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Capisco solo adesso che non è la prima volta che mi ritrovo qui. Ci sono già stato che tu eri in ospedale ed io credo di essermi addormentato al tuo fianco. E già in quel momento ho avuto un'impressione tanto familiare. Tanto perfetta. Che a volte ho l'impressione di sentirlo da sempre questo freddo pungente che mi colpisce le ossa. Questa sensazione dettagliatissima di un abbandono imminente. Di sfiducia, di scoraggiamento. E sto male. Ma male sul serio. Come se fossi lasciato marcire in una cella. Solo, senza di te, senza qualcuno con cui parlare se non me stesso. Ed io non so mai cosa dirmi. Io mi odio e basta. Mi odio anche quando comprendo che tutto questo è avvalorato da qualcosa. Che se sono qui a tremare è per un motivo ben preciso. Una malinconia che mi scava in petto, che mi fa sanguinare e piangere. Ma il sangue non è mai mio. Non lo è nessuna delle volte.
Ed è per questo che questa mattina ho ignorato la sveglia più volte. Che l'ho spenta al terzo allarme e mi son voltato dall'altra parte. Chiuso, come un riccio, un armadillo, uno scrigno segreto. Perché sto male e non capisco il perché. Che i sogni sono solo sogni, anche se in questo, questa volta, ho sentito Edric cantare. E Edric non ha mai cantato qui. Io la sua voce la conosco a malapena.
Gli occhi li tengo ancora chiusi anche se non sto più dormendo. E forse non ho dormito nulla, forse ho semplicemente passato la notte a rigirarmi nel letto. A ricercare un posto che fosse caldo, a ricercare le tue braccia, una stretta. E mi vien da piangere che non capisco il perché. Che se piangessi poi darei di matto e non ho voglia, non così insomma, di arrabbiarmi senza alcun senso.
Respiro piano sotto il fascio di luce che filtra silenzioso dalle tapparelle. Magari tu dormi ancora e va bene così. Magari posso ancora mettere un piede fuori dalle coperte e provare, non so, ad iniziare la giornata. A tirarmi su, a respirare con entrambi i polmoni senza percepirmi appeso ad una forca. Con qualcosa a stringermi il collo. Braccato, costretto. Un animale da far fuori.
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La cosa bella, di stare male come un fottuto stronzo, è che almeno ho qualcosa per dormire. Che me l'hanno detto, il cuore ha bisogno di guarire, ed allora almeno dormo. Lo faccio senza sognare un cazzo, se non forse profumi e comunque tutte cose che non ricordo. Non che mi manchino i miei cazzo di incubi, cristo no. Ma mi manca essere sveglio abbastanza da sentire quando tu non dormi, quando la notte diventa un regno del terrore, che dopo giorni come questi me lo aspetto. Neanche te lo chiedo come dormi, lo leggo nei movimenti che fai. E che non fai.
Hai spento la sveglia, questo almeno l'ho sentito, che il suo suono mi entra nel cervello. A volte ti svegli anche senza che emetta alcun suono, allora la spegni in anticipo, che funziona così per non svegliarmi. Come se non sapessi che vuoi essere cullato, alle volte. Come altre ricerchi il nulla per non sentire altra pelle sulla tua. Chrys, amore mio, che cosa ti ho fatto stavolta? Oh, lo so.
Tanto che sono il primo che, piano, nel sentirti i respiri, si fa vicino. Che non lo so che hai, ma posso bene immaginarlo, quando invece quello che voglio io è ben altro. Cristo, lo sai che mi manchi? Sarò anche un maniaco del cazzo, ma il tuo profumo è la mia droga, anche quando risalgo piano con le dita i tuoi fianchi, mi incastro tra le ossa.
E non mi servono neanche messaggi in codice del cazzo per farti capire a cosa penso, che per me sei perenne. Costantemente nella mia fottuta testa, a scopare in ogni angolo di questa casa, delle auto, delle vie, ovunque. E più so di non poterlo fare, e più ho un bisogno che si muove nelle viscere, che ringhia a quei "no" che vanno sostenuti. Che frustro te, con la convinzione che possa reggere meglio di me.
