Votes given by The_Passenger_

  1. .



    30 Y.O. – Seer – Married – Council Member – MACUSA Hq




    Il posto dove abbiamo mangiato mi è piaciuto molto, sono contenta che io e te siamo usciti per mangiare insieme. Io mi sono cambiata, anche se ho abiti seriosi per te che preferisci abiti più sexy a fasciarmi il corpo. Io però, caro Cyrus sto facendo una campagna elettorale, sono la mamma d'America quindi è inutile che provi a convincermi, anche se forse potrei pensare di tornare bionda perché il rosso mi piace molto, ma fino ad una certa. Mi piace il rosso come colore, ma forse il biondo naturale dei miei capelli mi illumina di più il viso.
    Quando entriamo a casa, mi sono già tolta le scarpe e le ho già messe nella scarpiera. Sento le tue parole, mi inviti ad indossare un abito comodo solo che «Sì ma ho già un abito comodo... Comunque sì, mi farebbe piacere del caffè.» e andare a sedermi sul divano, massaggiandomi i piedi indolenziti dai tacchi. Sei ipnotico quando fai il caffè, sai sempre che cosa fare, mi sembra di vedere un Cyrus diverso, più sereno.
    Un Cyrus che amo.
    Soffio un dolce «Grazie...» quando mi dai il caffè, un caffè che ha un odore fragrante che ormai permeato la sala. Me lo gusto con calma, poso poi la tazzina sul tavolino e ti lascio avvicinare, lascio che le tue labbra si avvicinino alle mie, solo per poco.
    Poi mi lascio baciare, per soffiarti a fior di labbra «Che cosa vuoi da me, Cyrus?» perché lo so che cosa vuoi, sei così ovvio.
    Troppo ovvio.
    Ma non importa, se tu mi desideri io pure ti desidero.

    Dorothea
    Lucretia
    Lovecraft

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  2. .
    Taliesin



    29 Y.O.– Sultanah of Bahir – Her Royal Highness – MaCUN – Mother




    Se la chiacchiera e il partner erano piacevole, diceva sempre sua nonna, il tempo sarebbe trascorso velocemente. La danza era poi la migliore delle armi a disposizione per condurre una conversazione, e si poteva capire molto da come una persona riusciva a condurre il gioco anche solo dalle sue capacità danzanti. Indubbiamente a lei era capitato un partner di serata capace di mantenere sia la conversazione che di muoversi agevolmente sulla pista senza dare fastidio a nessuno degli altri presenti. Mi fa piacere sentirla parlare in questo modo commentò Sara, accompagnando le parole con un sorriso. Sebbene io viva qui una parte della mia vita, non posso per ovvie ragioni esprimere un voto nelle prossime elezioni, ma mi auguro che i mie concittadini, che mi permetto di chiamare così, perché li sento tali, siano stati attenti osservatori e sappiano come rivolgere le proprie idee, non poteva esprimere un supporto deciso, la diplomazia era una questione delicata, ma la sincerità delle sue parole doveva bastare al candidato Vice Presidente. D’altronde se fossero stati eletti avrebbe dovuto ben presto anche lui fare pratica di quella sottile arte se non voleva causare problemi al suo paese. Signor Romberg sono curiosa, di cosa si occupava prima di entrare in politica e cosa l’ha convinta in particolare a prendere un impegno di questa portata domanda con genuina curiosità, continuando a seguire i passi dettati dalla musical. Fortunatamente il vestito le agevolava i movimenti. Con la coda dell’occhio trovò anche subito Bea, la sua migliore amica sembrava perfettamente a suo agio nelle mani capaci del signor Rowle, che sebbene la sua poca galanteria nell’esprimersi nei suoi confronti sembrava almeno possedere le giuste capacità atte a condurre una donna sulla pista da ballo. Poiché sapeva che non era bene non prestare attenzione al proprio cavaliere, tornò subito a prestare attenzione al suo cavaliere. Sa io non sono cresciuta a corte, sono nata con un titolo che mi è stato negato per lungo tempo, lo avrà letto. Quindi non sono nata principessa e ho dovuto imparare velocemente come districarmi nella delicata arte della diplomazia, se mai dovesse aver bisogno di un aiuto mi faccia sapere si offrì con gentilezza dopo aver ascoltato le sue parole.

