Breathe

Josh/Chrys | Cleveland | Ohio (APMA) | 13 Marzo | Contenuti sensibili

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    Non so come cazzo fai, Chrys, ma riesci sempre ad attivare la mia fottuta bestia nello sterno. Quella che ti cerca, ti sorride, ti vuole. Quella che in fondo ti ha cercato dall'inizio alla fine, e ti cerca anche quando ci sei già.
    La alimenti, mi muove in quei gesti che con altri - io - non avrei mai fatto. Come questa sera. Come il carpet su cui ti ho chiesto per la prima volta di essere pronto.
    Perché un po' l'ho capito cosa comporta essere me. Me sotto i riflettori, è che non lo voglio fare senza di te, senza voltarmi e sapere che sei ad un palmo, tanto vicino che posso sentire se il tuo respiro è figlio dell'ansia o dell'eccitazione, o se sei calmo per calmare anche me.
    Ma la verità è che con te voglio condividere tutto, anche queste nomination che non mi aspettavo, anche quando abbiamo scelto a quattro mani di rispondere che ci sarei andato e che dovevano riservarmi i posti per me e te.
    Ho voluto tirar fuori il mio ego dal cassetto, allungandoti una mano ma giurandoti che l'avrei fatto solo se fossi stato pronto fino in fondo, a capire che ti cercheranno, che proveranno a prendere da te quello che non hai mai detto a nessuno. Non glielo permetterò, e lo sai. Non lascerò loro fare da sciacalli, perché piuttosto li brucerò uno ad uno. Ma.. è giusto che tu sia con me.
    Credo sia un po' come sposarsi ancora, davanti a centinaia di luci che scattano. Come sono impazziti quando ti ho chiesto di assecondarmi, di lasciarti baciare, di essere meno rigido solo per un secondo. Uno che è stato la sorpresa di quel ringhio dello stomaco, che mi ha portato via da tutti. Così a rispondere a domande per le quali non ho fiato adesso.
    Magari un giorno ne avremo, ma non ora.
    Non quando poi i premi sono stati due, artista ed album dell'anno. Cazzo li leggevo sulle copertine dell'Alternative Press, e sognavo di esserci io, quel ragazzino stupido con la sorella maledetta. Ora ci sono, e cazzo se ne ho passata di merda per essere qui a sorridere tra gli stronzi e dire che, beh, senza di te non ci sarei mai riuscito.
    Te li ho letti gli occhi lucidi, ti ho visto Chrys, e cazzo se mi sei mancato in quei secondi che ti hanno tenuto lontano da me, ma sempre fottutamente vicino.
    E la mano non te l'ho più lasciata andare da quando sono tornato, da quando gli ultimi applausi hanno riempito la sala e ci siamo dovuti alzare. Un po' con le gambe tremanti, un po' verso la saletta per il rinfresco, anche se... anche se io ti fermo prima, ti cingo per un fianco, scostandoti dalla folla, lasciando che siano gli altri a percorrere per primi il corridoio di velluto scuro.
    Noi stiamo un attimo in disparte adesso, che hai un profumo buonissimo, che ti voglio guardare e capire se stai bene, se ancora ce la fai.. se preferisci che torniamo a casa, invece.
    Che i premi sono belli si, ma questa serata non è solo per me. E' nostra, e voglio che tu possa sentirla senza quell'ansia che so ti prende quando usciamo di casa, e adesso si unisce a tutte le mie paranoie.
    "Ehi.. first lady.." te lo sussurro in questa mezza risata, con un fianco appoggiato al muro. Potrei anche smetterla di guardarti così, ma non ci riesco. Faccio solo fatica a credere che l'abbiamo fatto, e non parlo di mostrarsi nel senso di due uomini. Ma di me e te. Tu sei ufficialmente mio marito adesso, più o meno, per quanto speculeranno, ora lo sei senza nasconderti mai.
    Ti giuro però che non gli farò rubare la tua tranquillità, ti proteggerò da tutto anche se.. anche se questa sera sembri più adatto tu di me. Cristo, voglio camminarti al fianco ovunque e voglio che tu sia al mio. Un primo passo che è fuoco nello stomaco.
    "Stai ancora respirando?" devo chiederlo, piano, con l'emozione di un bambino che non sa essere felice quando dovrebbe. "..devo controllare?" rido.

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    Non uscivamo da tanto e questo per me non è stato semplice. Non abbiamo messo piede fuori casa per così tanto tempo - fatta eccezione per quella volta in cui ti ho comprato il pianoforte nuovo - che adesso, alla sola idea di essere all'inizio di una serie di giorni lontani da casa, un po' mi sento male. Ma non è qualcosa che, fortunatamente, rischio di dar a vedere. Ce l'ho fatta prima, sotto ai riflettori, quando mi hai stretto a te e quel bacio quasi me lo hai richiesto. Dovevano vederci, funziona così, giusto? Stiamo dando alla stampa qualcosa di cui parlare e magari lo stiamo facendo anche piano. Non pianissimo, sì, ma piano.
    Ce la farò anche ora, che la premiazione è finita ed una lacrima, magari anche due, mi hanno persino rovinato un po' del trucco. Volevo essere bello per te, ma non so se così sono eccessivo. Se magari sarebbe stato meglio tenere quel Chrys ancorato al passato tanto da non tirarlo mai fuori nel presente. Perché ad oggi molte cose sono cambiate. Me ne sono accorto guardandoti dalle poltroncine, con gli occhi lucidi e tutto il resto.
    E me ne accorgo ora, che ci ricomponiamo, ci stringiamo un istante ma non così forte da lasciare che altri giornalisti o chi per loro possano assalirci per altre foto, altre domande a cui saprei rispondere con una assurda ed estrema facilità. Che sono felice oggi, anche se ogni mezz'ora continuo a mandare emote stupide ad Alice. Lo sono davvero. Per te, per tutto ciò che sei e per tutto ciò che hai fatto. Sei meraviglioso e questa volta se ne sono accorti anche loro.
    Te lo avevo promesso, no? Che non saresti mai stato in un angolo. Anche se questa volta dall'angolo ti ci sei tirato fuori da solo. Anche se io sono qui solo per ammirare quella luce che emani.
    ''No.''
    Sorrido piano. Il rossetto se ne è andato via del tutto, ma questo perché ho dovuto darci di gomito io altrimenti, a forza di bere, sarei finito per assomigliare ad un clown.
    ''Con il rossetto se ne è andata via persino la corazza che mi ero portato dietro.''
    Commento facendomi vicino, che ho bisogno di sorreggermi un po' a lui. Su una spalla ad esempio. Quanto ho bisogno per mantener le ginocchia tirate e le gambe drittissime su quegli stupidi trampoli che ho deciso di mettere anche se mi fanno sempre un po' più alto di tutti.
    Poggio piano il viso contro il tuo, guancia a guancia, che siamo finalmente fermi in un punto non propriamente di passaggio. Respiro il tuo profumo, mi calmo così.
    ''Ma un'occhiata la darei comunque...''
    Sibilo piano, che non lo so se è un invito a scopare per l'ennesima volta nell'arco della giornata. So solo che mi esce così, un po' mellifluo, anche se in realtà mi basterebbe andare a fumare da qualche parte senza dirmi una specie di star. Perché a differenza tua io non sono niente e non so proprio com'è che si faccia a sopportare questo tipo di pressione. Non ha saputo darmi una risposta certa nemmeno Ezekiel.
    ''Che tu hai questo potere di togliermi il respiro... Oggi più delle altre volte.''
    Non lo so se ti sto rimorchiando. Diciamo che però mi sta bene così, sussurrato, piano piano, affinché non possa sentirci nessuno, nemmeno una cimice posta appositamente da chi è pronto a strapparsi i capelli per noi. Più ci penso, più mi ritrovo a ricreare in testa una sorta di complotto mistico per i quali noi siamo assolutamente le vittime. Ho una paura folle di averti fatto fare una brutta figura.
    ''Come ci si complimenta con il Presidente del circolo sonomiglioreintuttoquestanno? C'è roba come miglior baciatore dell'anno, tipo? O miglior marito, a dirne un'altra.''

