Crisalide

Joshua/Chrys | Villa Sinister | Bronx | 14 gennaio | Contenuti sensibili

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    Forse non è un problema se pur specchiandomi non riesco a vedere il Chrys che ti ha sposato, ma solo quello che con te si è arrampicato sui tetti, ti ha chiesto una sigaretta e poi ti ha guardato nella speranza di poter fare l'amore con te. Magari non è un problema se mi tolgo una ruga o due. Se mi tiro su gli angoli degli occhi e poi anche i sorrisi. Se i capelli un giorno se ne stanno su e poi di nuovo giù, ad accarezzar le spalle come quando ero con Ray e con lui mi piaceva tirarli su come se sapessi farmi la coda. Non importa quale Chrys io sia, suppongo. L'importante è che io sia Chrys, il tuo, quello di cui Morgan ha parlato bene per un istante, quello che nonostante i casini te lo sei sposato. E scusa se cammino trascinandoti dietro di me. In silenzio, tenendoti la mano. Ma voglio arrivare in camera da letto quanto prima. Sì, esatto, per nascondermi un attimo sotto le coperte ma senza doverlo far da solo. Che ho imparato a tenerti per me. Ad averti lì senza sentirmi a disagio, strano, una vergogna per chi mi guarda.
    Inizio con un ''Mi dispiace.'' Che mi si incastra tra gli incisivi mentre imbocco il corridoio stretto e allungo la mano sinistra contro il pomello solo per farlo scattare e lasciar che la porta cigoli all'interno della stanza. C'è quel pulviscolo atmosferico che mi piace tanto, che nuota tra i raggi di sole dritti, duri come lame contro il letto pallido. La lavanda svetta tra i sigilli ridisegnando il perimetro della porta.
    ''Non pensavo di essere così ridicolo.'' Una riflessione che non mostra alcun sentimento. Non ostento niente, non serve adesso, suppongo. Che quel che abbiamo detto, ormai è stato pronunciato. Non si rimangia, non si cancella.
    ''Ma ho tempo.'' Mi rincuoro così in un sorriso che mi svuota i polmoni ed ammorbidisce nuovamente i muscoli.
    ''Russo dice che non devo andar di fretta. '' Perché se si va di impazienza si rischia di sbagliare ed io ho bisogno di imparare com'è che si aspetta. L'arte dell'attesa, della perseveranza.
    ''Sarò bravo Josh, te lo prometto.'' Mi fermo davanti al letto, mollo la presa dalla tua mano. Ho le dita calde, è così bello sentirti ancora sull'epidermide. Ma mantengo le distanze per un attimo. Lo faccio alzando le lenzuola. Sfilandomi le scarpe dai talloni. Lo faccio affogandoci dentro. Tiro su il lenzuolo sul viso. Chiudo gli occhi, respiro più così che fuori.

    Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━

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    Seguirti è solo la cosa più naturale che posso fare. Non servirebbe che mi trascinassi, tenendomi per mano, anche se ora ti serve. Non sei costretto, quando ti farei da ombra in ogni caso. Pur solo per tenerti un fiato sul collo che non ho più voglia di perderti di vista.
    Forse non siamo un forma, non ancora. Forse era fottutamente presto per chiamare Morgan, per chiedergli di parlare con te di cose che fanno paura. Ne fanno a me, che non so guardarmi allo specchio e dirmi che tornerò quello di prima. Magari non posso, magari è morto davvero un Josh e quello che resta è qualcosa che tieni su tu. Che modelli te e modelli in parte quel me che vive per uno scopo. Non posso stare senza qualcosa che sia un obbiettivo, un punto da seguire come una stella tra le più luminose. Sii questo, Chrys.
    Almeno adesso, se hai paura di qualcosa, non la mostri lontano da me. Non ti chiudi in armadio a fingere di non esistere, perché cazzo ti ci tirerei fuori a forza, e forse lo sai.
    Voglio ancora illudermi di essere io a conoscerti meglio di chiunque altro.
    "Ehi" ma so che non mi ascolti se provo a dirti che non c'è niente di cui dovresti scusarti, perché adesso credi di aver già sbagliato tutto, di nuovo e non è vero.
    Però io te lo sussurro lo stesso, mentre ti guardo mettermi dove vuoi tu, spostami nel punto che ti serve e dimmi che cosa posso fare. Dimmele tutte le stronzate che ti racconti, dimmi di cosa ti parlano adesso le voci che hai nella testa, quelle che sfuggono quando indago i tuoi incubi, ed i tuoi sogni. Dimmi che posso fare perché tu stia bene. Farei tutto.
    Le mani te le passo sulle spalle, sfilandomi il maglione, che so già quando caldo farà lì sotto per me. "Abbiamo tempo..." una stronzata a cui voglio credere, detta con un nodo in gola, ma devo crederci perché se questo ti ha detto l'uomo da cui vai, allora questo faremo.
    Espiro solo quando ti immergi tra le coperte fino a scomparirci dentro. Ci metto il mio, senza farti aspettare troppo. Le scarpe vicino alle tue, l'altra mano che apra uno spiraglio alle tue spalle, in cui mi infilo anche se non sono stanco.
    Sono qui, e spero costantemente che questo valga ancora qualcosa cazzo. "Shh.. lo so che lo sarai" che se anche ti dicessi che lo sei già, non ti entrerebbe mai. Sono carezze anche quando non parlo più, quando le dita di una mano lo uso per sfiorarti l'attaccatura dei capelli, quando l'altro braccio è sotto la tua testa, tra lei ed il cuscino. "Lo so già"
    Mi avvicino per lasciarti un bacio qui dietro la nuca, nel tuo punto preferito. Ad occhi chiusi. Respirando, lento.

