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Vivianne Dixon. Vivi. O semplicemente - per come ti conosciamo noi - la compagna di Lucian. La sua femmina, il cui odore non ha saputo nascondere per tutte quelle volte in cui ci siamo visti.
Nessuno mi ha mai spinto a fare quello che sto facendo, né a muovermi con circospezione in questo posto. Sono solo un bastardo fortunato, e prima che la rivolta esploda, prima che il movimento tiri fuori l'armamento, devo vedere come stai. Sono fortunato perché questo muso che mi ritrovo non è ancora finito in prima pagina, ma credo sia questione di mesi, se non settimane. Non potremmo sempre nasconderci, non noi, né quello che facciamo.
Tuttavia tu non sai chi sono, e questa è la mia prima mossa. Lo spazio che ho per farmi avanti per primo, affinché sembri più accettabile.
Lucian ci ha protetti, ed in cambio noi abbiamo protetto il suo mondo, oscurato la sua presenza, avvalorato il suo credo. I suoi affari non sono mai stati i nostri, quando è riuscito per primo a scappare da Detroit. Ma era nostro fratello. Era mio fratello. Ed io non imparo mai. Come dice Tamara: soldato sei, e soldato resti.
Quindi si, sono qui per accertarmi che la compagna di Luc sia ancora in grado di muoversi, che sia protetta, che tu non finisca nel mezzo della merda che verrà fuori molto a breve, o che tu sappia da che parte ti converrà stare.
Tu non sai cosa sono, non sai cosa voglio, ma ho cercato per settimane informazioni su di te. Non ho potuto concentrarmi quanto avrei voluto sull'assassino di Lucian. No, non credo si sia fatto questo da solo. Non credo sia annegato. Lucian era diverso, non aveva quei problemi che ti logorano il cervello, quelli da cui sono scappato a fatica anche io, dopo l'Air Force. Ci sono uscito grazie a quello che sono adesso, pur non avendolo mai scelto.
Ma non sono così folle - ancora - da presentarmi per ciò che sono, né a darti alcun indizio. E' che quando ne ho l'opportunità, in questo tramonto rosato, mi faccio avanti. Ad ogni passo mi rendo conto che non so cosa dirti, non so come iniziare. Mi ero già preparato a mentire, un aggancio, un qualcosa per offrirti da bere ed indagare a distanza.
Sento solo di doverlo fare per Lucian, anche se forse... beh non so se Benjamin capisca, agli altri non andrei comunque a dirlo.
Per quanto è successo a me, avrei voluto che qualcuno lo facesse, dopo Joseph.
"Vivianne, vero?"
Potresti essere sulla difensiva, avresti ragione. Lo sarei anche io.
I could be up all night, but I'm paralyzed when the creature comes alive
Don't wanna feel
I could be honest, I could be human
I could become the silver bullet in your head
horace armstrongwendigo ━ militante nhr ━ luna crescente ━ fratello maggiore
Edited by nocturnæ - 19/3/2023, 20:44. -
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Ok, lo so che sei tu. E va bene se te la giochi così, immagino il commento di Lucian in questo momento. O forse fantastico e non lo conoscevo abbastanza, ma a me lasci un ghigno che si apre piano al tuo passaggio. Mi va male perché forse non hai più il cartellino in vista, ti sei già cambiata, in qualche modo potresti avvalorare la tua tesi.
Hai ragione, vero? Io ho sbagliato persona e finisce qui. Mi chiedo se sia perché tu non ti senti più una persona. Io, beh neanche io mi ci sono sentito tanto a lungo.
A dir il vero adesso neanche lo sono - una persona - ma non ha rilevanza. Quando è morto Joe, non ho più voluto niente. Mangiavo perché mi forzavano, non bevevo perché mi tenevano d'occhio. Sono rimasto in piedi perché avevo degli obblighi, e immagino tu non li abbia, o che non siano altrettanto forti.
Io due mesi dopo dovevo già togliermi dal cazzo, sparire da casa mia, stare lontano da una famiglia che non voleva più vedermi, tu.. tu ce l'hai una famiglia, Vivianne?
