Long, Long Time Ago

Joshua/Mordin | Villa Sinister | Bronx | 4 maggio 2022 | Contenuti sensibili

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    Inizialmente è solo un librarsi leggero di note a risuonar nell'aria come ali di libellula. Un picchiettar quasi delicato dei polpastrelli lungo i tasti del pianoforte. Perfetti, cadenzati, tanto che la melodia è così dolce da dar colore alla casa.
    La luce però non filtra dalle finestre e se lo fa, fatica ad illuminare l'uomo ricurvo contro il piano.
    La bambina, svegliata da quella strana melodia - strana perché non sente Josh suonare da un po'- scende le scale per controllare che nessuno si sia dimenticato di far festa senza di lei.
    Ma nel salone, sorpresa, scopre non esserci quello che, mossa dalla confusione e dal dolore, continua a credere come suo padre. Josh non è in casa.
    ''Chrys?''
    Con la voce impastata e la curiosità comune a chi nell'adolescenza è appena entrata, Alice va a sedersi sullo sgabello accanto a lui. Mantenendo una certa distanza proprio per non infastidirlo, nemmeno quando Chrysanthemum, con la coda dell'occhio, si rivolge a lei continuando a suonare.
    ''Piccola mia.''
    La saluta così, lui. Correggendo qualche nota sullo spartito che sta scrivendo in divenire e lasciando che la lingua scatti al lato della bocca, umettandogli le labbra.
    ''Tu non eri bravo a suonare.''
    Sentenzia subito Alice. Sporgendosi ad osservargli le dita come a smascherare chissà quale trucco magico. Ovviamente non ce n'è alcuno: Chrysanthemum sta davvero suonando. Le sue dita spingono davvero i tasti del pianoforte generando musica.
    ''No?'' E ride, in una di quelle risate quasi cordiali, dove il volto nemmeno sforza un'emozione utile ad accompagnarla.
    ''Almeno ti piace?''
    E la vede annuire. Non sa se è sincera o meno, ma Chrysanthemum si fida di lei. Lo ha sempre fatto, da che ha riposto ogni speranza nel loro rapporto. La sua figlioccia. La figlia del suo Josh.
    ''Bene. Si chiama ''a Joshua''.''
    ''Dov'è adesso?''
    Ad Alice Josh e Chrys non raccontano sempre dei loro impegni, dunque è normale che lei faccia queste domande. Che abbia sempre un po' paura di restare da sola.
    ''Fuori. Di nuovo.''
    Rimarca in un ringhio Chrys continuando a suonare come se non riuscisse a smettere. Che anche se una mano la usa per scrivere sullo spartito, l'altra la spinge lungo l'avorio. Ma uno sguardo è sempre rivolta a lei. Come sempre, Come dalla prima volta che l'ha vista e lei era solo un fagottino roseo.
    ''A chi scrivi?''
    Le domanda poi lui, seppur il cellulare che Alice ha in mano è il suo, lo ha preso dalla coda del piano sapendo di aver il permesso di usarlo per sentire suo zio Edric.
    ''A zio Edric per chiedergli di venire...''
    Ma non fa in tempo a completare la frase che Chrys, manipolando la magia, la spinge contro il divano e lì la incatena.
    ''Niente coniglietti ai concerti.''
    Risponde serafico come se fosse normale trattare così la bambina.
    ''Ma che fai, Chrys!''
    Si lagna lei, battendo i piedi contro la stoffa.
    ''Ti piace così, piccola?''
    E la musica s'aggrava. I tasti vengono premuti con più violenza. Il ritmo, prima cadenzato, dolce, adesso sembra quasi sancire un canto di battaglia.

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    E' quando non mi accorgo come cazzo funzionano le cose, che il mio umore passa da decente ad una merda. E questo, cazzo questo è uno di quei giorni, in cui già la tensione la sento dal primo piede che metto in casa. Anzi, anzi è peggio. Io la sento da quando supero le nostre barriere, quelle che ci isolano dai fottuti fantasmi che Chrys lasciava vagare per casa fino al mio arrivo. Che io ci sono sempre stato, ma questa è un'altra storia. Alice non sa ancora suonare il pianoforte così bene, e di certo non conosce melodie tanto cupe, intense.
    Il problema, Chrys, è che non le conosci neanche tu. Tu non suoni, e quel che canti lo fai perché Caleb ti ha insegnato, perché mi ami al punto da andare oltre le tue linee di confine, così da vedere se c'è ancora qualcosa da darmi quando non sei sicuro che sia sufficiente. Cazzo, non penso capirai mai che a me basta che tu sia qui. Qui dove punto lo sguardo quando ne ho bisogno, che praticamente è il fottuto "sempre"della mia esistenza.
    Ma tu, adesso, dove cazzo sei?
    E mi faccio largo, piano, perché penso solo che un fantasma deve aver superato il confine, ma c'è solo la melodia a guidare le mie mosse, nessuna voce che mi allarmi. E questo, se può, mi attiva con più rabbia di prima. Che mi sento l'istrice correre su e giù per il sangue, richiamarne gli aghi pesantemente.
    O forse è solo il ritmo che spingi sui tasti che attiva un ringhio basso, il mio. Io che silenzio la porta nel chiuderla, perché tu non ti accorga subito che sono qui, anche se mi vedi. Anche se quello che vedo ti concederà al massimo un cazzo di secondo di spiegazione, e non di più.
    "Chrys?" lo so che il mio tono non ti serve a fermarti, forse neanche ti fa sentire che sono qui se non fosse che entro nel tuo cazzo di campo visivo. E si, si questo non mi piace per niente. Apprezzerei se sapessi suonare, si, ma tu non hai imparato qualcosa di così complesso da farmi le scarpe come se niente fosse. Per quello le mie dita sono aperte, per quello la corruzione sfrigola, che se c'è un cazzo di fantasma te lo esorcizzo dalle palle molto velocemente.
    Ma cazzo, è adesso che vedo Alice. Che sgrano gli occhi, che mi rendo conto che qualunque fottuta cosa stia accadendo, va fermata nell'immediato. Non sei tu. Tu non incateni Alice al divano, cristo!
    Muovo appena una mano per liberarla io, allentare la presa di ciò che stai facendo a nostra figlia. Perché mi dico che se sei impazzito e Chrys ti prego dimmi che sbaglio, allora ne avremo da discutere: ora. "Che cazzo fai, amore mio?" tiro mezzo ghigno, ma insisto in un ringhio, avvicinandomi a te.