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    ''Cioè...'' Le lenzuola scivolano leggere lungo le mie guance. Lungo le vene sporgenti della mano. Allungo le dita verso la parte di materasso in cui so che non ti sdraierai. Perché di solito te ne resti dietro: Mi proteggi la schiena, sei il mio carapace. Lo faccio per vedere come la luce, filtrando oltre il cotone, finisce comunque per ricreare i suoi chiaroscuri contro la pelle. Mi rilassa muovere piano le dita, ridisegnare immagini astratte nell'aria.
    ''Non è vero che abbiamo tempo.'' Sbuffo piano. Mi piace quando le lenzuola, se ci respiriamo sotto, poi si impregnano dell'odore del tuo fiato.
    ''Ma lui ha detto che è un concetto importante, a prescindere.'' O lo dico io, insomma, a volte mi confondo.
    ''Non che sappia dell'Apocalisse, ma hai capito. Quelle informazioni gliele blindo.'' A volte c'è bisogno di essere chiari, che è tutto ciò che vorrei anche da parte di Josh. Ci amiamo, siamo marito e marito e questo, beh, è parte intrinseco del nostro accordo matrimoniale. Non dobbiamo necessariamente ricordarci che esiste. Lo facciamo e basta.
    Chiudi gli occhi alla luce solo per accogliere il tuo bacio sulla nuca. Che il collo lo piego piano per darti più pelle, per farti aderire meglio. Ricerco una tua mano, lo faccio per portarla davanti con la mia e ridisegnarci su con l'indice. Ripercorro l'indice dall'unghia solo per rilassarmi di più: Un gesto meccanico, niente di che. Che oggi non ho i boccoli da arricciare attorno al dito, oggi devo arrangiarmi un po' come capita. Reinventarmi, se serve. E grazie, sai? Grazie anche se non te lo dico. Per essere qui, ovviamente, per avermi prestato il tuo indice, poi il medio, poi il dorso.
    ''Non volevo mutare davanti a Morgan.'' Un altro sospiro. Non è male aprirsi, anche se per farlo ho bisogno di stare così: A darti le spalle, a sapere che ci sei solo dalla pressione che eserciti contro la mia schiena. Solo dalle tue mani.
    ''Non lo faccio di proposito.'' Mi ripeto fino alla noia, come se servisse davvero. ''Ho pensato di poter essere utile così. Che...'' Deglutisco ''Che magari questa non fosse una cosa brutta, più una cosa bella, una cosa da poter usare per noi.'' Sorrido, forse a me stesso, dato che tu non puoi vedermi. ''Scusa, non sono mai stato così prolisso. Di solito dico più stronzate.'' Non è un modo che ho per svilirmi, quanto per dirmi che forse un po' mi manca essere quel Chrys. Quello che forse ti deve esser piaciuto più di questo. Posso avere la sua faccia, questo sì, ma non il suo stato d'animo, non la sua stupida leggerezza.
    ''Però ho capito.'' Ti rassicuro, ci provo. ''Quello che dici tu, quello che dice Morgan. Ha senso, devo solo interiorizzarlo meglio.''

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    Ed io lo so che tu hai dei tempi diversi. Che è un cazzo di miracolo che io sia stato capace di guadagnarmi minuti quando prima erano giorni. Giorni passati in silenzio, a chiedermi che cazzo avessi tra la prova di qualcosa e un giro a bere per i quartieri. Ma non ti ascoltavo, cazzo no. Non come faccio adesso che ogni tuo fiato ha un senso, ogni respiro mi devo chiedere se sia giusto o sbagliato. Quando sei ansioso lo so a due stanze di distanza, ti sento camminare più pesante, spostare il peso male, o fermarti del tutto. Quando non ti muovi a cercare rassicurazioni, è la cosa peggiore. Ti chiudi in un sorrisi che non ha senso, non con me. E cazzo se adesso siamo al punto in cui non lo vuoi perdere così il nostro tempo, allora abbiamo vinto una battaglia.
    Sento che muovi la mano ancora prima di cercare la mia, anche se sono qui e non vedo cosa fai, come i tuoi occhi riflettano il sole che entra poco, perché tramonterà e saremo ancora qui. Ma io, cazzo, sarò sempre qui e basta.
    Mi parli dell'Apocalisse e forse sono io, adesso, che mi stringo di più guadagnando un centimetro di lenzuola che non lasciano troppo fiato a nessuno dei due. Ma io non lo voglio, non quando pieghi il collo e posso dartene un altro di bacio, uno che preme di più le labbra così non sono costretto a rispondere subito.
    Vorrei sapere tutto quello che ti dici con quell'uomo e lo sai, lo sai che il mio silenzio significa che da qualche parte io ti sto lasciando spazio, ma ancora non lo so se mi stia tanto bene. Al punto che per primo mi trovo a sopportare malissimo di non essere abbastanza per aiutarti in ogni cosa. L'ho giurato, l'ho promesso a me stesso che non avrei distrutto anche te. E adesso è per me che sei finito in uno degli spazi più bui della tua testa, dovrei almeno aiutarti ad uscirne cazzo.
    Invece ti lascio giocare con la mia mano, ti ascolto anche quando mi lasci un brivido lungo la schiena. Cazzo se mi piace quando mi parli, piuttosto che piangere in silenzio, almeno so a che cazzo pensi.
    "Mh mh.. l'avevo immaginato, si.." che non volessi mutare davanti a Morgan. Né in me, né in lui. E vorrei dirti di stare tranquillo, almeno su questo, che ho capito non è qualcosa che sai controllare. Ma cazzo se voglio che tu abbia il tempo di farlo.
    Però non per gli scopi che hai scelto di prefissarti, tu non sarai una cavia contro Slater o contro qualunque nemico abbiamo. Né un esca, o qualunque cosa pensi mi possa essere utile. Per me è solo utile che tu sia vivo, sempre vivo Chrys. Ti prego cazzo, solo.. solo questo.
    "Quando ti ho detto che ti volevo al mio fianco in tutto, Chrys.." inizio così, prendendo fiato, perché è sempre difficile per me dirlo ma cazzo se è vero. ".. non era perché fossi un'esca o qualcosa di simile. E' vero che magari potevamo rivedere qualche punto, ma.. io ti voglio di fianco a me. Se dovesse succedere di nuovo. " Devo restare vago solo per sopravvivere al nodo che sento stringere, che mi calmo solo perché tu muovi le dita sulla mia mano, e allora sei il mio cazzo di antistress. Cristo, sei così tante cose che se le perdessi ne morirei. Allora è bene che tu non veda i miei occhi adesso, quando non li chiudo, ma guardo le tende alla finestra, appena sopra la tua spalla. "Non dietro, non davanti, con la tua cazzo di mano nella mia, per essere molto chiari adesso.." non davanti a vedermi morire, non dietro a morire prima di me. Di fianco, perché cazzo è così che si affronta una vita assieme.
    "Perdonami se non ho -" questo però non mi esce senza che la voce si spezzi, allora la mano avanti in un ringhio . "- se non ho ancora la forza di Faust"

