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Oggi è il giorno numero uno di una serie di giorni in compagnia dell'Olanzapina ed altri intrugli alchemici. L'anno nuovo è cominciato così, meglio del previsto. Da quel giorno che siamo stati male ho cercato disperatamente in giro fino a che non ho trovato il Dott. Russo. Che per noi, forse, che con l'alchimia giochiamo già per conto nostro, trovare uno psicologo od uno psichiatra non è semplice. Non quando bisogno tener conto del fatto che parte della nostra vita non potremmo raccontarla ai babbani. Come potremmo? Finiremmo in cella ancor prima di formularli determinati pensieri.
Allora posso dire di esser stato davvero fortunato ad aver trovato lui, che più che un medico psichiatra è uno studioso della psiche di noi maghi: Un tipo decisamente abile in Alchimia e Psichica al punto da elargire prestazioni ad un determinato prezzo. E non mi è apparso male, non all'inizio insomma, quando mi è stato consigliato perché anche lui tra la schiera dei corrotti di Tharizdun.
Ovviamente ancora non ne ho parlato con Josh. Volevo, insomma, che potesse essere come una sorpresa. Perché se sono arrivato a cercare il Sig. Russo significa che forse qualcosa l'ho capita e questo pensiero, beh, è il motivo che mi sta spingendo a metter giù i piedi dal letto. Uno dopo l'altro, perché ho capito...sì. Ho capito che niente è perduto.
Non si smette di vivere solo perché dicembre è stato un mese infernale ed il natale altrettanta merda. Non abbiamo nemmeno visto nessuno: I miei regali, per Morgan, Edie e la loro numerosa prole sono ancora fermi sotto l'albero che Alice ed io abbiamo messo su in ritardo. Il venticinque dicembre, prima che lei potesse andare a pranzo dal ''resto della famiglia''.
E non so dire, con certezza, se quel che sto facendo avrà un riscontro positivo a lunga gittata. Credo solo di essermi sentito compreso e che questa comprensione deve aver smosso qualcosa.
Forse perché ha manipolato la mia psiche per un'ora buona. Forse perché mi ha detto che ha un senso se il mio corpo cambia e lo fa per assomigliare a quello di mio marito: Perché sono un metamorphmagus anche se non ho ricordi dei miei nonni ed il gene potrei tranquillamente averlo ereditato da qualcuno che è morto già da tempo. Lui lo sa, ha aggiunto serio, lo sa perché quando mi ha imposto di assomigliargli, ho mutato il viso affinché divenisse uguale al suo. Non del tutto, ma simile abbastanza da sembrare quasi intercambiabili.
Alla fine, nella prima seduta, mi ha liquidato dicendo che avrei dovuto provare ad ingoiare queste perché lui non sarebbe stato a casa mia a giocare con i miei neurotrasmettitori tutto il giorno. O a regolare la chimica o quel che cazzo è nel mio corpo. Lui non può essere con me sempre ed io non posso agire da solo. Quindi sì, mi dico che ha un senso e che forse nemmeno potrei pretendere troppo. Non al primo giorno.
Ma sono felice, credo. Felice di una gioia smossa sicuramente dal cambiamento. Dal fottuto e paranoico cambiamento.
Forse è solo un'impressione la mia, ma per adesso va bene così.
Lo fa perché questa notte ho dormito più o meno bene. Perché questa mattina comunque mi sono svegliato alle 6.00 per dar acqua alle piante e poi mi son vestito. Carino, devo dire: Una gonna lunga fino a metà coscia, degli stivali in pelle nera ed una felpa del medesimo colore pelosina e per questo morbida.
Non mi sono truccato molto, anche se è un giorno speciale ed ho voglia che Joshua possa guardarmi con il medesimo interesse con cui fa di solito. O meglio.
Allora ho passato solo il rimmel per allungare le ciglia ed ho tirato su l'ombretto affinché il colore degli occhi potesse risaltare di nuovo. Cazzo se è tornato il verde, seppur screziato di piccoli punti luce di ghiaccio. Penso che porterò per sempre Joshua nei miei occhi. Ne sono così innamorato.
Per la casa risuona i love you baby di Sinatra. In realtà tutta la playlist è su di lui. Mi piace sentirlo ed associarlo all'odore del bacon che sfrigola sui fornelli. Non cucinavo da tanto, magari non ricordo nemmeno com'è che si fa. Ma almeno la tavola è imbandita: C'è una tovaglia carina con sopra i girasoli, roba che compri tranquillamente in uno di quei negozi per babbani e la casa, oltre che di bacon, profuma di lavanda.
Alice c'è, ma è in camera sua perché sa che Chrys vuole ''rimorchiare suo padre''. Le ho detto qualcosa del genere e lei si è subito schifata. Almeno si è portata un pezzo di pane e marmellata su con sé.
Con lei se ne sono andati persino gli Xenomorfi, non nel senso che sono spariti del tutto, ma nel senso che sì, sono solo dall'altra parte della casa.
Preparo tre tazze di caffè una delle quali porterò anche a lei. Magari dopo Joshua ed io usciremo un po', non lo so. Ma non è detto che per questo io debba dimenticarmi della sua presenza. Alice è la nostra vita.
''Il mio maritino vuole una tazza di caffè? '' Passo una mano lungo la coscia scoperta di proposito, che lo smalto non lo perdo, non sulle unghie, non nella vita in generale.
E sì, deve essere davvero lui: Altrimenti Alice mi avrebbe dato per matto e sarebbe in camera sua a piangere. Altrimenti Russo avrebbe sbagliato ogni cosa e non sarebbe riuscito a prendermi. A capirmi.
Altrimenti gli xenomorfi avrebbero buttato giù l'intera casa.
''Hai impegni per oggi?'' Che ti porto a pranzo fuori.
Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━
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Quando mi ha detto che usciva non ho aperto bocca, gli ho solo stretto un fianco, come a dire che sa sempre dove tornare: da quel cazzo di marito che non mette piede fuori casa. Io.. io non ci riesco, non mi fido neanche dei miei respiri, e per quanto sappia non darlo a vedere, lo so io e tanto mi basta. Mi limito al giardino, alle nostre aree, come se non fossi certo della morte di Peter, anche se poi che è morto me lo ricordo.
Ricordo il sangue, per una volta suo, unirsi al mio al suolo, a terra dove il buio si è preso il resto di me.
Però l'ho lasciato andare, anche se mi ha stretto le ossa non seguirlo, dargli i suoi cazzo di spazi, anche se adesso magari gli servono, se poi sappiamo starci incollati al culo lo stesso, come se in fondo non fosse passato un giorno dal funerale di mio padre e non ci stessimo, invece, avvicinando all'anniversario della sua morte.
E comunque no, sono così fottutamente paranoico, che anche se l'ho salutato con mezzo sorriso, poi ho ripreso in mano il corvo, ci ho messo quel sangue che gli ho rubato nella notte, che mi basta una goccia o due per saper cosa fa. O meglio, per sapere che esiste in posti che non sono un pericolo.
Parlava, non so con chi, né con cosa, ma mi è bastato a capire che è suo anche il tempo di dirmelo, anche se resto nervoso, anche se poi mi arrovello. Se mi ostino ad entrargli nei sogni solo quando il respiro si fa tanto irregolare che posso riconoscerne la mutazione in incubi.
Mi alzo solo con Sinsatra, o meglio quando non posso ignorarlo perché entra nel cervello e mi dico che magari è un suo modo per chiamarmi a rapporto. Allora so anche cosa faccio, so come mi sposto, so che sto lentamente lasciando andare il bastone, che mi reggo ai muri e mi accontento, che le gambe tremano meno, quasi nulla. Il respiro torna, va fino in fondo, sa riempire i polmoni. La corruzione è ai miei comandi il più delle volte, devo solo stare attento alla cazzo di empatia che letteralmente esplode quando mi lascio andare.
Non voglio soffocarti, Chrys.
Non l'ho capito lo sguardo di Alice quando mi è passata davanti con il pane in bocca e si è chiusa in camera, e per una volta non vedo i colossi alle mia spalle, gli Xenomorfi non seguono i miei passi, non so se sia davvero una liberazione, mi stavo abituando a quegli stronzi. O solo al modo che Chrys ha di proteggermi. Di dirmi che sono suo anche quando non crede che io sia vivo.
Mi fermo per un attimo sulla porta in cucina, quando per una volta profuma di casa. Di nuovo, dopo il fondo del cazzo che abbiamo toccato a Dicembre. Doveva essere il mese della nostra vita, e lo è stato si, di merda. Mi tiro comunque su un sorriso che mi fai venire solo tu, Chrys, che ti sei truccato oggi, che ti sei vestito, che.. mi hai preparato la colazione. "Solo quello?" ti chiedo se è solo il caffè che vuoi offrirmi, quando gli occhi scendono alle mani, al tuo muoverle in punti che sanno mancarmi anche se li ho sempre vicini, anche se mi dormi attaccato, se sei il mio cazzo di koala. Non importa quanto, io non avrò mai abbastanza di te Chrys.
Per questo recupero da me la tazza che hai preparato, ma mi avvicino. Mi avvicino che non so farne ameno, come non so fare a meno di guardarti, di riflettermi in un colore che finalmente mi mette tranquillo, anche se calmo non lo sono mai. E non lo sono le mie mani che, dopo il primo sorso bollente, lasciano la tazza per prendere te.
Diciamo che va bene così ok? Diciamolo per altri cinque minuti finché non mi sveglio io. Che invece ti respiro lungo il collo, ci lascio appena un bacio. "Buongiorno" profumi di qualcosa di nuovo, che mi sta bene se ti sta bene no? "Non lo so.. ho impegni?" che dici?
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Sento il rumore dei tuoi passi farsi vicino. Strusciare contro il pavimento e portar con sé un po' della polvere che non saprò mai pulire per bene. Lento, inesorabile, come le lancette di un orologio che segna sì, l'ora perfetta, ma sembra sempre rallentare troppo il tempo. Chiudo gli occhi per concentrarmici un attimo. Non c'è niente oltre ai tuoi piedi o allo zampettare di Judas che risale le scale. Va da Alice, ci scommetto qualsiasi cosa: D'altro canto quel gatto non ama me, né Ray. Forse neanche se lo ricorda il suo primo padrone, quello che ha ben pensato di lasciarmelo dinanzi la porta di casa come se fosse un dono giusto da fare a chi, con gli spiriti, ci lavora.
''No...'' Riapro gli occhi per guardarti, per fissarmi su ogni dettaglio del tuo aspetto. Il modo in cui sono i tuoi capelli quando ti svegli, al forma dei tuoi occhi ancora assonnati. Il sorriso che lasci intravedere debolmente sul volto. Che meravigliosa. Sei il fiore più bello di questa serra. Quello che è talmente raro da necessitare di più cura degli altri.
''C'è il pane bruscato, il bacon, il mango e altra frutta abilmente tagliata e messa lì dentro.'' Ed indico una ciotola ricolma di macedonia un po' come se sbucciare un mango od una mela fosse una dote quasi artistica.
Inclino il collo e lo faccio per accogliere un saluto che ricambio nel voltarmi e premere una guancia contro la tua testa. Non importa cosa prendo, mi basta sentirti sotto di me. Al caldo, al sicuro.
''Buongiorno, amore mio.'' Non è sbagliato se ancora ti chiamo così, no? D'altronde è questo che sei: L'amore della mia vita. L'unica cosa che so amare davvero.
''Se lo stai chiedendo a me allora la risposta è sì.'' Allungo un braccio per cingerti i fianchi e portarti un po' più vicino, quanto basta per tirarmi su dalla sedia e sgusciarti contro il petto.