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    La musica non cessa. Non lo fa nemmeno quando la presenza di Josh diviene palese ed il suono della sua voce tira su sorrisi sulle labbra di Chrys. Che uno sguardo lo rivolge sempre a lui, ai suoi spettatori più appassionati, più fedeli. Restandosene dinoccolato lungo i tasti del piano. Ricurvo, pallido, come se la schiena, adesso, faticasse a ritrovare una postura dritta, più comoda per i muscoli e le ossa.
    E non cambia intensità nemmeno quando Joshua sembra cercare davvero un contatto con lui. Perché la sua, seppur sembra suonare come una domanda retorica, comunque richiede una risposta.
    Ma la risposta è palese, pensa il musicista, mentre battendo altre note, volge totalmente il capo verso di lui. Lo inclina, lo fa per guardarlo totalmente e, sempre senza smettere, sorridergli rabbioso tra le ciocche di capelli lasciati sciolti. A Mordin piacevano così: A ricadergli sul volto affinché nessuno potesse vederglielo. Ma per Joshua può fare un eccezione. Lui deve amarlo per quel che è.
    ''Amore mio.''
    Ha un brivido di piacere. Ripete le sue parole imitandone il tono, laloro inclinazione, quando allargando una mano in direzione del divano, lo invita a sedersi con Alice. Ed Alice non parla più. Lei adesso guarda suo padre senza capire nulla. Lo guarda tirando su le spalle come per chiudersi in sé stessa e al col tempo aspettare. Magari, le viene facile dirsi che oggi Chrys non sta più bene.
    ''Suono solo un giro di Do...poi passo al Mi.''
    E nel parlare gli dimostra la veridicità delle sue parole. Come se volesse dimostrargli di essere nel giusto. Che non c'è alcun bisogno di stare sull'attenti.
    ''Oh ma lo sai, sei un musicista anche tu.''
    Come il suo, di Joshua, che dell'arte ha sempre costellato la propria vita.
    ''Siediti.''
    Sibila in un'altra leccata di labbra. Che la lingua per un istante rimane a penzoloni sui denti. Si sta concentrando. Le dita si irrigidiscono nell'accordo più alto.
    ''Siediti sì, lì, dalla bella Alice.''
    Che gliela indica di nuovo, con il braccio che si distende in scatti.
    ''Oggi ci godiamo questo bel concerto di famiglia.''
    Tira fuori un piccolo assolo.
    ''Vuoi cantare per me?''

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    Mi si gela il cazzo di sangue nelle vene. E non perché tu, chiunque sia nella tua testa ora, sia spaventoso o stronzate simili. So solo che sono momenti delicati del cazzo, che la tua mente, Chrys, è un nido di dolore, che se non la tieni a bada poi queste cose diventano il minimo. Quindi respiro, ma lo faccio così piano che sembra lo sterno non si muova nemmeno. Che i miei ringhi sono piccoli avvertimenti del cazzo, che lo so già non è il tuo modo solito di ironizzare. Me lo ricordo quando quello ubriaco ero io e tu mi hai sopportato, che sei stato stronzo, ma mai quanto me. Non puoi togliermi adesso la medaglia, il premio, l'etichetta che ci siamo cuciti addosso, non trovi? Non è carino, amore mio.
    Ed è perché so che tu non faresti mai del male ad Alice, che hai il terrore di spaventarla anche quando stai bene, soprattutto da quando è arrivato quella spinta nel fianco di Edric.
    "Senza il Re, tutto quello che suoni non serve ad un cazzo" questo te lo lascio contro, in un sorriso, quando faccio per muovermi, si, verso quel divano dove mi relegheresti volentieri, ma non certo adesso. Non finché non capisco che cazzo sta succedendo. Non hai bevuto, non sembra, e l'erba non ti fa questo effetto.
    Quello che intendo è che io sono il tuo cazzo di Re, adesso, e senza di me non puoi fare quello che stai facendo. Anche solo per chiarire a chi ti muove le mani, che non sono un cucciolo di merda che metti dove cazzo vuoi. Non io. Cerco un attimo lo sguardo di Alice, alzo un solo dito, l'indice, come a confermarle che va bene stare in silenzio, fingere di non esistere.
    E lo so, mi odierai, Chrys, che sono un pezzo di merda ma questo è il modo che conosco, il solo che mi fa pensare che odio non capirci un cazzo, odio non sapere cosa ti succede, odio avere il terrore che sia già irrisolvibile, che tu abbia varcato una soglia senza dirmi niente. Ma tu non sei un pezzo di merda, amore mio, e allora mi tocca questo.. una prova, un fottuto calmante.
    "Certo.." sembro obbedire a questo, come se non avessi scelta. Cazzo se ne ho. E' solo un taglio, il mio, che si riapre a comando, mentre allungo piano le dita lungo le spalle, le tue. Sussurro alle ragnatele, che scivolino lungo le tue braccia, ti avvolgano i polsi, ti stanchino. Perché chiunque ti stia usando se ne vada, che deve proprio togliersi dal cazzo.

