Shine for You

Horace & Benjamin | al Nido - 11 Gennaio

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    Ok, ne abbiamo perso un altro. E non uno a caso. Non uno su cui possiamo passare sopra con un telo, come se ci importasse poco o un cazzo.
    No, è da - penso ore? - che non mi sposto da qui. Nel nido le cose andavano anche bene, pensa che cazzo mi pensavo, mh? Ma noi non abbiamo perso un ragazzino acerbo che combatteva per qualcosa con le unghie e con i denti. Noi non abbiamo perso uno dei senzatetto che viene a stare in questo stabile. Potrebbe caderci in testa, ma non sentirei niente.
    Non so neanche se sono più incazzato o se fa più male, non so neanche se voglio distruggere cose, spaccare ossa o solo fare il debole in un angolo.
    Mi hanno insegnato cosa fare dopo, Benjamin. Mi hanno insegnato cosa succede quando qualcuno se ne va, come ci si muove, chi si chiama, come avvengono i processi. Un passo dopo l'altro, io so cosa fare, ma per Lucian non posso fare niente. So che è morto, e basta.
    So che io dovrei essere in grado di sopportare stronzate come questa, perché in fondo non li conto più i commilitoni persi in guerra, abbattuti in volo. Tutti quei Joseph.
    Non dovrebbe importarmi, ma ho la gola che gratta, chiede Gin, o qualsiasi cosa bruci più di questo sentimento a pezzi. Di questo cuore che fa male, fa egoisticamente male. Un male adulto, ineluttabile. Perché non so dirmi che avrei potuto fare qualcosa, io vivo di vendetta, vivo del "dopo", di quello che succede quando l'inevitabile sopraggiunge. Vero, Ben?
    Come questo foglio di giornale che è strappato, accartocciato come la mia mente. Come i pensieri che non trovano un filo logico.
    Allungo una manica perché mi prude anche il naso e forse ti sei stancato di sentirmi solo respirare pesantemente, solo guardare oltre la finestra opaca, sporca della peggior ruggine. Questo posto fa schifo, ma è casa. Era qui che ogni tanto passava a capire come stavamo, qui che ci potevamo prendere una pausa dal suo indicibile lavoro e la nostra indicibile ribellione.
    Non so cosa dirti, Ben. Non so cosa fare. Sì è vero che mi hanno preparato, ma non l'hanno fatto nel dirmi che fare quando un amico annega a Staten Island e lo ritrovano con talmente tanta acqua nei polmoni da far schifo.
    Oggi fa un po' tutto di nuovo schifo, si.
    "Non ci credo, cazzo!"
    E' quasi un ringhio con cui spingo via la sedia a cui avevo appoggiato i piedi e lei gracchia, l'unico rumore che fa, prima di cadere. "Non ci credo"

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    Edited by nocturnæ - 20/3/2023, 12:09
     
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    benjamin quinn | wendigo, 23 aa.
    nido
    Per Horace non ha senso tutto questo. Che Lucian sia morto, nella prima delle ipotesi. E per il modo, forse, nel quale lo hanno trovato. Lui non ci crede, dice, ma tu non capisci se è solo un modo per ostentare incredulità o per dirti qualcosa di diverso. Come se fosse un complottista, ad esempio, e allora fosse convinto che il corpo trovato a mollo non fosse quello di Lucian. D'altro canto il cadavere è stato affidato ai nomag e per quanto ne sappia tu di maghi e le differenze che incorrono tra le due razze, i nomag restano per forza di cose inaffidabili. Ma questo non glielo dici, non è che tu abbia effettivamente molto da aggiungere in questo momento. Sei solo nervoso, magari parecchio, ecco, tanto che la senti la mascella com'è che finisce per irrigidirsi sotto al morso. Che ti basta tener la bocca chiusa per contrarre ogni muscolo. Per ritrovarti così con le spalle e la testa dolorante.
    Non so quanto tempo ci metterai per scioglierti di nuovo. Per tornar a vivere come se nulla fosse accaduto o almeno, come se nulla facesse tanto male da impedirti di vivere il resto. Non sai niente tu, così come non sai come rispondere a Horace che, beh, credi di sapere com'è che è fatto: troppe volte gli hai lasciato uno sguardo in più degli altri. Troppe volte te lo sei studiato, sei stato accorto, hai fatto le tue teori e l'unica cosa che hai capito, ma anche questo non glielo dici, è che è una femminuccia.
    Troppo delicato, troppo accorto, troppo affezionato. Magari è questo il motivo per il quale Lucian ha sempre parlato prima con lui che con te, per quanto a te conoscesse già da prima, ti avesse quasi fatto scuola lui.
    Magari, ti dici in un moto di gelosia, Lucian ha sempre preferito Horace proprio per questo: perché lui sa essere così delicato e la delicatezza, beh, è qualcosa che a te manca. Non ne hai nemmeno ora. Che passi il tempo camminando per la stanza o gettato sul materasso al suolo, con le gambe tirate su contro il muro ed i capelli a scivolarti lungo il viso.
    Che Horace continui a guardarlo, sì, ma al contrario e senza alcuna lacrima a rigarti il volto: tanto che cazzo c'è da piangere? La gente muore. Anche Lucian, prima o poi sarebbe morto. Anche voi, un giorno, morirete.