    Sara Ameera
    al-Fārisī Rami

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    numero 64
  3. .
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    N
    ew York. Parola stranissima. Sembrano due parole, non sa se è un posto, una via, una dimensione, ma sa che è dove si trova.
    «New York» comunica subito a Sin'Lar, ripeterà il messaggio più volte perché ora deve aver perso i sensi, deve essere da qualche parte e non lo sente, ma lo sentirà. È sicura di questo perché è una condizione stessa di vita, sono due Legati, e dal giorno del Rak'shaman questo ha cambiato non solo la loro vita, ma il loro stesso organismo. Sin è un suo braccio, una gamba, la sua mente.
    «Sono in un posto chiamato New York. Ti aggiorno quando so di più»
    Deve sapere di più perché non è abbastanza, e deve trovare un modo per chiedere con quello scoglio della lingua. Intanto Archer la indica di nuovo, dice "tu", "tu" ha capito cosa significa, l'altra parola non sa cosa sia. Sta chiedendo se è un pericolo? Come sia arrivata lì? Se avesse un appiglio anche solo sulla grammatica potrebbe sapere quante parole servono e capire se quelle che dice rappresentano concetti più o meno lunghi, ma tutto intorno a lei è un muro di mille colori che non sa che nome abbiano.
    Forse ha chiesto di ripetere il nome, o se Lorna è l'unico nome che abbia. Probabilmente anche loro hanno i cognomi, sembra plausibile le chieda il suo.
    «Lorna» prova a ripetere, perché non vuole dargli il suo cognome, nemmeno è sicura se l'abbia davvero chiesto.
    Lo guarda con gli occhi enormi stretti per cercare di capire come muoversi. Forse riesce a comunicare per chiedere se New York sia la strada, il quartiere o la città, qualcosa di più ampio come il pianeta.
    Sempre a tre passi di distanza, si china sulle gambe, muove le mani con i palmi rivolti al terreno, comincia a compiere cerchi stretti che prendano solo la strada e la parte bassa dei palazzi intorno. «Nuw York?» dice con il suo pessimo accento, carica l'intonazione per far capire che è una domanda. Da come parla Archer ha capito - o almeno lo spera - che il modo in cui si pone una frase interrogativa è lo stesso.
    Poi si alza con uno scatto agile, spalanca le braccia, le allarga per formare un'enorme sfera, più grande, e allora ripete di nuovo «Nuw York?».
  4. .
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    «Ma figurati» un sorriso, perché sapeva che Archer non aveva fatto niente di male, non avrebbe mai potuto fargliene. C'erano solo quei segreti imperanti, sempre presenti, una pianta rampicante nelle mura della loro stessa casa. Era sempre stato così, e quando uno cadeva non poteva non provare anche un po' di sollievo, pur se non si faceva illusioni: sapeva che per ogni segreto scoperto, probabilmente loro si portavano dietro un bagaglio carico di nuovi.
