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Forse mi fa strano essere a casa adesso. Ripercorrere di nuovo questi corridoi come se nulla fosse davvero cambiato. Che i pochi centimetri di polvere che non ho fatto togliere ad Alice sono forse lì da sempre. Da prima del matrimonio, certo, anche se mi sono impegnato affinché la casa potesse sembrare consona ad una bambina della sua età. Vivibile anche se nel suo sottosuolo dormono i morti stretti in frigoriferi a scompartimenti.
E gliel'ho sempre detto di non scendere laggiù in obitorio. Non per instillarle il terrore delle cantine, certo, ma perché non credo sia ancora pronta ad esplorare questo tipo di arte. Anche se poi passo le mie ore a spiegarle cos'è che coltiviamo in giardino e a che cosa servono quelle determinate piante.
Forse mi fa strano tornare a dormire in una posizione composta. E riuscirci, sì, quando le palpebre finalmente finiscono per andare di pari passo.
Mi fa strano tornare a preparare il caffè da bere dinanzi ad una sigaretta, laddove la veranda si affaccia prima sui campi e poi sul resto della città. Che New York sembra un posto lontanissimo rispetto a casa mia. Che il Bronx non sembra nemmeno il quartiere in cui viviamo da anni.
Respiro l'aria che c'è anche se a volte sa di chiuso. Allora devo aprire le finestre da lasciar sbattere.
Ho preparato tutto per te, Josh. Ho aspettato che Alice fosse via per tirar fuori quella scatolina di velluto contenente il tuo nuovo occhio. Che no, non è bellissimo, ma è quello più funzionante che abbiamo trovato. Qualcosa di speciale per te che sei tutto il mio cazzo di mondo. Anche se sto iniziando a prosciugare ogni finanzia ed il ritorno al lavoro mi sembra quantomeno indicato a sopperire questi nostri bisogni.
''Josh, vuoi della tisana?'' ci mettiamo in infusione il peyote e la sorseggiamo calmi sul divano. Giusto il tempo di riabituarci alla vita di sempre. A noi due, da soli, seduti l'uno dinanzi all'altro, con un mio piede infilato sotto al tuo culo. A ridere perché sfatti da troppa vodka. A guardarci con entrambi gli occhi, sì, come fossimo la cosa più bella che uno ha dell'altro.
''Così poi ti rilassi sul divano e facciamo quella cosa.'' Che sembra una cosa decisamente impura. Qualcosa che mi piacerebbe davvero. Invece resta un impulso a farmi tremare le mani nonostante aspettassi questo momento da tanto.
''Certo...'' Cerchi di dare un tono scherzoso alla situazione. ''Mi mancherà sognarti nudo e con la benda sull'occhio, da bravo pirata sexy.'' Prendo le tazze dalla credenza. Tre, ma per abitudine. ''Aaarg, issami la vela, Chrys. Tutto dritto a pompa.'' Che era poppa, sì. Ciao amore mio, questo è un piccolo regalo di natale anticipato per te.
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Tu ed i tuoi fiori, che rifili ovunque, che vorrei per un attimo vederti tornare dal giardino con il gelsomino trai capelli, e allora ti toglierei i suoi petali uno ad uno. Piano, ricordi Chrys?
Oh ne avrei cura, ne ho perfino nella fantasia che mi faccio adesso. Ti prenderei il mento perché altrimenti non staresti fermo e, con calma, sfilerei tutto. Poi certo che non mi fermerei a quello, ma tu lo sai. Sai che se sono fermo e non dietro di te mentre prepari qualcosa, come il fottuto avvoltoio che sono, è perché sto ancora male.
Però respiro, lo faccio meglio ogni giorno, che poi li hai ascoltati tu quando parlavano dei miei valori, io volevo solo tornare a casa. Questa che nell'essere casa tua, è casa mia. Non perché hai fermato un contratto che divide i tuoi beni ed i miei, ma perché lo è stata ogni volta che avevo bisogno di un riparo.
Più tu imparavi ad odiarla, più io ad amarla. Quando tu non la vorrai più, io la vorrà anche per te. Forse è l'ennesimo ciclo senza fine.
Però, essere a casa ha un sapore diverso. Finalmente respiro, anche se i polmoni funzionano di merda, a me interessa poco.
Anche se la notte l'ossigeno mi serve ancora, anche se le mie gambe non reggono, che al divano mi ci hai portato tu, tra un ringhio e l'altro.
Sto diminuendo la morfina, e mi mancavo solo le crisi di astinenza del cazzo, ma le reggo: ti ho promesso che l'avrei fatto, avrei retto tutto.
Voglio che funzioni, e funzionerà, non sarà solo come prima. Sarà meglio.
Che forse la cosa più bella è vederti nel tuo ambiente, Chrys. Trai tuoi spazi, che se vuoi tempo da me ed i miei casini del cazzo, puoi trovarti un posto che sia tuo e basta. Però resta. Chiedimi di mille tisane, fallo finché non muoio. "Caricala il doppio" è un po' il modo che ho per dirti che lo so cosa ci metti dentro e, visto che lo fai, fallo tanto.
Ridere mi fa male, ma lo faccio, sbuffando mentre allungo le gambe sul divano, perché sei un po' una testa di cazzo, ma ti lascio fare. Insomma, se scherzare sulla mia benda ti aiuta a dimenticare la colpa che ti dai ogni volta che mi guardi, così sia.
"Allora facciamo che non la butto, non si dica che non so come si soddisfa mio marito" che te lo ripeto si, insomma nel caso ancora non ti fosse entrato in testa o non ci stessi credendo.
La benda non mi pesa, solo perché non la vedo, serva a coprire un'orbita vuota, ed evitare ad Alice di morire di paura fino a quel punto.
"Quella cosa.. sei pronto a farla?" forse non lo sto chiedendo a te, anche se l'occhio sano te lo punto sulla schiena, anche se ho bisogno di vederti muovere come a tuo agio, come a casa, per stare bene. In fondo, Villa Sinister sei tu.
