Heartbreak

Chrys e Josh | Studio di registrazione, 22 aprile 2022

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    Facciamo un passo per volta. Sempre un passo solo, affinché i piedi possano tastare il terreno ogni volta, ogni singolo istante. Piano, piano, in ripresa. Certo, che qui non ci fermiamo, no, nemmeno per un secondo e sicuramente va bene così. Certo che va bene così. Lo è da che star fuori casa per due giorni è stata una passeggiata. E siamo stati decisamente troppo bravi a gestir la cosa con calma e pacatezza. Come se non fossimo stati noi per qualche ora. E non so, forse sì, magari è stato davvero bello, ma per questo, comunque, decisamente pauroso.
    Facciamo così tanti passi in avanti, però, dilazionati nel tempo, che arrivare in sala registrazioni forse si è persino rivelato essere un piacere. E magari sì, per me è diverso considerando che non soffro delle sue incombenze. Che ho guardato il mondo muoversi dal finestrino della nostra auto e poi il suo, concentrarsi dietro ad un vetro. E sono seduto adesso, laddove guardarlo mi è facile, così come sorridergli. Soddisfatto, certo, quasi commosso, a dirla tutta. Perché di tutto questo, seppur non abbia mai visto molto, mi è mancato tutto. Mi sono mancati i divanetti che non ho mai accarezzato, queste persone che ho conosciuto solo in parte e poi la sua voce, certo. Soprattutto la sua voce. Tanto che Robert ha riservato un paio di cuffie per me, roba dal cavo lungo affinché io possa slegarle sino al mio angolo. Ma non è come quelle volte in cui ero da solo ad ascoltare le sue parole. No. Questa volta, se avessi bisogno di lui, potrei semplicemente alzare lo sguardo e ritrovarmelo lì. E lo faccio, ovviamente. Mi tengo così concentrato da non riuscire a smettere di sorridere e sentirmi, non so, quasi al pari di una madre apprensiva. Una madre soddisfatta, decisamente felice.
    Perché questo è il suo mondo ed io non posso di certo strapparcelo. Questo è il suo mondo ed io posso solo che farne parte a mia volta.
    Ma in religioso silenzio, certo, che non voglio in alcun modo disturbare chi sta lavorando per lui. Non me la sento, anche se avrei così tante domande da fare, tipo com'è che funziona quella roba che hanno davanti: Una moltitudine di tasti che possono sembrarmi tutto come niente.
    Ma la gamba tamburella, lo fa comunque piano, senza lasciar pesare troppo il resto del corpo sul tallone. Tamburella che il pavimento lo tocca, sì, ma non distrae nessuno. Tamburella che il tempo della sua voce sente di doverlo battere a sua volta. Non come fosse brava quanto Alice e la sua coordinazione, quanto come la forza di chi vorrebbe, per un minuto solo, ritrovarsi a danzare al suo fianco.
    La tua voce, Josh, anche quando gratta, anche quando fa male, mi invita sempre a danzare.

    Eppure ogni uomo uccide ciò che ama, c'è chi lo fa con un amaro sguardo, chi con parole adulatrici, il vile uccide baciando e lo spavaldo con la spada!