    Come quelli di Las Cruces, che non erano segreti causati da un vincolo immoto come quello che gravava su di loro per le questioni che spesso riguardavano il cognome che portavano. Lì c'erano segreti di paura, segreti di destini a cui bisognava piegarsi, ma lei non voleva farlo. Aveva pensato come sapere di più di quello che stava accadendo avrebbe potuto essere d'aiuto, ma era stata codarda. Aveva già un'entità divina a tenerle gli occhi addosso, non poteva pensare di attirare lo sguardo di un'altra, e nemmeno di dover affrontare qualcos'altro di così immenso. Con Archer non era però così difficile.
    La sua era un'intuizione che poteva essere giusta e per questo le si illuminarono gli occhi, anche perché lui era un caso speciale: per mesi non aveva avuto altri contatti che con loro, la reliquia già lontana, quindi non poteva averlo influenzato.
    «Potrebbe essere» cominciò, ragionando su come in qualche modo tutto tornasse. «Io sono stata la prima a risvegliarmi, e da lì è capitato a tutti. Tess, Nova e Layla sono entrate in contatto con la reliquia, ma Will pochissimo» e lui aveva avuto gli incubi proprio come tutti loro. Poteva essere un caso, poteva esser stato sufficiente quel contatto breve e fugace. Ma Archer non era mai stato vicino all'Ampolla, e se pure a lui era accaduto, forse significava che davvero anche solo la vicinanza di uno qualsiasi di loro che ricordasse qualcosa, potesse essere sufficiente.
    Ci stava ancora pensando, in sottofondo, e per questo doveva essersi distratta e non aver capito come Archer avesse bisogno di conforto. E ascoltando quello che aveva da dire non poteva che pentirsi ancora di più di non aver saputo ascoltare.
    Nessuno più di lei poteva temere quell'eventualità. Lei che era destinata a lasciare il suo corpo perché lo usasse qualcun altro, a vedersi l'anima affievolirsi per essere troneggiata da qualcos'altro.
    Avrebbe dato qualunque cosa per poter dire ad Archer di essere sicura al cento per cento, senza alcuna ombra di dubbio, che non sarebbe mai accaduto.
    Temeva potesse accadergli ancor più di quanto lo temesse per sé stessa.
    E in quel momento il timore si fece ancora più forte, perché lei, nel suo volto, vedeva qualcun altro.
    Si avvicinò, appoggiando la fronte contro la sua.
    In un attimo sentì addosso tutta la malinconia che aveva provato per la sua assenza, in controcanto il sollievo di poter essere di nuovo vicina a suo fratello. Vicini come lo erano loro.
    Non avrebbe mai permesso che glielo portassero via di nuovo.
    «A noi non è successo, anzi, sta scemando» ma solo perché sapeva di essere scesa a patti con quelle visioni, di aver radunato già una parte troppo grande di quella vita vissuta da qualcun altro. «Ti prometto che faremo di tutto per capire cosa ci sta succedendo. Nessuno ti sovrascriverà, o dovrà vedersela contro di me».
    pensievea.a.a.
    — no accent — paleontologist — woman of letters — 31yo —
  5. .
    Tutto Astrea <3