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    Nome: Ragnatela Scarlatta
    Voto: 22
    Lezione: I Lezione IV Anno
    Requisiti: Bagno di Sangue Attiva
    Tipologia: Sangue - Linfa Vitale - Legame Vitale
    Descrizione: Il Mago Nero manipola il suo sangue per generare dei sottilissimi filamenti, quasi impossibili da vedere ad occhio nudo. Avvolge così i suoi nemici, risucchiando loro energie. Se il sangue del Mago Nero così manipolato entra in contatto con quello del bersaglio potrà attivare Linfa Vitale.
    Forumula: Spider-lìn
     
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    Ma Mordin non si fida di questo Josh. Perché no, non ha nulla a che vedere con il suo: Non è leale e soprattutto, è innamorato di Chrys nel modo in cui, il suo, non è mai riuscito a volerlo. Per questo dormire nel corpo di Chrys è stato meraviglioso sino ad oggi, perché nonostante le differenze sostanziali tra i due, da questo Josh è riuscito a sentirsi desiderato, amato come avrebbe voluto. Ma Joshua non ha nulla a che fare con il suo. Lui è diverso, è crudele, tanto che ogni sua mossa viene studiata ed anticipata quanto possibile. Che sì, Mordin non ha modo di prevederle in anticipo, ma mantiene le distanze quanto basta per farsi falene quando lui, già in ringhi, si presenta capace di giocare in attacco come scusa di dover stare, invece sulla difensiva. Allora non gli da modo di farsi vicino. Non ora che si sente in pericolo. E seppur la musica cessa, il battito d'ali delle falene riempie casa sino a condensarsi tutto in un punto. E Mordin, da che era al piano, adesso si ritrova in piedi sopra la sua coda. Ricurvo, infastidito, perché qualche falena è morta in questo breve tragitto.
    ''Sei spregevole.''
    Bisbiglia restando con le ginocchia piegate. Che quello è il modo che ha di incassare i colpi. Di respirare come se fosse davvero affaticato da un movimento del genere.
    ''Ti sto solo chiedendo di cantare con me, non c'è bisogno di fare lo stronzo.''
    Ma i piedi nudi battono comunque il tempo sulla superficie lucida. Si tratta della stessa melodia di prima seppur scandita dalle percussioni. E la gola si muove di nuovo, lo fa permettendo al suono di farsi strada attraverso il naso.
    ''Dai vieni, come l'altra notte.''
    Un ghigno, poi la canzone riprende, lo fa che Mordin quasi sembra ballare su quel piano, scoordinato, grottesco. Che i piedi gli servono per dar ritmo al tutto. Che una mano si protende verso Joshua e si agita lì, facendogli cenno di salire con lui, di ballare assieme.
    Che Mordin e Joshua non hanno mai ballato assieme se non al matrimonio di Joshua e Chrys. Matrimonio che avrebbe voluto festeggiare lui stesso quando, presenziando a quello di Lilian e Joshua, ha desiderato per tutto il tempo di star lì, stretto saldamente alle sue braccia.

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    Nome: Canto della Sirena
    Voto: 30
    Lezione: II Lezione II Anno
    Tipologia: Manipolazione
    Descrizione: Il mago è capace di cantare, o suonare, una composizione musicale che affascina e incanta chi la ascolti, al punto che potrebbe arrivare a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere colui che canta, persino mettere a repentaglio la propria vita. L'interruzione improvvisa del canto, che può verificarsi ad esempio nel caso in cui il mago si distragga, causa disorientamento nella vittima, al punto da farle perdere il senso di equilibrio e di orientamento, causando confusione, nausea, fino addirittura a provocare perdita di coscienza.
    Formula: Òran
     