"Non ho sbagliato persona"
Ok forse adesso sono insistente, forse mi esce un ringhio da qui sotto, da un punto vicino allo stomaco che mi dice di non insistere. Io lo faccio, ovviamente, non so mai ascoltarmi come dovrei.
Penso che non ti piacerà tutto questo, perciò lo so come per un momento esito. Esito nel dire altro, perché forse dovrei lasciarti in pace, lasciarti fare, lasciarti andare verso dovunque sia casa per te.
Ad esempio non dovrei farti capire che ti ho seguita, questi giorni. Che ho letto gli errori della tua routine, i modi in cui non sai superare il punto chiave.
Ma non te ne faccio una colpa, non posso, non devo. Io a volte ancora mi rabbuio se Ben esagera, se qualcuno tocca Jerry o se finiscono a dirmi come non dovrei avere l'anniversario di un lutto.
Io lo so, e te l'ho letto negli occhi per quel mezzo secondo in cui mi hai guardato, so riconoscere quello che senti ma non ti dirò mai che so cosa si prova. Non è vero, nessuno lo sa, sono solo stronzate.
"Conoscevo Lucian"
Il vuoto, un tonfo nell'abisso. Ma lo dico a voce più bassa, perché senta solo tu, quando passi abbastanza vicina perché sia indirizzato solo a te.
E' per questo che sono qui, anche se mi aspetto qualunque cosa adesso mentre ingoio gli aghi che ho in gola.
Hai tenuto il segreto a Lucian, perché lo amavi. Non so se lo terrai a me, se ci stai già arrivando o se la cosa è talmente distante che sono al sicuro. Bem mi dirà che sto rischiando per il cazzo, perché sono uno stupido sentimentale.
Ben su questo non sbaglia mai.
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Cosa voglio? Voglio sapere se stai bene, ma non è qualcosa che posso dire ad alta voce senza sentirmi un pazzo. E mi ci sono già sentito abbastanza in questi ultimi mesi.
E va bene non sono cose che puoi sapere, né che vuoi sapere.
Neanche io volevo tanto parlare con chi mi si parava davanti. Anche se, beh, nessuno voleva davvero parlarmi di Joe, ma nessuno l'aveva mai conosciuto. Era solo una parte di me, che ha preso fuoco appena sopra l'hangar. E sono ricordi che mi restano addosso quando passano davanti agli occhi, è fuoco nelle iridi.
Però se mi rispondi così mi sale quel mezzo ringhio, che trattengo solo perché Lucian ci ha davvero chiesto di occuparci di te, insomma per come siamo fatti restiamo creature da uccidere a vista, sarebbe potuto succedere. Ma non lo avrei mai voluto, non ho mai voluto questo momento. Né guardarti negli occhi per dirti qualcosa.
Non so cosa dirti, che non sia banale, inutile, scontato.
"Mi parlava di te"
Perché ti amava, Vivianne, di quell'amore che non può essere stupido, che era bloccato da mille cose che non si potevano dire. Non le diceva a noi, immagino non le abbia mai dette neanche a te, vero?
Lo so che tirar fuori così quelle lettere che compongono il suo nome deve far male, ne ha fatto a me per dirlo a voce alta. Per me non è morto, Vivi, è qui con noi due. E' qui che tra qualche settimana mi si piazza in casa, mi trova al Nido, mi chiede una birra per staccarsi un po' da tutto e non ricevere consigli. Che io non ne so dare.
Io so solo come si sopravvive alla morte del cuore, bene o male che sia, ma non sono qui per insegnartelo.
Sono qui per guardarti adesso con tutto il rispetto militare che possiedo e che Benjamin tanto detesta. Sono un soldato, resto un soldato.
"Vedere come stai andando avanti" anche se non lo stai facendo, sei ricaduta in errori che non ho potuto provare su di me. Mi hanno sempre fatto gola, mi sono chiesto come sarebbe stato toccare il fondo, a volte con la voglia di provare nelle ossa. Ma non ho mai potuto. L'America non me lo ha concesso e poi non lo ha fatto Princip.