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Fuori è tutto ok. C'è un bel sole, anche se già tende verso l'imbrunire. Gli alberi sono immobili: Se mi sporgo di più verso la finestra che dal lavandino da alla veranda, posso vedere qualche foglia tremare sul cipresso che attraverso la casa per metà. Non c'è nessuno la fuori, almeno, non per miglia e forse miglia ancora.
Gli xenomorfi rimangono sopiti ai lati della porta. Sembrano signorotti pronti a sorseggiare il loro tè sui puff posti sotto alle grandi vetrate.
Se non li guardi nemmeno ti accorgi della loro presenza, ma a me basta saperli lì per sentirmi decisamente più tranquillo.
Anche in casa è tutto ok: Non si muove nemmeno la polvere insieme ai tuoi passi. E questo significa che sono pronto, sì. Certo che lo sono.
Tengo la scatolina di velluto tra la tasca e le dita della mano sinistra. Mi piace accarezzarne il tessuto leggero che la ricopre. Respirare a tempo dell'indice che la tamburella, mentre con la destra schiaccio il peyote nel passino e lo metto un po' a bagnomaria o come cazzo si dica.
''Certo che sono pronto.'' Non lo so come fa ad uscirmi con così tanto entusiasmo. Ma è un po' come tutto ciò che ho fatto sino ad oggi: Tagli, cuci, infili e tutto diventa più bello. Riacquista il proprio spazio nel mondo. Si riprende il proprio posto senza nemmeno pretenderlo.
Intanto l'acqua bolle sul fuoco mentre io sorriso. E penso al fatto che anche se è brutta, anche se porta con sé l'oscurità della Dimensione Ombra, quella benda resterà davvero sempre con noi. Come monito, suppongo, del fatto che comunque sia andata, ce l'abbiamo fatta, di nuovo. Col rotto della cuffia.
''L'allungo con la vodka o te la fai bastare?'' Sfilo la mano dalla tasca perché mi serve per riempire due tazze che subito porto nel soggiorno. Una la lascio scivolare sul tavolo a freddarsi. L'altra invece, gliela avvicino. ''La mia la tengo per dopo, sia mai che al posto dell'occhio ti ci metta...non so, un alluce.'' Di quelli che rimangono freddi e turgidi. Che quando muori, l'unica cosa riconoscibile di te sotto al telone, forse è il modo in cui ti tagli le unghie dei piedi. E di piedi belli li hanno in pochi. Forse tu sei l'unico ad averne di fantastici. Mi piace quando ti spogli per entrare in doccia e li lasci sprofondare nel tappeto peloso del bagno.
''Le testate giornalistiche scoppieranno.'' Forse lo dico con un certo accenno di disappunto sulla lingua. Perché non ho sopportato nessuno di quei giornalisti in questi giorni. Nessuno di loro. Cazzo. Che se non fossi stato bene penso che li avrei uccisi tutti. ''Inno a Marilyn Manson, o bellezza nascosta alla David Bowie? Joshua Çevik è un gran figo anche così e noi non ci aspettavamo diversamente.'' Vorrei tirarti su perché sì, io l'occhio l'ho visto ed era forse l'unica cosa celere che avevamo sottomano.
Infilo una gamba tra le tue e lo faccio per tenerle larghe quanto basta ad ospitarmi. ''Piega il collo contro la spalliera, Capitano.'' L'orbita vuota mi fa tremare le mani. Ma si tratta giusto di un attimo. Un momento solo. Perché poi l'attenzione la concentro sull'occhio buono.
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Le tue mani, Chrys.
Da quando il mio dannato Universo si riduce a questo? Al fissarmi su gesti piccoli, quasi infiniti che manderei in loop nella testa. Forse da quando quelli grandi non mi sono serviti ad un cazzo. Che nel ripensarci rigiro la fede premendo con il dito affianco, lo faccio immaginando dentro il tuo nome.
Tu mi ami troppo, che non ti ho visto riservare questa grazia a nessuno e, adesso, nessun l'avrà mai oltre a me.
Certo che sei pronto.
Non ti avrei mai chiesto di ricucirmi, anche se so che ci avresti messo tutta la tua cazzo di arte. Perché eri bravo già da prima, che forse Erika qualcosa in quelle mani ce l'ha messa. Starei ore a fissarle muoversi, anche per fare cose del cazzo come preparare una tisana e metterci il peyote o qualunque cosa tu voglia. Le ho sempre avute sotto mano, ma forse non ho mai visto davvero quanto le usassi per tenere me.
"Me la faccio bastare, per adesso." che magari la vodka non la mettiamo in tutto eh, giusto però non togliamola dall'equazione, che lo so come sarà facile allungare una mano oltre la vetrinetta appena mi alzerò da qui.
Certo è che se poi fai così, io quanta cazzo di forza di volontà devo avere per alzarmi, mh?
Che la mano sul fianco te la allungo per forza, per tenerti qui, per muovere appena la dita e dirti che va bene se sei pronto, che lo sei forse più di me. Magari più di me. Sicuramente più di me. Lilian me l'ha detto che non voleva essere la "fidanzata del soldato" ma tu, tu in guerra con me ci vieni ogni giorno ed io non ci vado se non ci sei. Ti voglio comunque al mio fianco, a coprire il lato cieco. Adesso so che esiste, prima pensavo solo di essere finalmente fottutamente invincibile. Ora so che in due lo saremo.
E mi basta un sorso per chiudere gli occhi, calmare i punti tesi dei nervi, spegnere i cazzo di pensieri. "Hai letto quella che dice che sono stato sostituito da un cyborg? Andrà a nozze con questo ..." ma a me degli stronzi della stampa non frega un cazzo. "Ci vieni con me al Ghost?" che dovrò dirlo di quel "tumore fulminante" all'occhio destro che mi ha costretto ad un 'operazione d'urgenza, perché è questo che stiamo dicendo a tutti. E lo so che cazzo significa, lo so che sto chiedendo troppo, che mi guarderai in un modo indecifrabile perché sappiamo che non l'abbiamo detto a nessuno. Ed io so che non ci voglio nessuno nel nostro cortile, potrei ucciderli tutti se ci provassero anche solo da lontano a mettere piede nella proprietà.