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    Se lo senti, c'è ancora un ringhio che si incastra lungo la gola, basso, quando ti fai falene e ti sposti. E' lo spazio che mi serve per cancellare i tuoi lacci su Alice, intimarle di andare via, che ora i suoi papà dovranno parlare e no, non sarà piacevole per nessuno. No...
    Ma tu.. cazzo se mi tiri su un ghigno che si incastra male in viso, storto, che mi parli come se di me sapessi qualcosa, ma chiunque cazzo tu sia, non sei Chrys. Non adesso, non il mio. Mi chiedo se ha sviluppato una coscienza parallela dopo.. dopo il mio fottuto incidente. Cristo ammazzerei Peter due volte se potessi, se questa - cioè che vedo - fosse colpa sua. Dio, mi manca solo impormi delicatezze che non ho. Non le ho quando sento di avere già un piede che si appoggia sullo sgabello, sul tessuto morbido su cui eri seduto prima. Sei un cazzo di avvoltoio, eh? Che ti guardo meglio da qui e no, non sei tu, c'è qualcosa di profondamente diverso anche se l'aspetto rimane, è.. beh, è il modo. Che anche quando vuoi sfidarmi, amore mio, sai farlo nel modo più assoluto. Adesso chiunque sia nel tuo corpo, ci sta giocando, e cazzo se non mi sta bene.
    Ma ho un fottuto dubbio e devo guardarti negli occhi per accertarmi che non sia invece la realtà.
    "Dammi un cazzo di motivo per cantare.." sembra un sussurro, ma è la mia voce che si fa strada piano in te, come la tua lo fa in me. E lo sento, lo percepisco che è la costrizione che usi. La so usare anche io, sai? Solo che.. che vorrei.. cristo!
    Mi resta giusto la coscienza di un cenno ad Alice, l'ennesimo che se non è andata via deve farlo adesso. Immediatamente.
    Ed il mio piede lo uso come perno per salire, su un pianoforte che ulula, che non è fatto per questo, che saranno schegge conficcate nella pelle, cristo. Ma lo faccio, afferro la tua fottuta mano e te la incastro alla mia. Non ti sposti da qui finché non capisco che cazzo hai oggi. Che sei tu, ma non sei tu, ed io ho bisogno che mi dica che cazzo stai facendo ora. Come l'altra notte.
    E' solo che ti assecondo, mi dico di farlo per un senso, non perché sono un mago nero del cazzo, che non vuole farti del male, non al tuo corpo, almeno. Ma lo so che sei una cazzo di cristalleria, sempre, che a volte sei forte ma poi anche se mi affronti, le cose che maceri nel cervello sono le dirette conseguenze di ciò che faccio, che ti costringo a vivere. "Chi sei oggi? " perché sei un modo perverso di interpretare qualcosa che non conosco, non adesso. Che ti guardo comunque con sospetto, anche avvicinandomi tanto da tenerti il mento tra le dita. "Tocca di nuovo Alice così- " ed è veleno il mio, pronto a parlare a chi si nasconde dietro i tuoi fottuti occhi, belli anche adesso, anche scuri. "-ed io..."

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    Dal ghigno di Mordin non si capisce perfettamente se l'emozione predominante adesso sia la gioia derivata dal divertimento od una rabbia che non potendo prender piede nella sua totalità, rimane ferma, incastrata tra i denti come fosse cibo rancido. D'altro canto lui è sempre stato un tipo eclettico, magari più di Chrys, che a modo suo ricopre un'immagine di normalità diversa da quella che il mago nero ha fatto propria per tutta la sua vita. E per questo indecifrabile, tanto che lo stesso Josh, probabilmente, non sembra compete quali sono esattamente i fili che Mordin, tramite le dita di Chrys muove nella sua danza perversa.
    Che è conturbante persino vederlo salire sul pianoforte in quel modo, come se il mondo fosse il suo palco e gli occhi di Joshua il faro pronto ad illuminarlo. E danza, sì, in un muoversi lento che ricorda le danzatrici del ventre, strusciando i piedi nudi a terra ed agitando le ginocchia come fosse una biscia.
    ''Perché è divertente, amore mio.''
    Ma nelle sue risposte non vi è un briciolo di serietà che non venga tranciata via da un continuo concatenare parole affinché suonino come una filastrocca cantata. Qualcosa che abbia un ritmo sempre scandito, canzonatorio, se così possiamo dire. Affinché Joshua non si perda nei meandri del gioco.
    ''Dai non fare il musone.''
    Così lo affianca, lo fa afferrandolo per i fianchi come per portarselo contro in quello stesso ballo che li ha visti respirarsi vicini al matrimonio. Un lento dolcissimo, presagio di morte. Tanto che ha un brivido, Mordin, quando lo trattiene a sé e lo fa posandogli il muso su una spalla. Docile, mansueto. Che nei ghigni che soffoca tra le labbra, per Joshua, non sa mai riscoprire l'odio. Lui lo ama, lo ha sempre amato, in ogni sua forma.
    ''Non lo farò più, te lo prometto.''
    Chiude gli occhi. Sorridendo in un sospiro leggero. Il suo odore è buono, ma non sa riconoscerlo come quello del suo Joshua. Né come quello del suo coniglietto.
    Ma ha sconfitto i nalusa per lui, Mordin. Ha permesso a Chrysanthemum di uccidere Peter e per questo, ora non può permettersi di mollare la presa su l'unica cosa che ha sempre desiderato con sé.
    ''Resta con me, il tuo Chrys, per sempre.''