Almeno tu puoi toccarti, sei quasi un bastardo fortunato.
"Ciao, Marilyn.." biascico, piano, risalendoti il collo in un bacio dietro la nuca, con quel respiro che prendo più profondo mentre il ritmo del cuore si adatta. So che il tono basso del mattino è il tuo preferito, e che poi io a quest'ora non ne ho altri. "Non ti va di alzarti?" è solo una richiesta, dolce, nessuna scusa, perché ti terrei a letto fino all'ora di pranzo... a fare ciò che non posso.
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Edited by nocturnæ - 26/4/2022, 15:45. -
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C'è un momento in cui mi irrigidisco. In cui mi fingo immobile, silenzioso, quasi morto talmente trattengo il respiro. E lo faccio perché non avevo previsto il tuo risveglio, non in questo modo silenzioso, felpato, come elegante è un serpente che piano mi si avvolge lungo le braccia. E ti lascio risalire un corpo che è visibilmente stanco e che lo è al punto da non riuscire a rispondere come vorrebbe al tuo. Non nello stesso tempo o con la stessa delicatezza.
Ma mi volto verso di te, certo, quando mi parli e la tua voce mi avvolge come tutto il resto. Che è calda, profonda, come un abbraccio caldo, come un tuo bacio tra i capelli.
''Presidente...''
Sorrido appena, che le labbra sono solo una linea sottile a spingere gli zigomi in su. Ma gli occhi non spariscono dietro le ciglia scure, no. Loro restano lì a fissarti, a studiarsi come per rendersi conto se sei davvero lì. Lì al tuo posto, lì dov'è casa tua. Dove tu sei casa mia.
''Buongiorno.''
Anche se non lo è affatto. Nemmeno quando porto la mano più libera lungo il tuo viso e ti accarezzo piano, quasi a mitigare quelle voglie che prendono ad entrambi ma che per un po' forse è meglio non alimentare. Non nella loro totalità, non subito, insomma.
''Io...io non lo so.''
E mi stringo contro il tuo corpo. Non importa com'è che tu mi abbia afferrato. Sono agile abbastanza da sgusciarti tra le braccia come un'anguilla. Appena poi, giusto dello spazio di cui ho bisogno per affondare il viso contro il tuo petto e lì, restare in religioso silenzio. Ad occhi chiusi, chiusissimi, che mi rilassa ascoltare il battito del tuo cuore. Mi rilassa respirare l'odore dei tuoi vestiti, che sanno di pulito e della tua pelle.
''Non ho dormito...tu?''
Che ci provo a parlare, a sembrare poco preso, più maturo, stabile, confortante. Insomma, quelle cose che immagino debbano essere qualità di un uomo adulto. Di un uomo che per giunta è persino marito, quindi si presume più serio, più sicuro di sé. E vorrei chiederti consulenza. Spiegarti così che mi tormenta questi giorni ora che le immagini mi sembrano più chiare, più dolorose, ma non ce la faccio. Io non so chiederti nulla, Josh. Io sono qui semplicemente per prendermi cura di te. Non voglio che tu faccia altrettanto.
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Lo so già. Non serve che tu dica un cazzo, sono talmente ossessivo che ho imparato a riconoscere i tuoi tratti, Chrys. Per quanto piano ti volti, ti sposti, quasi respiri al limite della vita, tanto che ti accavalli con l'irrigidirsi del muscoli. Lo so, e basta. Lo so quando non vengo a tormentarti costantemente, e lo so quando invece trai tuoi pensieri, e le tue voci, infilo la mia. Perché sia una cazzo di lama che taglia via i demoni, le falsità che ti ripeti in continuazione, come se fossero "casa", in qualche modo.
Lo so, perché quando ti giri, quando mi guardi e mi saluti, non sei solo stanco. So che non hai dormito, te lo leggo dai tratti più tirati del volto. Che se non fossi ancora intorpidito dai farmaci, allora saprei anche con esattezza il perché.
Ma non sono così stronzo da non arrivarci, non quando ricordo il tuo respiro lungo il mio collo, la paura che ti ha preso le viscere nel vedermi di nuovo, con il cuore fermo ai tuoi piedi. Ricordo ogni battito che ho perso, triplicato per quelli che hai smarrito tu.