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    E' una cazzo di liberazione, Chrys, essere di nuovo in questa fottuta stanza. Che me lo ricordo come, a volte, le sue pareti mi siano sembrate troppo strette perché io ci stessi bene dentro. Acuminate, fatti di aghi che poi passavano a martellarmi il cervello, il cuore, le corde vocali. Tanto che quasi respiro meglio appena ci metto piede dentro,.
    Ho chiesto io, a Robert, di essere soli stavolta. Senza il supporto, che se tutta la stronzata del melanoma era finta, quella che non mi sono più allenato è fottutamente vera. E mi sembrano cazzate, ora che nella nostra vita a tratti c'è la morte, la fine del mondo, e poi di nuovo l'amore, quel battito stronzo di un cuore vive per te. Il mio, che in fondo l'hai sempre saputo - tu prima di altri - che questa era la mia strada, ed è uno dei cazzo di motivi per cui all'interno della mia fede c'è il tuo nome. Anche se inciso male, perché ero un coglione emozionato quando sono andato a farlo scrivere e perché l'altro non era dei più svegli. Ma non importa, è qualcosa che mi ricorderà sempre quanto hai riso e ti sei finto offeso, rileggendoli. Che per poco non si mandava a monte il matrimonio, in quelle discussioni che abbiamo simulato, come se noi fossimo normali e ci dovessimo incazzare per così poco.
    E lo so che sorrido, mentre sono di spalle, che riprendo in mano le cuffie, piano, le sfioro. Che dovrei iniziare con Disarm, ma quella cazzo di canzone fa male anche a me, ed ora non ho voglia di ricordare ancora il punto in cui ti ho perso, o quanto sia andato tutto a fanculo dopo che avevi studiato così tanto, amore mio.
    Allora è solo una delle tante, sulle basi che manda Robert, a cui mi aggancio, piano, senza ancora liberare tutto il fiato che serve, piano, guardandovi ma senza quasi vedervi, per la parete specchiata a metà. So che sei dietro il mio riflesso, perché sei sempre, e non sarei qui altrimenti.
    E Cazzo se poi il ringhio esce di più, anche quando.. Chrys, io.. mi sembra di aver saltato un battito. E' stato come un risucchio, ma.. ma va tutto bene ok? Io continuo a cantare e vedrai che non capita di nuovo.
    Interagiamo un po', io e Robert, che mi consiglia come respirare perché la mia voce non arriva in alto come dovrebbe.
    E' strano, non trovi? Io ci sto mettendo tutto il fiato che ho, e mi sembra di svuotarmi ad ogni nota. Ma insisto, lo faccio di più, scavando a fondo, finché non sento che va bene, e poi... poi invece va fottutamente male. Cazzo... Cazzo Chrys!
    Ne ho persi due, poi tre, poi mi devo fermare, tenere piano al microfono. Abbassare il viso verso l'asta di ferro, tenermi lì. Che quando le cuffie cadono io non ragiono, io cerco aria e lo faccio girandomi verso di voi. Cazzo, non va bene. "Ch-rys.."
    So tirarlo fuori appena, in un altro battito che si fa stretto, come se una mano tenesse il cuore in compressione. Cazzo, non respiro, tossisco e non respiro. E lo faccio guardandoti, sgranando gli occhi verso di te, oltre il vetro. La mano d'istinto contro il petto, a stringere la maglia. No, no, no....

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    Io credo alla causalità bastarda degli eventi. Credo al fato, ad un destino pungente, scritto e riscritto, prima a matita, poi ricalcato a penna. Da chi strade diverse non può prenderne affatto. Non io, non Joshua, ad esempio, come se ogni cosa fosse figlia di un'origine ben preciso. E tutto è immutabile, tutto è statico. Lo è il mio sorriso, adesso, che si specchia male lungo le grosse vetrate. Lo è lui, nel suo mondo tanto agognato. Lo è Robert, anche. La sua voce, quel modo che ha di sembrare un narratore anche quando è lì a spiegare semplicemente determinati concetti. Lo è questo posto, l'aria che si respira, l'odore di sigaretta che si perde nella sala, che si attacca alle pareti. Che ci impuzzolisce i vestiti.
    Lo sono i suoi colpi di tosse, quelli che a primo impatto mi sembrano normali, solo figli di una voce che non ha avuto modo di mantenersi allenata. Glielo ha detto anche Robert, a modo suo. Come se ci fosse il bisogno di darsi più tempo. Solo un po' più di tempo, un po', ti prego.
    E mi accorgo, sì, di come nell'annaspare di un respiro che non conosco così bene ma che riesco bene a figurarmi nella mente come immagine di una risoluzione nefasta, bastarda, cerco lo sguardo di Robert come a sostegno di un qualcosa. Qualsiasi cosa, che sì, sono scattato in piedi ancor prima che Joshua potesse chiamarmi. D'impulso, di scatto, che sono entrato in sala ancor prima di avere il permesso. E non perché io me ne intenda: Sono morti, di solito, i miei clienti, quelli di cui mi prendo cura con tanta minuzia. E Josh no, non rientra tra questi, affatto, non può. Non deve.
    ''Carmen!''
    E non rispondo al suo richiamo, più che farlo, ricerco chi può esserci utile. Perché non sono un medico, io non capisco un cazzo di queste cose, ma cavolo se questo sembra un problema dei polmoni o del cuore. Quel cazzo di cuore scoordinato, stonato.
    ''Robert! Chiama i soccorsi, corri!''
    E scivolo in ginocchio al suo fianco, lo faccio per afferrarlo, per staccarlo via dall'asta che scaravento via. Per tenerlo quanto più possibile vicino. Disteso, se riesco.
    ''Ehi...ehi guardami, guardami, respira, dai.''
    Le mani scattano subito lungo il collo, cercano la vena lì e sul braccio.
    ''Respira...respira ti prego.''
    Non mi permetto di singhiozzare, di aver paura, di immaginarmelo, di nuovo, morto tra le mie braccia. Non posso permettermi un cazzo adesso, solo un autocontrollo di merda, il ricordo di qualche nozione di medicina, le basi, sì, per una cazzo di convivenza civile.
    ''Carmen, ti prego, ti prego, salvamelo.''
    Cerco quanto meglio di imitare uno stupidissimo massaggio cardiaco, mentre guardo lei e recuperando dalla memoria fotografica una serie di numeri che credevo di aver dimenticato.
    200 Joule la prima volta. Poi dai 200 ai 300. Infine 360 joule se il resto è inutile, se il cuore non si riprende.