    "E non crederci."
    Mastichi atono, girandoti di tanto in tanto su un fianco, per poi tornare sull'altro. Con la testa che scoppia talmente contrai la mascella. Con le orecchie che pulsano: perché il cuore ti è salito fino in gola ma non lo ammetti.

    "Forse dovremmo pensare un attimo alla sua tipa."
    Bofonchi in riflessione. Perché per indole tu sei portato al futuro, alla prossima azione che compierai. E non perché tu non abbia voglia di concederti del dolore, quanto perché non sai star fermo, nemmeno con i sentimenti. E allora hai bisogno di capire qual'è il prossimo passo.
    Ti dici, infatti, che se Lucian è morto allora c'è poco da fare, poco in cui credere: nessuno ve lo riporterà in vita. Ma Vivi lo è, insomma, Lucian aver detto qualcosa come un "tenetela d'occhio" o sbagli?

    "Che incidente del cazzo..."
    Continui, alzandoti, questa volta.
    ©

    Edited by Chrysalide - 20/3/2023, 13:16
     
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    Un wendigo, uno come noi, non muore annegato in un cazzo di fiume, non si fa trasportare verso il fottuto Atlantico. Non funziona così. Princip ce l'ha già spiegato: veniamo uccisi, cacciati, siamo dei trofei per i cacciatori e delle sciagure per gli uomini. Non dovrebbe esistere una forza in grado di farci così male.
    E Lucian non era uno sprovveduto, ne ho prese da lui più di quante vorrei ammettere, ancora nei nostri ritrovi, non è uno che vende la pelle a basso prezzo. Te la fa sudare, e lo so e basta che non è morto così. Non è lui.
    Puoi dirmi il cazzo che ti pare, anche che sono paranoico come mio padre. Che sono un complottista, perché lo so che ci pensi quando allungo il muso e ti vedo guardarmi dai tuoi comodi. Come se quel materasso fosse i posto più bello in cui dormire. Tu ti sei già arreso, Ben, io ho il coriaceo bisogno di non farlo mai.
    Non cedo, non assecondo, non mi accontento. Neanche quando mi faccio andare bene cose che bene non sanno starci. Neanche quando muore uno come Lucian, e allora penso che noi stiamo lottando per il cazzo, se poi rischiamo la stessa fine.
    E non so niente, è vero, ma nemmeno tu.
    "Non è stato un incidente! Non è morto inciampando dalla fottuta scogliera o da un cazzo di porto!"
    Rimarco ogni lettera, ogni sillaba come se uscisse dal mio intestino.
    Però è comunque morto. Lucian è morto e non ho voglia di capire come commemorarlo, neanche quando mi alzo di scatto dalla finestra e non riesco a guardarti per quanto mi sappia stare sui nervi ogni tanto.
    Adesso è intollerabile il modo in cui l'atmosfera si taglia a fette. Intollerabile che tu mi dica - velatamente - che cosa farne in questi casi.

    Mi fai sentire un folle, come Billy Armstrong, come l'uomo che mi ha cresciuto con la consapevolezza che senza un bunker sotto terra saremmo stati tutti decimati. Un uomo che mi faceva comprare le armi al posto suo per riempirsi la riserva, per prepararsi ad un'apocalisse zombie.