Ma a loro non penso più quando ti fai vicino, tanto che è un cazzo di riflesso spontaneo risalirti una gamba con le dita, che non è il momento di distrarti, ma non importa. Non se posso toccarti di nuovo. Faccio come mi dici, in un "agli ordini" che ti sussurro in quel mezzo sorriso che conosci, che si piega sempre da un lato quando in fondo quello che voglio è sempre così palese per te. Alla fine ti sto anche tenendo per i fianchi, distendo la schiena, la benda resta accanto a noi e lo so, ok? Lo so che l'orbita vuota è una merda, l'ho vista prima allo specchio. "Dai, fallo.." Che l'occhio sano te lo spingo contro, che ti guardo come so guardarti quando sei così vicino e nel frattempo lo sai che hai la mia cazzo di vita in mano, come quel giorno, come sempre. Fammi vivere.
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Edited by nocturnæ - 22/1/2022, 21:47. -
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A volte so concentrarmi solo così. Con movimenti meccanici delle mani che, in qualche modo, riescono ad inibire i pensieri che popolano la mia mente. Li mantengono a bada, li sistemano così come io mi sistemo tra le tue gambe e lo faccio lasciando che le tue mani risalgano in fretta i fianchi. Come a tenermi fermo, certo, stabile. Sorrido perché anche tu sorridi, in quel modo che hai di dirmi che mi vorresti anche ora. Nonostante il momento delicato che stiamo affontando ora.
''Dopo...'' E mi costa dirlo, soprattutto quando ti basterebbe trattenermi per le natiche affnché io ti sia vicino quanto basta per lasciartelo succhiare. O sedermi su di te, sì e lasciare che con quelle mani tu possa rimodellarmi. Rimettermi a nuovo. Curvo il sorriso verso di te, in una smorfia che però è di piacere, perché per un momento, anche se hai un occhio solo, capisco di aver sentito la mancanza di quello sguardo. Spero di guardarti nel medesimo modo in cui mi guardi tu.
Trattengo dei sospiri che diversamente mi si bloccherebbero in gola. Va tutto bene, fuori c'è ancora il sole. Gli Xenomorfi fanno da guardia e tu mi chiedi se ho voglia di accompagnarti al Ghost. Annuisco, ovviamente, anche se non ho modo di scavare a fondo i motivi che smuovono questa richiesta. Mi vuoi accanto a te, certamente. Ma è pur vero che nemmeno io ti lascerei andare da solo. Anche se poi mi terrei a distanza: Perché sono solo un amico di famiglia e la fede, beh, la fede la tengo stretta nel taschino del gilet.
''Certo che ci vengo, comunque...'' e lo dico modulando la voce con la magia psichica affinché risuoni a prescindere come una cantilena piacevole. Una di quelle che le mamme cantano ai bambini per farli addormentare. Come un bacio sulla bua che poi risistema tutto. ''Ho sempre voluto essere il migliore amico di un cyborg.'' Accarezzo con la mano libera il tuo viso, laddove la parte lesa risplende d'oscurità nonostante il sole bagni gentile queste lande. Lo senti com'è piacevole? Ci riscalda pian piano le ossa. ''Magari quando siamo lì evita di guardarmi così.'' Con così tanto amore, intendo. ''Lascia a me la libertà di farlo come se fossi la cosa più bella al mondo.'' E la luce invade l'iride. La pupilla si dilata perché è così che fa quando vediamo qualcosa che ci piace. Lo fa per abituarsi meglio alla luce. Come se ora fosse più forte, più intensa, tanto da farmi stringere le palpebre per un attimo. Non è commozione, no, anche se l'occhio di Josh lo tengo ben delicato tra le mani. Credo sia solo...Me ne gratto uno con un dorso della mano. La luce sembra terribilmente forte adesso. Ma ti vedo, certo che ti vedo. Magari la mia è solo soggezione.
''Contiamo fino a tre insieme?''
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Fatti più avanti, Chrys.
Manda al diavolo ogni cosa, fai scendere le tue mani dove ho bisogno che siano. Fallo anche se guardarti non è una cosa che voglio smettere di fare.
O lascialo fare a me, lascia che io faccia scivolare le mie dita oltre la vestaglia, oltre il fianco ossuto oltre la fame che ti lasci urlare nello stomaco perché ti importa solo come stia io. Cazzo se sei perfetto anche così, anche se non ti permetterò di affamarti per me.
Fermati così, resta immobile.
Fatti guardare, cazzo, che so di non voler vedere niente altro, che se premo perché sia tu a farmi vedere di nuovo è perché sei tu l'unica cosa che voglio guardare: o almeno la prima che mi troverò davanti, su cui prenderò di nuovo le misure.
Così come il ringhio che ti lascio in un "dopo" in cui crediamo poco, che ci facciamo andare bene solo perché abbiamo qualcosa ancora da fare: solo perché voglio poterti vedere di nuovo e non perdere niente. Nessuno dei gesti che portavi al lato cieco, nessuna sorpresa che - nel tuo passo felpato - possa negarmi la tua posizione.
"Beh, amico.." abbasso il tono, che lo so come sia un cazzo di scherzo tra noi, che mio amico e basta non hai mai voluto esserlo, te lo sei solo fatto andare bene, ed ora in pubblico ne rivesti il ruolo al meglio. Ti lascio sulla pelle l'ombra di un sorriso, quando il sole illumina anche te, ti scalda perché tu possa per un attimo essere la mia aurora, con colori mai visti. Voglio vederti meglio di così. Me lo merito almeno un po', cazzo. E lo meriti tu. Che io ti guardi così anche fuori, se solo me lo chiedessi, se mi dicessi che sei pronto, te li terrei lontani, ma ti porterei con me ovunque. Non ti voglio più in ombra. ".. forse potrei proprio guardarti così." Davanti a loro, davanti a tutti. Lo so quanto serio sono quando lo dico, anche se smuovo un sorriso, se ti accarezzo meglio quel fianco di porcellana che hai, se la pelle la sfioro perché sono uno stronzo, se testare la tua resistenza fa parte dei miei pregi. Non è così?
Ti voglio al mio fianco, Chrys. Sempre.