    Eppure ogni uomo uccide ciò che ama, c'è chi lo fa con un amaro sguardo, chi con parole adulatrici, il vile uccide baciando e lo spavaldo con la spada!


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    Non voglio dire che sono un fottuto immortale, Chrys. Lo sai che non lo sono, anche se ci piace crederlo. E' la cosa migliore quando non possiamo preoccuparci di ogni respiro, o non riusciremo a vivere mai più. Te lo ha detto anche Russo, che devi pensarla meno tragica di come la tua testa sappia dipingerla, che dà tutto per perso. Ma io non sono perso, ti prego Chrys credilo anche adesso.
    Anche quando il corpo non mi risponde, quando tutto è ovatta. Dal modo che hai di entrare in sala, spalancando la porta di corsa, che non ho finito di chiamarti ma tu sei già qui. Per questo forse un cazzo di sorriso lo meriti, amore mio. Resisti tu, ok? Non voglio lasciarti ancora, non.. posso farlo. Ti prego, abbiamo avuto troppo poco, troppo poco..
    Perché non riesco a respirare? Che il dolore muore le labbra in una smorfia che ti spingo contro la spalla, piegato contro di te, per qualcosa che tu non puoi alleviare, nessuno può. La tua presa però la sento, sento le tue braccia, sento il modo in cui so odiarmi ora che l'aria si fa elettrica, opprimente, io non riesco a prenderla. Il mio cuore.. tu.. tu sei il mio cuore, lo sai? Dimmi che lo sai e non vado da nessuna parte.
    E giuro che ti guardo, Chrys. Ti guardo, trattengo ogni spavento per me, che devi vedere che non ho paura quando invece è fottutamente invadente, per me, un rampicante pieno di spine. Lo so che non la meriti una cazzo di lacrima che mi scende piano dall'occhio sano. Io non voglio andare via. Mai. Non è niente, andrà bene.. andrà bene anche se i battiti non li senti più, se è con un respiro che sembra l'ultimo che mi piego contro il pavimento, che la mano con cui ti stringevo perde la presa sulle dita. Forse ho stretto troppo?
    No no, fottuto Tharizdun, non è ancora il tempo di essere tuo, non ora. E' presto, è troppo presto. E ti prego, Chrys, perdonami per il modo in cui non so mai farti stare bene, per l'ansia che ora trattiene dietro gesti che pensi di conoscere. Che avrai studiato dopo che sono stato "male" la prima volta.
    Io resto qui. Te lo giuro, ti prego credimi. Anche se non mi senti, anche se il mio corpo è lento. Si alza e si abbassa alle imposizioni di Carmen che ci mette del suo, quando il tempo lo rallenta lei per regalarne di più a noi. Dio, lei si che si prenderebbe cura di te, ma io.. io voglio restare. Fammi restare Chrys..