E allora non me ne frega un cazzo se ho rischiato ancora, non se posso ripeterti ogni fottuto giorno, che sono ancora qui. Forse, forse capirai che uccidermi è difficile, neanche io ci riesco quando violento il mio corpo da solo. "Mh.."
Resta un soffiare lento, il mio. Tra le tempie, piano, quando la mano ti lascia a girarti su te stesso, ti tiene buono contro di me. Che se ti respiro, allora sto meglio anche io. Che se stai male, amore mio, allora non devi essere da nessuna parte se non qui, con me. Tra le mie cazzo di braccia. E, lentamente, ti bacio per ogni secondo. Per ogni respiro, poso labbra sulla fronte, millimetro per millimetro. Piano come se avessi paura di spezzarti, ad accompagnare con coraggio tutto quello che dovrai dirmi.
Perché me lo devi dire, Chrys, qualunque cosa sia. Lo sai, non mi piace quando ti tieni dentro ogni cosa, anche se per me la mattina è ancora più difficile mantenere il controllo. Che ti vorrei contro il mio corpo in modo diverso, quasi puro. Però va bene, se è questo che ti serve. Fammi fare almeno una cazzo di cosa utile.
"Io non posso fare diversamente.." che almeno per un paio di giorni ancora devo bermi quello schifo per dormire, poi.. beh poi saranno i miei cazzo di incubi a parlare di nuovo, prima che io trovi un'altra fottuta ossessione a cui aggrapparmi.
"...ma cazzo se mi sta bene rimanere qui se tu resti con me" anche se ho dormito e quindi potrei alzarmi.
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Tu continua a parlare, che è così che io ritrovo la mia dimensione. Continua a farlo, sì, che solo così potrò ritrovare la strada di casa. Quella che è illuminata, quella che non è fredda e cupa come questa cella. Tu continua a parlare che solo così mi salvi. Come hai sempre fatto, come magari ti è capitato di fare persino con i tuoi fan. Che i tuoi testi sono riflessivi. Che le tue parole sono come quelle di un messia. Anche se poi sei un idiota e sì, questo mi fa sorridere. Il solo pensarlo mi fa scoprire i denti contro il tuo petto. Che mi sento uno sciocco, ora, ma ho la fortuna e la convinzione che tu non mi giudicherai mai. Non senza prima rifletterci su. Non senza prima comprendermi. Ed io sono fatto così Josh, ma tu lo sai. Sono lunatico, forse. Magari anche un caso disperato, certo. Ma tu mi ami per questo, no? Per il modo quasi subdolo con cui ti nego il sesso del buongiorno. Che non scoperemo oggi e questo lo sai bene: Non possiamo farlo, non ora, ad esempio. Ed io posso sopportarlo, sì. Posso farmi forza abbastanza da fingermi un marito normale. In una casa normale, con desideri normali e sogni normali.
Ci posso provare. Posso farlo nel modo in cui ho imparato a cambiare faccia. A modellare il corpo su misura di ciò che mi sembra giusto. Ed assomiglierei a te, adesso, se non avessi affatto la forza di oppormi a questo. Se non stringessi i denti quanto basta per convincermi di poter restare qui senza sentirne troppo il peso dell'instabilità. Senza mostrarmi nuovamente debole.
Ma resto ancora stretto a te. Che il tuo calore mi emoziona, alimenta il mio, tanto che sì, lo ammetto, magari i buoni propositi stanno persino andando a puttane, ma non importa. Sono così malinconico, adesso, che se scopassimo finiremmo per farlo così lentamente da soffrirne entrambi. Tanto lentamente da piacermi comunque.
E vorrei restarci anche io con te, Josh.
Lo dico che non lo dico davvero. Che non muovo le labbra quando lo penso, ma solo gli occhi. Che ti cerco, di nuovo, come quella volta nella dimensione ombra, come quella volta all'Imperial. Disperato, perso, come se tu potessi essere altrove. Ed ho paura, in questo istante, di riscoprirmi per l'ennesima volta solo. Ma non perché tu sei morto, quanto perché hai deciso di andartene.