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    Cristo, se lo so che mi odieresti se non sapessi conoscere un impostore. E credimi, cazzo Chrys se è diventato difficile capire quando le tue mutazioni hanno a che fare con me, o con quello che abbiamo vissuto insieme. Oppure quando sono qualcosa che ti tenevi dentro da un po', ed è per questa ragione di merda che credo sia un po' borderline adesso. Anche quando avanzo verso il tuo corpo, diversamente vestito, diversamente coperto. Che ti avrei immaginato con la tua vestaglia, quando hai caldo a volte più di me.
    E' che questo cazzo di ringhio non me lo tolgo di testa, non so assecondare del tutto il ballo, il canto, le parole che ti escono se poi alla fine mi lasci stordito quando smetti. E tu, tu non lo faresti mai con me, lo sai che non hai un cazzo di motivo per convincermi a ballare con te, quando è una delle prime cose che mi vengono in mente. Tu lo sai che le mie attenzioni non calano mai, non sanno farlo. Ed anche quando ti senti trascurato, non è così che ragioni e non è cosi che ti muovi. Tu non ti comporteresti da maniaco con Alice, che al solo pensiero che te la portino via dai di matto e, cazzo, a volte sei più bravo di me con lei, a volte sembra che vi capiate più di come io capisca voi. Quindi no, questo è qualcosa che non va bene, non lo fa anche se c'è sempre il brivido quando mi stringi i fianchi, quando mi attrai a te. Quando mi sfiori, ed il tuo cazzo di muso finisce lungo una spalla, ma io stavolta non chiudo gli occhi. Mi fisso, piano, su movimenti che non stai facendo. Non sei scoordinato come sempre, non sei sciolto come quando davvero balliamo noi due. Sono abbastanza in me, ancora, da capire quando tu mi incanti, quando il mio corpo vuole cose dal tuo, anche se sono quasi certo non lo stia muovendo tu. Cristo, sono in svantaggio adesso. Non posso farti del male, Chrys, non posso mai. "Puoi giurarlo" che non lo fai più, non esiste un moto che mi permetta di lasciartelo fare, chiunque tu sia.
    Che io ringhio ancora, in un disagio che mi rende schiavo di una voce, la tua, che adesso spezzo in un morso nella tempia, stringo quei denti immaginari che spezzino il filo, perché della mia fottuta volontà te ne sei dimenticato, non è vero? Tanto che una mano te la faccio risalire lungo la nuca, accarezzo i ricci. "Lo sai, che non vado da nessuna parte senza di te.. amore mio" ma stringo la presa, lo faccio un po' troppo, non trovi? Lo faccio con l'intento di metterti in ginocchio, di guardarti per bene da qui.
    "Ora dimmi dove cazzo è Chrys." ringhio, piano e non mollo la presa. Per un cazzo proprio. ".. fai il bravo, smettila di usare il suo corpo, trovatene un altro mh? E dimmi anche come cazzo sei entrato qui." e vedi di farlo in fretta, prima che il terrore che tu gli faccia qualcosa di male, comprometta le mie intenzioni.

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    Uno dei più grandi difetti di Mordin è sempre stato quello di dipendere quasi totalmente dalla presenza schiacciante di Joshua. Una dipendenza tossica la sua, uterina, tanto che era stato proprio quel suo trasferimento in Francia a distruggere ogni suo equilibrio.
    Ed è una dipendenza, la sua, che sa evincere persino in momenti come questi, dove manipolare l'amore della propria vita forse non sa sortire l'effetto desiderato, non quando la canzone sa farsi flebile e gli occhi di Chrysanthemum finiscono per riempirsi di una luce nuova. Un'umidità diversa dalla solita. E lo guarda, questo mago nero, lasciandosi piegare ai suoi piedi tanto da cadere in ginocchio al suo cospetto. Ligio, fedele, così come un suddito dinanzi a quello che è sempre stato il suo Re.
    E non importa come Joshua sapesse essere, in ognuna delle sue esistenze, un Re crudele. Chrysanthemum non ha mai avuto modo né il coraggio di confutare la sua importanza. La sua grandezza.
    Non lo fa nemmeno ora, che guardandolo dal basso verso l'alto, porta le sue mani lungo i fianchi dell'altro. In una carezza gentile, in effetti, che vede giusto l'arpionarsi dell'indice e del pollice lungo i passanti della cintura. Verso la zip.
    ''Di solito al posto mio c'era il nostro coniglietto.''
    Una descrizione inutile ma comunque spontanea. Che solo nel pronunciare quel nomignolo il volto di Chrysanthemum si piega in una smorfia a confermane il fastidio. Non vuole sentirlo nominare, eppure è proprio lui a tirarlo fuori. A rimarcare la differenza sostanziale che si annida tra questi due Chrys ora costretti a convivere insieme.
    E non ha paura, Mordin, a far capire a Joshua chi è che ora abita quella che, a conti fatti, crede comunque di esser casa propria. Non ha paura, Mordin, a rimarcare quei momenti che Joshua non ha mai saputo di aver passato con lui. Dalla nebbia al matrimonio. Persino durante la proposta era presente: Era stato proprio lui a stimolare in Chrysanthemum il coraggio di farsi avanti. Di affrettarsi, sì, prima che Joshua potesse sfuggire dalle mani di entrambi.
    E si sente, proprio per questo, il protagonista indiscusso della loro vita. Come se Chrys fosse di secondo piano: Una bambola di pezza priva di anima ed utile ad un solo ed unico scopo.
    E Chrys deve molto a Mordin, si dice il mago. Chrys dovrebbe a lui ogni cosa.
    ''Credo tu stia impazzendo, amore mio.''
    Un'altra carezza. Il polpastrello sfiora giusto l'inguine. Non si ritira, né accelera i movimenti.
    ''Aver scoperto un po' di coraggio non mi rende una persona diversa da quella che hai conosciuto.''
    Scosta la mano dalla cintola e se la porta al viso. Lo fa per strofinarsi gli occhi nella pantomima e così, assumere la forma ed il colore di quelli di Joshua. Di nuovo. Per l'ennesima volta.
    ''Ti prego.''
    Singhiozza, ma non si sa se sta fingendo o meno.
    ''Non smettere mai di amarmi.''