    "Sotto quell'acqua ce l'hanno tenuto a forza" e non ho bisogno che tu mi confermi le teorie, per me sono già dogmi, regole, leggi. Anche se la voce esce male, se la rabbia adesso me la monti tu.
    Ed alla sua tipa, a quella Vivi, non voglio pensare adesso. Adesso non voglio neanche pensare a come farmi vedere da chi aspetta noi. Oggi è un giorno di merda, e io voglio bere.

    "Non era uno stupido. E' una fine del cazzo che non gli appartiene" e te lo dico fissandoti, come se dovessi convincere i tuoi occhi a guardarmi con più credibilità di quanta ne abbiano ora.

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    benjamin quinn | wendigo, 23 aa.
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    Forse, di quelle poche cose che riusciva a raccontarvi Lucian, sia tu che Horace siete finiti per farvi delle idee diverse. Magari anche contrastanti. Magari su alcuni dettagli non avete nemmeno dato lo stesso peso o forse è successo così perché, effettivamente, di dettagli non ce ne erano. Forse, in certe situazioni, siete stati voi due a tirar su un vero e proprio racconto. Descrizioni di gesta che non avrebbero mai riguardato davvero Lucian ma che servivano ad entrambi per giustificare tutto ciò che c'era stato tra voi: la trasformazione, l'addio per New York, un paio di sms striminziti prima di un vero e proprio abbraccio.
    Forse a Lucian avreste dovuto dire addio già da prima. Forse dovreste consolidarlo ora, andando, ad esempio, a piangere sulla sua tomba quando si capirà dov'è che l'hanno sepolto. Eppure lo sai, lo senti come Horace non sia della stessa idea. Ma lui non è mai della tua idea, lui, quando può, ti viene contro con le unghie e con i denti, senza alcun rimorso.
    E tu lo guardi, sì, muoversi con te nella stanza in questo ballo scoordinato.
    Lo tieni sotto scacco con la coda dell'occhio, come fossi sempre pronto a difenderti da qualche attacco.
    Quasi fossi conscio di meritarne uno, adesso.

    "Dico solo che certi incidenti capitano."
    Li chiameresti rischi del mestiere, ecco, anche se non sai quale mestiere facesse Lucian. Magari ve ne ha parlato, una volta, ma tu devi essere stato disattento, con la testa altrove. Magari è una cosa che possono sapere solo lui e Horace, d'altro canto, anche se si sono conosciuti per meno di un anno, è con lui che si confidava. Sempre con lui, mai con te.

    "Se vuoi possiamo sentire la femmina di wendigo. Te la ricordi? Lucian ci ha parlato di lei una volta."
    Ricordarsi il suo nome, ora come ora, sarebbe effettivamente un miracolo. D'altro canto non riesci davvero a pensare. Non quando ti muovi come a chiudere Horace in un angolo. Che vuoi se ne stia buono, fermo, immobile, anche se tu sei il primo ad agitarsi, a vivere sempre su di giri.
    E ti avvicini, sì, quanto basta per giocare a tenergli le braccia dietro la schiena. Alla fine, più che braccarlo, il tuo assomiglia tanto ad un goffo e stupido abbraccio.

    "Tanto potremmo capire dov'è che si nasconde un wendigo a New York."
    Dici picchiettandogli piano l'indice contro la fronte.

    "Dobbiamo entrare nella loro mente ed agire di conseguenza."
    La butti sull'ironico perché di essere pesante non ti va. Non ne sei capace. Eppure ciò che dici non è propriamente stupido, insomma, essendo anche lei un wendigo, magari si aggirerà per la città rendendosi invisibile agli occhi altrui, soprattutto con quella feccia di cacciatori che si aggira in queste zone.