Tipo in Francia.
Tipo non capisco perché proprio lì.
Ma questo dev'essere solo un miscuglio di informazioni apprese da altri. Da Alice, da quel mostro che all'inizio mi ha cucito addosso e da Edric. Da quell'espressione di bontà che deve sicuramente nascondere qualcosa.
Ed io non voglio che ti porti via insieme a lei.
Non voglio che mi spedisca ad Alcatraz per ciò che sono.
Forse è questo che ho sognato.
''Mi fai quasi sentire in colpa per aver provato ad alzarmi.''
Ma lo dico che sto scherzando. Che una mano te la porto lungo il fianco. Ti tengo più stretto a me. Che sono un bambino, Josh. Sono un bambino che va consolato.
''Tu sogni più, Amore mio?''
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E mi basta una tua mano, a stringermi di più il fianco, per perdere un centro e trovarne un altro. Cazzo, Chrys. Ho il fiato che si regola troppo al tuo, i respiri che si compromettono se poi mi guardi così. Se mi tocchi, quando neanche possiamo farlo davvero io e te. Non possiamo, non posso stringere i denti che vorrei già affondare in ogni lato che mi lasci intravedere, come se l'unico modo che ho per conoscerti davvero, sia questo: questo prendersi tutto e non lasciarti mai niente. Ti mastico, lentamente, giorno dopo giorno, solo con la speranza che non arrivi il momento in cui i tendini saranno così sfilacciati da non reggerti, da vederti andar via per non tornare mai più. Allora so che devo prendermi momenti come questo, momenti in cui ti cullo, piano, ti accarezzo, faccio arrampicare dita che scavino tra il fianco e la spalla, quasi fossero un esploratore in dune desertiche.
Ma tu non sei arido, Chrys, non lo sei mai stato e non credo tu sappia che cazzo significhi esserlo. Che se puoi, lo so che mi dai tutto. Anche ciò che non ti rendi conto di possedere. Come un respiro, uno solo che mi porta più vicino, che mi spingo lento sulle tue labbra, che te le sfioro nell'incertezza se tu voglia che io vada avanti o meno, e se io sappia che poi ad un certo punto mi dovrei fermare in ogni caso. Lo so? Dimmelo tu.
Tu e quel collo a cui arrivo piano, con la mano che prima era sotto il cuscino, resta al caldo, con le dita che giocano lungo la pelle. Io devo averti vicino, oppure fottutamente lontano, non ho vie di mezzo, mi conosci. Anche se vuoi solo parlare, faremo così e basta.
"E' che mi sento solo quando mi alzo e devo venire a cercarti in giro per casa.." e devo, Chrys, perché io non respiro mai davvero finché non sono sicuro di vederti quando riapro gli occhi. E' una fissa, un'altra per cui ringraziare Peter di merda. Seppur lo dico con il sorriso, perché cazzo sai anche quanto mi piaccia andare a caccia, stanarti dove ti rifugi. Che sia un giorno bello, di quelli in cui sei in serra a curarti dei tuoi fiori e rispondi a me con il sorriso, oppure uno di quelli di merda che iniziano con il caffè amaro e finiscono con i muscoli sciolti perché non so vederti teso senza uno scopo. Una motivazione. E te la cerco nelle parole che mi rivolgi, nello sguardo che si fa scuro quando al sole dai le spalle per guardare me.
E mi chiedi se sogno, ed io resto zitto. Non smetto, mai, di accarezzarti, ma neanche voglio raccontarti una stronzata. Lo sai come posso entrare facilmente nelle tue notti, ed ho come la sensazione che dovrò farlo stanotte, perché così tu non fai che lasciarmi segnali. E se ti ho sposato è perché li voglio vedere, voglio partecipare ad ogni fottuta cosa. "Poco.. ma sogno cose che già ho..." alludo a te, lo faccio spingendo piano il naso contro il tuo, giusto una carezza, niente di più. "Sogno che restino come sono" e sono gli unici sogni che ancora non sanno diventare incubi così presto. "Tu, cosa sogni..?" espiro, in apprensione, piano.