    ravius
    ravius
    ravius
    ravius
    ravius
    lestrange
    In effetti, poteva dire di aver accumulato parecchi tomi negli anni – che fosse per dovere o diletto, un qualcosa che non era mai così distinto per lui. Eppure, non tutti i suoi tomi avevano fatto il viaggio da Castle Combe a New York, e di certo alcuni erano ben conservati in luoghi in cui neanche la migliore retata Auror avrebbe potuto scovarli – possedere certi libri non era, di per sé, n crimine, ma era sempre meglio evitare del tutto certe connessioni facili, sopratutto per un cognome come il suo. Gli mancava l’agio dei Salotti Inglsi, quell’atmosfera colta o anche semplicemente profondamente politica che si respirava in quegli ambienti, gli mancava disquisire con i suoi colleghi in merito ad una ricerca o un’altra condotta dietro le porte chiuse dell’Ufficio Misteri. «Ne sarei assolutamente lieto, e sono sicuro che anche mia sorella sarà entusiasta di visitare la mostra» non doveva neanche fingere, certe cose erano scritte nel loro sangue – la classe, ad esempio, era una di queste, insieme al buongusto. Gli unici diletti che aveva ritrovato in America erano stati proprio su quel genere: musei, mostre, il teatro ed i balletti – seppur l’affluenza avesse poco a che fare con quella che si riscontrava in Inghilterra, ma per quello c’era poco da fare, si era rassegnato al fatto che erano pochi gli Americani con cui valesse la pena avere una conversazione di qualsiasi tipo. Continuò a muoversi, guidando Astra lungo la sala, senza perdere attenzione neanche per un secondo verso ciò che gli stava dicendo. «Come potrei dirti di no, Asetra?» non avrebbe potuto, e non era la mera etichetta ad imporlo. Non avere un impiego non era clamoroso per uno del suo stato, tuttavia non dava modo di sopperire alla noia. Era abituato alle sue ricerche, e prima di quello era stato abituato a studiare – e dilettarsi in pratiche non così comuni. Avere troppo tempo libero era semplicemente qualcosa a cui non era abituato, senza contare che il suo orgoglio ambizioso richiedeva che si mettesse in gioco da qualche parte per dimostrare un punto ben saldo nella sua mente. «Mi offri una soluzione oltremodo interessante alla terribile afflizione della noia, non sono abituato a non aver nulla da fare tutto il giorno» nei compartimenti stagni della sua vita, aveva sempre dedicato uno spazio del suo tempo libero alle sue ricerche più personali – o a quelle che riguardavano quelle che mandava avanti con Quincy – ma neanche quelle riuscivano a togliergli abbastanza ore della giornata da potersi definire soddisfatto. Sua sorella, per altro, era perennemente impegnata, e pure Quincy aveva un lavoro che lo teneva lontano e impegnato la maggior parte del tempo. «Se posso in qualche modo servirti per lo scopo, considerami già parte dell’impresa»
    sacred
    Twenty-Eight
    ex-unspeakable corrupted british accent 41 y.o. the tower
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    if i cut my hair, hope i grow it long
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    A
    rcher. Ha un suono strano. Veloce, poco ritmato. Se lo appunta mentalmente.
    Come quel tu. Lo ripete nella testa, cerca di capirne l'intonazione.
    «Tu. Ar'cher» lo sente subito che a ripeterlo, non è venuto bene. Il suono è strano, troppo prosodico.
    Lo indica di nuovo, prova a ripetere quelle semplici parole che in quel momento sono tutto il suo appiglio per capire dove si trovi, padroneggiare una situazione sconosciuta.
    «Tu, Archér» meglio, ma non è soddisfatta. Smette comunque i tentativi per rispondere alla sua di domanda.
    L'estraneo sta cercando di guadagnare la sua fiducia, non vuole dargli evidenti indizi di come sia impossibile. Non può apparire poi molto meno diffidente di quanto non sia, ma non presentarsi in risposta fa un preciso effetto, e pensa sia uguale in ogni posto.
    «Lorna» usa il suo nome Gy'tka, non solo perché è un nome che non appare nei registri di Mirach, tanto è improbabile che qualcuno possa risalire a lei in ogni caso.
    È un posto troppo diverso, deve essere un pianeta molto lontano anche da Alpheratz.
    No, usa il nome Gy'tka perché è un'unità minima, indivisibile. È più facile che in qualunque luogo sia, loro abbiano un nome simile o lo stesso nome nel loro vocabolario. Un nome che neanche Uonnhs può privare del suo significato, che deve esistere in ogni luogo e tempo con la sua precisa identità.
    Il ragazzo poi risponde a una necessità a cui si è solo parzialmente rassegnata. Non può usare la magia, deve risparmiarla, ma si è accorta che i suoi vestiti sono un problema. Così come se n'è accorto lui.
    Fa strisciare gli occhi per microsecondi durante tutto il gesto. Lungo le braccia, che tiene in alto. Fisico abbastanza allenato, può avere una formazione nel combattimento. Quella che sembra un'arma, che non cerca troppo di nascondere.
    Potrebbe essere un soldato o un uomo del governo.
    O quello è un posto così diverso che non è strano girare armati. Troppe poche informazioni per qualsiasi inferenza.
    Allunga un braccio per prendere la giacca, altrettanto in fretta torna a tenere almeno tre passi fra loro, mentre la infila nascondendo la sua divisa. Tanto le serve per sapere di poter reagire e sopraffare con il minor numero di mosse. Tre passi.
    Archer le dice qualcos'altro. Il problema della lingua la irrita. Non sopporta di non capire cosa succede.
    Lo ignora.
    Fa invece segno intorno a sé con una mano. Non sa cosa risponderà, se capirà che vuole sapere dove sia. Potrebbe rispondere con il nome di un pianeta, di una nazione, di una regione, di una città, di una strada. Ma almeno sarà un nome da dove iniziare, un nome che potrà comunicare a Sin'Lar.
  7. .