"Se sei al sicuro. Io, io sono Horace" ma non allungo mani, non le stringeresti, non quando resto a fare un passo indietro per darti fiato, respiro, quello che non è giusto ti venga sottratto. Sono Horace, per te, non Race. Un nome umano su cui fare affidamento, non quello per cui potresti leggere in altri notiziari. "Solo questo"
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Solo questo. Anche se non basta, niente basta. Come a me non è servita la mano del Maggior Gale sulla spalla, a dirmi che insomma potevo smettere di guardare il fuoco bruciare perché da quei rottami non ne sarebbe uscito vivo neanche un supereroe.
E Joseph non era un eroe, anche se si era arruolato con la stupida ossessione di diventarlo, di battersi per la patria, con la paura negli occhi ogni volta che si alzavano i caccia.
Ma non sono miei i traumi che adesso devono lasciare orme in questo parcheggio. Non ho mai capito cosa significasse per Lucian amare, ma credo che "proteggere" fosse il suo modo, simile al mio. Ognuno caccia con un metodo ed ama con un metodo, non posso illudermi come fa Benjamin, non posso credere che esista un mondo dove istinto ed amore non si compenetrino.
Ma non sono un romantico, Vivianne, sono solo un amico del tuo compagno, uno che crede fermamente che qualunque cosa gli sia successa abbia un peso enorme e adesso vada ripagata con altrettanta moneta.
Non ti dirò che sospettavo anche di te, non sarebbe stata la prima volta che un amico si faceva fottere da una donna, o da un cuore debole. Ma Luc non era debole, non mi è mai sembrato il tipo che non ragiona sulle cose.
E comunque, che tu sia innocente lo leggo nei tuoi occhi, quando si velano sotto il mio sguardo e devo restare impassibile, meno debole perché il mio non faccia altrettanto.
"Un amico." Suo, sicuramente, tuo... non si sa, lo deciderai tu quando vorrai. "Uno di quelli di cui fidarsi" per lui che ogni volta lasciava le ultime disposizioni. Forse con il tempo l'ho capito che cosa faceva e per chi, ma non sono nomi saggi da dire a voce alta. Né sussurrati. Non si dovrebbe neppure pensarli. "Con cui parlare"
Che è per questo che sto per fare un'altra cosa che Ben sconsiglierebbe. Ho già scritto questo numero, un usa e getta non tracciabile. Sento solo Lucian annuire e dio, cristo, se devo tenermi davvero più buono di così adesso, un solo ringhio e ti potrebbe ricordare istantaneamente lui. E cosa sono, e quanto siamo simili. Ti allungo il foglio di carta, strappato a cazzo da un blocco che non era mio.
"Horace - +1 (408) 768 6351." Il resto forse non te lo dovrei dire adesso. Una cazzata al giorno può bastare.
Vorrei solo che prendessi questo foglio, che capissi da come continuo a guardarti che Lucian lo conoscevo davvero. "Nessuna trappola, niente inganni"
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Edited by nocturnæ - 20/3/2023, 16:03. -
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"Vuol dire che so cos'era" ecco, vedi, poi alla fine davvero una stronzata tira l'altra, ed io mi ci butto in questo mare di merda. Ma lo faccio a bassa voce, direzionando ogni tono perché intorno a noi niente si allarmi. Non mi sembri una che viene controllata ma non posso saperlo, non sono bravo a spiare fino a quel punto: ho solo visto che non stai vivendo.
Lucian non vorrebbe questo e tu probabilmente te ne stai fottendo, come è giusto che sia. E' giusto che tu non voglia sentirti dire niente, per questo avrei dovuto andarci anche più piano di così, ma non posso.
Qualcosa dentro brucia, mi dice che ho bisogno che tu ti possa fidare di me. Magari non adesso, ora tornerai a casa, senza passare per quel parco dove gli piaceva portarti. Torna a casa, accartoccia il numero, o lascialo in vista da qualche parte. Fai sedimentare il fatto che potrebbe servirti non essere sola. Per quanto tu voglia starci.