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    E' solo un brivido, ma cazzo se prende la schiena e la apre in due. Che per un fottuto secondo chiudo gli occhi alle tue premure. Ci penso a come possa essere un'estremizzazione, magari a causa dell'ultima seduta con Russo. Magari stai provando qualcosa di "nuovo" per non dirti di poter essere noioso. Ma non ci sto credendo nemmeno io, neanche a ripetermelo in testa a ciclo continuo.
    No, non va bene e basta. Non va bene quando giochi con la cintura ma le tue non sono battute, non mi stai dicendo quanto sono un cazzo di Presidente esigente, quanto la tua adorazione ha sempre un ripiego più dolce, più gentile anche se poi sai farmi a pezzi per primo, distruggermi ansimi e desideri. Ma quando lo fai è perché vuoi che io stia bene, che io sia appagato, sazio per una volta quando in fondo è raro stancarmi. E so di essere per te un osso duro, Chrys, magari la sfida più sfiancante che ti sia capitata. Ma forse è anche la ragione per cui nonostante io sia un marito di merda, non hai ancora chiesto il divorzio.
    "Impegnati di più" per renderti credibile ai miei occhi, che anche se provo un fuoco del cazzo sotto la cintola, non ho la minima intenzione di assecondarlo adesso. Non con te, che sembri più un fanatico del cazzo ora.
    Ma ti lascio giocare perché ho il fottuto controllo da qui. Ho il controllo delle tue azioni prima che delle mie e no, lo so che a Chrys non farei mai del male. Peccato che tu non sia lui, anche se questo è il suo corpo, ne sento le cicatrici ai polsi, che stringo di più. Non lo so, è confusa questa situazione del cazzo. Un attimo e credo che tu sia posseduto da un fantasma particolarmente smanioso, e nell'altro credo che ti sia rotto qualcosa dentro. E, cazzo, Chrys dimmi che mi sto sbagliando. Sembri così lontano da ciò che sei con me, da farmi temere che sia reale. E se lo è, allora farò quello che posso per farti tornare indietro, senza che ti incazzi al punto da fare qualcosa di troppo sbagliata per essere riscritta. Come traumatizzare Alice, di nuovo.
    "Ti ho chiesto..." proviamo a stare a questo cazzo di gioco. Mi inginocchio anche io, piano perché ti devo guardare in viso, negli occhi che sono i miei e.. cazzo, sei davvero tu? ".. dove cazzo è Chrys" potrei essere impazzito, ma lo so quando ho scatti di rabbia che non si contengono e non è questo il caso, non è questo il punto, cazzo. Il punto è che il corpo è il tuo, ma non sei tu. Ti usa, con tutto ciò che sai fare, ma non mi parli come faresti tu. Ho solo.. che cazzo hai?

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    Uno dei tanti problemi di Mordin, se di problemi possiamo davvero parlare, è anche l'impazienza. E glielo si legge in faccia quando inizia a smaniare perché stufo di qualcosa. Quando anche le cose che credeva potessero essere meravigliose poi finiscono per infastidirlo, per adirarlo. Per questo ora guarda Joshua con l'espressione di chi non ha più molta voglia di rispondergli. Perché lui è un disco rotto e Mordin voleva sinceramente continuare a farsi i fatti suoi così come ha sentito di riuscire in questi mesi. Che sì, magari ha riposato più di oggi. Magari Chrys è stato bravo da contenerlo meglio, ma comunque non aveva Joshua pronto a macinare domande su domande inutili. Infruttuose.
    ''Qui. Joshua. Chrysanthemum è sempre qui.''
    Uno sbuffo che però accompagna un sorriso. Un ghigno antiestetico che allarga di più le labbra e genera ulteriori rughe di espressione. Gli occhi da Josh, comunque, non li scosta. Nemmeno per un istante. Che di lui non ha paura. Non ne ha mai avuta davvero, non nel senso di violenza in cui si potrebbe intendere. Mordin aveva paura di perderlo. Di scoprirsi un fastidio per lui.
    ''Noi siamo sempre Chrysanthemum.''
    E torna falene, sì. Lo fa per riapparire nell'immediato istante verso il divano. Seduto sulla sua spalliera e con le gambe a penzolare magre dinanzi a sé. Il corpo dinoccolato come quello di un carcerato in attesa della sua pena. Lo sguardo sveglio, ma al col tempo spento, primo di qualsiasi luce.
    ''Patti chiari ed amicizia lunga. D'altronde tu è così che ragioni. E ci sta bene dover usare termini più spiccioli per farti capire le cose. Non è un disturbo, non ci ringraziare.''
    Scrocchia la schiena. Lo fa sempre quando le falene muoiono ed il bruciore lungo il corpo finisce per farsi più vivo. Più intenso.
    ''Non ti ucciderò di nuovo. Puoi star tranquillo. Né ucciderò Chrys. Mio dio, il suicidio non l'ho mai contemplato.''
    E si accarezza, non poi così distratto, i polsi martoriati di Chrysanthemum.
    ''Sto solo cercando di vivere la mia vita, ecco.''