    "Magari può dirci qualcosa, mh?"
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    Non è solo che non credo che sia morto, è che non posso farlo, Ben! Lo capisci, tu lo capisci questo lato di me. Magari non lo sopporti, e va bene, ma le cose non devono mai andare così male da accettarlo e basta. Io, io sono addestrato a fare qualcosa se i miei sensi mi dicono altro.
    E tu mi dai del pazzo, così. Mi pianti un calcio nelle costole, che forse è esattamente ciò di cui uno stronzo come me ha bisogno. Perché la morte di Lucian mi ha preso a calci quanto te, e non lo sto accettando, non lo sto capendo. So che in qualche punto fa male, come nei pestaggi di gruppo, quando ad un certo punto chiudi gli occhi e non sai più chi ti sta picchiando. Il giorno dopo ti svegli che ti fa male anche l'anima ma non sapresti dire come sia successo.
    E' la stessa fottuta cosa, condita da una rabbia disumana che monta con l'arrivare della luna nuova, è il bello di essere una creatura così potente. La potenza ce l'aveva anche lui, più di noi, più esperto, più bravo anche se a combattere come umani gli davo del filo.
    E non ci voglio pensare a lui al passato, non è morto per un incidente lo ripeterò finché campo.
    So che rischiamo anche noi, ora che sui Cacciatori si sta stringendo il cappio. Se iniziamo a trovarci e denunciarci a vicenda, teste come le nostre cadranno per mano del governo. Noi, più di tutti, meritiamo la vita.

    Mi chiedo se non siano stati loro, quegli stronzi con la balestra facile.
    Ma dopo anni nell'Air Force, la morale non è più il mio forte e per questo la mia resistenza è poca quando scatti a stringermi, mi irrigidisco e basta, ti lascio fare, sono una cane da balia.

    "A quelli come noi no, non capitano." E ne resto convinto anche se lo dico senza più quel ringhio di sfida, solo sfiatando piano un ossigeno che tende a mancare troppo. Non voglio pensare a tutte le volte che abbiamo riso, con Lucian. A quanto ci abbiamo sudato, a quanto abbiamo tifato - stupidi - in quella fogna che è stata casa nostra. O quanto sia stato ingiusto vederlo andare via prima di noi. Non avrebbe dovuto, e noi non ci saremmo dovuti perdere. Ma non potevo lasciarti li, Ben. Lui se la doveva cavare.

    Scosto la testa quando me la picchietti, spostando il grugno verso la finestra, sta per piovere, così ci muoveremo meglio. "Yael" è la femmina di cui parli, quella che ci ha detto di non toccare perché "era veramente meglio di no". Ma io la ricordo, ricordo l'odore inebriante che aveva Lucian quando si portava dietro un allenamento con lei, cristo se mi sentivo una bestia in quei momenti lì.

    "La loro mente è la nostra mente, piccolo stratega" odi se ti dico che sei piccolo, e lo faccio rimarcando, per vedere se molli la presa oppure no. Se lasci andare e mi sputi in muso oppure resti a sentirmi vaneggiare.

    "Siamo vicini alla Luna, la troviamo per fame, sappiamo dove cacciano, dove Lucian si spinge di solito" al presente senza accorgermi di come sia impossibile usare il passato adesso.
    Ma non voglio pensarci ora, non se poi sfilo facilmente i polsi dalla presa e ti tengo per la collottola, come i gatti. Mi serve a ringhiarti in muso un concetto molto più profondo.

    "Non darmi mai del pazzo, Ben, neanche per sbaglio, chiaro?"

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    nido
    "Perché tu hai un posto preciso per cacciare, non è vero?"
    Lo prendi in giro, Ben. Lo fai mollando la presa quando lui sembra non volerne più sapere. Lo fai quando a modo suo finisce per rigirarti tra le sue mani e allora lasci che vinca questo incontro. Come foste lottatori su di un ring e cazzo, cazzo se nonostante tutto ti mancano quelle serate. Se nonostante la merda che avete vissuto ogni tanto la mente torna lì. All'adrenalina, all'allenamento estenuante. Che ti sembra di non vivere adesso o almeno, di vivere a metà. Perché sei statico, perché Horace, per un certo verso, ti ha costretto a questo e per quanto tu sia istintivamente predisposto a seguirlo - perché è il più grande dei due e tu hai bisogno di un fratello maggiore - comunque poi finisci per soffrirne l'attesa. Il momento di pausa. Una pianificazione che finisce sempre per farsi troppo lunga, troppo logorante.
    Tu che il fuoco lo hai dentro, anche se dovresti temerlo, bruci in momenti come questi. Vai in un'escandescenza pericolosa.