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Ho imparato e magari non troppo tardi, che questo è il modo che hai per essere romantico. In una forma di romanticismo che è solo tua, privatamente nostra. Ed è tenera, è strana. Lo è perché mi fa sorridere anche quando non mi sento di poterlo fare. Anche quando sto cercando una scusa plausibile per starmene al mio posto. Bravo, buono, senza destare alcun sospetto. Che una mano la spingo oltre le mutande ma la fermo appena in tempo lungo un fianco. Che è spontaneo. Lo è quando ci baciamo. Quando il mio naso tocca il tuo ed io chiudo gli occhi anche se ho paura di dormire. Anche se ho paura di sognare. Perché è stato tutto così reale che ora mi sembra quasi impossibile non sentirmi timoroso di perderti. Di nuovo. Come se nemmeno nei sogni io possa ritrovarmi saldamente ancorato a te. E vorrei smetterla, dico davvero, ma ogni volta che mi sembra di riuscire ad uscirne, poi, finisco per ritrovarmi sempre qui. A piangere lacrime che non conosco. A singhiozzare in polmoni che non mi sorreggono più, che mi cacciano via.
''Non voglio farti sentire solo.''
Che il mio sia solo un capriccio forse non mi importa. Non lo è quando sento di voler comunque il tuo bene e la sola idea di ferirti ferisce in primis me. Che il dolore non so sopportarlo. Che se posso, ovviamente, lo evito. E magari la mia è solo sopravvivenza. Magari non so semplicemente com'è che si viva.
Ma te lo dico in un bacio che mi scuote le viscere, che mi fa sentire, come al solito, giusto. Giusto nonostante io abbia promesso al tuo cuore di tenerlo a bada. Di coccolarlo più di quanto abbia mai fatto sino ad ora.
''Io...io sogno cose strane, ultimamente.''
Che ultimamente è un eufenismo. Un'esagerazione. Io non faccio mai bei sogni ma questi...cavolo, questi sono strani. Ma sono pur sempre sogni, no?
''Ma sono solo sogni, giusto?''
Struscio piano la punta del naso quando mi stacco da te.
''Tipo la voce di Edric. Una canzone scritta da lui, credo. Non è strano che io ne abbia paura...io non l'ho mai sentito cantare.''
Che non so spiegarmi, ma spero mi passi. In fretta, che forse un altro bacio ho intenzione di dartelo. Uno solo, sì, che ti spinga con la schiena contro il materasso.
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Quella mano, che ti si muove in automatico, che a volte basta un bacio ad accenderci anche piano. Anche quando non possiamo fare rumore, dobbiamo stare fottutamente fermi, che un solo muscolo spinto più in là può ucciderci. Uccidermi. Ma esageri, quando ti preoccupi, ed io non voglio che tu lo faccia. Cazzo Chrys devi essere libero di toccarmi quanto vuoi, rincorrere il mio profilo, stringerlo ogni volta che ne hai voglia. Che io per te non ho le stesse premure, anche se le dita mi si muovono piano, se ogni bacio è un respiro che prendo, che un po' disconnetto anche quando mi parli seriamente. E ti sto ascoltando, non pensare il contrario, io ascolto sempre quello che mi dici anche se poi a volte non lo do a vedere così tanto. Te lo lascio capire quando le cose le riporto a galla ed i discorsi riprendono da li. Ma non ora.
Non in un bacio che per me scava più a fondo, che respiro sulle labbra, le tue, quando quella mano annuncia che vorrebbe scavare, ed io ho già un vuoto in petto. Uno buono, il fottuto muoversi del corpo verso il tuo. Sempre verso il tuo. Niente, lo sai, mi attira come fai tu. Come riesci a volte con uno sguardo solo che si annuncia da sopra le spalle, dall'angolo della cucina, dall'androne delle scale, da uno scaffale in libreria. Da ovunque, che ti basta sempre un soffio per avermi alle spalle. Che baciarti è una delle mie attività preferite, oltre tutto ciò che viene dopo, più di cantare, più di prendere il Tè con Alice. Tu, io potrei vivere anche solo di questo. E lo faccio, cazzo se lo faccio quando nei baci arriviamo più avanti, lentamente, con sicurezza, che la mia mano incontra la tua, ferma lungo il fianco. Sei arrivato ad un confine, che cazzo fai ora? Ti fermi?