''Perché se te la senti andiamo a pranzo fuori e poi da Sam Ash. '' L'unico negozio di musica che conosco. Credo sia ora di riprendere un piano, uno serio, che non sappia di Ophelia, di mia madre o di Ray. Un piano che sia solo tuo, di Alice se vorrà provarlo.
''Oggi è un bel giorno.'' Non lo so se è per convincermi che sia così, ma ti guardo e sorrido. Ti guardo e sento che non vorrei dirti altro se non questo. Che è un bel giorno e che spero ci resti tanto da far diventare così anche domani e dopodomani ancora.
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Ho imparato a riconoscere il suono dei tuoi singhiozzi, alternato agli ansimi. Che tu le vie di mezzo non sai cosa siano, forse non più, forse per il cazzo di mondo che crolla ogni volta che muoviamo un passo.
E se stavolta non siamo al primo caso, vedrai bene come cazzo ci arriviamo al secondo. Soprattutto quando averti vicino annebbia un po' tutto, o forse sono anche io che voglio lo faccia. A volte mi so comportare, lo sai. Sai che se avessimo ospiti non arriverei a tanto, se tu fossi di nuovo quel padrone di casa - e cristo se tornerai ad esserlo - allora ti guarderei solo, ti passerei vicino, ti terrei a vista ma ti lascerei respirare. Lo farei anche se tu non vuoi che io ti dia tregua, che se ti do troppo spazio poi ti convinci che io non ci sia mai stato. Hai una cazzo di memoria muscolare che non reggere il breve termine.
Tu sai cosa sono, sai cosa so farti, eppure sai anche non farne mai a meno.
Tiro su ancora quel mezzo sorriso che si fa ghigno tra le labbra tese, che le mani non te le tolgo neanche quando poi ti muovi contro di me.
Cazzo Chrys, lo senti già quello che smuovi? Sei uno stronzo. Però io lo sono di più, che del mango non me ne frega un cazzo, neanche della frutta, ma solo della forza che ci hai messo a trovare la voglia di uscire prima dell'alba e prepararmi tutto. Curarti di me.
"Mh-mh.." ancora un po' lo mastico in un secondo bacio a morderti la linea dura del collo, un cazzo di osso stai diventando, ma rimediamo, nonostante i denti su di te li passi sempre come il cane che sono. In realtà una mano la avvicino anche, alla tua ciotola, giusto per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, da cambiare il gusto, da passare poi di nuovo a te.
Ti guardo solo quando mi dici che vuoi uscire, quando un mano scende lenta sulla gamba scoperta, e l'accarezza quasi distrattamente. Anche se a caso io non faccio mai niente. Che forse ad uscire non sono pronto, forse quanto tiro un sospiro mi dico che è ora che io lo faccia, ma che ancora l'idea mi fa sussurrare un "dopo" che sa di "mai". Mai, cazzo. Mai è un tempo lungo anche per me.
Inclino la testa, ti osservo perché sei diverso, qualcosa devi aver fatto, eppure mi sta così bene che provo anche ad annuire, un po' come se sapessi che ho tutte le carte in regola per farti cambiare idea, che tu sei più facile da convincere di Edie, o di mio padre. Pace alla sua cazzo di anima. "Sam Ash.." le parole magiche che non ti curi di usare così bene, è il mio posto preferito e tu lo sai.
Che li abbiamo preso la batteria per Alice, e lì trascinavo Osmar ogni fottuto compleanno, anche solo prendere un cavo che collegasse l'amplificatore di seconda mano al primo microfono.
Il mio è quasi un "si" uno che ti lascio correre sulla pelle come le dita, che voglio ancora ritardare tutto di un po'. "Può diventare più bella ancora.." le promesse a breve termine sono l'unica cazzo di cosa a cui mi appendo, quando con le dita premo sulla coscia, quando l'altra mano ti accarezza i collo, quando con le labbra ti sfioro il viso. Apro gli occhi da molto vicino, ti guardo con l'aspetto che ho adesso, ti guardo perché lo sai prima di me cosa voglio. "Alice si è chiusa a chiave.." significa che abbiamo tempo, abbastanza perché io possa scivolare con la presa sotto il tuo ginocchio e tirarmelo velocemente contro i fianchi. Assecondami, Chrys.
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Le mie non sono solo formule magiche utili a lenire un dolore che diversamente si espanderebbe, non è così? Tutto ciò che faccio, il modo in cui ti attiro, non è solo frutto di una disperazione che mi si concatena alle ossa, ma il sintomo di una tenera incapacità di star a più di tot centimetri da te. Che sei la calamita più potente che io conosca. Il centro esatto del mio mondo.
Per questo quando mi mordi non oppongo resistenza, né quando mi baci e tutto diviene ovattato, magnifico. Questa cucina smette di esistere nel mio campo visivo. Nient'altro si rivela capace di catturare con così tanta forza la mia attenzione. Sembra come se con le tue stesse mani tu ti stia sforzando di indirizzare il mio sguardo su di te. Mi tieni per il mento, mi blocchi il collo.
''Già...'' Lascio sfuggire a labbra strette. In un respiro che poi le distende distratto. Che mi lascia sospeso tra l'ennesimo bacio che vorrei e quella tua mano che nel risalire la coscia sa solo che farmi rabbrividire. Non te lo dico che voglio farti un regalo, anche se forse rimane un sottointeso nella proposta che ti ho fatto. Non voglio dirti subito cos'è che ho intenzione di fare, anche perché non ci sbrigheremo, non ora che sei così vicino e sento come le mie mani finiscano sempre per ricercare i tuo fianchi. Si ancorano sotto la canotta. Fanno per tirartela su.
''Forse sta già mutando.'' Lo dico a labbra secche. Che più ti guardo più annaspo. Nei tuoi occhi: in quello meccanico, in quello vero, dove la luce però si riflette in entrambi ed io mi sento bello, sì, nel medesimo modo che ho di veder bello te. Ma non mi ci concentro più del dovuto. Non quando la devozione rischia di trasformarsi in emulazione. Ed io ho bisogno che tu continui a guardarmi per ciò che sono. Per quelle cose che ti piacciono da morire e che per questo devono necessariamente restare immutate.