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    E' un primo "no" a cui riservo un mezzo sorriso, tirato su appena da un lato. Quasi mite, perché a volte - anche nei modi peggiori - mi piace sapere di conoscerti abbastanza da rendermi conto quando smetti di respirare.
    Quando perdi un battito, che sia per me o per la situazione. Quando gli occhi stanno per farsi umidi perché sai che sei il mio centro adesso. Che non te lo dirò mai abbastanza quanto tu lo sia sempre stato.
    In fondo, non mi sento diverso da quel sedicenne che fumava di nascosto sul tetto di casa, a volte penso anche di guardarti allo stesso modo, ma dopo mi ricordo che non ho più quella barriera mentale che mi teneva distante. Che posso stringerti le dita al fianco e tu avvicinarti ad una spalla. E va tutto bene, va fottutamente bene. "Vieni qui.."
    A volte mi rendo conto che ti chiedo cose che già fai, che mi anticipi, che ti avvicini e mi fai chiudere gli occhi come li chiudi tu. Voglio essere quel tuo momento di respiro, questa roccia in cui mi trasformi se non sai riempire bene i polmoni.
    So di averti chiesto tanto, che per te saremmo vissuti bene anche da soli, anche nell'intimità del nostro giardino e della nostra casa. In tutto quello che non mi permetterò di toglierti. Ti ho chiesto tanto perché le tue crisi le ho vissute sulla pelle. Le conosco. Lo so come ti prendono se finisci a dar voce ai pensieri, se non metti a dormire i sussurri nella testa.
    Per questo meriti che io mi prenda cura di te, del tuo tempo, del fatto che staremo poco in questa sala. Ci dobbiamo entrare per forza, non posso tirarmi indietro da tutto, ma cazzo se ti voglio sempre al mio fianco. Sempre come stasera, per poter sentire la tua mano lungo la schiena, che si stringe al tessuto o anche solo alla mia pelle.
    "Ti controllo anche le tonsille appena ci togliamo dal cazzo" che è una promessa, una che voglio si imprima con quella risata che hai, che dell'imbarazzo ti vesti sempre momentaneamente, perché poi lo so bene cosa sei quando le porte si chiudono, e degli altri non ce ne frega più un cazzo.
    Solo che poi devi sentirla un po' tremare, quella mano con cui ti stringo. Devi vederlo il mio sguardo puntarsi lento nel tuo, ed incassare - in qualche modo - un "miglior marito dell'anno" che mi inchioda sul posto.
    Non mi ci sento, per niente. Credo che quasi morire dopo le promesse non sia parte di un curriculum che si rispetti.
    "Potrei essere tanto generoso da darti qualche indizio." In un bacio che si fa strada sulla guancia, caldo, riservato perché è il lato che nessuno vede e che tutti immaginano. Trovalo un cazzo di modo per complimentarti con me, anche se forse non sono io quello che merita un premio stasera. "..ma sei tu che stai vincendo tutta la mia attenzione" quest'ultima parte voglio ti si incastri lungo il collo, dove lascio impunemente un morso leggero, mentre altri ci passano lentamente accanto.
    Muori un po' per me, che sono così stronzo da giocare sul filo del rasoio, da spingerti a chiedermi di allontanarci da qui, mandare gli altri a fanculo e usare quella chiave di quella suite.
    Ho già voglia di tenerti solo per me, ti hanno visto abbastanza per i miei gusti. Ho voglia di chiudermi con te per la notte e per la vita, perché forse io non ti ho detto quanto risplendi stasera. Quanto in te veda qualcuno che i riflettori può abbagliarli più di me, e mi sta bene, cazzo se non sono geloso di questo, sono fottutamente fiero di tenerti al mio fianco.
    A volte le parole me le togli, e lo fai quando mi stacco appena per guardarti di nuovo e bruciare di te ogni cosa, consumarti. E non ne avrò mai, mai abbastanza. "Un'ora, non resisto di più" Un'ora per andare al rinfresco, prendermi complimenti non sentiti, tenerti accanto, e poi chiuderci di nuovo via da tutti, che è sempre il posto migliore in cui stare. Un bacio solo.