    30 Y.O. – Seer – Married – future president – Pier Sixty




    Rivolta a: Cyrus.


    Volteggiamo insieme Cyrus, non ti facevo un ballerino così abile. Ci sono cose che non so di te, forse perché in più di dieci anni di matrimonio non te lo ho mai chieste, o forse perché proprio non mi interessava. Sai abbiamo messo una grande distanza tra di noi, perché quell'amore che un tempo mi davi non era altro che una flebile e minuscola illusione, un sollievo temporaneo per un dolore che non si placava mai. Si sarebbe placato adesso?
    Io spero di sì, spero che ora che ho coronato il mio desiderio di diventare presidente mi auguro che tu possa sentirti un minimo più sicuro.
    Inizi poi a parlare Cyrus, inizia a dirmi che del nostro matrimonio ricordi poco, troppo stordito dagli antidolorifici, e forse anche l'alcool, per ricordare quello che abbiamo celebrato insieme. Ti dico solo che «Mi hai raccontato poco di quello che ti è accaduto nella Royal Air Force...» anche quando ti sei svegliato nel letto del Sacred, anche quando sono venuta a trovarti, ne hai parlato pochissimo ed io voglio sapere cosa ti sia successo perciò «Vuoi parlarne?» anche solo due parole, mi bastano. Così come mi bastano le tue labbra per essere davvero tanto felice.
    «Te l'ho già detto ma...» perché me lo prendo questo bacio mentre mi lascio stringere, mentre i miei occhi si commuovono a ripensare a tutto quello che abbiamo passato «Ti amo Cyrus, ti amo davvero tanto ed ho avuto davvero tanta paura di perderti quel giorno.» non sai quanta paura ho avuto, non voglio più provare una sensazione di angoscia così forte.
    Mi ucciderebbe.
    Perciò stringimi forte, e balla ancora con me.

    Dorothea
    Lucretia
    Lovecraft

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    Emma, Magnus e JOSHY

    jackals
    influencer
    new york accent
    31 y.o.
    the empress
    diana gallows
    Svuota il bicchiere che ha in mano con un altro sorso che sfrutta per muovere lo sguardo, individuare ancora la posizione di nomi che potrebbero essere tacche o rogne sul passaggio, ma nulla che in fondo possa davvero spaventarla quando conosce quanto possono fare. Adesso i Jackals sono più forti, adesso non hanno rivali in una città che implora solo per essere messa in ginocchio al loro cospetto, a quello di suo fratello. Lascia scivolare il bicchiere vuoto sul bancone mentre lei vi si appoggia con l’atteggiamento che resta quello leggero, anche se i sensi si sono fatti più affinati ancora adesso che esiste un’incognita sulle loro teste. Non le piacciono, le incognite. Le piace però esplorarle, anche a suon di denti ed unghie se necessario, sviscerarle pezzo per pezzo così da conoscerle e non lasciare mai nulla al caso. Segue con gli occhi i movimenti di Magnus, le labbra ancora corrucciate in quel modo che resta fissità immobile eppure cangiante della sua espressione, attenta e focalizzata adesso su quello che si dispiega per loro fra le mani dell’uomo. «Questo è poco ma sicuro», la risposta ad Emma non lascia tracce sul suo volto, ma piega quel tono mentale perché possa essere l’eco di un sorriso che nonostante tutto è divertito. «Non penso, abbiamo decisamente superato quella fase» superata e sepolta, bruciata vita quando poi è arrivato Nate. La lealtà che prova verso la sua famiglia viene sempre prima di tutto quando anche le sue pretese lo sono nascoste e solo a metà, strappate in più punti così che anche nel prenderla possa ferirsi le sue stesse mani e sentire sempre quanto in questo siano sbagliate. Segue ancora i movimenti di Magnus quando arriva il turno del suo cocktail, che prende fra dita affusolate ed alza appena come un brindisi silenzioso. «Sembra delizioso» è sempre stata una donna che apprezza di più l’aspro, la crudeltà nuda di sapori che torcono la lingua e scavano a fondo, anche se quello non sarebbe stata la sua scelta può ammettere che se ne resta sulla stessa strada. «Seh, ho proprio bisogno di una bella botta» non ha bisogno di parafrasare quando sono solo lei ed Emma ed un contatto che non può essere intercettato. Prende un altro sorso dal secondo cocktail, seguendo distrattamente quella connessione che spingerà anche lei lontana dal bar, verso lidi diversi che hanno la possibilità di infilarla in una situazione che è pronta a sfruttare. Ma alla fine quella che si trova a scrutare è una figura che non rientra nei piani che potrebbero portare i Jackals al passo successivo, ma non ne è scontenta. Dopotutto, sono uscite per una serata che potesse essere meramente piacevole. Butta giù il secondo bicchiere per lasciarlo al bar, muovendosi verso Joshua Çevik senza esitazioni perché di quelle non ne conosce mai neanche l’ombra, nata di una consistenza che le ha inciso nella carne e nelle ossa ogni punto della sua esistenza come marchi a fuoco. Lo conosce di vista e di vicinanza, lo conosce di voci stampate che cercano sempre di strappare tutto via da chiunque, le stesse che monitora perché possono nascondere punti nevralgici che possono essere piegati o rotti, le stesse da cui è la prima a nascondersi quando certe cose non sono fatte per essere di tutti. «Sono sollevata» inizia, alzando la mano a da cui spunta il filo. «Ho avuto paura di finire incastrata con qualche borioso politico» gli sorride anche se qualsiasi carta le fosse capitata, quella sera, avrebbe trovato un modo di rigirarla fra le dita. È solo il caso ad aver scelto che invece fosse una pausa e non un dovere quel momento. «Ci conosciamo, più o meno, anche se non ci siamo mai presentati come si deve» New York è incredibilmente piccola quando quelli che frequenti sono certi ambienti, e lei li frequenta tutti.
    ©
  9. .
    Dorothea e Astrea <3