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    ''Io non le dimentico le cose che mi dici...'' Specifico, ma non per cattiveria, non per fare lo spocchioso, quello puntiglioso. Lo faccio perché serve sempre a me stesso. Mi do delle conferme per non sentimi sempre troppo vacillante, troppo debole, troppo incerto. Mi dico che ''è così'' solo per provare a metterci un punto, per impilare un altro mattoncino. Uno dopo l'altro.
    ''Solo che...non lo so. Mi sfugge com'è che si faccia ad interiorizzarle. Ad usarle come mantra.'' Non so nemmeno come funzionino certe cose, a dir la verità. Come si faccia ad imprimere nella testa di qualcuno un concetto affinché questo inizi a vivere secondo quello.
    Continuo a ridisegnare la tua mano. Scendo dal dorso per concentrarmi sui lati delle dita, come se passandoci il mio vicino, possa imprimerle sul lenzuolo come fosse un pezzo di carta. Vado avanti e poi torno indietro, lentamente, fino alla nausea.
    ''Ho capito adesso.'' Rilasso le spalle, richiudo per un istante gli occhi mentre la mano finisce per adagiarsi sulla tua. Non è così tanto piccola, le dita sono così lunghe che un po' ingannano. Cerco di avvolgerti completamente, di riscaldarti la mano così come tu stai riscaldando il mio cuore adesso.
    ''Ricordi quando Alice ha parlato di quel Mordin che ha ucciso suo padre?'' Non è propriamente lo stesso discorso: Mordin non è mai stato come Faust, ma le mie aspettative su di lui erano alte. Io credevo fosse meglio di un semplice omicida. ''Ho pensato subito che...che io, la sua forza, non l'avrei mai voluta. Neanche per provare a far del bene. Pur di non cedere in alcuna tentazione, ho preferito rinnegarlo.'' E forse l'ho fatto per lei, per donarle la capacità di darmi fiducia. Non tanto quanto essere vivente capace in ogni ambito della vita, quanto come uomo che, Josh, non lo ferirebbe mai. Non gli torcerebbe mai un capello.
    ''E lì...lì la tua Atropo si è rivelata migliore.'' Cerco di parlartene senza far tremare troppo la voce, senza pensare ai suoi intagli ancora sporchi del suo sangue. ''Senza di lei non avrei mai trovato Carmen...non avrei mai rivisto te.'' Deglutisco. Stringo gli occhi, ma mi sforzo, sì, non voglio che faccia così male. ''Magari un giorno scoprirai di essere più forte di Faust.''

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    Le tue parole, ogni tanto, sono delle cazzo di fruste. Ed io come un leone del circo, mi giro per ringhiarti di stare attento. Stai attento con me, ti prego.
    Mi ritiro in silenzio dietro la tua schiena, che va bene ho capito che il problema non è che io non ti dica le cose, è che tu poi non ci credi. E lo fai con una fottuta ostinazione che ti fa onore, a volte, e ti aprirei la testa in due molte altre. Cazzo forse è solo grazie a quella che hai resistito così tanti anni ad aspettare me.
    Così per vedermi morire nel giorno più bello e più del cazzo della nostra vita.
    Il peggiore ed il migliore, e allora non so essere incazzato con te, ringhio e basta come a dirti che davvero, piano Chrys per favore. Che se io mi sento un fottuto elefante in una cristalleria, a volte mi sembra di essere fatto di vetro come quest'occhio nuovo.
    E' solo quando mi dici che hai capito, che tiro un sospiro, uno che riempie i polmoni, che senti premerti contro la schiena, contro le vertebre.
    Sciogli la mano finché si incastra alla mia, allora sta a me stringere un po', lasciarmi tenere al caldo, chiudere gli occhi di nuovo, appoggiarmi al cuscino, baciarti una spalla, che questo so fare. Un po' per volta, senza altro che non sia esserci. Cristo ho voluto questo e come minimo adesso devo almeno saperlo fare bene.
    "Quella volta che.." abbiamo scopato in cucina, ed ho capito che no, non ti avrei mai lasciato allontanarti da me, che ti avrei chiesto scusa in ginocchio purché mi riprendessi con te. Quella volta che di una cosa ero sicuro e lo sono ancora adesso non è cambiata mai. ".. lo ricordo bene" biascico, pianissimo, che non voglio ti spezzi il discorso.
    Mordin. Atropo. Faust. Maschere del cazzo a cui ci aggrappiamo per sopravvivere, ma davvero solo una ha funzionato e, contrariamente alle mie previsioni, non era la mia.
    So che quello che prova ad essere forte, stanotte, sei tu. Non io, non io che alla fine un sospiro lo spezzo, che se le parole non mi escono è perché so che la mia voce tremerebbe. Allora quello che faccio è spingere piano la testa sulla spalla, tenere sempre gli occhi religiosamente chiusi, respirarti piano. Che ti ho sentito, ho capito quello che hai detto, ed è perché l'ho capito che non riesco a parlare. A dire qualcosa che abbia senso se non scavando in fondo al barile del fottuto problema. Che sono io, non solo tu.
    Forse tu puoi solo sentirla, una fottuta lacrima che mi scorre contro ma finisce per scivolare sul tuo collo. Che io lo so bene cosa sarebbe successo se non mi avessi trovato. So che non sarei qui perché qualcuno voleva impedirti di essere felice e gli hai dato il cazzo che meritava. Cristo sono così fiero di te, ma non te lo so dire. "Il.." mi si incastra tutto in gola. Che patetico del cazzo che sono. "..il miglior regalo di sempre, direi.." Atropo, che ha trovato Carmen. Solo che io la forza la devo trovare comunque, anche solo per dirti che "Ma l'hai fatto tu, non solo la tua maschera." Grazie, Chrys. "Io ti amo"