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    Spero di andar bene. Resta un pallino fisso questa sera. Che insomma, sì, spero di essere bello, di essere attraente così come lo sei tu. Spero di essere perfetto, di non farti fare alcuna brutta figura e di non mutare, nemmeno per sbaglio, nemmeno per un millimetro del mio corpo. Spero di mantenere un certo contegno, tanto che sto bevendo il giusto. Mi contengo anche così, affinché non possa prendermi alcuna sbronza, nemmeno una leggera, anche se sì, a dire il vero forse ne ho bisogno. Non di bere per dimenticare questa serata, quanto per sciogliere un po' i muscoli. Che li enti, sì. Secondo me li senti subito, appena mi sfiori il collo ed io, istintivamente, rabbrividisco, che sono rigidi. Sono un blocco di cemento anche se per te vorrei essere decisamente di gomma.
    ''Ah, quindi giocheremo al dottore e al paziente?''
    Sussurro piano, cercando di camuffare l'ansia con la stupidità. Con una voce che si fa melliflua il giusto, quanto serve per sembrare vagamente sensuale anche se vorrei spogliarmi di questo vestito - che sì, bellissimo, per carità, ma scomodo-
    ''Dottore...''
    Mi sfugge un gemito quando il collo lo mordi, quando non ho mura contro le quali stringermi o spingerci te. Che basta questo, a volte, per accendere il fuoco. Per alimentare il flirt.
    ''Cazzo, amore.''
    Che cerco di ricompormi subito, di farmi dritto con la schiena, con le gambe. Che se non avessi pantaloni tanto aderenti forse starei meglio. Non mi sentirei pulsare come un cuore gigante. Sarei ok, vicino a te, sì, che adesso mi fai più male che bene, ma bene.
    ''Quarantacinque minuti come ti sembrano? Magari dici che la tua lady ha bisogno di quindici minuti per incipriarsi il naso.''
    Ti prendo per mano, lo faccio piano, respirando a pieni polmoni. Che sto cercando col corpo una posizione che sia comoda e consona alla serata. Che no, non posso muovermi come se fossi una diretta parte del tuo corpo. Voglio dar una bella immagine di me, che non sia subito macchiata dalla voglia che mi fai venire di essere scopato sul primo tavolino libero che troviamo. Butto l'aria dalla bocca come fossi una partoriente, poi e ripeto, solo poi, ti guardo.
    ''Secondo te ci sono cose che sarebbe meglio io dica? Oltre al fatto che sei fantastico e che ho quasi rischiato di avere un'erezione in pubblico per causa tua?''

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    Mi fai morire. Lo fai lentamente, nel modo più sano che io conosca. Cristo, stasera sei bellissimo. Mi chiedo perché non ci abbiano voluto solo te su quel cazzo di tappeto, perché eri l'unico a meritarlo. Tu. La mia cazzo di First Lady. Con quesi disegni che ripercorro per appena due centimetri, sentendo perfino difficile muovermi se mi sei tanto vicino.
    Dovrei farmi di ghiaccio per non dare esattamente l'idea che ti sto già spogliando con la testa. Che stiamo giocando per accendere braci, anche se noi bruciamo in fretta, se a noi basta un niente per chiudere gli altri fuori ed amarci come dio non comanda.
    Uno sguardo, una carezza, anche solo una parola. Anche solo quel "Dottore" sussurrato come se fossi tu al limite prima di me. E' che quando poi lo fai, ci mandi me alla stessa velocità, che dobbiamo violentarci la testa per non affondare in quel mare che è tutto ciò che abbiamo. Catrame che impasta i movimenti.
    E tu sei una corda di violino, e si che ti sento, che so che mi vedo già scioglierti con calma, nervo dopo nervo, quando sarai smanioso di cancellare la parte più ansiosa della serata, con me.
    E questo "Con me.", è tutto ciò che conta.
    Mi ritiro lento dal tuo collo, che quando tendi il nervo si allunga perfetto, come in quella foto nella nostra camera, come se la luce colpisse solo i punti giusti.
    "Sei così teso..." come farebbe un dottore ma di quelli che non si trovano certo in giro, te lo sussurro piano, stupido perché mi fai ridere anche se lo so che sei così, che stemperi così, e cazzo se ti amo anche per questo. Il mio alla fine, è un complimento.
    Soppeso l'idea dei quarantacinque minuti, trattenendo piano quel sorriso che mi tengo addosso anche ora, anche se la nostra vita ha un cazzo di problema dopo l'altro, anche se vorrei bere per non sentirli, ma se ci sei tu, cazzo se posso guardarti ancora così, allora va tutto bene.
    Non hai capito che sei la mia àncora. Così ti stringo la mano nella mia, perché non ci sia modo per te di sbagliare.
    "Quella dell'erezione è proprio la prima cosa che devi raccontare di noi, si, deciso. Digli anche come ci piace scopare... e quanto." languido, che resta uno scherzo, uno leggero che ti sfiora come faccio io nel lasciarti un secondo bacio lungo la guancia. "Stai calmo, che sai parlare meglio tu di me con le persone" come a dirti il segreto più importante di tutti. Che poi resta la verità, ma tanto in pochi mi chiederanno davvero qualcosa, o lo chiederanno a te.
    "Chrys." Resto serio, con un sorriso che un po' mi gonfia il petto, nello scostare entrambi dal muro. "Dì solo quello che vuoi" e lo so che sembra semplice ma anche no, e che se non vuoi dire niente, puoi anche restare in silenzio, e tanto finirà presto. "Quaranta minuti, non uno di più" una promessa mentre ti porto con me. Sempre con me devi stare.

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    Almeno ci divertiamo. Per un certo verso posso persino dire che insieme a lui, davvero, serate come queste potrebbero benissimo passare facilmente. Anche se non ci sono più abituato e l’ansia da prestazione è quella che è. Ma lui mi conforta, mi tira su di un altare che non credo debba davvero appartenere a me. Quello non è il mio posto, io non sono speciale, ma Josh ha questo modo di farmi sentire perfetto che a volte sì, sa farmi venire i brividi. Perché se mi ritrovo a pensare negativamente, arriva sempre lui pronto a confutare ogni cosa. A dirmi che sì, magari sono davvero ciò che penso di essere, ma a lui va benissimo così. Così bene che mi ha persino sposato e che, del matrimonio, poi, non si pente affatto. Nemmeno un istante, nemmeno un pochino. Ed io non so, magari dovrei sentirmi grato di questo. Dovrei fermare Russo e dirgli che sì, mio marito sa darmi davvero tanto, davvero troppo e forse è proprio per questo che finisco per voler essere altrettanto con lui. Vorrei essere perfetto in ogni mia forma e far sì che il “favore” venga in qualche modo ricambiato. Che amarsi è anche questo, no? È reciprocità, un alternarsi senza fatica di obblighi e doveri. Ed io ho il dovere di renderlo orgoglioso, soddisfatto e non solo per ciò che concerne la sfera sessuale. Voglio essere per lui ciò che nessuno è mai stato. Come fossi qualcosa di raro, una fortuna che non esiste per altri, ma solo per Josh. Ed è proprio questo che mi si incastra negli occhi, nei muscoli rigidissimi di cui lui si rende facilmente contro, anche se poi mi tocca consapevole dei brividi che le sue mani sanno provocare.
    Sei tutto ciò che voglio e vorrei essere, amore mio.
    Per questo sorrido nel medesimo modo in cui sorridi tu. Per questo ti stringo la mano. Vivo le tue dita incastrate alle mie. Vivo il tuo profumo, ogni tuo contatto. E vivo decisamente così. In bilico, ma conscio di poter ben presto scivolare contro di te, respiro, non sono affatto rilassato ma almeno questo sa aiutarmi.
    Mi fai montare la testa così.
    Lo dico come se non mi conoscessi abbastanza per sapere com’è che funziono. Che se arrossisco è solo perché a certe cose finisco per crederci anche se non troppo, anche se mai come vorresti. Ma non sono mai tanto bravo, vero? Vorrei tante cose, eppure finisco sempre per tradirti un po’.
    Ma facciamo che per oggi un po’ me lo merito…sono così sexy.
    Ma lo dico solo perché so di piacerti al punto che questi quaranta minuti vorresti divenissero subito dieci…magari anche cinque. Che ci avviamo verso la sala imbandita solo per non sembrare tanto strani da stimolare l’interesse altrui. Possiamo dare nell’occhio sì, far vedere agli altri quanto siamo perfetti insieme, ma solo questo, nient’altro. Che mi piace dar l’idea di essere, insieme a te, il possessore di un segreto inestimabile.
    Ed il mio segreto sono la tua pelle, i tuoi orgasmi.
    Ti sento ansimare che nemmeno ti sfioro, nemmeno ti bacio sulle labbra.
    Sei tutti ciò che gli altri non potranno più avere, magari nemmeno sognare.
    Ma anche tu sei molto bello, te lo ha mai detto qualcuno?
    Magari, però, non voglio ci sia stato davvero qualcuno che, tra la folla, ti abbia guardato col desiderio intrinseco di metterti una mano addosso. Né per una carezza, né per della legittimata violenza.
    Mi presenti tu e vediamo chi tra i due riscuote più successo? Sarò anche il più bravo con le parole, ma cavolo se il bello e tenebroso vince sempre.
    Sorrido dolcemente, che sei ogni mia tenerezza.
    È stato proprio col tuo silenzio che mi hai fatto battere il cuore.