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    "Mordin" un ringhio che snuda i canini. Cristo santo! No, non mi sento bravo per avere capito che non sei Chrys, non mi sento bravo in un cazzo, perché tu non dovresti essere qui. Che cazzo ci fai nel suo corpo, non ti appartiene, non funziona così la mia fottuta vita e neanche quella di Chrys.
    Tanto che a me manca il fiato per prima anche se i denti restano in mostra, anche se adesso dovrà dire ad Alice di stare lontana da Papà Chrys, perché se ti sentisse, se capisse che sei tu, cazzo la perderei. Ed io, Mordin, non sono più disposto a perdere un cazzo. Lo capirai molto in fretta. Che nel scendere dal pianoforte, mantengo l'espressione rigida lungo la mandibola, che scatta piano in un rumore fastidioso dentro la testa. Qualunque cosa tu stia facendo, so bene come funziona quanto il corpo che muovi è quello che più amo.
    So, ad esempio che il coltello dalla parte del manico ce l'hai tu. Cristo! E no, non voglio che Chrys soffra di quest'oppressione neanche un secondo, ed è il motivo per cui me lo vedi addosso questo ragionamento, negli occhi che non scollo dai tuoi, che non stacco dalla figura, che punto al momento in cui ti accarezzi i polsi e "Non toccarli.." ringhio di più. Che è insensato, lo so, ma tu non sai che cosa quei segni rappresentino davvero e adesso ti staccherei la mano per aver ancora solo osato sfiorarli. Ma non posso, perché è la sua non la tua. E mi fermo.
    Lo faccio a due metri da te. Sempre senza distogliere lo sguardo dai singoli movimenti che compi, che non esiste che tu viva in questo corpo, te l'ho detto. Anche se non sono sicuro se tu non sia solo una proiezione di Chrys, un'idea che si è costruito in testa solo per dirsi che è un mostro come Alice lo ha dipinto il primo giorno, o come Edric gli ha ricordato. Ma siccome a me al vita va di merda in modo esponenziale, oppure non lo fa, sono quasi certo che tu sia di troppo e basta. "Ascolta, a me non frega un cazzo di quello che hai fatto nel tuo mondo. Ma questo è il mio. Quindi ti trovi un altro corpo con cui giocare, non credere che ti lascerò restare lì dentro" e lo so che non è una richiesta, anche se suona quasi come una preghiera, quando deglutisco e la faccio tenendomi saldo. Io non ho paura di te, questo lo vedi, l'hai visto nel sorriso che si è aperto quando hai detto che non mi avresti ucciso: semplicemente perché non ce la faresti ad uccidermi, qui. Ma per questo, dico, io non ho paura di te. Ho il fottuto terrore che non mi ridarai indietro Chrys, è questo il cazzo di problema. "Non è la tua vita" ringhio, ancora.

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    La mano di Mordin si ferma sul polso di Chrys. Una carezza mancata che lascia l'indice ed il pollice sulle cicatrici in rilievo. Dettagli che lui non ha mai avuto modo di osservare o di ridisegnare in questo modo. Ed è affascinante, ha sempre pensato, il modo come questo Chrysanthemum avesse vissuto la vita diversamente da come l'aveva fatta lui: Con più timore, con più incertezze. E gli viene da ringhiare, infatti, quando Joshua impone cose che non ha alcuna intenzione di assecondare. Che lui quel corpo vuole toccarlo. Sente esser suo, in ogni suo centimetro.
    ''Chrysanthemum. Mi chiamo Chrysanthemum.''
    Rimarca rimanendo così, immobile, rigido, con la schiena ricurva come se potesse balzargli addosso da un momento all'altro. Anche se non lo fa, no. Che se ne sta buono buono immobile, quasi mettendosi comodo quando accavalla una gamba e ci pianta i gomiti sopra.
    ''E smettila di fare l'emo del cazzo.''
    Si tira su in piedi, sul divano. Il divano su cui hanno fatto l'amore così tante volte da averne perso il conto. Che Mordin se lo sentiva, Josh addosso. Lo ha sentito bene per tutto questo tempo. Come se la pelle di Chrysanthemum fosse davvero sua. Come se non ci fossero delle differenze sostanziali.
    ''Questa è la nostra vita. Di noi che ti abbiamo sposato.''
    Scende dal divano e gli va sotto il muso. A guardarlo, sì, ma questa volta con gli occhi non più suoi.
    ''Di noi che abbiamo ucciso Peter per salvarti.''
    Uno sbuffo lungo il viso, per gioco, magari, un po' come deve aver fatto tempo fa con Edric, quando la corruzione non lo aveva divorato così tanto.
    ''Chrys ha bisogno di me ed io ho bisogno di lui. Magari inizia ad accettarlo.''
    Una mano gli risale la spalla, delicata, perché Chrys è sempre stato delicato. Mordin lo stesso.