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    C'è una parte di me che si distacca sempre. Che va via anche se io resto immobile. Come se volesse osservare il mondo da più su, più distante da me e lo fa con un cipiglio preoccupato. Lo fa in un religiosissimo e fottuto silenzio.
    C'è una parte di me, quasi sempre, poi, che in momenti del genere fugge. E lo fa agli angoli degli occhi, nelle ciglia che sbatto più volte come a cacciar via quell'umido che si annida ai loro angoli. Gocce di pioggia che restano vacanti e contribuiscono ad un appannar di vista. Che non lo vedo più, adesso. Ma non vedo più niente se non le mie mani che premono, che spingono contro il costato. E le sue labbra le sento, me le stampo addosso come fossi parte integrante dei suoi respiri, di quei polmoni che riempio io mentre Carmen fa tutto il resto. Mentre le spinte scuotono anche me, mentre Robert fuori parla ma io non sento ciò che dice. Non sento niente, solo movimenti che si agitano sotto i miei polpastrelli. Respiri che non sento, vita che non percepisco. Sono di nuovo solo, vero, Josh?
    Forse sono davvero io il portatore di sventure, il narratore di stragi. Un attentatore silente, una spina nel fianco che non da dolore, non all'inizio. E non so cosa fare quando le voci tornano a riempire la stanza. Che non lo so chi è che parla: Non le conosco, non guardo da quali bocche escono. Tanto a che serve? Se non riesco a vedere lui, allora non posso guardare nessun altro. Né percepire di chi sono le mani che mi alzano, che mi afferrano per le ascelle per tirarmi su. E su ci torno sì, anche se non so su quali gambe, anche se barcollo un po'.
    Senti qualcuno parlare proprio con me. Ma non lo so cos'è che mi chiede. Resta una voce sibilata negli angoli più remoti del mio cervello.
    ''Sì...''
    Rispondo, anche se non so a cosa. Sì, ho eseguito il massaggio cardiaco di cui ho letto ogni cosa negli ultimi mesi. Sì, non c'era un defibrillatore ma la nostra è stata una buona fortuna, giusto?
    Sì, sì, è mio marito ed io non voglio restare qui da solo, voglio andare con loro. Voglio stare con lui.
    ''Robert...''
    Lo cerco con lo sguardo, ma non lo vedo, è tutto così confuso qui, così luminoso, così fastidioso.
    ''Robert, vengo anche io...''
    Allungo in sua direzione, il respiro si appesantisce. Josh non lo vedo più, non so dove sia. Qualcuno deve averlo teletrasportato con sé.
    ''D...dove lo portano? Dove!?''

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    Ti chiederei di perdonare questa vita del cazzo, Chrys, che ha sempre la fottuta voglia di mettersi in mezzo. Tra me e te, e non c'è un cazzo che possa davvero dividerci neanche la morte. Io lo so, e lo sapevo anche quando il cuore ha smesso di battere ai tuoi piedi, che non avrei permesso a niente di portarti via da me : a costo di ringhiargli in un muso, cazzo. Che non era giusto. E la tua voce è nella mia testa, libera da una paura che invece starai provando, amore mio. Che tu sei così, ti estranei finché non arriva il momento in cui non puoi più fare niente, ed allora con riluttanza mi affidi ad altri. Ma tu vorresti saper fare tutto da solo, Chrys, ed io cazzo lo so che ne saresti capace. Come se riuscito a prendermi prima che l'Oscurità mi trascinasse in un punto distante. Ed io farei a patti con il mondo per tornare sempre da te, ovunque tu sia ed ovunque sia io. Che questa merda l'abbia vissuta una volta e dovrebbe essere sufficiente per ogni cazzo di vita. Non me ne andrò prima dell'Apocalisse, te lo giuro cazzo.
    Ma posso fare la voce grossa quanto voglio, quando poi il battito è debole, mi caricano da qualche parte e tu sei con me. E' come se sentissi che hai una mano nella mia, che te la tieni stretta in petto. Che mi preghi con gli occhi di restare. Anche se io i miei non li apro. Se la testa ciondola, la mano non ricambia nessuna stretta. Vorrei che non fossi costretto a chiudere le mie dita sulle tue anche solo per dirti che non sto andando via. Ed io sono qui, Chrys, anche se non mi senti. Sono qui.
    Resto quando ti lasciando con Robert in quella sala del cazzo, quando se potessi mi demolirei da solo, che ancora non te l'hanno detto cos'è successo, ma io già lo so. Lo so quanto mi tengono nell'incantatore, quando mi risistemano un cuore a cui si è quasi staccato un pezzo, che il mio infarto ha una base di merda, di un lavoro fatto in fretta, per cui potremmo incolpare altri. Ma se io non avessi bevuto così tanto negli ultimi tempi, allora forse avrei dilatato di più, dato modo al cuore di ritornare al massimo.
    E mi tengono lontano da te, che tu qui non ci puoi entrare, mentre mi intubano. Non puoi vedere che per un attimo anche io ho smesso di respirare di nuovo, tra le loro mani e non le tue. Che la situazione è delicata, ma la corruzione ha tutta l'intenzione di tenermi in vita. Qui con te, che ti ho promesso almeno altri dieci anni per ripagare quelli che hai perso cercando di farmi capire qualcosa che sapevo già.
    Torno presto, Chrys.
    Ti prego però, amore mio, resisti.