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    So che adesso sta a me fare questo. Prenderti per mano per superare un punto che, rispetto a quello che abbiamo vissuto, non è un cazzo. Però io lo so quanto conta, e non parlo di quelle pubblicità del cazzo di cui posso anche fare a meno. Che ora potrei tornare a incidere solo per te, che mi senta tu, Alice, Edie e nessun altro.
    E sì che sono stronzate perché il palco mi ha dato tanto, è solo che sembrano così piccole in confronto a quello che ci è.. successo.
    Però ho detto che lo so, che ti tengo lo sguardo contro se il tuo vibra, se il tuo mi nasconde - poco perché tanto la trovo - la paura di non essere all'altezza.
    Alla mia altezza. Tu. Capisci che è una cosa stupida? Tu sei molto più di me, Chrys. Sei sempre stato qui, anche quando non volevo incastrare le dita alle tue. Hai lottato contro le tue ossessioni per avermi, non ti sei arreso mai. Sei più all'altezza tu, amore mio, di tutti questi stronzi che pretenderanno di conoscermi.
    Che poi, nel ritrovare le tue dita, le mie le ho fatte scendere lungo la tua schiena, come a tirar via ancora un po' di quella tensione che no, non posso sciogliere ora. Anche se vorrei, cazzo se lo vorrei. Ma poi mi ricordo che quando tu accumuli, lentamente, in scorte che non sono infinite, riversi su di me. Ed io voglio tutta la tua ansia, voglio che mi stringa la schiena e porti via la pelle, che mi scortichi fino a riaprire tutte le ferite che, agli altri nascondo, ma a te no. Non c'è alchimia che funzioni se mi guardi così, non c'è trucco che mi lasci a petto nudo senza tagli, senza segni che non siano d'inchiostro.
    Aprimi la schiena, distruggimi la pelle, mordi ogni fottuto centimetro.
    Ma non ora. Non quando mi discosto di pochi centimetri, per sorriderti piano, sicuro. Che io questa cosa la so ancora fare, so come ci si comporta qui dentro e so che hai la capacità di distrarmi. So che i minuti saranno trenta perché il contatore nella mia testa è già partito.
    "Cazzo, però se fai così non saranno loro che immaginerò nudi per calmarmi" che è una battuta, ma cazzo se sei bello stasera, se vorrei già ripercorrere tutti i tuoi rilievi, fino a ritrovare quello che è mio di diritto.
    Te le stringo di più le mani, che bello e tenebroso una volta mi ci sentivo davvero. Quando non ero tanto spezzato, tanto diviso internamente, tanto spaccato in due dalle basi. Mi piace, però, che questo sappia piacerti, che io, ancora, ti possa tenere incollato a me con il mero suono della mia voce, con mezzo passo, con uno sguardo che ti chiama vicino.
    "Allora non parlo più" ma sorrido, che sei stupido quando fai così e mi dici queste cose che stiamo lentamente entrando nel fiume calmo di gente che ci vuole aprire in due, che vuole vedere quali meccanismi legano dita che sciolgo. Lo faccio piano perché tu non mi sente distante, non se posso lasciare che il palmo si apra sulla schiena.
    Che io, Alan, l'ho visto. E' a capo dell'etichetta e come tutti gli stronzi qui, mi guarda come fossi un miracolato terminale. Dio se lo odio, e puoi sentirlo, più di tutti. "Joshua! Dio grazie, sei tornato. Ehi ti sta bene questo.. occhio.. stai.. bene?" con quel fottuto dispiacere falso trai denti, che tanto serve per ricordarmi che ci tengono ai soldi che gli faccio guadagnare. "Alan" non allungo alcuna mano. "Sì, siamo fuori pericolo ora" io ed il mio occhio. "E lui deve esser-.." il tempo di un secondo e sto già odiando che ti guardi, ed al contempo voglio lo faccia. Io, Chrys, voglio che tutti ti vedano con me. Che vedano come io sia fiero, cazzo, di averti qui. Qui accanto. "Mio marito" ringhio con calma, e quel mezzo sorriso che gli lascio ma è per te, non per me, è una cazzo si sfida a chiunque nel provare a muovere un solo muscolo contro questa cosa, li potrei uccidere tutti. "Chrysanthemum Sinister" il tuo nome mi esce come un inno basso, leggero ma stabile, mio e basta.
    Ti guardo solo ora, che volevi ti presentassi, no? Beh, questo è il tuo momento, anche se forse no, forse è il nostro, al punto che lo fermo io il vassoio con i calici. "B-beh.. non ce lo aspettavamo ma.. ben-benvenuto, d-direi" che bigotto del cazzo eh? Lo vedi è il tipico con i capelli unticci appiccicati in testa con il gel, la cui vita è andata così male che il cibo è l'unica consolazione, tanto che un po' di pasta sfoglia gli è rimasta sulla giacca. Balbetta perché va in chiesa ogni fottuta domenica. Ti guarda ancora, troppo.