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    Mi piace restare ad ascoltare la tua voce. Anche se oggi parli poco e forse lo fai per lasciare spazio a me. Anche se oggi forse hai già parlato troppo. Che con Morgan sei stato bravo, forse un po' rude sul finale, forse non propriamente bravissimo, ma comunque te la sei cavata. Sicuramente, suppongo, sei stato migliore di me.
    Anche adesso, in quelle due o tre frasi che articoli per rispondere alle mie, sai dire molto più di quanto riuscirei io. Ma non è un problema, immagino di esserci sempre bilanciati su questo. Non ci somigliamo, affatto, ma insieme siamo meravigliosi. Magari perché sono di parte.
    ''Già...'' Una risata calda la mia, perché lo so a cosa pensi. Lo so perché l'ho pensato anche io, anche e ci ho provato a fare il serio, ma come faccio con te? Come faccio quando, ogni momento della nostra vita, è stato immortalato grazie al sesso? Un po' come se senza i tuoi gemiti io non possa ricordare nulla. Un po' come se, senza i miei orgasmi, rischierei di non esistere. ''Quella volta che finalmente siamo riusciti a battezzare la cucina.'' Perché quel primo bacio, quello che sapeva di vodka e legno del tavolo, tu avevi finito per rinnegarlo. Non lo avevi voluto.
    ''T-ti... Ti riferivi a quello?'' Ci penso un attimo. Russo dice che è normale voler far sesso con chi sentiamo di amare. Che è normale volerlo spesso, che non bisogna vergognarsi, ma che se sono arrivato al punto da volergliene parlare, beh, magari c'è qualcosa che un po' stona. Non lo ha detto proprio in questo modo, ma suppongo significasse qualcosa del genere.
    Prendiamoci una pausa, comunque. Lasciamo che le risate ci interrompano un secondo. Smettiamola di...di contare. Come quella volta. Come in Islanda.
    Anche se oggi siamo più bravi di ieri. Miglioriamo nonostante il tremolio della mia voce. Nonostante la tua lacrima contro la mai schiena. Ancora non mi volto, però. Nemmeno quando ti fai più vicino. Nemmeno quando mi inglobi. Andiamo piano.
    ''N-non sbagli mai coi regali.'' Spero si capisca il chiaro riferimento ai corsetti e a quei pantaloni da urlo che ancora non ho messo. Che non mi sento bello, non mi sento adatto. Anche se mi stanno bene, anche se sogno di vederteli sfilare. Piano piano, con rude dolcezza. Come se la mia pelle fosse un bel regalo.
    ''Già...'' Un sospiro lieve. Un po' di batticuore. ''Anche io. Ancora troppo...'' Non smetterei mai. Non so come si faccia. E spero tu ci creda. Spero tu ci creda intensamente.
    ''Magari ai venticinque anni di matrimonio ti ri-sposo con quei pantaloni addosso. '' Magari, nonostante l'Apocalisse, staremo davvero per sempre insieme.

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    Forse le lacrime sono due, che finisco per asciugare io con un nuovo bacio. Lo so che te ne sei accorto e lo so che non stai dicendo niente e cazzo se va benissimo così. Non sottolineare i miei momenti sbagliati, perché non lo so come funzionano adesso. Prenditi però quest’altro bacio, sempre piano, ma stavolta lungo il collo, con il naso a sfiorare la mandibola. Puoi cambiare i connotati, l’espressione del viso, anche il modo di muoverti; ma il tuo profumo resta lo stesso. La tua pelle respira incenso e formaldeide, ma anche tutto quello che ti circonda, anche cipria e corsetti, anche fumo che si incastra nei pori. Ho imparato a riconoscere la marca che fumi tu da quella che fumo io, ma questo già anni fa. Gia quando tu eri comunque una casa per me. Tanti respiri lenti, che da qui ti sento i battiti mancare ed i miei fanno lo stesso, si sincronizzano nei vuoti d’aria.
    Abbiamo battezzato la cucina, in un sorriso che si apre appena, caldo quasi fottutamente fragile. Ma abbiamo battezzato quasi tutta Villa Sinister e ti giuro - ma questo non stento a crederlo - che lo rifarei ogni settimana. Ogni mese. Un posto non è mai lo stesso quando non sappiamo nemmeno che cazzo sia la monotonia. “Mi riferivo a quello..” ribadisco, sempre in un soffio che si fa leggero su di te, perché niente ti pesi addosso . Nemmeno io.
    Però quelle dita libere le faccio scorrere lungo il fianco, non ti obbligo, mi piace evidenziarti il profilo passandoci l’indice che si affossa lungo i fianchi e poi ridiscende e risale, con calma.
    È stata una giornata pesante e se non vuoi farlo oggi, mi sta bene. Mi sta bene anche se vorrei che lo facessi tu con me. A me. Come quella volta a Las Vegas, come quella prima in questa stessa stanza. Vorrei che mi ricordassi cosa è cambiato da quando siamo così. Perché amare te è diverso da amare chiunque altro. Il tuo corpo è il mio tempio, la tua spalla non è solo un osso contro cui battersi con forza. I tuoi fianchi hanno un valore inestimabile, aumenta se combaciano con i miei. Questi pensieri li conosci tutti. Perché sei fottutamente bello per me, Chrys. Da quando mi sono permesso di ammetterlo, non ho mai smesso di farlo. Ma quello che mi piace va ben oltre il fisico, o la capacità che hai di modellarti ai miei desideri, che poi voglio si incontrino coi tuoi. No, Chrys, non sei solo un corpo da scopare per me, se una persona da amare, un fottuto faro nelle mie notti più buie, sei la calma che ho adesso che vorrei distruggere ogni cazzo di cosa e invece ti resto vicino, mi faccio ammansire da te. Il sesso con te è superiore alle immaginazioni del cazzo che avevo da adolescente. Ma non è tutto. Tu.. tu sei tutto.
    E se tu ridi, un po’, allora posso farlo anche io. Seppur il mio sia più un ghigno, qualcosa che sottintende mille stupidi pensieri del cazzo, più leggeri, che conosci tu prima degli altri. Che sei in un campo minato, ma possiamo muoverci bene con i giusti accorgimenti.
    Ad esempio con un po' di queste fusa che mi riportano ad essere Judas, con l'odio che provo per quel gatto, ed il simbolo di abbandono che rappresenta.
    "..magari una cerimonia breve, perché non lo so quanta resistenza avrò tra venticinque anni" un altro soffio, l'immagine di quei pantaloni su di te. Cazzo già adesso è difficile non pensarci, come lo era quando li ho scelti, che ogni cosa ha il retrogusto del sesso e cazzo se lo amo anche così. Soprattutto così.
    Ti stringo ancora. Senza pretese, solo perché ne ho bisogno. "Perché penso mi farai sempre lo stesso effetto.."