''Credo uscirà da lì solo quando ci vedrà allontanarci in cortile...'' Sibilo a pochi centimetri dal tuo viso, in un respirare caldo, che sa di caffè, di sigaretta ormai spenta da minuti poi di nient'altro. Né vodka, né gin, solo di noi.
''Josh...'' Ti cerco nello strusciarsi di un capo che preme lungo la tua testa. Nella gamba che ti stringo contro un fianco. Nel busto che stacco dal muro solo per premertelo contro. Tirami su come quella volta a Las Vegas.
''Ero partito con buone intenzioni, ma le stai smontando una ad una.'' Lo dico dolcemente, lasciando risalire le mani calde lungo i tuoi fianchi. Te li stringo piano.
''Mi manchi...'' Devo averlo già detto, vero? Dico cose sapendo come reagirai. E so che mi prenderai, sì. Che tale mancanza non vuoi farmela sentire. Non ora. Mai.
Volto il capo per baciarti. Per schioccare le labbra in un punto qualsiasi del tuo corpo. Carpire così la tua pelle. Farla mia per l'ennesima volta.
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Mi sfilo la maglia aggrappandomi dove posso alla stoffa, la tiro via, che neanche mi frega un cazzo di quanto a terra finisca. A me non è mai importato, i tuoi vestiti sono sempre ovunque, insieme ai miei. E fintanto che sarà così allora andrà a da Dio. Anche se il periodo è una merda, anche se sapermi morto ti ha ucciso, anche se forse sarebbe stato meglio se lo fossi stato davvero: non avresti avuto modo di ricrederti.
Me lo chiedo anche adesso, guardandoti, se non esista una parte di me che mi preferirebbe morto, lontano, che avrebbe voluto non raggiungermi mai ed accettare che Peter mi avesse portato via per sempre. Se forse non saresti stato meglio, nel male si, ma meglio. Magari senza i dubbi su quelle ossa che ti divori quando non sei.. non sei come oggi.
Oggi qualcosa è diverso, ma non te lo chiedo subito il perché di questa grazia, non se posso goderne come l'egoista del cazzo che sono. O forse è che anche io, a modo mio, ti amo troppo Chrys. Ti amo tanto da sorvolare sul tuo dolore, con la presunzione di merda di farlo mio, di trovare sempre un modo per tirartelo via. Strappartelo anche se lo rigeneri, anche se sei bravo ad innalzare aberrazioni mentali ogni notte.
Oppure ogni volta che guardo altrove. Io, per questo, ti fisso più adesso di quanto abbia mai fatto. Si perché i tuoi lineamenti sono casa mia, ma anche perché non vorrei li cambiassi all'improvviso ed io mi trovassi a scopare con me stesso. Non farmelo mai, Chrys..
Toccami ancora, prendi le tue misure che su di me non sanno mai mancare, in spazi che sono tuoi da quando ho deciso che avevi sempre avuto ragione a sperarci. A credere che avrei potuto prenderti con me e per una cazzo di volta, come volevi tu.
Come voglio io.
Faccio scorrere una mano solo per sciogliere bottoni, che anche quello di cui ti sei vestito torni a terra, che a me piace vederti rivestire, la cura del cazzo che ci metti per ogni laccio che stringi. A volte mi rilasso solo così, o solo perché ancora non credo - nonostante il colpo al cuore cazzo - che tu sia così, con me. Io che mi ero immaginato da solo a prendere a calci il mondo. Invece lui ha preso me, mi ha fatto a pezzi, ed ora sei tu che metti l'oro delle fratture.
Sei il mio cazzo di oro, tanto che non ti farò mai andare via, neanche se sarà la tua mente a volerlo, neanche se un giorno ti sveglierai di nuovo convinto che io non esista.
"Ormai ci conosce..." Alice, dico, lo sa che non siamo bravi padri non siamo in grado di aiutarla, ma a modo suo credo si sia affezionata, e cazzo resta mia figlia anche se non so dimostrarglielo, non quando la paura di perderti perdendomi è stata tanta che devo rassicurarmi anche io: e lo faccio con il fiato sul collo, il tuo.
Hai il sapore di casa mia, cazzo, hai il sapore di una vita che voglio vivere. E te lo dico, e lo capisci perché appena torni su di me, scende anche l'altra mano, a sollevare la gonna da entrambi i lati, ma non ti voglio sul muro oggi, ma su questa cazzo di tavola, con un raggio di luce che ancora può scaldarti. Gareggerò con lui cazzo. E allora lo sai meglio di me che non posso starti distante. "Chrys.." il tuo nome che fa eco al mio, e dio mi dovranno uccidere davvero perché io non lo pronunci mai più.
Rido perché lo so, lo so che vuoi comportarti anche come una persona normale, e che io non te lo lascio fare se non con enorme ritardo. Ma tu mi hai sposato anche perché il tuo corpo è il mio tempio. E' mio da sempre.
E tu parli, ed io le dita le infilo piano oltre gli slip, giocando con il loro confine, e per questo mi basta una mano se l'altra te la posso lasciare in una presa che con la schiena ti tiene su di me.
"Sto tornando.. te lo giuro.." che lo so che ti manco, lo so quanto questo mi faccia ringhiare anche adesso. Tu no, ma perché tu ci sei, io manco anche a me. Ma sto recuperando le forze, te lo giuro, lo vedi no? "Sono qui cazzo.." sono sempre qui, anche adesso che questo gonfia ogni cosa, che mi spinge ad usare più forza, a stringere le prese fino al livido, a tirarti contro di me in una mossa sola che ti faccia stridere contro il tavolo. E te lo dico nell'ansimare di una paura che non so perdere. Dimmi che mi vedi, ti prego.