    "Non ci spingiamo dove siamo sicuri di finire con meno pali in culo, no."
    Mostri i denti quasi con disgusto, ringhiando, se così possiamo considerare il suono che emetti arricciando il naso. Mostri i denti schifato dall'idea di doverti contenere, di dover essere, a causa altrui, costretto a nasconderti. Non voglio dire che ti piace uccidere esseri umani per nutrirtene, dico solo che il modo che hai di voler "regolamentare" la vostra alimentazione forse è sbagliato, inesatto, inutile se ostentato in tal modo. Ma non vuoi, per questo, che ti si dica il contrario. Che qualcuno possa arrivare tanto vicino da elargire suggerimenti.

    "Ti do solo del sentimentale."
    Mugugni lasciandoti afferrare per la collottola, quasi facendolo di rimando quando ti volti per guardarlo e allora la tua mano si issa saldamente dietro la sua schiena. Questa presa, in contesti diversi, avrebbe fatto vincere ad uno di voi due la scommessa della serata. Lo guardi negli occhi perché è lì che sai di poter trovare la verità. Le persone non mentono mai con quelli.

    "E sto sentimentalismo del cazzo finirà per uccidere anche te. Ne capisci il senso?"
    E tu non vuoi che un altro dei vostri se ne vada, no? Perché Lucian puoi anche superarlo, a modo tuo, ma Horace no. La sua perdita ti logorerebbe.

    "Abbiamo poco tempo per mostrarci increduli, per lasciarci trasportare dalla tristezza. Appena avremo modo gli organizzeremo un funerale, ma per il resto...piedi a terra e testa in spalla, altrimenti ogni pista rimarrà solo una pista...ciclabile, Sherlock.''
    Gli spingi la fronte contro, lo fai incrociando gli occhi per continuare a guardarlo nonostante ti dia fastidio farlo. Nonostante l'immagine finisce per appannarsi alla tua vista. Ma è così che tu sai dimostrare affetto. Che gli dici di star attento, di non lasciarsi andare perché sì, non vuoi che un altro fratello se ne vada via.

    "Ho finito il vino...e so che tu hai bisogno di bere."
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    No, mi stai dando solo del sentimentale, Ben. Te lo leggo negli occhi quanto ti manca Detroit, che eri l'unico che in quella pozza ci stava, ci nuotava. Tu eri il coccodrillo, quello che si usava come minaccia per i bambini spaventati o quegli uomini che avevano più peccati di noi sulle spalle.
    E questo non è il mio regno, non sono un Re, non sono un capo e non sono una cazzo di guida. Non ne hai bisogno come dici, Benjamin, potresti vivere anche senza di me.

    "Quindi mi stai anche dando dell'abitudinario codardo" una sentenza che lascio scivolare come l'adrenalina nelle vene. Perché queste prese io le riconosco, anche quando con l'alcol si confondono, quando i corpi sudati trasformano le aspettative.
    Ed io te lo lascio fare, ti lascio muovere i denti come se fossi pronto a mordere qualcosa di sostanzioso. Io non ho tutta questa carne per te, io ti guardo già sapendo dove stai andando, come se tu volessi sempre dimostrarmi qualcosa.
    E non sai quanto sia aria questa. Anche quando non siamo propriamente un cazzo. Noi siamo tutto e niente. Fratelli, compagni d'armi, un branco, ma anche niente tutto insieme. Potrei andarmene da questa porta di punto in bianco e potresti farlo tu, e nessuno dovrebbe avere un cazzo da ridire.
    Certo se fosse un mondo senza sentimentali come me. Che mi tiri fuori quei ringhi e so finirebbero in lotte costanti, perché siamo fatti per starci sul cazzo, Ben. A volte bene, a volte molto meno.

    Stavolta è bene, anche se io la presa non la mollo, io ti giro quando provi ad aggrapparti alla schiena, quando mi vieni contro a fronte come un dinosauro, come un carroarmato. Come ciò di cui ho bisogno oltre al vino. Qualcuno che esista quando le cose fanno male, e mi portano a troppi anni fa.
    Ma cazzo se ti farei a pezzi adesso. Invece mi contengo in un ringhio che è un mostrare i denti completamente, che riverbera tra lo stomaco e le ossa. Siamo vicino al massimo del nostro potere e puoi sentirlo nelle tue vene. E' quell'alpha che non esce mai da me, che non voglio essere, ma mi costringi, Ben?