"Non contiamo.. fallo solo piano" perché te lo ricordi cos'è successo quando hai contato l'ultima volta, te lo ricordi quel "tre" su cui hai perso il cuore? Non te lo faccio rivivere, e non lo farò rivivere a me. Che possiamo dirci che va tutto bene, ma non è vero, è solo un modo di sopravvivere che ci vede fottutamente vicini. Io dentro di te ci voglio passare la vita, è questo che ho firmato, è questo che voglio.
Puoi capirlo in un sospiro che ti lascio tenendo l'occhio aperto, tenendo la mano lungo il collo, "andrà tutto bene stavolta, siamo soli" quasi volessi infondertelo con un solo gesto.
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Me ne accorgo forse troppo tardi di ciò che ho detto. Tanto che per un istante è stato come tornare lì. Ancora stretti nei vestiti ingessati. La mano a sigillare ermeticamente la tua. Respiri colmi di una felicità che non avevo mai sentito.
Forse stavo imparando a conoscerla proprio lì.
''Al mio tre.''
''Certo, sono pronto a vederti morire.''
''Uno...due...Chrys! Perché lo hai fatto?''
Fermo per un istante la mano lungo la tua guancia. Non mi sono reso conto di aver permesso ad una lacrima di scendere meschina lungo la mia. Ci passo contro l'avambraccio per ricacciarla tra le ciglia, laddove la luce del sole brucia ma nel farlo riscalda delle ossa gelide, fragili.
Tanto che per un istante il sorriso è solo una forzatura di ciò che è stato prima. Che sì, lo sento ciò che mi dici, lo sento il modo in cui mi tocchi, eppure più continuo a guardarti, più mi sembra di sentire le nostre voci contare.
1...2...3.
3...2...1.
Anche se resto in silenzio e tu sei qui per dirmi tutt'altro. Che mi consoli, quasi. Che mi fai capire di voler, probabilmente, dire a tutti cosa siamo. Una coppia. Qualcuno che si ama così tanto da essere schiacciati dalla paura.
E grazie...sì. Grazie per averci provato. Per avermi comunque strappato un battito di cuore tra ansimi che sopprimo. Perché non voglio provare paura ora, non quando so di poter riaprire gli occhi e rendermi così conto che forse stavo solo sognando. Che le voci sono solo nella mia testa.
Che sta a me zittirle.
''Credo...credo di esser pronto.'' E non mi riferisco all'occhio che sto già infilando piano, stando attendo a tener pulita la zona con la garza ed il disinfettante. Mi riferisco a dire a tutti che ti amo e che provo queste cose da tutta la vita.
Io sono pronto alle conseguenze di questa ossessioni. Sono pronto a sguinzagliare gli xenomorfi contro di loro.
L'occhio nuovo rotea nell'orbita vuota. La riempie. Ci tengo una mano sopra come a volerci fare una sorpresa. L'ho infilato sì, ma ancora non ho visto come ti sta.
Punto le ginocchia sul divano, ai lati dei tuoi fianchi e mi siedo per un istante sulle tue gambe.
''Senti qualcosa?'' Sempre riferito all'occhio, anche se mi viene istintivo scivolar con il muso contro il tuo, per lasciarti un bacio casto sulle labbra.
Io i miei ancora lì strabuzzo. Ora forse sono arrossati dalle lacrime che trattengo, non lo so. So solo che bruciano.
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Non mi perdo un fiato, neanche il punto in cui immagino di vederti tremare. Perché lo farai, perché lo so che cazzo si innesca quando inizi a contare. Perché lo fa con me. Lo fa quando la luce ancora invade gli spazi ma per me è stato fottuto buio. Un secondo e mi stavi guardando, e mi stavo convincendo che avremmo avuto la vita che ci siamo sudati cazzo. E quello dopo sono morto.
Ma non è a me che penso, non se ho te ad un fiato, se posso guardarti e cercare fin dove mi nascondi le tue crepe. Sono calmo, Chrys, guardami. Che devo esserlo perché Morgan aveva ragione, perché si va avanti e voglio che tu non veda in me qualcuno che non sa reggersi.
Non sto morendo di nuovo, non sono morto davvero, continua a guardarmi. Te lo dico con questa mani che ti percorrono i fianchi, e non faccio piano. Non ne sono in grado. Devi restare su di me ora, devi capirlo che sono qui. Non sono nella neve, non sto sanguinando. Dimmi che non sto sanguinando.
"Si che lo sei" e non lo so se è vero, ma io ti porterò con me anche nella tomba cazzo, quindi per forza da adesso non perderò più tempo a mantenere un'immagine di cui non mi importa niente, che niente ha importanza.
Posso dirtelo, puoi usarla come verità assoluta, anche quando mi forzo di tenere l'occhio aperto perché così non si serri in automatico la palpebra dell'orbita che stai riempiendo.
Rivestimi come uno dei tuoi corpi, abbelliscimi come credi, modellami cazzo. Voglio essere quello che continui a guardare come davanti all'altare, come quando ti ho stretto in un ballo che mi ha visto lontano da chiunque, che a me di loro - e lo sai - non è mai importato un cazzo. Avrebbero potuto esserci tutti, come nessuno. Forse meglio nessuno.
Sento qualcosa?
Stringo i denti, aspiro piano quando la magia si innesca, quando il suo effetto riconnette i nervi. Cazzo è un tempo in cui non ci sei neanche tu, c'è la lama di Peter che lo perfora di nuovo, c'è un respiro che prendo a fatica, che stringo gli occhi chiudendoli entrambi. Li ho di nuovo entrambi?
Li ho ancora chiusi quando lo sento, quando mi rendo conto che voglio molto altro che un occhio nuovo e che tu, con me, non puoi fare così. Non se vuoi una risposta sincera. E non quel bacio che mi prendo, in cui mi aggrappo, che richiamo con il risalire delle dita sul tuo collo, sulla schiena dai fianchi, sulle vertebre, una ad una, non se mi faccio più indietro per tirarti contro, perché tu sia con me adesso. "Sempre" io sento sempre qualcosa, anche quando ti muovi nella stanza senza venirmi così vicino, sei una cazzo di calamita.