E questo bacio te lo divoro contro, te lo rubo, ti tengo con me con entrambe le mani, di nuovo fino al collo, di nuovo a confermarti che di forza ne ho più di prima. Un fiato che si spezza.
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''Mio marito...mio marito è stato troppo male.''
Russo mi ha guardato e non ha detto niente. Ha accavallato le gambe, si è messo dritto con la schiena e poi ha spezzato il silenzio con un colpo di tosse-
''Ed è successo per colpa mia.''
''Hai provocato il suo malanno volontariamente?''
Lo chiede come se fosse normale. Io scrollo le spalle, mi incasso meglio nella poltroncina. Le gambe le tengo distese davanti a me. Non mi sdraio perché non mi sento di farlo, non quando so bene che rischierei di addormentarmi.
''N-no, non volevo farlo.'' Leggo un ''ma'' nei suoi occhi, ma comunque lui non lo pronuncia.
''Ma non sono stato attento.''
''Gli incidenti accadono, Sig. Sinister. Il punto sta nell'imparare a gestirli.''
''E come? Mh!? Gli incidenti non devono accadere, Sig. Russo. Non è qualcosa che posso permettermi!'' Sbavo un po' mentre gli urlo contro. E lo faccio tirando su il busto.
''Pianga pure, non si faccia problemi.''
''Problemi...certo. Non me ne faccio alcuno, no.'' E nel tremar delle spalle mi rendo conto di come il corpo stia mutando di nuovo. Sta volta in modo più evidente. In modo più doloroso.
''Lei vuole il mio aiuto, non è così?'' Lui si tira su in piedi, lo fa per permettersi un passo in mia direzione e restare ad osservare il viso divenire identico al suo.
'' Io sono qui con lei, Sig. Sinister. ''
Ed io sono con Josh adesso. Con te, amore mio, che sai toccare punti delicati. Che sai come ricomporre i pezzi seppur per farlo tu non faccia altro che dar sfogo alle tue di voglie. Che poi divengono le mie nel momentoe esatto in cui ti ritrovi a propormele con così tanta verve. In un bacio, in due, in morsi che sanno di abbracci. Di strette così salde da farmi lacrimare se solo non fosse che già ho pianto per troppi giorni e gli occhi un po' mi fanno male. Che se piango non dormo e se non dormo, poi piango di nuovo.
''Dimmi...'' Che mi piace il modo in cui continui a chiamarmi. Come fosse sempre la prima volta nonostante ormai siamo forse alla millesima. Come se fosse sempre tutto troppo nuovo e mai noioso. Nemmeno per un istante, nemmeno per sbaglio.
Che un sorriso me lo togli quando a spogliarti ci pensi tu e l'unica cosa che mi sforzo di fare è anticipare la liberazione di un tavolo sopra il quale so che mi spingerai. Perché a te piace farlo così, un po' dove viene. Perché a me piace farlo così: Scomposti, doloranti, ma sempre all'apice della nostra violenza.
Le labbra te le lascio strusciare contro mentre con una gamba faccio perno su di una sedia messa lì. Che mi tengo in piedi anche se tu mi fai strusciare contro il tavolo e mi tieni immobile, sì, come se potessi scappare, da quel cazzo di collo che spero di riveder arrossato quanto prima. La testa batte piano contro il legno. Abbasso lo sguardo per permettermi di guardarti. Scarica su di me tutta la rabbia che senti, mi va più che bene così. Ho bisogno esattamente di questo.
''Devi tenermi buono...'' Ansimo appena. ''Altrimenti la bambina ci sente.''
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Mi piace che pensi che io ti chiami, quando invece quello che faccio è invocarti. E' rendere il tuo nome un punto sacro tra noi, un qualcosa da stringere trai denti, come quando voglio ed esigo, cazzo, che i tuoi gemiti prendano il mio. Che te l'ho detto, una volta, che puoi mantenere il tuo cognome, mi basta che il mio cazzo di nome sia sempre su di te, sempre con te.
E l'ho capito subito che era una promessa con una risposta scritta già negli occhi, perché così mi guardavi anche quando non potevi, quando non sapevi se avrei ricambiato, quando tu provavi a baciarmi, a toccarmi, ed io mi ritraevo ma mai abbastanza da mandarti via. Cazzo ti volevo bene, per me eri solo estroso, a volte un po' un fottuto esagerato, ma mai.. mai mi sarei aspettato di essere io quello che, poi, ti avrebbe sollevato la gonna per spingersi dentro di te. Mai avrei pensato che ti avrei voluto tanto da sognarti la notte, da non volerti lasciare un solo cazzo di giorno, per la mancanza che si fa fuoco in gola. Mai, cazzo, avrei creduto di trovarti tanto bello, tanto come la sola cosa che voglio.
Tanto che le braghe già sono a terra, che slaccio ogni cosa, e lo faccio con un ghigno che ti promette che non avrò un cazzo di pietà con te, che tu li conosci i miei punti deboli e li premi tutti in una volta sola.
Te la devo far pagare nel modo più fottutamente soddisfacente che conosco. Piegandoti a me, che ti rispondono con un ringhio che ti abbatte al legno, ti tengo saldo per le cosce, ci faccio risalire le dita. "Non stare buono.." te lo ricordo in un morso che faccio scendere fino alla carotide quando con le mani ti spoglio di quanto non ti servirà più, via dalle ginocchia, e poi ancora su. Poi ancora a tenerti in una presa che ti porti per forza contro di me, che già esplodo, che già mi voglio dentro. E' una lotta che non vede confine, che le labbra te le tengo chiuse io con due dita, cazzo mordile. Contrastami solo perché io possa muovermi in te con un gesto che non è mai troppo secco, è solo tutta la fottuta forza che possiedo, che te la riverso, che chiudo gli occhi per il respiro a cui mi costringe, per l'animo che mi preme contro lo sterno. "Cazzo si.." Mi lascio sfuggire la cazzo di sensazione di stare tornando davvero, che non ti avrò di nuovo appeso al muro, ma cristo se questo sono io che torno a ricordarmi come si fa. Come si ama Chrysanthemum Sinister.