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    A volte ritornano. Lo fanno che Robert mi tiene una mano sulla spalla. Lo fanno mentre lui mi stringe, ancorato, stretto, tanto che mi sembra di sentire il suo cuore battere sotto la sua ascella. Lo fanno, inizialmente, in un sibilo distante, che sembra quasi appartenere a qualcun altro. Come il ronzio degli insetti sui fiori più vicini. Come le parole di qualcuno che non si sta rivolgendo a te. Che con te, magari, non vuole nemmeno parlarci. Iniziano così, piano, per poi insinuarsi. Ripercorrere le vene, risalire i polsi cicatrizzati per poi farsi più forti, prese salde lungo le mani. Che mi trascinano. Lo fanno sempre, mi trascinano via da Robert, mi trascinano via da te.
    Che se c'è il dolore allora io non lo voglio. E se lo voglio, poi lo preferisco peggio. Che faccia male, malissimo. Ma che arrivi subito, che arrivi tutto d'un colpo. Che mi lasci affogare nel sangue.
    A volte ritornano e lo fanno così, nelle carezze lungo i lobi, nelle ninna nanne che mi cantano nelle orecchie.
    ''Se ne sta andando di nuovo.''
    ''Nonostante te lo avesse promesso.''
    ''Ti lascia da solo con Edric, con Edric che ti porterà via Alice.''
    Come se ti vedessi morire solo io. Come se Robert fosse qui solo perché gli faccio pena. Solo perché non sa come lasciarmi a casa senza aver paura che io possa farla finita appena chiude la porta.
    Ma io la porta la lascio sempre aperta affinché vi entri un po' di speranza.
    E stringo le mani di qualcuno, forte, fortissimo. Che voglio farle star zitte queste voci. Che voglio dissipare questa nebbia. Voglio vedere. Ho paura di restar cieco. Di staccarmi da qui. Da non so chi. Da te, da Robert, non so. Ma va bene. Stringo le spalle, scaccio via le voci, respiro.
    Stringo le spalle, mi spezzo le costole, soffoco. Ed aspetto. Aspetto sempre, anche se non so cosa. Anche se le gambe tremano anche da sedute. Anche se fa male tutto e più me ne accorgo, più mi viene da urlare. Ma non posso. Loro mi premono le dita sulla bocca. Loro mi tengono ferma la lingua.
    ''Morirà.''
    ''Sta bene...''
    ''Ti lascerà solo.''
    ''Ti abbandonerà. Come tutti.''
    ''Si libererà per sempre di te.''
    ''Dimenticalo.''
    ''N-no...''
    ''Fallo a pezzi.''
    ''Ci sono io con te.''
    ''Fallo a pezzi, non permettergli di andar via.''