    E' uno scatto, un girarti di schiena veloce. Una mano alla gola, l'altra a tenerti il braccio piegato dietro la schiena. "Risparmia questa forza per quando con le buone non funzionerà ed avremo i cacciatori al culo, Watson" Che è un pensiero che lancio spingendoti avanti, liberandoti da ogni presa, da ogni minaccia. Perché la cosa forse è anche più seria.

    "Se sono stati loro, questa cosa inizierà ad andare a male tanto più in fretta." Forse questo a Lucian non piacerebbe per niente, no.

    "Fammi bere si, questa è una buona idea per togliermi il palo dal culo" in un ghigno, perché oggi va bene, oggi i miei limiti li conosco. Oggi mi servi come ti servo io. Ti servo, vero Ben?

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    La cosa migliore da fare per liberarsi da una presa è assecondarla. Lasciare che faccia il suo corso, un po' come con il dolore che provate adesso. Affinché fare resistenza non sia solo un attrito, uno strusciarsi inutile contro l'asfalto. Non si combattono davvero certe cose. Le si asseconda e basta, affinché passino senza far troppi danni. Affinché non si rendano conto di ciò che lasciano dietro di sé. Certe cose, infatti, le si affronta quando si è più pronti. Quando il corpo ha assecondato il movimento e allora ne ha imparato memoria l'intero percorso. Ha capito in che punto liberarsi o far ulteriormente presa.
    Per questo non opponi mai resistenza con lui, perché sai che se vuoi la libertà allora questa puoi ottenerla semplicemente aspettando. Che Horace sa essere un predatore diverso da te ma non per questo davvero prevedibile: semplicemente lo conosci, lo hai studiato, sai com'è che funzionano i suoi respiri. Ogni singolo respiro.

    "Ti sto dando di quello che ha già rotto troppo il cazzo...se non la smetti."
    Ringhi, ti fai scuro in volto. Capisci bene di non poter reagire positivamente a questa cosa né di essere per lui il supporto morale di cui può aver bisogno. Non sei un cazzo di mago, non hai una cazzo di bacchetta magica. Non puoi pronunciare una formula magica e puff, far riapparire Lucian od una risposta concreta a quello che gli è successo. Puoi solo scendere sotto casa e comprare altro vino, tanto vino, di quello rosso pesante che ti allappa tutto. Che ti colora le labbra di nero.

    "Quando avremo i cacciatori attaccati al culo eviterò di fare una vergognosa imitazione di Mikhail Baryshnikov. Non preoccuparti tu."
    Non sai nemmeno se lo hai pronunciato bene quel nome, ma per quel che vale, non è questo il punto. Non è questo ciò che vi interessa davvero, non quando siete palesemente come due pesci fuor d'acqua. Solo che voi non nuotate negli oceani, di solito. Galleggiate direttamente nella merda, a pancia in su, con lo stomaco rigonfio e gli occhi stralunati. Siete i peggiori pesci rossi della vostra specie.

    "Se sono davvero stati loro, ti offro tre giri del migliore assenzio al mondo ed il culo, ma tirati su, alla gente di là non dobbiamo far vedere che siamo dei cazzo di ragazzini titubanti. Nessuno viene qui ad asciugarci le lacrimucce. Al massimo passano a vedere qual'è il nuovo motivo per cui creare scompiglio in centro."
    Magari sei esagerato. Magari hai solo troppa paura, più paura di lui e allora tendi ad andarci giù con i piedi pesanti. A fare quello moderato. Come se poi ce ne fosse bisogno, insomma, Horace magari non è nemmeno il tipo da usare la morte di Lucian come un espediente. Ma ti preme dirlo, ecco. Giusto per focalizzarlo nella tua mente piuttosto che nella sua.

    "Siamo tra dei cazzo di fuochi, vecchio."
    Ma lasci un momento in sospeso, quasi come se ti servisse per catturare un po' di fiato, dell'aria in più. In realtà questo è quello stupido modo teatrale che ti porti dietro.

    "Vinello bianco o vino rosso? Non facciamoci la guerra anche per questo...sai cosa devi decidere."
    Scherzi, ovviamente. Lo fai passandogli una mano sul petto un po' come a dirgli di mettersi in pace il cuore, almeno per questa sera, per poi tornare verso il tuo letto e cercare tra le felpe accatastate lì quella che puzza meno - o che non puzza affatto -
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    sheet look 27y.o.