Per questo li occhi li apro piano, per rivederti come sei, per spingerti più indietro da un bacio che non interromperei se non fosse che voglio vederti cazzo. Fatti guardare ora che posso, ora che mi sembra che la stanza sia due volte più grande. "Chrys..." ma c'è qualcosa che non va, ti passo le dita vicino agli occhi, ti tolgo un po' di quelle lacrime che giuro ripagherò sempre, ma non è lì il punto. Lo vedi che ti sto studiando? ".. i tuoi occhi" che sono i miei cazzo di fari, non sono del colore giusto. "Da quando li hai così?"
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Tu dici che sono pronto e vorrei fosse vero. Certo che lo vorrei. Perché credo che questo sia parte del nostro accordo matrimoniale. Magari detto così sembra persino brutto. Qualcosa che nemmeno vogliamo davvero. Ma ehi, mi piace il modo in cui questa parola suona sulle nostre labbra, anche se il matrimonio che abbiamo festeggiato non lo abbiamo di certo pensato così.
Fortuna che non importa: Che non son serviti i festeggiamenti per ricordarci cos' è che siamo l'uno per l'altro.
Forse avevamo davvero bisogno di Peter per dirci che sì, io ci sarei per te come tu ci sarai per me. Per sempre o quantomeno, per un tempo giusto.
Ma non so se sono pronto a stringerti i fianchi come vorresti, non dinanzi ad una giuria di malpensanti che vivono delle strette che ci diamo di nascosto.
Che vorrei sì, urlare al mondo che sono io quel marito che hai sposato, il motivo per cui indossi una fede al dito. Eppure vorrei che questo non avesse alcun tipo di ripercussione. Perché forse cederei ancora, avrei sempre un po' di timore nel mettere il naso fuori da quella porta.
''Ne sei sicuro?'' Ho bisogno di conferme che vengano da te perché delle mie non so che farmene. Anche se spesso non riesco ad ascoltare nemmeno le tue e tutto ciò che mi resta di questi discorsi non è altro che la paranoia a prender possesso delle mie volontà.
Te lo chiedo anche se le tue risposte mi fanno ridere, perché dicono spesso troppe cose e allo stesso tempo niente. Come adesso, che quel ''sempre'' mi si incastra come carne tra i denti. Che vorrà mai dire? Forse è solo l'ennesimo modo che hai per tenermi qui, stretto su di te come quelle volte in cui ce ne restiamo nudi a guardarci spogliare delle nostre vesti stanche. Tu che mi accarezzi i fianchi, io che ti guardo mentre lo fai perché sì. Mi piace, mi piace il modo in cui mi fai sentire come la cazzo di Venere di Botticelli che dalla schiuma del mare prende vita. E magari è solo una metafora sporca la sua, come per dire che sì, dai tuoi orgasmi rinasco anche io. Io che vivo solo per sentirti ululare a porte chiuse.
Sfilo la mano dal tuo occhio e lo faccio per osservarti in carezze che non smetto di donarti. Che sei bello. Lo è il tuo viso, i tuoi lineamenti perfetti montati su di un corpo fatto di inchiostro e cicatrici. Ti guardo per capire se c'è modo di intuire le corrette funzionalità di quell'occhio nuovo. Che infilarlo in quel modo mi è sembrato troppo semplice, specie quando i nervi sono stati rovinati e per questo quasi irrecuperabili. Ma la magia la paghiamo a caro prezzo e questo deve sicuramente assicurarmi una certa riuscita. Che non sarà del tuo colore, certo e notarlo forse mi fa un certo male, ma almeno dev'esser buono. Deve essere utile.
''Così...come?'' Rossi dal pianto intendi? Sempre. Da giorni ormai, perché non credo di aver mai smesso di piangere davvero. Non quando ho imparato a farlo da piccolo e questo è l'unico vizio che sa restarmi. ''Da sempre...'' Non lo so cos'è che cerco quando guardandoti assottiglio un po' lo sguardo e scosto le mani, sì, per portarle verso gli occhi come nel bisogno di toccargli di nuovo. Solo che, nel farlo, non riesco più a ritrovarci i tatuaggi che ho su, sbiaditi, da tempo. Non ho più dita delicate, ma percorse da vene ben visibili. Come le tue. Sembrano le tue mani in effetti, non le mie. Le volto entrambi e le guardo, convinto di star avendo quella che deve essere un'allucinazione.
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Ho solo un bisogno viscerale del cazzo di averti al mio fianco. Lo capisci? Di camminarti di lato, allungare una mano che ti stringa in vita o volere che sia la tua a farlo. Guardare negli occhi gli stronzi che potrebbero farsi tante domande e spegnerle prima che diventino fuoco.
Voglio, egoisticamente si, che tu sia mio con una chiarezza lampante. E no, non è che sono un insicuro di merda, Chrys, è che se la cosa migliore che posso sperare di avere accanto e questo, questo voglio che lo sappiano tutti. Che sei intoccabile, inattaccabile, e per me anche inarrestabile.
"Si"
Lo sei comunque più di quanto lo sia io. Quindi quando ti dico che sei pronto, credimi. Credimi che li voglio i tuo Xenomorfi a ringhiare come farei io nei tuoi confronti, che un solo cane rognoso non ti basta. Allora alzali, ricordati chi sei Chrys, e lascia che io ti dica cosa sei per me.
Ascolto le tue mani in silenzio, come ho fatto quando non potevo neanche muovermi, quando alla tua voce mi sono aggrappato perché questa è stata l'unica costante della mia vita. Sia quando la maledizione era troppo pesante ed io troppo inutile, sia quando ti chiamavo dai lati opposti e del mondo e non c'è mai stata una volta in cui mi hai detto di no. Forse ti ho rovinato la vita molto prima di così, ma cazzo se giuro che non smetterò di cercare almeno questa fottuta redenzione. Anche se amarti non sa esserlo.
Vorrei chiederti se quest'occhio mi sta così male, se ti manca l'espressione che avevo prima quando erano due a guardarti così. Vorrei chiederti se è impersonale o quanto saprà ricordarmi Peter ogni volta che mi guarderò riflesso su qualche superficie. Vorrei chiederti ciò a cui mentiresti in risposta e quindi non lo faccio. Ti risparmio, per una volta, Chrys...