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    Ha senso avere certe premure l'uno per l'altro. Nel senso che non c'è niente di strano, suppongo, se anche in pubblico finiamo per farci vedere così, stretti l'uno all'altro come se divisi non sapessimo stare. Che non è come dinanzi a Morgan ed Edie o chi per noi funge da famiglia. La sensazione che provo, a modo suo, sa essere terribilmente diversa. E ti direi che un po' mi tremano le gambe se non fosse che al palcoc, magari, ci sono persino abituato. Che Daffodil non mi vede da un po' ma questo non vuol dire che io abbia dimenticato com'è che si sta su un paio di tacchi.
    Inoltre, credo mi aiuti ripetermi che mi piacciono così come sono oggi. E che se piaccio a te allora non ci sono problemi se altri ci guardano con occhi un po' diversi. Se Robert, nel vederci, sorride, ma altri si girano come se al fianco avessi uno dei miei xenomorfi. Cerco di fare il mio meglio, Josh, te lo giuro, ma i loro sguardi un po' mi affossano, mi fanno tremare le viscere.
    E questo Alan, forse, è proprio una delle persone che non mi piacerebbe avere intorno. Forse è solo un'impressione priva di fondamenta la mia. Forse è qualcosa che so ricavar dal modo in cui cambi intonazione della voce. Perché vedi, fino a pochi secondi fa il tono era cristallino. Stavamo scherzando come quando siamo a casa per conto nostro e, gettati su qualsiasi superficie morbida, finiamo per guardarci con quei sorrisi stupidi da adolescenti fermi alla loro età. Ma adesso, adesso che lo stai salutando mi sembra facile percepire qualcosa di diverso. Un'impostazione che magari non ci appartiene totalmente, così come una rigidità che si fa strada lungo i miei muscoli.
    E non gliela tendo nemmeno io la mano, non quando non vorrei mi venisse cosparsa di cibo.
    ''Chiamami solo Chrys, Alan.''
    Non dico di essere bravo perché in realtà non lo sono. Mi resta solo questa imposizione della voce che è figlia delle sgridate di Oleander. Lui mi voleva accondiscendente, voleva che i clienti potessero affezionarsi a Sinister & Son perché dei clienti affezionati portano soldi, tanto che se gli vai a genio, poi finiscono per far seppellire persino il topo da compagnia da te.
    ''Piacere mio di conoscerti...e grazie.''
    Vado avanti, avanzo risposte che si confanno ad uno scambio sociale che magari non avviene proprio in questo modo ma che io ho bisogno si incastri perfettamente come la tessera di un puzzle.
    Però sorrido, ecco. Sorrido che quasi mi viene spontaneo, un po' come quando organizzavamo quelle feste a casa tanto grandi e caotiche da non sapere chi ci avrei ritrovato all'interno. Allora la gente me la son sempre fatta andare abbastanza bene, seppur con alcune riserve.
    Ma sorrido che guardo Robert. Lo cerco con lo sguardo anche se rivederlo mi ricorda il nostro matrimonio. Lo cerco perché è una delle poche figure che sa darmi una certa consolazione qui. Perché lo so, che almeno lui è buono. Che sa trattarti come meglio meriti.
    ''Il tuo occhietto da supereroe riesce ad intravedere del Martini?''
    Voglio già andarmene, che strana coincidenza eh.
    ''Certe vittorie vanno festeggiate per bene.''
    E non lo so, faccio un occhiolino ad Alan perché essenzialmente devo essere molto stupido. Moltissimo.
    Che poi non vorrei tu mi facessi fare il giro di tutti, anche se in realtà un po' mi servirebbe. Che non ricordo un nome se non di quelli che hanno suonato con te e quello di Robert, ovviamente.
    ''Ha senso che non ci siano Caleb e gli altri, questa sera?''
    Domando a voce forse troppo bassa quando tirandoti il polso, cerco di salvarti da quel grosso omofobo.

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    Mi concentro sul tessuto ruvido contro le dita. Su quanto sia ampia la tua camicia, e mi lasci intravedere tratti che ripercorrerò con la lingua, con i denti, in morsi che ti dipingono due volte. Due volte più forte, due volte più bravo di me. Sento, come poi tutto sia un frenare di istanti a cui mi aggrappo saldamente. Un premere oltre lo spostamento leggerlo della tenda scura, fino a che la tua pelle, gelida, incontra la mia attraverso pochi millimetri che la separino.
    Non è solo un modo naturale di pormi, è una ricerca che deve avere un risultato solo, non ne voglio altri. E so farlo dissimulando come si incastri in gola la voglia di darcela a gambe, subito. Che già mi vedo incastrarti su ogni muro che troveremo da qui alla camera. Come in quel corridoio a Las Vegas. Come al primo "amore mio" che ti è uscito di getto, ed è diventato un soprannome, più che una frase.
    Perché detto da te ha il sapore che voglio, quello che le mie labbra cercano costantemente.
    E qualunque cosa tu dica, so che è giusta, e che non voglio confonderti confermandola nella tua testa, non ce n'è bisogno perché non siamo distanti, siamo qui e tu puoi sentire tutto. Tu lo sai fare.
    A te basta anche solo vedermi con la coda dell'occhio per leggermi, quasi la mia fosse un'immagine fissa lì. Ferma.
    "Ci vediamo, Alan" che è un "togliti dal cazzo, grazie" incastrato velocemente in un mezzo sorriso che sia per lui il cenno di uscita, un segnale più che inequivocabile. E segue veloce quel "Visto? Sei di gran lunga più bravo di me.." anche se rido, piano, anche solo a salutare qualcuno senza che si senta in dovere di farsi molto distante. Ma la differenza, Chrys, è che a me della gente non frega un cazzo. Potrei ucciderli tutti e sento solo come Faust voglia farlo a ripetizione, nelle sue litanie che mi si incastrano e tu, tu sei un faro.
    Sull'occhio da supereroe, finisco per incassare un sorriso che mi riconferma come cazzo io non possa mai più farle queste cose senza di te. "Magari da lì in alto lo vedi prima tu" il Martini, anche se ce l'abbiamo vicino, anche se ne ordino un paio di bottiglie da mandar su, nella nostra stanza. Cazzo la nostra stanza la voglio troppo adesso.
    Approfitto della stretta al polso per darti spazio, per guardarti meglio, inserito in questo mondo, che è mio, ma forse è più tuo. Cristo, sei una visione.
    E sì, la domanda l'ho sentita e so che forse la mia risposta resterà incastrata male in te, so che non ti piacerà, ma credo di poter rimediare, solo non adesso. Ti passo piano vicino, per riempire due bicchieri, tenendo la voce bassa quanto lo è stata la tua. "Perché non suonano più per me... per adesso" che non lo so, non so perché mi sento di dover aggiungere una promessa lenta, sottile.
    Mi giro piano, verso di te, in quel modo che ho sempre di esserti vicino, di sfiorarti solo con il respiro. Cazzo Chrys, non lo so quanto duro ancora. "Stai così bene che non vorrei spogliarti subito.. ma cazzo.." te lo ringhio piano, lento in un sorriso che so ti farà rabbrividire e lo faccio apposta, quando poi dietro di me c'è Robert. Che aspettava giusto un momento tranquillo per avvicinarci.
    "Ragazzi. Che bello vedervi fuori" conferma con un tono di voce che, lo so, ti farà sorridere, mentre io annuisco e basta. Perché tutti aspettavamo che fossi pronto tu, ma che lo fossi anche io.