    ravius
    ravius
    ravius
    ravius
    ravius
    lestrange
    La verità era che gli ambienti che aveva sempre trovato più congeniali erano sempre stati quelli di una qualche sorta di ostentata ostilità, ma anche quello era un commento che poteva nascere e morire in qualche antro mai ben illuminato della sua mente. L’unica cosa per cui aveva a spazio Ravius, in quel momento, era un sorriso pacato che avrebbe potuto tradire solo la mutua comprensione di chi era passato dal vecchio mondo al nuovo, trovandosi sotto il naso quelle oscenità di cemento che non avevano nulla della solitudine degli antichi Manieri a cui era inevitabilmente abituato. «Chi sa, potrei decidere proprio di fare un ritiro in ambienti più naturali» anche se il terrore che l’essere rurale di certi luoghi implicasse anche una crescenza rozzezza nella gente era qualcosa di incredibilmente reale per lui. Trovava la schiettezza una maleducazione, l’essere diretti una volgarità, erano incredibilmente poche le speranze che riuscisse in qualche pur vaga misura a trovare ambienti che potessero essergli congeniali. Perfino la casa che aveva preso, lontana dal caos cittadino, aveva attorno a sé più terra di quanta ne avesse forse una comune abitazione americana che fosse diversa da un ranch o una fattoria – concetti che da soli bastavano a dargli gli incubi –, ma assai meno di quanto avrebbe mai potuto ritenere anche solamente opportuno. «Del resto non nego di provare una qual certa mancanza verso le care brughiere Inglesi» quella era forse la cosa più vera che avesse pronunciato dall’inizio di quella serata – forse addirittura di quella intera settimana. «E chi può dirlo, magari uno dei suoi dipinti potrebbe ispirare la mia prossima avventura» in un altro contesto quella sua uscita avrebbe forse fatto tremare qualcuno – dietro le porte chiuse del Ministero, ai vertici del suo ex-ufficio, sarebbe bastato forse di meno per mettersi in allarme. Ma era acqua passata, e dopo un cenno si era poi avviato con Astrea, prendendo posizione lasciando che tutta l’eredità della sua Nobile Casata fosse in piena mostra nel suo portamento. La sua attenzione venne volta tutta alla donna che aveva di fronte, per educazione e per reale diletto personale, una mistura che gli piaceva fosse sempre ben mischiata in ogni attimo della sua vita. «Astrea cara, è il pegno che deve pagare l’Alta Società» ed era anche, se avesse dovuto essere onesta – cosa che di rado, se non mai, accadeva –, la più grande arma che tutti loro avessero a loro disposizione. Era incredibilmente facile muoversi facendo sì che un occhio o due si chiudessero quando avevi qualcosa che poteva essere dato, e che pure tanto era voluto. «Sì, Cyrus frequentava allo stesso anno di mia sorella ed Ariadne, ed è nondimeno cugino di Quincy, da parte di madre» conosceva ovviamente a menadito quasi tutti gli intrecci delle Sacre 28, almeno i più recenti – e sicuramente quelli verso cui nutriva maggiore interesse. Nonostante non rientrasse nei suoi piani un matrimonio di lì a breve – almeno finché avesse avuto fiato in gola – era pur vero che era sempre utile monitorare i movimenti sociali, e ancor più vero esserne parte di tanto in tanto per stemperare ogni eventuale dubbio. E poi, sinceramente, lo trovava anche semplicemente divertente. I parenti acquisiti non mancavano mai, e sembravano diventare di anno in anno sempre più intricati e complessi. «Non ho sentito parlare molto bene del MACUSA quando ero ancora in Inghilterra, ma convengo nel dire che istruzione e ricerca dovrebbero essere i capisaldi di ogni civiltà e governo che si rispetti» Astrea non poteva neanche immaginare quanto ne fosse convinto, era uno dei segreti che erano iniziati anni prima, dietro la sicurezza di una stanza impenetrabile nel castello più sicuro dell’Inghilterra – probabilmente del mondo. «Ma potrei essere di parte visto il mio vecchio impiego al Ministero» il discorso non distraeva le sue movenze, che continuavano sicure lungo la pista, impeccabili come gli era stato insegnato che fossero – e come lui si era sempre premurato di mantenere.
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    30 Y.O. – Seer – Married – future president – Pier Sixty