Lo faccio fissandomi sui tuoi, di occhi, sul fatto che ne hai ancora due ma che... che non sono del tuo colore sono quasi.. "Come.. i miei" fermo le mie mani, è un cazzo di sforzo ma adesso qualcosa non va. Ho bisogno di chiederti che cazzo succede, ma credo che neanche tu lo sappia. Allora lo faccio piano, alzo appena il busto, ti faccio scivolare perché tu ti sieda con calma.
Il tempo di vedere come le tue mani siano.. siano le mie. Che cazzo fai Chrys?
Avvicino le dita alle tue, cristo le sto davvero mettendo a confronto? "Se vuoi mettere alla prova il mio occhio, ci sei.. lo vedo anche io che sono diverse" che ti ho sentito prima, quando hai cercato di tenermi buono, come a dirmi che non avrei dovuto aver paura di questo nuovo occhi. E non ne ho, non serve fare tutto questo. "Lo sai che mi piaci tu, non un riflesso di- " ma per quanto tu sappia recitare, a volte, a me non torna un cazzo di questa storia. "Chrys.." ti chiamo piano. "Ci vedo, ok? Ti vedo.. è strano ma ti vedo.. non devi aiutarmi.." non entrarmi nel cervello, non serve. Ma il tuo viso lo tengo lo stesso tra le dita, ti sposto il mento perché sia fuori dalla luce diretta, che magari ho solo visto male.
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Le conosco bene queste mani. Le conosco perché le ho sognate tutte le notti da quando me le hai messe addosso la prima volta. Le conosco perché le ho sognate ovunque, lungo ogni centimetro di pelle. Ad uccidermi, sì, ma anche a farmi del bene. A ritirarmi su dalla fossa che scavavo da solo. Mi hanno salvato forse troppe volte queste mani, tanto che forse non le merito proprio qui, attaccate a dei polsi che hanno sanguinato sino ad oggi. Non merito di muoverle in questo modo, di sentire le dita strane, ma comunque miei. Specie quando incontrano le tua e lo fanno poggiandocisi dinanzi, come messe a paragone, in uno sfiorarsi di polpastrelli che sa farmele tremare di nuovo. Vorrei non le vedessi, perché in quel caso il problema sarebbe solo mio. Non nostro. Vorrei che non le vedessi perché in quel caso potrei davvero trattener per me l'angoscia che nutro nel vederle così vivamente. Potrei far finta di niente.
''No...'' Ridacchio nervoso, lo faccio per tirarmi su un istante o quantomeno, per provare a scostarmi da te quanto basta per mettere nuovamente i piedi a terra.
''Non sto facendo niente Josh...te lo giuro.'' Ma come posso fingere di vederlo solo io quando entrambi ci troviamo sull'attenti come se dovesse esplodere qualche bomba da un momento all'altro?
Mi tiro intorno quando il viso lo afferri e probabilmente, per inclinarlo ad una luce diversa. Che non deve essere quella che filtra stanca dalle finestre sporche.
''Non vuoi vedere come stai?!'' Mi serve una scusa per tirarmi su. Passarmi le mani - le tue - lungo i pantaloni come per pulirle ed afferrare così lo specchietto che ho portato giù dal bagno.
''Sei bellissimo anche così, sai?'' Che non voglio che l'attenzione ricada su di me. Non ora che è il tuo momento. Non adesso che gli occhi da guardare sono i tuoi e non i miei. Così come le mani devono esser tue, non mie. Eppure le guardo ancora quando, nello stringere lo specchietto per la base, torno da te con uno strano nodo in gola. Allora, se sto impazzendo, forse siamo in due a far la stessa fine? Magari quest'aria che respiriamo non ci fa bene. Forse è il fumo del peyote nell'acqua bollente a farci questo effetto.
''Se riesci a vederci bene, beh, con un po' di psichica ed alchimia magari risolviamo il resto.'' Se smettessero di tremare queste mani forse sarebbe meglio.
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E' che poi ti muovi, e non ti rendi conto del filo rosso. Tu non lo vedi, ma io lo sento, e funziona così anche al contrario. Che quando io sono da qualche parte, poi al massimo nella coda dell'occhio ci sei tu. Ora per questo è fottutamente facile, che quando tu ti alzi il mio corpo segue il tuo. Quando metti i piedi a terra, ce li metto anche io.
Forse non sono stabile, forse lo spazio fatico a comprenderlo ora che lo vedo. Che a tenermi in piedi sono i riflessi, non certo la vista, o il senso di nausea allo stomaco.
Cazzo Chrys a me dell'occhio già non frega più un cazzo. Che fai, mh? Non sai come è fatto tuo marito? Non sai che io la presa non la mollo? Non sai che vali più tu di me?
Ti do un respiro, ma questo perché starti addosso ora mi sembra una stronzata, non finché non capisco cosa ti succede fino in fondo. Hai i miei occhi, te ne rendi conto? I miei occhi, le mie mani, se questo non è un cazzo di trauma allora me lo devi dire tu che cos'è. Non è un omaggio, non ora, non se neanche te ne rendi conto.
"E non sono i tuoi fantasmi..." sto escludendo che sia Andy, o chiunque altro tu abbia dentro o vicino. Che lo so che non li fai entrare quando sono con te: che tu vuoi sentirmi ed io non voglio scopare o farmi scopare da altri. Non te lo perdonerei, ma l'hai capito, lo sai che non li vuoi più. Quindi si che non è una domanda questa, sono solo io che cerco i tuoi punti anche con l'occhio nuovo.
Ci sto ragionando. Dovrebbe essere qualcosa che conosco, anche se il mio fottuto mondo non è mai prevedibile, e questo - qualunque cosa tu abbia - mi sembra troppo presto.
"Ti credo..." che non stai facendo niente tu ma non mi fa stare calmo in ogni caso, forse fa peggio.
Non è bene che tu ti sottragga a me, cazzo. Ma lo fai, lo fai perché sei tu e non sai reagire ad un cazzo, forse in questo sei anche peggio di me.