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    Provo disappunto. Lo puoi percepire bene perché la pelle da tutta una risposta sua ai tuoi tocchi: Prima si riscalda piano, come quando sfreghi troppo un dito contro una superficie statica, poi si irrigidisce. E non è perché non voglio che tu faccia altri passi in avanti. Che sfiorandomi non possa desiderare ciò che ci aspetta dopo, ciò che ho intenzione di regalarti come premio di quanto tu sia bravo, emozionante.
    Quanto perché non volevo sentirti dire una cosa del genere. E non perché Caleb mi ha dato tanto in questi ultimi mesi, che senza di lui non sarei mai riuscito a dedicarti la tua stessa canzone. Che senza di lui forse non ci sarebbe mai stata una marcia nuziale, niente di tanto carino a dar colore al nostro sfortunato matrimonio.
    Ma mi concentro sul piacere che ho provato quando Alan lo hai liquidato in un istante, che su quello, almeno, ci capiamo e ti ringrazio, sì, per avermi salvato dall'angoscia seppur per un solo istante.
    ''Perché no?''
    Ma mi esce spontaneo. Che sì, si lo so che non dovrebbe competere a me questa scelta. Ma cavolo se ormai ero abituato ai loro volti. Ma questo è un mio problema, certo, perché sono io quello ad essere terribilmente abitudinario. Sono io quello che fa fatica ad abituarsi ad ogni cosa. E scusa, davvero, se sembro sempre sul punto di non appoggiare alcuna tua scelta.
    Ma non oso tanto, non quando adocchiamo finalmente il Martini e capisco bene che da qui a poco la nostra pantomima sociale sarà bella che conclusa. Che potremmo tornare ad essere noi stessi. Burberi, ad esempio, ma nudi sotto a delle lenzuola che alla tua casa discografica devono essere costate molto.
    ''Shh...''
    Cerco di ridere piano, portando una mano alla bocca come per attutir la cosa.
    ''Trattieni i tuoi commenti per dopo, Presidente.''
    E lo dico perché forse sì, magari questa notizia un po' mi ha bloccato e perché alle promesse, anche se son tue, faccio sempre fatica a crederci.
    E non voglio silurarti così, amore mio, voglio solo che Robert, guardandoci, non capisca subito dov'è che vogliamo andare a parare. Voglio sembrare piacevole almeno per una notte.
    ''Eccoti! Finalmente.''
    E lo dico che quasi mi getto tra le sue braccia. Cioè, lo abbraccio perché sì, magari mi fa bene sentire sulla pelle il calore di qualcuno che sia amico solo da poco.
    ''Ciao Robbie, vuoi del Martini da condividere con noi?''

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    Non posso risponderti Chrys, anche se so che in ogni caso non va bene. So come ti affezioni, a chi soprattutto. So che Caleb ti ha tirato fuori qualcosa quella volta, forse anche solo la voglia di avermi di più, di spingerti a chiedermelo lì in una cazzo di stanza. So che è un ragazzino che cazzo deve averne di problemi che non dimostra mai, anche se poi li lascia sfuggire tutti. Lo so e basta, ok? Ma io non sono un cazzo di samaritano, non raccolgo cuccioli per strada per da loro un nuovo indirizzo di vita.
    Hanno avuto le loro opportunità. Poi la merda ha colpito tutti. Poi io ho interrotto il tour, e così non era il caso di tenerli fermi in un contratto che, come dice Robert, li avrebbe vincolati troppo.
    Ho dato loro aria, modo di muoversi, di andare lontano e trovare qualcun altro a cui far da supporto. Anche se suona sempre nel mio studio. Nel.. nel nostro, quello che ho strappato al corpo morto dei Morgana's. "Perché io non canto"
    Semplice, diretto, un cazzo di ago in gola, che scende in basso. Quando questo, seppur bello, mi sembra un punto troppo lontano dalla mia vita, una retta parallela che mi vive sopra. Mi piace, questo mondo del cazzo, davvero ma.. ma a volte non so come unirlo al resto. E tu lo senti subito. Che ringhio.
    Mi lascio incastrare da quel "Presidente" che mi dipinge un ghigno in volto, un mezzo sorriso che parla da solo. Cristo come voglio averti, anche qui, li farei stare zitti tutti pur di scoparti su questo cazzo di tavolo.
    "Sissignora" languido, te lo sussurro piano, promettendo tutto in una sola parola del cazzo. Che forse io devo avere l'ultima anche quando mi piace ce l'abbia tu, che ti prendi i tuoi spazi con me. Che non hai paura.
    Che sei come nessun altro.
    Non sei Lilian, impaurita dietro le mie spalle. Sei Chrys. Uno che si rialza nonostante tutto, uno che punta fuori il petto e indossa i tacchi, che sa starmi accanto perché lo fa da una vita e non vuole altro che continuare a farlo, a compiere un passo avanti con me, sulla stessa base.
    Ed io queste cose le so tutte, cazzo se le amo. Anche quando ti stacchi un attimo per ringraziare Robert come sai, stringendo un po' mentre io consento solo che la sua mano si fermi un secondo sulla mia spalla.
    "Se mi faccio un altro Martini, Holly mi uccide, ma.." indugia, Robert con quel sorriso che non sa mai starmi sul cazzo, tanto che la mano la allunga per versarsi da bere. Sua moglie, d'altro canto, non è certo qui a vedere. Tanto che lo aiuto io, sia mai che non beva per far bella figura con noi.
    "Ehi, cazzo complimenti! Ci siamo fatti il culo ma direi che ne è valsa la pena, no?" a me, lo dice a me ed annuisco piano perché magari il diciottenne in me sta morendo. Speravo solo di non averlo ucciso del tutto, malamente, affondandogli contro le lame di Faust. Però poi Robert alza le mani. "Ma non si parla di lavoro adesso, mi basta che stiate bene e, Chrys.." ti parla, piano. ".. ti vorranno intervistare, insomma ce lo aspettavamo ma mi dirai tu quando vuoi, Josh mi ha detto che, che con queste cose ci vuole tempo quindi, il mio numero l'avete. Ok?" Cazzo se anche lui con le persone ci sa fare, tanto che piano mi avvicino a sussurrare qualcosa che suona come un "Ce li togli un po' di torno, per favore?" gli avvoltoi che si stanno radunando per guardare Chrys e chiedersi che cazzo facciamo quando non ci vedono.
    Robert annuisce, Robert lo sa, come lo sai tu, che il tempo passa. Che mi faccio appena più vicino ora. "Quindici minuti.." ci restano, li vuoi ancora? Anche se Robbie non è distante, se torna da noi rassicurante, se è qui per fare un po' da scudo anche quando sappiamo difenderci da soli. Cazzo se sapesse cosa siamo, non si preoccuperebbe così tanto.
    Ma non lo sa. Allora resta, stringe mani al posto mio, che sono ancora quel ragazzino selvatico del Bronx, che non dà confidenza e vuole tutti fottutamente lontano. Gli basta la mia voce.