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    Sì, Josh, se fai così, però, mi viene difficile continuare ad esser serio. Non che ne sia mai stato capace ma cavolo, mi sembrava stesse funzionando per un attimo. Un istante solo, giusto quello di cui abbiamo bisogno per provare ad essere quanto più chiari possibili. Che sì, io ti amo, tu mi ami. Io ti voglio, tu mi vuoi, ma forse non è nemmeno questo il punto. Ci sono così tante sfumature che non comprendiamo. Così tante dubbi che non so districare. Che non so spiegarti. Per questo adesso passo la palla a te. Riapro gli occhi, concentro ogni senso sulle tue lacrime, sui tuoi respiri più pesanti. Ma non dico nulla, ovviamente. Di certe cose forse è meglio non parlare. Non subito almeno, non quando non si sa esattamente cosa dire.
    Però ridi, almeno questo ci è concesso. Un istante singolo, quasi in silenzio affinché le pareti della casa non possano sentirci. Che ogni tuo vagito è mio. Ogni suono che emetti, ogni respiro che trattieni, che poi butti fuori a forza. Così ti seguo a ruota, ridacchio di nuovo, lo faccio provando a voltarmi, lo faccio per tornare a guardarti e sforzarmi di non aver alcun sussulto. Alcun mancamento. Ti guardo con la forza di chi il suo sguardo saprebbe sostenerlo. Anche quando è così e dall'occhio magico non lacrimi. Ma non lacrimo nemmeno io. Non questa volta, non di nuovo. Ti passo una mano su una spalla, distratto, riprendendo lo stesso gioco di prima. Scendo. Risalgo, ti studio, ti testo. Mi rendo conto che esisti anche così. Soprattutto così. Qui c'è la spalla, qui la clavicola, poi il collo, poi il mento. Sei al tuo posto. Ogni cosa lo è. Risalgo le labbra con l'indice, poi mi fermo sulla punta del naso. Sorrido di nuovo, distratto, più per me che per te.
    ''Forse non dovevo dirlo...'' Dei pantaloni. Perché adesso ti immagino distendermi lungo la scrivania. Premere con l'inguine contro la cerniera che sta sul retro. Con una mano mi tieni giù dalla schiena. Con l'altra li apri piano. E la cerniera contro la pelle nuda mi fa tremare perché è fredda. Ti sento scendere lungo le fossette di venere, incastrarci i pollici sopra. Strabuzzo gli occhi per un istante, che ho bisogno di ricordarmi cos'è che in realtà avrei voluto fare. Parlare, parlare e solo parlare. Per tenerti aggiornato su tuo marito. Per evitare di chiudermi ulteriormente. Ma la mano la faccio risalire, a tempo con il mio respiro pesante, cadenzato. Sono in pace adesso. Risalgo uno zigomo, finisco sull'orecchio. Ripercorro anche quello, centimetro per centimetro. Guardo le dita che ti sfiorano, fisso i pori della tua pelle, ogni tua ciglia, la luce nei tuoi occhi. ''Posso stare bene anche se non facciamo sesso, vero?'' Non lo so se te l'ho mai chiesto, ma voglio capire com'è che funziona. Se per te è diverso e allora quello strano sono davvero io. O se anche tu stai male quand'è così e allora conviene darci da fare, conviene strapparle via queste lenzuola, questi vestiti. Perché ha senso sapersi comprendere solo così. Non è reato, non è immorale.
    ''Tu stai bene?'' Qui tra le coperte, lontano dal sole, ma vicino a me?

    Anzi non mi dispiace di averti conosciuto in un brutto periodo. Perche sei stato piu bello, hai brillato di piu. Una scopata, un peso, non so cosa è stato per te ma...ma non voglio saperlo il perche'━━━━━━━━━━━