"Niente alchimia, a meno che non spaventi Alice... o te" non so neanche perché te lo chiedo, lo so cosa hai ordinato, lo so che invece non penso a me quando parlo, ma alla mano che ti trema, che la fisso in istanti che non freno, per poi far risalire lo sguardo sullo specchio. Che lo vedo di striscio quanto sembri un'iride pallida, vuota, cristallina ed innaturale. Ma è un cazzo di monito e lascerò che lo sia quando non ho altro a ricordarmi, altrimenti, che non tutte le cicatrici le nascondo. Faccio un passo avanti, lo specchietto te lo sfilo dalle mani, lo faccio scivolare lungo il divano.
E' atroce guardare i miei occhi in te, cazzo fa male perché si, è solo con l'alchimia che posso tornare a farlo sembrare così, ma per quello che vale è una parte di me completamente distrutta, un pezzo che neanche la morte di Peter potrò darmi mai.
Una delle cose che più amavi di me. Cazzo sei in lutto Chrys? Forse si, dalle volte che ti sento piangere anche se non vuoi che mi preoccupi direi di si. "Ehi.. vieni qui?" che te lo chiedo senza farlo, "... pensi che potrai abituarti a vedermi così? Vuoi che la usi?" va bene, ok, concentriamoci su di me. Ma solo perché è così che posso vedere una cosa, che io un cazzo di sospetto ce l'ho, ma non te lo dico a voce alta, vieni qui.
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Mi chiedo se anche adesso, come ogni santissima volta, d'altronde, la colpa sia di nuovo mia. Mia che forse non sono riuscito a controllare i metallagi tanto da estenderli ad altro. Che sì, se le vediamo entrambi queste mani non mie, allora significa che l'illusione non è solo un caso isolato della mia testa. Che il motivo non risiede solo nei pensieri che si aggrovigliano come a far da scudo ai neuroni. Non funziona nemmeno così la biologia.
Il fatto è che non vorrei toglierti il tempo che ti spetta per abituarti a questo cambiamento. Non alle mie mani, certo, ma al tuo occhio, che è il motivo per il quale abbiamo acconsentito che Alice andasse a trovare Caleb. O almeno, il motivo per il quale io l'ho fatto. Che non so se ricordi i suoi appuntamenti, specialmente ora, che sai rivelarti nuovamente la mia ombra. E dove vado io vai tu, tanto che nello specchiarmi di nascosto nello specchio portatile, oltre il riflesso di occhi palesemente tuoi, scorgo indistinta la tua immagine. Trattengo un sussulto che si fa veste di tutte le incomprensioni che, diversamente, ora mi assalirebbero. Perché se non fossi qui probabilmente mi lascerei andare. Probabilmente finirei per respirare un'aria diversa di questa. In un modo che con il moto che mi muove adesso forse non ha davvero nulla a che fare.
Abbasso lo specchio e lo faccio semplicemente per potermi voltare nuovamente verso di te anche se il modo in cui mi guardi sa soffocarmi. Mi carica di un'ansia che si fa distante dalla comprensione di avere addosso qualcosa che non va. Che è perfetto, sì, ma solo quando è su di te. Solo quando non sembra una presa in giro di ciò che tu non avrai mai. I tuoi occhi...sui miei: Io non so come sia possibile una cosa del genere. Quanto devo esser stronzo per ritrovarmi a fare una questo.
''Non mi spaventi.'' Soffoco una risata che sarebbe solo il riflesso della bile che rimando giù a forza. Perché una risposta del genere mi spingerebbe a guardarti più di quanto non sia riuscito a fare qualche secondo fa e a fissare così, i tuoi occhi, nei tuoi. Semplicemente, laddove dovrebbero stare. Laddove persino i miei sono stati fissi per una vita. E sì, l'occhio quasi brilla a confronto con quello naturale. Pallido com'è, non sa dare quel senso di profondità che le tue calotte polari erano solite donare. Erano fredde, sì. Inquietanti a volte, ma cazzo se erano belli i tuoi occhi. Cazzo se erano il gioiello che tenevo fiero addosso. Non so come dirtelo che sì, le cose sono cambiate, che mi fa male vederti così ma che comunque, a conti fatti, continuerei a reputarti meraviglioso anche se avessi un arto in meno. Perché mi basta guardarti per sentirmi esplodere il petto. Mi basta intercettare i tuoi passi, i tuoi respiri, per sentirmi più a casa di quanto sappia farmi sentire l'intera villa.
E da te ci torno, certo, anche se per un istante ho sperato di potermi prendere qualche secondo per me. Giusto per capire cosa mi sta succedendo senza metterti troppo in allarme. Perché per il resto sto bene, ok? Sto benissimo ma so bene com'è che reagisci. Fisicamente non sento niente, te lo giuro. Per il resto, beh, mi sento di non voler lasciare dichiarazioni. Di non volertelo raccontare.
''Povero, torna in vita per te e tu rubi tutto ciò che di lui hai amato sino ad oggi.''
Ma io ti giuro, anche se ti tocco con queste mani non mia. Anche se è spontanea l'azione perché cazzo, voglio che l'occhio nuovo si incastri nella mia mente e dia un senso al mosaico col tuo volto. Anche se so bene che questo sguardo non posso affatto negartelo, io non mi sto prendendo gioco di te. Non lo farei mai. Mai. Davvero.
''Sei come quelli che rubano dalle bare. Lo hai dato per morto. Di nuovo.''
Trattengo un labbro tra i denti, ma solo per rilasciarlo andare subito. Per impedirmi di rispondere ad una provocazione tanto fastidiosa.
''Scusami...'' ''No, non di nuovo, cazzo.'' ''Acchiapperai tanta di quella figa così.'' Rido piano, perché sono una testa di cazzo che ha bisogno di tergiversare per l'ennesima volta. Ancora ed ancora, nella speranza di continuare a salvarsi in eterno.
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Ho solo bisogno che ti avvicini, che va bene ok? Non stiamo bene, non ancora.. forse ci ho solo sperato troppo presto, o forse era meglio che mi tenessi quella cazzo di benda. Ti ho promesso che sarebbe andata meglio, che una volta a casa avrei risolto tutto.