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    Edited by nocturnæ - 18/3/2022, 13:21
     
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    Stranamente sta andando tutto fottutamente bene. E non lo dico perché mi sto concentrando semplicemente sul mio respiro o sul fatto che beh, sì, non sarà il top questo posto, ma cavolo se ci siamo arrivati sulle nostre zampe. Se siamo vivi nonostante tutto e soprattutto, se tu sei vivo. Che sei la cosa più importante qui. A modo loro, penso ti aspettassero tutti e non solo perché fai macinar soldi come se avessi una fabbrica tutta tua di meraviglie da smerciare, quanto perché, forse, a te ci tengono. Non nel modo in cui ci tengo io, ovviamente. Non nel modo che saprebbe farmi arrabbiare, ma ecco, suppongo che un qualche tipo di legame sussista a prescindere.
    E non lo dico per consolarmi, per ritrovarmi a dire che sì, dai, mal che vada, esistono delle cose positive contro le quali aggrapparmi saldamente, ma sì, sì che va tutto bene.
    Ci va nonostante i muscoli ancora tesi, nonostante il sorriso un po' forzato che tiro su per far sì che non esistano brutte figure contro le quali gettarsi a capofitto. Senza timore alcuno, senza alcun tipo di raziocinio. Lo faccio per far sì che vi sia comunque una certa influenza. Che sorridendo io possa far sorridere anche te e viceversa. Che a volte possiamo alimentarci anche così. Mantenendo una certa distanza - utile al contesto sociale in cui ci troviamo adesso - Consci di poter trovare casa laddove risiede la carezza dell'altro. E le mie mani sono sempre qui, lo sai, sì? Che sono pronto a stringerti ogni volta che ne avrai bisogno, senza che ci sia bisogno di chiederlo.
    ''Canterai...''
    Ma lo sibilo in un momento che viene immediatamente interrotto da un abbraccio e l'ennesimo sorriso che mi tira fuori le gengive e nasconde gli occhi dietro la linea non tanto spessa del trucco.
    Che sì, voglio bere, ma non sono più tanto paziente da aspettare il rientro in camera. Voglio bere ora, adesso e mi sta bene sfruttare il brindisi con Robbie in cui ci limitiamo a complimentarci con tutti per il successo che collettivamente è stato raggiunto. Mi sta bene ogni cosa adesso. Perché vicino ho te ed un'altra figura che non credevo potesse darmi così tanto conforto. Forse quando guardo lui e penso al nostro matrimonio, mi ritrovo a ricordare solo momenti belli, come quelli che hanno accompagnato la sua organizzazione.
    ''Non diremo nulla ad Holly, promesso.''
    Come se fossimo dei bambini pronti a tenderci il mignolo. E mentalmente, perché solo lì sa sussistere quest'azione, io glielo stringo fortissimo.
    Poi mi fermo. Sarà che alle interviste sì, ci avevo pensato, ma non come ad un evento tanto vicino. Ma avrei dovuto, cavolo se avrei dovuto. Giusto per far mente locale ed iniziare ad interiorizzare già da tempo l'eventualità della cosa. Respiro profondamente ed ovviamente, il sorriso non lo perdo.
    ''Ah, sì...'' Ti guardo, ma non con la vergogna di chi si è sentito tradito, quanto con l'amore di chi ti ringrazia per avere tutti questi occhi per me. Sarà scontato, magari dovrebbe esserlo, eppure l'emozione è sempre la stessa: Come se ti stessi prendendo cura di me per la prima volta nella nostra vita.
    ''Penso tu possa iniziare ad organizzarle quando vuoi...insomma, è ok.''
    Cerco conferma nei tuoi occhi, non lo so il perché.
    ''Sarò a tua disposizione quando servirà.''
    Ma ho bisogno di assecondare te adesso, non i tuoi fan, non i tuoi giornalisti assetati di news. Non oso nemmeno immaginare quali domande stupide potrebbero farmi. Rabbrividisco solo all'idea.
    ''Mi sembra ragionevole.'' Ti rispondo non appena Robbie ci lascia un po' di respiro.
    ''Sto iniziando ad abituarmi...ma voglio la nostra camera.'' Lo dico che magari sembro un ragazzino viziato e magari è proprio così. Sono un ragazzino egocentrico. Sono un immaturo.

