto qualcosa anche per i clienti di Chrys, che non è che siano proprio loquaci ma quando gli ho chiesto quello che volevo, non ha fatto una piega e così so che è stato per te, che non vorrei nessun altro al mio fianco la settimana prossima. "Sta per succedere" te lo sussurro piano, mentre ci accompagna nella piccola saletta, con gli specchi e tutto il resto. Cazzo mi sposo.
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2 replies since 1/12/2021, 15:13   83 views
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