Magari è anche vero che non ti spavento, non adesso, non è me il problema è quello che può succedermi, è il cazzo di controllo che non abbiamo. Che rivoglio. E forse tu hai chiesto a Peter anche questo, non solo di ridarti me, ma tutto quello che stavamo costruendo.
Lo penso quando ignoro volutamente la sensazione del cazzo di avere le mie mani su di me, o di stringerne una che non è la tua, che non sa incastrarsi perfettamente alla mia. Perché le tue dita sono più sottili, scivolano meglio, posso tenerle con me quasi senza darti scampo.
Toccami lo stesso Chrys, guardami. Se io cambio tu non devi farlo per forza, non c'è niente a cui tu ti debba adattare, non devi cambiare un cazzo di te. Vai bene così, vai bene a me...
Tiro su un mezzo sorriso, e facciamo anche finta di niente, che forse con un occhio solo non vedi quanto io mi stia appuntando tutto. Non puoi scappare alla mia ossessione, non puoi impedirmi di prendermi cura di te, anche quando non lo sai in primis che cazzo hai.
Piano, ti stringo un fianco, ti cerco anche perché se è vero che parte di te non è la stessa, che non voglio guardare entrambi gli occhi che non ho più, ho bisogno del tuo profilo, di avere qualcosa da guardare che ancora sia casa mia. Tu sei casa mia cazzo, lo sei sempre stato. E ti ho sposato perché senza casa non si può vivere, non voglio più stare sotto un fottuto ponte.
E' un po', il mio passo avanti, come dire che ce ne occuperemo, te lo prometto. Se è come penso non è niente di grave, solo che questo me lo dice chiaro che stai peggio di quanto pensassi. Sono stato fottutamente cieco, per davvero. Ma ok, questo è il tuo modo di dirmelo senza volerlo, adesso.. adesso lo so Chrys.
Smettila di scusarsi, cazzo non serve. Non con me, non hai fatto niente di male, hai solo fatto quello che ti ho chiesto.
"E non hai voglia di guardarle una ad una.. e dire che possono solo sognarselo uno come me?" che un po' lo so il cazzo di orgoglio che ti preme, che a volte hai paura di dirtelo, anche se vedi in me cose che non esistono, non importa, voglio che continui a vederle. Te lo dico anche imitando il tuo sorriso, forse cullandoti un po', forse sperando che non cambi altro, o che basti a metterti il cuore in pace.
Ora so perché invece faccio questo, perché ti sfioro un lobo con le labbra, perché tendo il tuo viso vicino al mio, ma che gli occhi non si guardino, che ti do pace e la do a me, ma nel farlo ti ricordo il testo di qualcosa che ora ben calza anche per te. Forse sono un romantico del cazzo, forse per questo mi odierai un po' di più, perché io non so odiarti come fai tu, non con così tanto impegno.
"I need you to tell me everything will be alright.." forse vale anche per te, forse lo capirai che andrà tutto bene cazzo.. "To chase away the voices in the night" a quelle, invece, lascia che pensi io. Sei al sicuro Chrys. Con me.
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Dimmi, adesso che mi sfiori, che mi tiri di nuovo a te, se quel che senti è un bene od un terribile male. Dimmi se fanno strano anche a te queste mani, se forse dovrei impegnarmi nel restarti lontano affinché tutto possa sistemarsi ancor prima di tornare perfettamente alla nostra quotidianità.
Dimmi se devo aspettare, se è, appunto, una questione di tempo che non so più gestire. Perché fino ad oggi ho corso anche se tu eri fermo, immobile, sdraiato su quel letto a pregare la vita di risparmiarti, di tenerti ancora un po' con sé.
Dimmi che ti vado bene anche così. Anche se non so cosa sono, cosa ho fatto e le mani smettono di tremare solo quando le afferri tu. E sono uguali, sì. Ogni dito che ho è uguale a quello che lo stringe. Che lo accarezza e se lo porta vicino.
Accarezzami, Josh, che ho bisogno di sentirmi...me. Di sentirmi come tutte quelle volte che adagiando il tuo corpo sul mio, sei rimasto a contemplare il silenzio di linee spigolose ma per te terribilmente giuste. Io non so com'è che tu faccia a trasformare tutto questo in un bene. Come ti venga facile ribaltare le mie paure al punto da riuscire a gestirle per entrambi. Tipo adesso, che mi costringi ad un cullare che sa farmeli chiudere gli occhi. Perché la tua voce sai che mi piace da impazzire. La sento ogni notte. Ogni volta che, vedendoti dormire, metto su le cuffie e riproduco casualmente le tue canzoni. Perché quei giorni passati a crogiolarmi nei tuoi silenzi mi hanno ucciso. Perché la paura di non poterti più sentire cantare, parlare o anche solo respirare per questa casa mi ha spezzato. Mi ha distrutto totalmente.
Quindi continua, per favore. Canta qualsiasi cosa ti venga in mente, che concedendoti il viso ed il collo, muovo i primi passi affinché il nostro divenga di nuovo un ballo. L'ultimo che abbiamo fatto. Che per non pensarci devo issare le mani sulle tue spalle, reggerti bene prima che Peter possa portarti via.
Ma io stavo bene, Josh. Prima di quel momento io ho vissuto l'istante più luminoso e sincero della mia vita. Aiutami a mantenermi ancorato a quello. Con le tue mani. Sì, le stesse che devi necessariamente tener incollate ai miei fianchi. Sorreggimi che ti sorreggo a mia volta.
''Se andiamo insieme al Ghost...'' Mugugno dopo di te, che non ho intenzione di interrompere la tua canzone. La tua voce. Tutto ciò che hai intenzione di dedicarmi nonostante tu sappia bene che non merito niente di tutto questo. ''Dirò a loro che sei semplicemente mio.'' Anche se con occhi di colore diverso. Anche se con un'andatura ancora basculante. Con un cuore che ancora macina battiti lentamente. Sei mio, in ogni tua forma, in ogni tuo malessere. Mio e basta. ''E che va bene...sì. Va tutto bene Josh, te lo giuro.''
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