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    Mantengo un piccolo contatto, solo un dito mentre ti rigiri e ti fai guardare un po' di più. Allora ti meriti anche un vago sorriso, un ghigno che mi alza le labbra solo ad un angolo, mentre mi accomodo meglio. Che ora posso guardarti, posso scavare un po' quando hai voglia di sostenere il mio sguardo. Ed io - lo sai - so fare solo questo: scavare, tirare fuori con le unghie ogni cosa. Ma non sempre, solo quando me le nascondi.
    Adesso sei tu. Qui. Niente maschere, niente pareti dietro cui lasciare le spoglie della tua cazzo di anima. Sei tu, ed io ti vedo Chrys. Sei così bello, cazzo. Come il crisantemo sulla mia mano, che si apre anche se intorno a lui c'è solo l'oscurità, un catrame nero che soffoca. Una mano che resta al tuo fianco, dita che si ancorano piano. Ed è una violenza quella che mi uso per non scendere, per non salire, per non fare niente e lasciarti esplorare. Lasciare che siano le tua dita, ed il loro passaggio, a chiudermi gli occhi ancora una volta.
    A farmi sospirare di più, ad immaginare quello che vorrei farti e vorrei mi facessi, a sentirti in me con la forza sicura di chi ama senza sosta, e non con l'aggressività che ho io, ma con la venerazione che mi usi tu. E' parte di noi. ".. forse ti ci immagino anche se non lo dici" in quei cazzo di jeans a doppia cerniera, come immagino di trascinarti in qualche corridoio e farti mio in un secondo, un promemoria, una voglia che preme in continuazione, come un tarlo costante nel cervello. Che nella mia testa ho già un braccio che ti avvolge la vita e ti spinge contro di me. Ti costringe lì, perché niente sia qualcosa che non ricordi, che ti sfugga o che possa sembrare irreale. Io sono concreto. Vivo.
    Ma io amo anche così, forse solo così.
    Per questo apro gli occhi quando me lo chiedi, per questo resto in silenzio a raccogliere parole che possano farti capire cosa provo io, cosa sento, di cosa credo che potremmo fare a meno e.. di cosa assolutamente no.
    Nei tuoi occhi cancello il riflesso dei miei, mi fisso piano solo sulle ruote, sugli archi verdi tesi Sulla superficie di un pianeta che ne ha di storia da raccontare. Cazzo se mi erano mancati, e cazzo se non sono trai più espressivi che io abbia mai visto.
    Dovresti credermi quando ti dico che non voglio li cambi, che non voglio li macchi con i miei, quando tu sei tu e vai bene così. Anche spezzato, anche distrutto. Ci ricostruiamo.
    Non è più una cosa che voglio fare da solo. Mai più, Chrys. Te lo giuro.
    Però cazzo se mi rendi difficile concentrarmi sulle tue parole, se mi lasci incastrato nel tuo mare e dopo mi sfiori di continuo, mi percorri, ti ricordi che vie transitano su di me. Nessuno mi ha mai amato così, neanche credevo l'avrei mai meritato. Ho temuto di averti distrutto, quindi ti prego dimmi solo che non è irrimediabile. Prego, in silenzio.
    E ti guardo, stavolta da un centimetro di distanza, abbasso gli occhi sulle labbra che non si muovono più. Poi torno a te, poi la mia mano ti accarezza il ventre con il pollice e non lo faccio volutamente.
    "S-sì che puoi.." e mi costa dirtelo perché sarò sincero, ho un po' paura di quello che starai per dire, che lo so cosa ti preme in testa, che ti chiedi se siamo qualcosa di diverso da due anime in pena che passano il tempo a scopare perché non hanno altro da fare, o da dirsi.
    Ma cazzo ti sei dimenticato dieci anni di chiacchiere? Di discorsi? Mi sa che sta a me ricordartelo eh?
    Mi avvicino prima, per lasciarti un bacio ad occhi chiusi, stavolta solo tenero, stavolta l'ansimo lo tengo per me. "Se non vuoi farlo per un po', posso.. posso lasciarti in pace" ma lo sai che non mi sto tirando indietro. "Ma io amo anche così, Chrys" dolce, piano, gentile. Che per sentirmi amato ho bisogno anche di questo. Di noi, di te, nudi. "Dici che la luna di miele sta durando più del previsto per i comuni mortali?.. Forse mi piaci un po' troppo anche tu.."
    Ancora, ti parlo ad un soffio, vicino quanto basta per vederti senza che gli occhi si incrocino. Lascia che io faccia risalire la mano e ti accarezzi il corpo. "Non voglio che pensi di essere solo questo. Io non ho sposato un corpo da scopare, io ho sposato te." E' più chiaro, adesso? Lo è se tremo un po'?

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    ''No...'' Dico piano, in un sussurro che le labbra quasi non le fa muovere. Rimangono chiuse, come se lo avessi detto dal naso o semplicemente nella tua testa, in un colloquium che non ho bisogno di aprire perché se mi guardi e sì, ti prego, fallo, piano piano capiresti. Non ti sfugge mai niente e non perché usi scorciatoie. E' perché mi conosci. Mi hai messo al mondo tu.
    E guardami, va bene adesso. Non so cosa potresti ritrovare nel mio sguardo, ma fallo. Fa risalire la mano lungo il fianco, capisci tu per me se c'è qualcosa di diverso o se è tutto ok, se sto bene così. Perché io è da un po' che non mi tocco. Ho paura di scoprire cos'è che ho nascosto per anni sotto gli indumenti. Anche se questi brividi li conosco, so bene a cosa si riferiscono, cosa cercano. Come se sottopelle avessi uno sciame di vermi, una colonia che ricerca te. Vuole te. Tutto qui ti desidera. E vorrei dirtelo, ma forse perderebbe il senso.
    ''Dico che ti voglio sempre.'' Ma commetto l'errore, sono pronto a pagarne le conseguenze. Prendimi, se serve. ''Ed ho...'' Deglutisco. Mi fermo un istante, perché lo capisco che è stato sbagliato, che magari avrei potuto semplicemente rimuovere tutto. Mi sarebbe bastato continuare ad ignorare quella sensazione. Far finta che ad averla provata non fossi stato io, ma magari qualcun altro.
    ''Ho pensato a molte cose brutte mentre dormivi.'' Si inumidiscono gli occhi per un attimo. Ma è normale, dice Russo. Io Peter non l' ho superato, non ho ancora capito bene come fare. Però mi ripeto che tu esisti: Ti parlo anche solo per questo, sono bravo.
    ''Se fossi...'' Prendo fiato, è importante farlo adesso. ''Morto...'' Butto fuori tutto, ho bisogno di ossigeno nuovo. ''Io non ti avrei riportato da Edie.'' No, non lo avrei fatto, non ci sarei riuscito. Se tu fossi morto io ti avrei trattenuto qui con me. Avresti fatto parte di casa mia, saresti stato l'ornamento più bello. ''Pensavo a questo quando mi...'' Quando mi toccavo. Ed è stato difficile immaginare altre scene: Tu eri lì su quel letto. Stavi male. Eri morto, non c'eri più. ''Non dovrei amarti in questo modo.'' Sentenzio. A Russo non l'ho detta così. Con lui ho tergiversato, ho mentito, ho blindato questo ricordo. ''Sono matto, vero?'' Sorrido di sbieco. Guardo altrove, mi concentro sulla tua clavicola. Almeno lo sguardo scivola in basso, almeno non rischio di incontrare il tuo. ''Ci sto facendo paura...scusa.''