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    So che ghigno ho quando ti guardo in risposta a quel "ah, si" che non ignoro per niente. Come invece ho ignorato l'invito a cantare, quando non riesco più a farlo neanche solo con te. Neanche quando restiamo noi due, ed il pianoforte lo sfioro ma poi non mi ci siedo.
    Certo che ho detto a Robert di andarci piano, e l'ho fatto per tutto. Perché io non voglio che ti divorino, che ti tolgano strati solo perché sei così bello da poterti sedere in qualsiasi salottino del cazzo e trovare il tuo spazio. Perché sono geloso e nessun altro può amarti, ma io sono un egoista del cazzo e beh, non dovrebbe essere difficile da vedere.
    Accorcio il tempo nella testa, non ce la faccio, anche se sorrido perché Robert lo sa forse più di me quanto sono riservato, quanto il nostro matrimonio fosse blindato e.. beh, quanto io non lascerò andare la corda.
    Te l'ho giurato Chrys, non ti porto qui perché tu venga dilaniato pezzo per pezzo, nessuno dovrà avvicinarsi a tanto, potrei tagliare gole per molto meno. Quindi voglio stare ai tuoi tempi, e mitigarli ai miei.
    Che a me delle interviste non frega un cazzo, ma vanno fatte. Vanno fatte anche quando vorrei solo bere e spogliarti.
    Alzo le spalle, e vuoto quel Martini che neanche ci basta, giusto un assaggio. E non mi tolgo quando ne hai bisogno, trovo i tuoi occhi e annuisco piano. Se tu sei pronto, io sono pronto a portarti con me. Ringhiando, come sempre.
    Lascio il tempo a Robert di allontanarsi, di prendersi altri spazi che io ho bisogno del mio. Ed il mio è dove respiri tu. Un passo alla volta, vicino quanto basta a sfiorarti piano il fianco con le dita. Sono fredde perché ho appena sposta il bicchiere nelle altre. Mi sporgo come se ci fosse qualcosa che devo dire solo a te. Ed è così, Cristo non ce la faccio più.
    "Abbiamo la stanza trecento due, e mi sono assicurato che ci fosse la Jacuzzi." asseconda il mio gioco, spariamo piano e senza che nessuno abbia da ridire, che non voglio sentire neanche mezza protesta del cazzo. Sono qui, ho ritirato i premi, ho ricordato che esisto. Ora basta. "..vai ad incipriarti il naso, che non ne posso più" il fiato caldo lungo il collo, la mano che stringe, quanti cazzo di segnali devo darti?
    Ti voglio, adesso, Chrys...andiamo via.

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    Ho davvero una pochette contro la quale stringermi come per dar l'impressione che sì, questo naso dovrei davvero incipriarmelo. Che a forza di bere poi il trucco, a prescindere, va via. Non del tutto, tanto che il resto, tra zigomi ed occhi, ancora sta su, ma insomma, il succo resta quello. Che pur sentendo le tue mani, pur captando i significati delle tue parole, poi mi venga quasi istintivo cercare una scusa che sia quantomeno plausibile. Come se per un istante non volessi tradire le aspettative di nessuno, non oggi almeno, che mi ero finto accondiscendente quanto bastava a regalarti una serata decente.
    Ma ho la tua stessa pazienza. Sono mosso dai tuoi stessi demoni ed è per questo che ti lascio un bacio sulla guancia prima di allontanarmi.
    ''Torno subito.''
    Un sussurro, una menzogna udibile affinché gli altri possano parlare di questo contatto e sperare in qualcos'altro che se avverrà, beh, non succederà qui.
    Finisco il Martini per poi lasciare il bicchiere sul tavolo.
    Seguimi, già da adesso, che saluto con un cenno della mano chi mi sta guardando come fossi una principessa, qualcuno di tanto importante da meritare un'attenzione in più.
    Che sarò anche bello, sì, ma è importante che io lo sia per te. Così come a Las Vegas, così come su ogni muro. Vorrei che tu potessi correre alle mie spalle con la foga di chi non ce la fa più. Vorrei essere intercettato lungo questi corridoi, braccato, tanto che accelero il passo, quasi corro e, voltando lo sguardo in direzione della sala, attendo che tu esca.
    ** Sei lento.
    Apro il colloquium, di proposito, anche se sarebbe stato divertente farlo prima, lì tra tutti, a sollazzarci senza dar troppo nell'occhio. Non lo abbiamo mai fatto così.
    **Rischio di esser nudo già prima di trovare la porta.
    E mi sento come un ragazzino, ma va bene così. Perché almeno rido, almeno ridiamo e ci proviamo a tornare a qualche mese fa, a quando le cose erano decisamente più semplici.

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    Giocare con te, è come tornare quel ragazzino con meno problemi, meno casini. Qualcuno che sapeva cosa farne della sua cazzo di vita, che aveva un progetto, ed un miglior amico sempre al fianco. Qualcuno che sentiva la tua mancanza quando non c'eri.
    Non lo sai quanto mi sono pesati quegli anni a girare il mondo in cerca di una cura. Prima di Morgan.
    Tu hai visto quel lato di me, che nessuno vedrà mai più, ed hai il fottuto coraggio di chiamarmi, di sussurrargli frasi che lo agitino, che lo riportino da te.
    Tu che hai visto il mio lato peggiore, la distruzione, l'odio, il modo in cui le mie ossessioni si sono fatte vive, reali e improntate sulla strage.
    Tu, cazzo, che oggi mi ecciti al punto che devo fermarmi un secondo a respirare. Che se stai al gioco, e mi assecondi, allora non c'è niente che valga di più, stasera.
    Hai il tempo che concedo agli altri di pensare che anche io mi stia muovendo, ma non certo perché lo fai tu. Ma cazzo neanche lo so se mi hanno creduto. Non ha importanza, vuoto il secondo Martini, lascio il bicchiere accanto al tuo. C'è ancora il segno del rossetto, cazzo lo voglio su tutto il corpo.
    E sono un cane, perché a trovarti prima degli occhi è l'istinto, che anche se ci fosse il silenzio più totale, io sapere i trovarti. So la direzione in cui respiri, so che il divertimento per me arriva adesso, che non è mai noioso averti accanto e, poi, nella testa.
    Stimoli un ringhio che ti mando contro, nella testa, un avviso che ti lasci in silenzio. Lo sto spegnendo io il corridoio, ti sto lasciando al buio, con giusto una luce. Non c'è nessuno, e ti voglio scopare contro la nostra porta, contro il muro, quasi prima di aprirla.
    "Tu non ci arrivi alla cazzo di porta" voglio che sobbalzi anche se mi senti, se ti respiro sul collo, se ho velocizzato anche l'aria per passarti attraverso.
    Ti arrivo alle spalle, ti giro, e ti bacio contro il fottuto muro accanto alla trecento uno. Voglio i denti sulle labbra e baciare anche quelli, divorarli come fossi un cane, stringerli tra le mandibole fino a distruggerli. Voglio premere il corpo contro il tuo affinché gli abiti, in attrito, si brucino. Attutisco piano il colpo alla testa, perché nel farlo tu non senta quel punto di dolore, non adesso che la mia mano affonda trai capelli. È un corridoio deserto, e ti voglio anche qui. Contro le stanze degli altri, a spiegar loro come cazzo si fa. Come ci si ama, come si usa il corpo che hai, e come io voglio usarlo per noi. Che l'altra mano ti arpiona un fianco e scava piano contro l'orlo delle braghe. Mi vuoi, Chrys?

    We're only killing the ghost of your ego. Rise with the villains or die with the heroes. We're only killing the ghost of your ego. Rise with the villains or die with the heroes━━━━━━━━━━━━━━

    joshua çevik
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