Te la spingo io, dolcemente, solo un centimetro più giù, solo un brivido di cui non so privarmi. "Solo sogni.." confermo, che è vero. Si i sogni non sono mai letterali, non dicono quello che accadrà, non decidono niente, ma cazzo se ne fanno capire di cose.
E no, Chrys, non è un contesto in cui voglio sentire il suo nome, che mi senti come ringhio appena lo accenni, lo sfiori, o anche solo ne parli. Quel pallido del cazzo non è mio fratello, non è niente, e non sono ancora sicuro che non sia una minaccia. Ma tu, tu lo sogni? E va bene, credo che vada bene se poi confondi i luoghi, i posti, e sarà Mordin, quel mostro che ti hanno raccontato, a farti pensare storie che non esistono. Funziona così. "Magari sei confuso, sei stanco Chrys... è, normale.. ti dicono cose che non sono vere.." su di te, che non sei quel tipo. Sei il mio, tipo. Sei il mio fottuto marito, e quando me lo ricordi, contro il materasso, un po' sorrido, un po' faccio lo stronzo e sono mie le mani che ti percorrono di più il corpo, i fianchi tremendamente magri, sottili.
E sono mie le dita che giocano lungo le natiche, le stringono piano, in un bacio che voglio mi lasci affogare.
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Allora sì, va bene così. Se tu dici che io sono stanco, allora magari sono stanco davvero. Magari è solo quello. Che dormo poco, che ho paura di tante cose e che queste paure poi non le supero. Non subito, non come magari saresti in grado di fare tu. Che sei bravo, amore mio, lo sei sempre stato. A prescindere di ogni cosa. Così bravo che forse è proprio questo il motivo per cui mi lascio andare contro di te e ti racconto tutte quelle cose che, nella mia testa, risuonano sì, dolorose, ma comunque strane, quasi al limite della razionalità che credo debba avere un uomo adulto. Ma io non lo sono, non è così? Il fatto che vada verso i trent'anni non mi sta a significare nulla. Io non cresco, non maturo. Magari metto su qualche ruga in più. Perdo peso, mi abbruttisco, ma nella testa, purtroppo forse, niente cambia.
E se è cambiato qualcosa forse è successo peggiorando ciò che c'era prima. Perché sì, Russo è sicuramente un aiuto valido. Importantissimo adesso, ma ecco, parlar con lui non mi fa sentire sempre così sicuro. Magari ci riesco un giorno e poi, tutti gli altri?
Ma non è questo il punto, forse. Il punto è che ti sto scalando aldilà di tutte le promesse che mi ero fatto e lo sto facendo senza sentirmi troppo in colpa. Senza avere propriamente a cuore il tuo cuore. Che lo sento come possiamo fermarci. Come sì, magari sarà meschino, ma strusciarci non ci farà così male. Non lo farà a te che le coccole, le nostre, ecco, te le meriti a prescindere da ogni cosa. Magari oggi più di prima, anche se diverse, anche se pregne di una paura che comunque resta lì, a galleggiare silenziosamente lungo le mie acque.
''Sì...hai ragione.''
Lo dico perché penso davvero che tu sia saggio. Che lo sia a prescindere da ciò che potrebbe nascondere questo malessere. E te lo dico che ormai sei fermo sotto di me. Che un bacio te lo lascio scivolare lungo il collo per poi fermarmi a mordere piano una clavicola. Ci poggio solo gli incisivi sopra. Pianissimo, senza stringere niente.
''Non volevo rovinare il tuo risveglio.''