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    Pensavi a questo quando ti toccavi. Cazzo, amore mio, questo è tanto, ma questo sei tu. Lo so che è un momento serio, che non posso dirti ora quanto vorrei farti sudare sotto le mie mani, mordere ogni centimetro della tua pelle. Che più tremi e più vorrei amarti con la forza che ho di nuovo. Ti prenderei per i fianchi anche adesso, ti chiederei di sederti su di me, di muoverti mentre mi racconti tutto quello che avresti voluto fare al mio corpo morto. E dimmi, cazzo, che da vivo sono migliore.
    E più mi inquieti e più so che è questo il tuo modo di amare; forse è l’espressione di amore massimo che puoi dare. Tenermi con te. Incatenarmi ad un muro come fossi un quadro. La tua statua più bella, venerata, terrificante. Ho un brivido quando lo dici, quando mi accorgo e capisco che ti sei toccato anche vedendomi immobile. E scherzerei ora dicendoti che non preferisci che io mi muova? Che io ti ricordi cosa ti piace e come ti piace? Ma è chiaro che non lo faccio. Ed è meno chiaro come sia possibile che io ti voglia anche ora, che più parli e più quelle parole te le strapperei a morsi dalle labbra. E ti guardo, e ti imploro di non frenare mai i tuoi cazzi di impulsi perché io posso reggere tutto. E continua, ti prego cazzo, continua a parlarmi mentre io continuo nella mia testa a morderti, o forse non sarebbe così facile per te dirmi le cose. Come faccio a non amarti adesso? Adesso che sento che lo stomaco si torce per te, che il modo che hai di volermi mi fa sentire al mio posto. Finalmente voluto tanto che anche da morto avrei un valore per te. Perché io, cazzo, farei lo stesso. Io ti terrei fermo nel tempo, sigillato nell’ambra perché niente possa scalfirti. Forse non mi toccherei pensandoti, perché farebbe male, perché io non esorcizzo il dolore così, ma tu si. Tu usi il sesso per legittimarti, per spingerti ad andare avanti, a trovare qualcosa che vada anche quando non va più niente.
    Allora le mie carezze si fermano, che ti massaggiavo il collo pianissimo ma stoppo le dita, li buone buone.
    “Chrys..” non è un rimprovero, non è un giudizio, non è altro che un cazzo di sbuffo lento. Quasi un ansimo. Che ti culla o ci prova. Non voglio dirti che tutto quello che fai va bene, ma cazzo sono così egoista che a me sta bene. Magari ad Edie mi avresti dovuto far vedere, magari ti avrebbe sfondato la porta per toccarmi un’ultima volta. Ma .. “Lo so che ti saresti preso cura di me” anche dopo la morte, anche se dirlo fa male, mi riporta al momento in cui ho creduto di essere già perso.. perché è quello che ho sognato io. Tu con gli occhi vitrei e lucidi, fermo sulla mia salma, a ricucir ferite mai emerse ma che avresti trovato perché mi conosci. Ho sognato un crisantemo nel bulbo oculare vuoto. A riempire uno spazio che sarà comunque per sempre tuo. Che se devo dare parti di me per riaverti, allora che vadano all’asta cazzo. Sospiro. Svuoto i polmoni, ti cerco anche se ti stai sentendo in colpa, anche se ti pieghi per non guardare cos’ho in volto ora. Resistere. Respirare. Non osare, cazzo mi sto tenendo adesso, che pensarti a gemere dietro tocchi che mi hanno avuto protagonista ma senza di me, mi muove le viscere, scalda i punti che rianimano il sangue. Forse siamo entrambi sbagliati, cazzo, forse siamo entrambi dei fottuti psicopatici, forse dovrei dirtelo.
    “Il mio corpo vuole restare con te. Ad ogni costo.E non ti dovrei confermare che sei giusto anche così, perché lo sentiamo che qualcosa magari non va, ma cazzo a me sembra un atto di fottuto amore. Amore macabro ma, cristo, è il tuo.
    "Anche adesso.. anche dopo questo." Cazzo se mi ami.. io non riesco a dirti se è sbagliato, io voglio le tue ossessioni. Ora. "Non ho paura di te..." un ringhio basso. Mi spingo in un bacio più forte, che ti tiene il collo vicino al mio, che ti respira sulle labbra. E non è pietà, non è compassione, è solo che ne ho voglia: ne ho tantissima voglia adesso. Non ce la faccio più, non sono bravo. Mandami via.

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    Non li so arrestare i brividi, perché so che a te piacciono. E non fai una piega quando ci sono, anzi, a volte li assecondi pure. Un po' come ti viene sul momento, tanto da rendermela più facile, più gestibile. Quindi grazie, anche se fa paura. Grazie anche se non lo so com'è che ci si dovrebbe comportare in questi casi. Suppongo non ci sia, comunque, un modus operandi scritto. Delle regole inconfutabili, limpide, di facile comprensione. Quindi niente, grazie se non te ne vai all'ennesimo tremolio, alle parole che si accavallano tra i balbettii. Se resti anche quando finisco per guardarti a fatica e non perché io non ti voglia o non voglia farlo. Lo sai com'è che funziono ormai. Sono solo abituato a non guardare Oleander negli occhi perché non la dimentico la risposta di Erika. Non so com'è che si faccia a non far accavallare certe cose.
    Per questo gli occhi te li precludo un istante, quello di cui ho bisogno per ingoiare il rospo e riprender coraggio nel raccontarti di quegli incubi che questi giorni abitano i miei pensieri.
    ''Io sì...'' Che ho paura di me, dico. Come potrei non averne? Evitare di sentirmi impotente, sbagliato ogniqualvolta salutare Russo finisce per lasciarmi dolorante?
    ''Adesso ne ho un po'.'' Ma non sono bravo a controllarmi. Allora se ho paura, un modo per rassicurarmi è lasciarmi andare ai tuoi baci. Che ci accettiamo così, mi basta questo per rimettere a posto le mie viscere. Spingo un ginocchio contro il tuo fianco, lo faccio per tirarmi su, per strusciare il petto contro il tuo. Sto così bene quando mi baci. Sto così bene perché ricambiarti è spontaneità, lo sono le mani che spingo lungo i polsi affinché tu possa rialzarli contro la spalliera del letto. Sgusciar via dalle coperte, lasciare che restino legati tra di loro. Come quella volta a Las Vegas quando quello in trappola ero io.
    ''Non voglio mandarti via...'' Non lo dico per convincere te, ma per lasciar andare quei nodi che restano ben aggrovigliati in petto. Che se li snodo magari mi soffocano meno.
    ''Voglio tanto prendermi cura di te.'' Manipolo le catene affinché ti tirino le braccia e nel farlo ti trascinino verso l'alto, sotto di me, in uno strusciarsi basato sull'inerzia che però sa farmi rabbrividire. Voglio esporti come il quadro più bello. Perché sei meraviglioso, sei perfetto in ogni fottuta cosa.
    ''P-posso?''