    E tu lo sai che posso rompere anche più di così, Ben. Forse oggi non è niente rispetto a domani, rispetto a quando lo schifo arriverà dalle caviglie alla gola. Una melma che mi ricorderà che potrò guardare quel telefono quante volte vorrò, ma non ci leggerò mai più un messaggio di Lucian.
    Come non lo leggerò da nessuno di quelli che ho perso. E resta una merda, anche quando la lotta richiama il wendigo, la bestia chiusa nel pozzo. Io non ho mai smesso di temerlo tra le unghie, sotto pelle. Io non sono uno che lo rinnega, faccio solo attenzione a non ringhiare in posti affollati, a farmi sembrare solo un veterano ubriaco, e non qualcuno che se non dosa la forza spacca ossa con un gesto solo.
    So stare attento a questo, anche quando con te la forza la uso davvero, ma perché mi respingi in egual modo. Ho bisogno di questo, lo capisci? Di qualcuno che saltelli intono ai miei cazzo di nervi e li prenda a calci, che spari a loro come si spara alle bottiglie di vetro in addestramento, nei campi aperti.
    Io non lo so, è come se avessi perso un soldato dei miei anche quando era più grande di noi, che da Lucian c'era solo da imparare. Non è bastato il tempo, è volato troppo, ha corso come un dannato.

    E questo è un ringhio che lascio ti rincorra la schiena, che non le voglio le tue risposte logiche. Non mi faccio ammazzare per i sentimentalismi, non oggi. Ho imparato - forse - quando Carl mi ha quasi ucciso. Cristo se ci era andato vicino quella volta. Ad una certa avevo smesso di sentire dolore, accettavo e tutto aveva lo stesso sapore del sangue. Ferro e fango. Pioveva, Benjamin.

    "Lo so che cosa dovranno vedere di me" ma non so essere seccato, o forse solo un po', non me lo dai proprio il tempo per farmi un po' i cazzi miei, mh? Ma va bene, va bene se alzo le spalle e fingo che così si tiri avanti. Alla fine ci mettiamo una pezza, a tutto, anche se al tuo culo ci pensiamo un'altra volta, che adesso non so... adesso ho davvero bisogno di bere fino a sfogare, a perderci il sangue.

    Quando fai così ti odio, odio il modo in cui sembri mia madre, un disco rotto, qualcuno che deve ricordarmi cosa va fatto, come una cazzo di segretaria. E giuro che veramente ti prenderei a testate ma non so farlo, non ho voglia oggi di perdere il senno, voglio solo capire quanto cazzo è ingiusto che uno come Lucian non ci sia più. Berrò per lui stasera, non per una causa che per un secondo - è vero - va in secondo piano.

    Non quanto la tua mano però, questa la guardo per un istante, interdetto. Sei una cavalletta, non sei un Wendigo, sei molesto ed hai troppa forza da tirare fuori, lo so come andrà la caccia tra qualche giorno, si. Ma sei questo Ben, ed io lo sapevo da prima, si. Per questo ti lascio ancora fare, hai ancora spazio con me. Non so quanto, ma ne hai. Puoi sentire un secondo come batte il cuore sotto questi strati di medaglie al valore disperse nel Pacifico.

    "Qualunque vino per il tuo silenzio" e se colpisci a fondo tu, lo faccio anche io, anche se resta un ironia fraterna, un modo per darti il limite di quello che è un "basta così, risparmiami" che spingo fuori in un respiro unico, recuperando la giacca. "A me basta bere, se poi è buono, meglio, ho quaranta dollari per festeggiare il-" ti guardo di nuovo adesso, gli occhi che vibrano di rabbia un solo stupido istante. "-per Lucian" come ad alzare un calice a lui, e con questo anche le bottiglie successive.

    "Per Lucian..." prendo la giacca, al volo.

    I could be up all night, but I'm paralyzed when the creature comes alive
    Don't wanna feel
    I could be honest, I could be human
    I could become the silver bullet in your head

    horace armstrong
    wendigo ━ militante nhr ━ luna gibbosa calante ━ fratello
     
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