Ti ancoro le mani sulla testa, con il polsi, uso il sangue per legarle al legno, salde, in un bacio che torna a morderti. "Mi sei mancato anche tu" te lo spingo contro con tutto il corpo, voglio che tu mi senta cazzo, voglio che tu goda ancora come prima. Più di prima, che sei fottutamente bello quando non hai fiato per altri che non siano ansimi. Io li voglio tutti. Ti dono i miei in cambio.
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Edited by nocturnæ - 2/2/2022, 14:07. -
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Se posso chiederti un favore, uno soltanto. Se questo favore non fosse poi troppo strano o fastidioso, ecco, io vorrei chiederti di ricostruirmi da capo. Già. Da zero, come se sotto le mani tu non avessi niente e l'unica cosa che hai a disposizione per questa tua opera d'arte fosse proprio l'immaginazione. Sì, la tua, che magari adesso non è così elastica ma che per un certo verso sa comunque rivelarsi più pura delle altre. Come fossi un bambino a cui hanno semplicemente dato degli strumenti: Non ti hanno detto come usarli, ma di farlo comunque. Di provarci come se la riuscita dell'opera dipendesse solo e soltanto dalla tua volontà.
Allora, mentre mi fai godere e gli gemiti si strozzano tra le mura di questa cucina, ti chiedo cos'è che sai immaginare di me.
Che ha senso, non è così? Chiederti di ricostruirmi e scoprire che forse che merito solo di una smussata dev'essere una vittoria. La mia, in primis. Perché non mi sono mai distaccato davvero dall'immagine che hai avuto di me. Sono stato coerente nonostante tutto. Meritevole di altrettanta sincerità in ricambio.
Inarco la schiena contro il tavolo. Nonostante le braccia siano legate, lascio che le tue mani possano muoversi liberamente lungo i fianchi e contro la schiena. Cerco di venirti in contro come posso. Di aderire a te così perfettamente da impedire che si possa dirne il contrario. Sono fatto per stare con te. Per essere perfetto in questo incastro. E tu sei fatto per essere in me, con me, ogni cazzo di giorno della nostra fottuta esistenza. Non abbiamo bisogno di nient'altro...se non di aria, adesso.
''Josh...'' Mi piace chiamarti come se non fossi qui ''Fammi a pezzi.''
Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━
Chrysanthemumm. nero ━ marito ━ becchino ━ p. spiritico ━ asperger ━ metamorphmagus. -
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Credo di saperlo cosa vuoi quando ti inarchi per me, quando i tuoi cazzo di ansimi finisco ad usarli come respiri. Ed il mio nome, lo dico sempre che è quello che voglio sentire, che voglio non sia un grido strozzato quando la vita mi abbandona ma sia invece il moto che invoca scattando sulla lingua. La stessa che uso per tenermi saldo alle tue labbra, quando ancora ti posso promettere un po’ di dolcezza.
Vuoi che ti faccia di più, sempre ed ogni cazzo di volta. E non so smettere. Io non posso, che so rinunciare a tanto, ma non a te, non a noi nel modo che abbiamo di essere sposati, di aver paura. Cazzo se ho paura Chrys, ma questa sa solo rendermi più forte, più affamato. Più dannatamente tuo.
Posso dirmi che lo faccio per me, per le voglie che uso nello staccarti le ginocchia da dietro la mia schiena, e tenerti entrambe le caviglie con le mani. Anche intorno a loro si formano lacci di sangue che ti impongono di stare fermo, di essere in balia delle mie mani, come non so se vorrei che tu facessi con me. Ma so, invece, che meno puoi muoverti e più la cosa ti strazia, e meno puoi toccarmi e più vuoi avermi, che io sono qui. Qui tanto che ti lascio un premio, lento, ti scivolo sopra, ti spingo finché la testa non preme contro i polsi, risalgo in cazzo di baci che ti strappano un rivolo di sangue lungo la spalla, dalla clavicola. Cazzo così non resisto... mi esce, e non dovrebbe, ma è così. È che ancora non so come si faccia a prenderti senza darti tutto.
Accelero ogni cazzo di affondo, e ti libero una mano, ma solo perché voglio che mi pianti le unghie sulla schiena, al centro di quelle cicatrici che devi riaprire. Una ad una. Tracciale, capisci chi me le ha fatte, e dopo ricuci tutto con il tuo oro.
Io posso solo resistere posso solo amarti cazzo, e farlo come se fossi bravo abbastanza da non sentire tremare le gambe, da poter prendere fiato e spingermi a fondo tanto da bucarti lo sterno, estrarne il cuore con le dita. Come se poi non fossi quello che vorrebbe rimettetelo in petto prima che tu muoia, che esali l’ultimo respiro per colpa mia. Che io non vivo senza te. Mai.
È un incubo, ma così fottutamente eccitante che non so fermarmi, non so fare qualcosa di diverso dal ringhiare ed accelerare il battito: prenderti di più, che quanto tu non ne hai abbastanza, beh allora cazzo non ne ho neanche io. Ti voglio sentire ogni centimetro che mi guadagno in ansimi che mi costringono a staccarmi appena. Più dritto con la schiena, con occhi che si chiudono lenti contro il sole. Voglio che tu sia un ponte, e che quando ti tengo per le ossa, per i fianchi, queste reggano ogni presa, ogni sforzo, ogni cazzo ti brivido che mi regali. Che io non lo so come si respira, me lo sto ricordando dopo quella che mi è sembrata una vita in apnea.
"Sì" te lo prometto, ti farò a pezzi e ti ricostruirò solo perché tu possa vedere quanto vali. Cosa sei per me. Ed ogni volta che perderai un tuo pezzo, ti ricorderò qual era e tu lo riprodurrai; tu ti ritroverai.