"L'ho conosciuto a Detroit" ancora, sottovoce quasi, in un ringhio basso che azzardo in mezzo passo avanti, non troppi, nulla che tolga il fiato. Ti ho lasciato un biglietto, significa che non ho il tuo numero, che non ti tormenterò di mio. Probabilmente dopo oggi - a meno che non sia tu a volerlo - non ci vedremo mai più.
"Ci facevamo una birra ogni tanto... siamo rimasti in contatto"
Soprattutto questi ultimi mesi, e quei giorni di gennaio.
E non ti voglio raccontare l'ovvio, né dare ad una donna in lutto il coltello dalla parte del manico. Non voglio confermarti niente, né dare al tuo ragazzo del mostro. Lucian era del branco, alla fine l'ho sempre pensata in quel modo. I suoi desideri, le strozzature del suo lavoro, tutto riverberava anche attraverso noi. Non voglio dirti come devi sentirti, spero che tu lo capisca alla fine di questa fiera dell'orrore. Ma convincersi di non aver bisogno di aiuto, è stupido, Vivianne, inutile quanto il contrario.
"Credo si fidasse di me, per questo sono qui. Nessuna stronzata psicologica, non funzionano mai. Sono solo lì, su quel foglietto." va bene?
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So che non dovrei ridurre Lucian a "Detroit", perché non era solo quello. Questa è la punta di un iceberg che fa male ogni volta che lo guardo. Come se il suo fondo fosse infinito, ci metterò sempre il nome di qualcuno ad allungare il suo strato di ghiaccio perforante. E' ironico, perché io non soffro il freddo, e magari tu con lui eri abituata a questo. E lo so che siamo bestie da macello, siamo nati nell'illegalità, siamo quelli a cui sparare a vista, a cui non fare mezzo processo perché la legge è legge. E noi viviamo talmente lontani dai suoi confini. Ma io lo so che non è stato un incidente, neanche uno di quelli sfortunati. Io ho solo rabbia, una rabbia del cazzo che non si rassegna. Sarà anche come mio padre ma è quello che mi tira avanti adesso. Che mi ha concesso di muovere i passi per arrivare qui a vedere come sta la sua... beh, tu.
Magari lui non era un mostro, anche se lo siamo tutti e questo tira fuori il peggio di noi, è vero. Ma Lucian era umano, come lo sono stato io ai tempi miei - che sembrano lontanissimi ora. E l'umano soffre, si preoccupa, ama, ringhia. Cazzo se ringhia. Sai, noi lo temevamo Lucian, perché se si incazzava erano grandi problemi, era il più forte tra noi. E non ho neanche mai tentato una rivalsa su di lui, non ho tentato mai di prendermi un posto che non era mio. Perché a me, come per lui, il potere non interessa. Può esserci un istinto che ci guida, si, ma tutto qui. Non voglio essere il capo di niente, né che qualcuno penda dalle mia labbra o dalle mie cure. Per questo so che non voglio insistere con te. Non voglio un pensiero fisso, ma voglio che tu vada avanti perché Lucian ci ha chiesto di provvedere in qualche modo.
Oh io non ho idea di quale sia quello giusto, ho ancora il fiato che spinge male in gola, anche se faccio pure l'altro mezzo passo che mi spetta. Che non mi va di sussurrare a troppi metri di distanza, o di distogliere uno sguardo che resta fisso nel tuo. Solido anche quando le iridi un po' cedono. Ma il mio è un dolore che nasce dalla rabbia, perché so cosa vuoi. Cristo ho cercato quel fottuto stronzo che ha sparato quel missile per ore, finché non mi hanno riportato a casa in manette. O neanche ci sarei tornato. Tu però non la dovrai fare questa fine. Me lo immagino - o spero, cristo - dirmi che non vuole che tu passi il tempo a ragionare su una cosa che ormai è andata. Come è andato lui. Ma non dirlo a me, perché sono il primo che questo consiglio non lo seguirebbe mai. Io troverò quegli stronzi, e se davvero lui è morto, allora mi pulirò i denti dalle loro carni, con le loro ossa.
"Anche io" suona come un riverbero lento, feroce. Mi devo fermare qui.
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