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    Edited by ( : - 21/2/2022, 00:08
     
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    Da quella volta, in soggiorno, con rabbia, non è cambiato niente.
    Mi avevi detto di scegliere, o tu avresti scelto per me. Ora le mie scelte non ti stanno bene, non le credi vere, non pensi di poter essere tu al centro. Allora, cazzo, mettici me. Perché non è cambiato il moto che spinge i miei baci a divorarti. A tenerti tra le dita, a non farti andare via. Non si è spenta la fiamma, si è solo continuamente alimentata. Tu sei la benzina, in una riserva continua inesauribile. La mia. E ci tengo come tengo ai miei respiri. Come se non sapessi che per te è lo stesso, che vivi questi attimi con l'incredulità di chi non sa di meritarli. Cristo ti meriti ogni fottuta cosa bella saprò darti, anche se questo significa che avrai me in modi che non ho mai contemplato prima.
    Fai del mio corpo il tuo tempio, perché il tuo è il mio. Agganciati ancora, di più. Fammi vibrare lo sterno perché non sai respirare a parlare se io ti tengo in ostaggio, o se poi lo fai tu.
    Che le mie sono mani che scendono alle natiche, le stringono appena ti avvicini, appena la tua gamba è a portata. E va bene che dovevamo parlare, cazzo, hai ragione ma così.. così come pensi che faccia a resistere? Ma tu lo sai, lo sai che non riesco, che per quanto potrei fermarmi se tu me lo chiedessi, dopo che mi concedi qualcosa, ho la cazzo di tendenza a portarmi via tutto.
    Anche se voglio che sia tu, ho chiuso gli occhi perché pensandoti sono stato meglio, e adesso anche solo sentirti parlare di te, e non di me per una volta, mi lascia in disparte: nel modo giusto. Tienimi lì inchiodami dove cazzo ti pare, dammi un posto da cui ringhiare la mia fottuta disfatta, ancora, continuamente. Che ho accumulato troppo ego, ed è tuo il potere di spegnerlo, di dissanguarlo tra lenzuola di seta e ansimi del cazzo.
    Non lo so che cosa vuoi fare, quando ti lascio i polsi, lascio che sia la tua paura a muovere me, a tenermeli incollati alla spalliera e cazzo se è ancora un brivido. Te lo nascondo ad occhi aperti, che ti fisso piano, che cerco una risposta alle mie domande nelle pupille, che sento come cazzo sia sempre eccitazione questa, sia sempre un lanciafiamme tra le costole. Scusami se non sono bravo a farti parlare, se poi voglio che tu mi dia tutto quello che hai, perfino una fottuta lezione su come sia il marito che vuoi, così potrò ringhiare che io non sono così.
    Ma non adesso, adesso nei baci ti lascio un morso a stringerti il labbro inferiore. Uno "stai attento" che non sa suonare minaccioso, solo vibrato nello sterno.
    Le catene stringono, ma poi tirano spostandomi lontano dalla tua bocca, di poco ma quanto basta a fermarmi il respiro. Non so smettere di guardarti, e so che dovrei fermarti che c'è una parte di me che così soffre, in gabbia. Ma cazzo tu.. tu puoi farlo a me. Lo so che puoi, lo so che mi tratterai come una fottuta reliquia, qualcosa che va curato, che il tuo prenderti cura di me è la sola cosa che voglio stanotte. "Si.." si che puoi. Voglio vedere fin dove arrivi.ì, Chrys.

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    L'appeso, nei tarocchi, simboleggia il sacrificio. Ora, io non sono quello in grado di spiegar a te com'è che ci si sacrifica o come ci si adegua, lo si accetta. Non ho queste conoscenze così approfondite a riguardo: Io stesso non so sacrificarmi, non so battermi davvero per un obiettivo ma cavolo se penso che tu sia l'incarnazione esatta della resilienza, della pazienza.
    Per questo quando le catene ti tirano su, io ne approfitto per sfilarti via i pantaloni. Pregusto il rumore che fa la zip quando la tiro giù, poi quello dei jeans. Piano, affinché la pelle mi sia scoperta come in una sorpresa. Come se non l'avessi mai vista in vita mia, annusata, toccata.
    E mi piace perché non c'è mai una volta in cui con te il sesso mi sappia di già visto. Resta sempre tutto fermo a quel giorno, quando la morte di tuo padre, ironicamente, è stata per me fonte di rinascita. Che lo ricordo bene com'è stato premere i piedi contro i tuoi fianchi, lasciare che tu potessi afferrarmi, braccarmi ingenuamente già da lì.
    Allora se tu sai amare così allora io posso permettermi altrettanto. Ma perché siamo noi due, perché tu non ti sei tirato indietro e come l'egocentrico quale sei hai deciso di dimostrarmi che di paure non ne provi. Non sei come me che scapperei dinanzi ad un riflesso. Non sei come nessun altro.
    Sei perfetto.
    Ma assecondami adesso, segui la scia delle catene, fatti trasportare, tirarti su sino a metterti in ginocchio sul letto che io faccio altrettanto, ti seguo, anche se con una mano lungo la coscia a risalire il fianco.
    Sei uno spettacolo da guardare, da ridisegnare con le dita a circumnavigare l'ombelico per poi risalire i fianchi sino alle braccia.
    Riprendo per me lo spazio di adorazione che mi spetta, anche se per respirar bene devo pensarci di più, concentrarmi su diverse immagini. I soliti pensieri che non si sbrogliano mai.
    Resisti, un istante solo, quello di cui ho bisogno per sporgermi in avanti, tirar le tue gambe lungo i miei fianchi ed incastrarmi quanto basta per modellarmi contro di te. Le braccia risalgono le tue, si fermano sui polsi bloccati. I baci ti ridisegnano la mascella, il mento, la punta del naso. E sono delicati perché così non lo facciamo mai e so che c'è bisogno di una certa accortezza. Di far piano, pianissimo.
    Sei il mio Dio, l'unica cosa in cui vorrei credere per sempre.
    Allora salgo, poi riscendo, lo faccio con tutto il corpo. Le mani si fermano di nuovo sui fianchi, giocano un istante con la piega che fa l'inguine, poi si ancorano salde contro le tue natiche. Ti porto più vicino, anche solo per lasciarti sentire com'è che brucia la mia pelle adesso.

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