Perché conosco ogni millimetro della tua pelle, ho iniziato quando eravamo solo ragazzini ma ho continuato quando ho deciso che volevo sudasse sotto le mie mani e gemesse tra le mie labbra. "Sei... mio"
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Vorrei chiederti perdono per il semplice fatto di saper vivere unicamente in questo modo. Con tu che mi sollevi e schiacci nel medesimo istante in cui io gemo e nel farlo credo di cantar la miglior canzone che conosciamo. Che qui il diaframma lo uso per una combinazione di posizioni ed incastri. Tanto che forse Caleb sarebbe fiero di me nel sentirmi raggiungere note tanto peculiari. Che non smetto, non mi azzittisco, non quando tu sai accogliere ogni mia singola richiesta e la soddisfi come se non esistesse cosa più giusta da fare se non questa. Che mi regali momenti che pensavo di dover cancellare o di dover mettere in pausa come se la nostra vita fosse una vecchia vhs da poter riavvolgere a piacimento.
Che io lo meriti o meno, non posso ignorare quanto questo abbia saputo mancarmi. Tanto che forse riscopro chi sono nel modo che hai di tirarmi e braccarmi come fossi un animale bastardo, uno testardo di quelli che tieni buono solo al guinzaglio. E se hai bisogno di tenermi a bada allora fallo. Se vuoi lasciarmi qualche spazio di ripresa, fai anche quello. Non ho la forza né la voglia di oppormi. Di contrastarti quanto serve per mandarti via. Non ti vorrei mai lontano da qui, fuori da me come se in questa casa non ci fosse spazio per te. Questa casa si mantiene in piedi solo perché tu esisti ed ogni tuo respiro ne tiene ben salde le pareti. Villa Sinister resiste a tutto solo perché il tuo cuore continua a battere al suo interno. Ed aiuta il mio. Ci alimentiamo a vicenda come fossimo macchine rudimentali di una perfezione lontana, ma comunque meravigliosa, intrigante. Andiamo avanti a respiri come se fossimo alimentati a vapore. In sbuffi di fumo. Siamo come le ciminiere che svettano sopra le città industriali.
''Tutto...'' Specifico come se potesse non esser chiaro, lampante, già sancito non solo da un matrimonio celebrato dinanzi a tante persone, ma dal modo che abbiamo di guardarci. Quello credo sappia farlo capire più di tutto il resto. ''Josh...'' L'ennesima preghiera che si spezza in gola. Che si tramuta in un grumo di tosse secca. Annaspo come sempre e così so di esser vivo. ''Non smettere più...'' Come se ci fosse stato un momento in cui tu non mi abbia più voluto, cercato, o desiderato così tanto. Così come ti desidero io che ti cerco, che ti assecondo e che nel farlo, spero di riscoprirmi nuovo.
Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━
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Ti piego ancora, di nuovo, ti passo le dita sulle vertebre, come a staccarle una ad una e rimontarle al contrario, allungarti la schiena e spingermela contro in una presa dai fianchi alle natiche. Ansimo perché non si respira più adesso, perché il ritmo è un martello incessante nella testa, perché voglio ogni fottuto centimetro che mi scalda, voglio gemerti contro che non c'è un limite alla tua voce, al modo in cui farà eco qui dentro. Che potremmo essere soli, o ancora no, ma cazzo se devi essere libero da tutto. Tranne che da me. Io queste catene che hai dentro non te le tolgo più, che sei la sola cosa che fare, l'unica per cui sbaglio di continuo.
Chiamami per dirmelo, andiamo cazzo! Chiamami e dimmi che sbaglio. Che non è giusto volerti così solo per me, stringerti come se non potessi avere altri. Come se non potessi più aprire casa a nessuno, lascia le entrare qualcuno che voglia sfiorarti.
Che forse prima di sposarti a fatica ho concesso a Caleb quel cazzo di passo, quella mano che nella mia testa stavo già troncando dal polso.
Perché nessuno può toccarti. Nessuno può amarti nel modo in cui lo faccio io che mi spingo in te fino a toglierti il fiato, che se è morte, come dicono in Francia, allora sia sempre la più bella cazzo.
Non lo so se respiro, se la tua voce la sento, se ne faccio un vessillo da portare avanti. Perché ora sai che sono tornato, che sto tornando, che sono qui e non smetterò mai più di farlo. Di prenderti dove cazzo voglio, di arrivarti alle spalle, baciarti il collo, scendere costola per costola, risalirti, importi in ginocchio solo per farlo a mia volta. Cazzo così non respiro più.
Ma vado avanti a dirmelo, in un ringhio che soffoca gemiti perché sei ingestibile. Come lo è la voglia che ho di darti sempre tutto, che mi sembra l'unico modo per tornare in piedi. Contro di te, o non se ne fa niente. In te, o non respiro.
Anche se adesso le dita scivolano sul corpo umido, anche se adesso ti spingo contro l'inguine, che gli affondi stanno per essere gli ultimi e voglio tu li senta con tutto te stesso. "Chrys".. roco, basso, ancora.
E quel cazzo di brivido che irrigidisce i muscoli, che è una promessa che no, non esiste che io ti lasci ancora fiato, che lo so non ci sono stato come avresti voluto, non ne avevo il fiato prima. "Te lo prometto" in spinte che sanno di essere le ultime, che mi vedono a fiato corto contro il petto, a risalirti per spingermi oltre lo sterno, per guardarti negli occhi quando è il momento. "Te lo prometto, cazzo"
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Magari è vero che so essere solo e soltanto ripetitivo. Che certe cose, se non me le ripeto sino allo sfinimento forse nemmeno mi entrano in testa. Tanto che funziona persino con i movimenti, con il tatto. Tanto per dimostrare come io abbia sinceramente bisogno di essere scosso da capo a piedi. Che la memoria muscolare fa tanto: Lo dimostra nel modo che ho ormai di aprirmi solo e soltanto a te. Che ti assecondo, ti accompagno e forse sprono anche. Quando mi sento meno brutto, meno terribile del solito, degli altri. Ti istigo perché so cosa vuoi e cosa voglio. Lo faccio perché ormai sono certo di poter andare avanti solo così. Di poter essere davvero felice in questi singoli istanti. Me stesso. Puro, intoccabile da altri.