Ma lo so che il tono non è quello di chi si sente mortificato. No. Il mio è il tono di chi sa di voler giocare a qualcosa e quel qualcosa preme sulla punta della lingua in modo mellifluo. Come se fossi un serpente e con la lingua biforcuta potessi ridisegnare i tuoi tatuaggi. Allora torno a baciarti, in un sali e scendi che mi fa premere il petto contro il tuo. Cuore a guardare il tuo cuore. Te lo tengo d'occhio, lo giuro. Perché oggi non c'è alcuna voglia di perderti. Io non ti perderò mai di vista, amore mio. Non ti farò mai andare via.
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Pensare che per un attimo, un cazzo di attimo, ho rischiato di perdere tutto questo: te, me. Noi in camera nostra, noi con queste fedi al dito che stringono a volte un cappio insanabile. E vorrei scavassero un solco tanto grande, che neanche da dita fredde si potranno togliere. Ed io, Chrys, non te lo dico mai quanta cazzo di paura ho. Che ormai essere fottuti è normale, per me. Che nella testa conto i giorni, conto gli ansimi e mi chiedo quando arriveranno ad essere troppi, ed allora ti perderò. Quando sarà troppo tutto questo, tutto il fottuto amore che ci riversiamo contro in ogni modo conosciuto. A parole, a fatti, con spinte feroci o anche solo guardandoci da un punto all'altro di casa.
Che questa è anche casa mia, lo sapevi prima di metterci una firma su un contatto legale. Lo sapevi quando, rimasto solo qui dentro, mi trovavi sempre pronto a riempirtela di gente. E poi hai chiamato i fantasmi, hai riempito gli spazi che ho lasciato vuoti. E si, sono un egoista del cazzo quando penso che mi sta bene così. Che tu non abbia più gente che affitta stanze in casa, orge che ti vedono protagonista, voci di fantasmi che pretendono di possederti. Che, ora, questo posso farlo solo io.
E non lo voglio perdere, e ne ho una paura fottuta. Che quando mi baci io ti tengo a me, che se lo noti lo sai prima di chiunque altro cosa significhi incastrarmi le dita trai capelli. I tuoi, che sono le mie catene più belle, più morbide, gentili ma cazzo se sono fatte di sangue. Serpi che mordono i punti preferiti. Ormai anche quelli li conosco tutti, ma non per questo smetto di cercarli. No, io non smetterò mai.
Ed allora lo so bene a che cazzo penso quando mi parli di Edric, di Mordin.. del mostro che ti hanno spinto contro, pretendendo di non credere che non fossi come lui. So che hai paura di farmi male, e non ora per il cuore che mi ritrovo, ma sempre da quando Alice è qui, da quando hai capito che una versione del cazzo di te ne è stata capace.
Conosco tutte le colpe che ti attribuisci, cazzo. Tutte. Le potrei chiamare per nome e non saprei saltarne nessuna, perché è così che io ti amo, Chrys, conoscendoti in ogni tuo punto oscuro. Per questo non ho paura di te, non ne ho mai. Che quelli che ritieni orrori, sono le parti che amo come amo tutto il resto. I tuoi sbalzi d'umore che hanno sempre un senso, un fondamento, anche se tu non sai quale sia, hai bisogno di Russo per capirlo. Io no, io lo so prima di te.
Ma è giusto, anche se ringhio, che trovi il tuo modo di capirti, il tuo modo di stare in piedi e voltarti a cercarmi con più sicurezza. Ed allora, però, se io conosco te, tu cazzo conosci me. E sai che non voglio alimentare ogni tua ansia, rendendola uno scoglio insormontabile, sai che credo che tu pensi queste cose solo perché hai visto il mio cuore fermarsi due volte in tre mesi.
E ti tengo per i fianchi, se mi baci e mi fai alzare piano la schiena perché possa venirti incontro. Trovarti sempre, perché anche le mie paure si fondano alle tue, si plachino così, docili, ammansite.
"Mi sento proprio un uomo rovinato.." fingo sul fare melodrammatico che ti prende quando scherzi, anche se per me nei toni resta solo un ghigno, uno pulito, non impastato. E lascia che sia io, a legarti i capelli piano, in altro, con entrambe le mani, quando in un bacio rubo anche la forza che ti resta. "Che risveglio orrendo.." continuo, come continuo l'avventarmi lento sulle tue labbra, che sono - cazzo - la cosa migliore che esista.
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