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    "Quanto?!" lo chiedo prima di ogni casso di cosa. Voglio sapere da quanto sei in sala d'attesa, da quanto sei lontano da me. Per quanti cazzo di minuti ti hanno tenuto distante, allarmato, in ansia. Dimmi che almeno che c'è Robert, che non sei solo, che non sei.. Cristo!
    "Tre ore" No. No che non va bene, che non mi importa se mi tengono giù, se un po' zoppico prima di riprendere fiato. "Ma deve fare piano, per qualche giorno ancora" Come se me ne fregasse un cazzo di questo, che invece devono starmi tutti fottutamente distanti, che la corruzione è a bada solo perché ci sono i sigilli, sennò cazzo avrei già raso al suolo tutto per te. Per tornare da te, Chrys.
    Non soffrire, ok? Devo solo finire questo corridoio di merda, mentre ti parlano. Ti preparano al mio arrivo, ti dicono che tu sei mio marito ed in quanto tale sta a te tenermi lontano dall'alcol, e qualsiasi abuso il mio cuore non sappia reggere. Anche se l'hanno riparato, se potrò tornare in controllo di tutto, ma con calma. "Non.Toccarmi" Con chi cazzo ce l'ho, non importa. Se con me, o questa ragazzina che si fa vicina come se io avessi ancora bisogno di un supporto. No, Cristo, io ho bisogno di te e basta. Di vedere con i miei occhi quanto male ti ho fatto. Quanto a fondo sono andato a tirar fuori altri orrori. Ti prego Chrys, non credere a niente di quello che ti dicono nella testa. "Scusi.." Ma io non ascolto, non importa, non me ne frega un cazzo se non mettere un piede dopo l'altro, e spalancare le porte della saletta. Qui ti voglio. Qui dove ti trovo, fermo, in piedi. A constatare i danni. Io i tuoi. "Fuori dal cazzo" resta un sussurro a chiunque sia in stanza, ai medimaghi del cazzo che non hanno saputo fare il loro neanche la prima volta. E mi ascoltano, mi odiano, non me ne frega un cazzo. Non se resta il mio cuore il problema, quello che batte per te, e poi ci sei tu. Tu e basta, che io non vedo altro. Non voglio altro. Non faccio altro che farmi avanti fino a stringerti a me. Soffocare nel tuo collo, fermarmi qui. "Sono qui... Chrys shh.. sono qui" non sarei mai da nessuna altra cazzo di parte, se non qui. Con te, con noi. E non voglio allontanarmi, non voglio niente. Resta e basta, stringimi e dimmi che non ti sto perdendo per questo, che a me non importa altro, neanche il cuore, ora così leggero da non sentirlo, ora così bravo da non rompere più le palle. "Mi dispiace"

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    A volte qualcuno parla. Lo fa che Robert continua a passarmi le dita lungo la schiena. Il palmo aperto dove si sente il respirare dei polmoni. Il suo alzarsi ed abbassarsi con ritmo, un ritmo giusto, quello che ironicamente è mancato a te che sei un musicista. Che di ritmi ne hai gestiti a bizzeffe, come i miei. Quelli del mio cuore, dei miei respiri, dei miei ansimi. Sei un direttore d'orchestra che però non sa gestire se stesso. E questo, questo mi fa paura, mi fa terribilmente paura. Ma non lo dico a Robert che so sognarti ancora morto. Che se stai male allora penso al peggio. E se penso al peggio, poi mi apro, mi spacco in due.
    E se mi spacco in due allora le voci entrano, escono, fanno ciò che vogliono. Come se questa casa non avesse porte e finestre e gli spifferi passassero indisturbati lungo le stanze. Fa freddo. Fa freddo anche quando Robert mi sfiora ed il suo contatto mi fa rabbia. Mi brucia la pelle.
    ''Dovresti riprendertelo.''
    E tu sei in sala operatoria. Ti toccano e non so come. Ti rimettono insieme i pezzi come fossi un puzzle. Il mostro di Frankenstein. Il mio mostro. Che ti amo anche da qui. Sento la tua mancanza da qui. Dalle voci che non sento, dai consigli che mi danno affinché io impari a farti star meglio. Come se fosse a causa mia. Come se tutto dipendesse sempre da me. Io che ti tengo fermo, io che ti curo di ogni cosa. Io che ti salvo e non capisco come.
    Poi ti sento arrivare. Si tratta solo di momenti interminabili, di minuti che diventano ore. Di respiri che si spengono, che si fanno più lenti, catatonici. Non voglio sentire nessun altro se non la tua voce, quella che quando invade la sala mi fa alzare lo sguardo dal pavimento. Stavo contando le fughe che dividono una piastrella dall'altra. Sono 1683 per questa stanza.
    ''Ehi...''
    Qualcuno ti fa spazio. Robert non mi sfiora più. Il cuore mi fa male come il tuo, lui ride, è soddisfatto. Io, invece, non faccio altro che sprofondare nella tua stretta. Non ti stringo di rimando: Non voglio farti male.
    ''Sei vivo...cazzo.''
    Un sibilar al tuo orecchio. Che il capo lo abbasso subito, te lo nascondo in una spalla. Non ho singhiozzi oggi, solo occhi che restano umidi, che non incontrano però le lacrime.
    ''V-vero?''
    ''Stringilo.''
    Solo adesso, forse, riesco ad alzare le braccia lungo il tuo corpo. Te le porto dietro la schiena. Ti abbraccio piano, ma quanto basta per tirarti su se finirai per cadere.
    ''Torniamo a casa...''
    Anche se forse hai bisogno di star qui. Dei tuoi medici, dei tuoi riposi.
    ''Ci penso io a te.''