Che non sono più Chrys. Non sono più il figlio di Erika e di Oleander. Né il fratellastro di Marigold o quel ragazzino che avresti tenuto su per le mutande solo per il gusto di fargli male. Non sono solo un becchino che sa fare il lavoro di suo padre: Che lo ripete sino allo sfinimento. Ancora ed ancora solo perché ha capito che in quello è bravo: Gli riesce facile perché è un lavoro meccanico che non richiede riflessioni. Non richiede nulla. Solo memoria muscolare. Un incastrare di tasselli che non richiede alcuno sforzo, che non fa male.
Con te, Josh, quando mi assecondi così tanto da sapere come far vibrare le mie corde vocali, io riesco a sentirmi invincibile. Perfetto, davvero. Bellissimo, radioso. Che vorrei mi scopassi per sempre. Allo stremo, anche se poi ci tremano le gambe, ci vibra l'interno coscia. Io voglio essere scopato come fossi la cosa più bella che hai. L'unica che ti puoi concedere. L'unica che puoi permetterti.
Voglio sentirti penetrare con la convinzione di poterla spaccare in due quella pelle. Sapere cos'è che fai, dividere pezzi perfetti. Equi.
Voglio rinascere da capo. Essere tuo figlio, venir fuori dal tuo sterno. Farti male quanto tu ne fai a me consapevole che è la cosa più bella che potrei sentire. Che potrai sentire.
Allora trattienimi su questo tavolo, o sollevami. Non lo so più cos'è che fai, com'è che mi prendi, che mi pieghi a te. Dio mio se ti venero. Se mi prostrerei per sempre. Soprattutto ora che sei vivo, soprattutto adesso che ti riconosco, ti riscopro, ti vivo come meglio posso.
E la tua voce non la sento. Tu non parli, canti, emetti suoni che per me sono solo da contorno a questo momento idilliaco. Stringo gli occhi. Le labbra si spalancano. Schiuse, tremanti, umide. Che se volessi trattenermi non ce la farei. Non quando affondo le dita nelle tue cicatrici. Le riapro, cerco il sangue. Il tuo, il mio, il nostro. Bagnami che ti bagno. Affogami che ti affogo. Ti tolgo il respiro che tu togli a me. Che butto fuori nell'ultimo moto di coraggio che ho: Un orgasmo così intenso che s'è fatto gutturale, che forse da Alice non ci è arrivato talmente è profondo. Mi sconquassa le budella.
Poi però rido. Ti tengo a me e rido di una risata che è solo esternalizzazione del mio essere.
Che sono felice. Tu mi rendi felice. Il modo che hai di prendermi mi rende felice.
''Mi piacciono le tue promesse.'' Un sibilo leggero, da polmoni sgonfi. ''Perché le mantieni sempre.'' Una carezza lungo la schiena. Ti amo da morire, cazzo.
Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━
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Quelle labbra, Chrys. Cazzo cosa sono per me. Un fottuto dono, figlio di tua madre che qualcosa di buono forse l'ha fatto.
Le prego perché siano sempre qui per me, e le ho sognate. Ogni notte. Ogni dannata notte del cazzo passata a morire in quel letto, a dirmi che prima o poi dalla caduta ci si rialza per forza.
A ripetermi parole non mie, quando avevo bisogno che la loro morbidezza fosse ovunque, perfino nella testa.
Tanto che è su di loro che mi fisso, che quando con le mani non so più come stringerti, perché ti sciogli, mi libero anche io del mio peso e lo faccio guardandole, passandoci il pollice contro mentre le apri.
Ne traccio i confini perché so essere fottutamente ossessivo anche adesso, voglio il tuo ultimo fiato contro il mio, voglio che sia solo così bello da non crederlo. Da non credere che io sia tornato, anche se cazzo sono qui. E questo nei muscoli che tremano, ora, lo devi capire.
Forse è solo l'inizio di tutto il sesso che ti ho promesso, che ti prometto passandoti accanto mentre fai qualunque cosa. E' solo coi morti che ti lascio in pace, ma perché vederti lavorare è un calmante, uno spettacolo per pochi.
Questo, invece, tu che vieni tra le mie braccia, è uno spettacolo per un solo spettatore.
E non ti so resistere, non so fare qualcosa di diverso dal ringhiare il mio ultimo gemito lungo il tuo collo, e spegnermi in te, contro di te.
Che lo sai, le dita quando scavano i solchi delle mie cicatrici, mi uccidono. Mi costringono a chiudere gli occhi e respirare più di prima, tornare alla vita per te.
Ridi? Cazzo non ti sentivo ridere dal matrimonio, è un colpo che tengo per me, o forse no, forse lo vedi e basta che effetto mi fa, quando - colpevole di darti sempre tutto - mi rialzo piano da te.
Si, io mantengo le promesse, Chrys, tutte. Ti giuro che non smetterò mai di farlo, e neanche di respirare, ci sono andato vicino una volta e mi è bastata.
Lascio andare un respiro che rilassa anche me. Ti sgancio piano dal sangue, anche se ti vorrei vedere così sempre cazzo. "E tu non ti sei contenuto per niente.." che è il solo modo che ho, ora, per dire che mi è piaciuto da morire. Quello, e tirarti su per il busto, quando a metà siamo ancora nudi. ".. bravo amore mio" e ti bacio, lo faccio senza un cazzo di preavviso, arrivando ai capelli per tirarli quasi sopra la testa, per divorare tutta la saliva che ti è rimasta, Cristo, voglio anche quella.
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