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    Ed io questo so fare, Chrys. Ringhiare se qualcuno ti minaccia: ma come cazzo è possibile che, ogni volta, questo succeda in un punto che non posso raggiungere. Perché lo appenderei al muro, ed è la fottuta prima cosa che voglio fare, senza neanche ascoltare che cazzo ha da inventarsi adesso. Non voglio sentire, non voglio sapere. Cristo! Ma.. ma non posso, è il tuo fottuto corpo quello di cui parliamo e non ho più quello scatto che mi fa volare oltre la stanza senza pensare prima a che cazzo sto facendo. E la sai, l'ironia, amore mio? E' che me l'hai insegnato tu, per tutte le fottute volte che mi hai giustamente fermato, che ti ho odiato per qualche secondo, e poi amato per tutti gli altri. Ora so solo che quest'angoscia prende l'intestino e lo accartoccia male con gli altri organi.
    Emo del cazzo. Mi lascia in silenzio. Ora non so rispondergli, non quando il tono che usi tu di solito per dirmelo è.. è diverso. Lo accetto, magari rido, magari ti mordo quando lo stronzo lo fai troppo a lungo, ma cazzo non così. Non come se stesse fermo sul ciglio del mio strapiombo, qui per dirmi che cosa? Che c'è sempre stato? Che quando abbiamo scopato c'era anche lui a guardarci? Cristo! Voi che mi avete sposato...
    Dimmi che non ne sapevi niente, Chrys. Che non ti sei tenuto questo mostro reale, dentro, al punto da esplodere adesso senza confidarmi un cazzo. E tu non lo vedi, ma lui si, come l'Istrice ripercorra la mia pelle, la renda spinosa, intoccabile, mentre mi faccio avanti. E ti farà male, si, ma poi ti curo, te lo prometto. Devo solo difendermi per difenderti. Devo studiarlo, in un silenzio rabbioso che mi fa camminare con arti irti di unghie, con zampe che scavano il terreno ogni volta che compio un passo.
    Ma quando cazzo ti tocca la spalla, io non ci vedo più: ed è uno scatto. Uno solo, con un blocco d'ombra che mi dia la garanzia di riuscirci. Che mi serve a far leva sul divano, una mano alla gola, il peso dello spostamento a tenerlo con la schiena trai cuscini. E spingo in giù. Che io funziono così e sono fottutamente stanco di essere dominato, di non liberare Faust, di sentirlo ringhiarti lungo il muso, anche se non parlo con te. "Io non sono quel Josh, non avrò nessuna cazzo di pietà, Mordin" che non posso chiamarlo Chrys, non come chiamo te. "E Chrys ha bisogno solo di me" un soffio stupido tra le labbra, l'ennesimo ringhio del cane in gabbia.

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    Ma Mordin è un codardo. O uno sfrontato, un bastardo calcolatore. Lo è perché da davanti Josh non si muove, non lo fa nemmeno quando gli sembra di capire come potrebbe reagire l'altro. Un po' perché la sua, di corruzione, la percepisce. Un po' perché glielo si legge in volto, al Çevik, che uno come lui è troppo. Lo è perché questa casa non si tocca, perché il suo Chrys, che evidentemente è diverso da quello che si ritrova davanti, non si sfiora nemmeno con un dito. E tutta questa possessività a Mordin piace. Alla fine, quando un corpo suo ancora lo aveva perché nessuno si era ancora premurato di appenderlo alla forca, anche lui era così. Esattamente così, seppur mosso da emozioni diverse. Era così possessivo ed arrabbiato che forse avrebbe ringhiato nel medesimo modo se qualcuno si fosse tanto premurato di portargli via il suo coniglietto. L'ultimo baluardo di un amore violento ed ingiustificato. L'unica cosa che avrebbe potuto ricordargli quanto fosse sottile la linea tra la vita e la dannazione e eterna.
    Allora non si oppone quando Joshua lo spinge via, quando nel farlo lo segue, lo sormonta, fa per schiacciarlo. Anzi, Mordin ride. Lo fa che il salone si permea di quei ghigni fastidiosi, striduli. Una risata per cui Chrys non ha abituato queste pareti a tremare. Né il cuore di Joshua a vibrare delle medesime note. Medesime passioni. E nel divano trova conforto, questo mostro. Si lascia spingere oltre le trame, oltre il tessuto morbido e pregno di vita. Di ricordi, di fotografie che, premendo, deve trascinare con sé. Le strappa via a mani nude. Le accartoccia nel palmo della mano. E Joshua lo guarda, lo fa senza staccargli gli occhi di dosso. Senza pentirsi, nemmeno per un istante, di averlo provocato al punto da sentir nuovamente il cappio al collo. Una tristezza indescrivibile. Un incubo che, lasciandosi andare, deve aver fatto sognare anche a Chrysanthemum. Ma il suo sguardo cambia, lo fa quando il fiato si spezza. Quando la pressione sul collo si fa più rabbiosa, più pressante. Allora gli occhi si sgranano. Lo sguardo, prima opaco, quasi velato adesso torna luminoso, quasi umido.
    Allora il corpo di Chrysanthemum si irrigidisce piano sotto quello di Joshua. Lo fa come se si fosse appena risvegliato di soprassalto e la spinta lo abbia costretto a ricercare un'aria che non trova. Ed annaspa. Soffoca, forse, tanto che il primo impulso che ha è quello di stringersi forte alle braccia di suo marito.

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