    Eppure ogni uomo uccide ciò che ama, c'è chi lo fa con un amaro sguardo, chi con parole adulatrici, il vile uccide baciando e lo spavaldo con la spada!


    Chrysanthemum
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    "Si.." amore mio, sono vivo. Cazzo se sono ancora qui. Ce la siamo solo vista brutta per cinque minuti, e poi per tre ore e mezza, ma sono qui.
    Eppure io non so separarmi da te, non so stringerti di meno, che quando scavi con il muso su di una spalla, ti tengo a me dolcemente, ti accarezzo piano, che in fondo a me il conforto non serve, io ho bisogno che tu stia bene, anche se è grazie a me se soffri come un cane.
    E mi dispiace, Chrys, se ogni cazzo di promessa che ti faccio sembra avere un timer collegato, sembra essere una bomba ad orologeria come se non potessi neanche fare un passo senza la certezza che prima o poi non me la troverò più la terra sotto i piedi.
    Ma stava andando bene, si ok mi hai fatto dormire sul divano qualche volta, ma stava andando fottutamente bene e adesso, ti giuro che sono pronto a far fuori chiunque anche solo alzi un dito su questo. Su di noi, sul modo in cui non voglio arretri proprio niente.
    "Andiamocene, prima che questi stronzi pensino di tenermi qui ancora.." e lo so che dovrebbe essere un fottuto scherzo, ma sono serio, non li voglio attorno. Non li ho mai voluti, non li sopportavo neanche quando non riuscivo a capire se ci fossero o meno. E sono passati troppi pochi mesi perché mi basti. Io fino alla fine della mia cazzo di vita, non li voglio vedere. Anche se forse ti stringo troppo nel dirtelo, che resto con te, agganciato come se non ci dovessero proprio rompere il cazzo. Nessuno, neanche Robert che sento, che ringrazio per averti fatto compagnia, ma che adesso può andare.
    E sono tutti miei errori. Io che bevo troppo, io che non mi controllo. Tu che ci provi ma io distruggo ogni tua opera. Lo faccio solo per poi tornare qui, a chiederti perdono anche in ginocchio. Con me ti andrà sempre di merda, lo sai? Ma ... "Cazzo se ti amo.." che devo dirlo e basta, in un ringhio che singhiozza piano, che mi toglie il fiato per un secondo, in un bacio che ti stampo, caldo lungo il collo. Nella parte che scopri piano per me, che è mia come lo sei tu. Totalmente. Che per ogni volta che temo di perderti, ricordo il momento in cui hai attraversato la navata per me. Il tuo viso, il tuoi occhi, il tuo profumo. Il tuo respiro. Il modo che hai di dirmelo che sono uno stronzo, che neanche ti merito cazzo. Tutto, anche come ti offendi se ti rispondo male, ma poi sai che a parlare è solo quel lato di me che ti ama di più. Sempre di più...

    We're only killing the ghost of your ego. Rise with the villains or die with the heroes. We're only killing the ghost of your ego. Rise with the villains or die with the heroes━━━━━━━━━━━━━━

    joshua çevik
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