    Rivolta a: al gruppo dei pureblood 28, Astrea e Cyrus.


    Avere questa gente illustre intorno a me è solo un piacere, perché posso mostrare il mio portamento e quanto io sia perfetta. Perché è necessario che io mi mostri così, infondo sto per diventare presidente e un solo errore potrebbe costarmi caro.
    Lo so.
    Mi rivolgo a Ravius Lestrange con molta gentilezza, prima di esprimere che «Posso capire, l'America mi ha spaesata la prima volta che sono venuta qui.» dicendo la verità, l'America è stata una nazione che mi ha davvero scossa ma anche catturata. Ho sempre voluto diventare un'attrice di Broadway e magari, un giorno, fare il salto di qualità ad Hollywood in qualche film di successo ma così non è stato. Mio padre ha scelto per me, ha tarpato le mie ali ed una volta compiuti i diciotto anni mi sono ritrovata sposata, tutto per generare eredi purosangue e dare lustro alla mia famiglia con un lavoro che sì, mi piace, ma che non era per me.
    Almeno inzialmente.
    Mi sono abituata molto presto a come ci si sente ad avere del potere.
    «Se lei è qui in vacanza, le consiglio di visitare il Nevada o l'Alaska, sono dell'idea che la natura che circonda questi due stati sia insuperabile. Li dipingo spesso nei miei quadri.» non lo sapeva il signor Lestrange? Io dipingo, è un mio hobby a cui non potrei mai veramente rinunciare, adoro la pittura ed i dipinti dell'Alaska sono i miei preferiti da dipingere. Chissà, magari un giorno potrò venderli i miei quadri, per ora li ho solo fatti mettere in casa dei miei famigliari e in casa mia.
    Mi chiedo se qualcuno sarà mai disposto a comprare un mio quadro, non sono poi così belli alla fine ed ho seguito solo ciò che Bob Ross spiegava nelle sue bellissime lezioni.
    Sorrido poi a mio marito rispondendo con un «Solo se sto indossando un paio di jeans.» perché diciamocelo, un cappello da cowboy non è una cosa che devo mettere solo per sembrare più americana, anzi la trovo una cosa abbastanza da boomer se mi posso permettere. Infondo però mio marito è un boomer, non certo come la dottoressa Greengrass che invece sembra aver capito che io ho proprio l'aria della conquistatrice. Come ogni conquistatrice però devo far fronte a difficoltà non indifferenti, una di queste è proprio Astrea Tate che, alla fine, decide di venire a salutare me e mio marito.
    «Che piacere averla qui, signora Tate.» ovvio che è un piacere, un piacere inaspettato perché onestamente non sapevo se avrebbe mai accettato il nostro invito, non mi sembra una che ama esporsi troppo e infatti lo esprime molto chiaramente «La ringrazio, sapere che le associazioni coinvolte possono contare sul suo appoggio significa veramente tanto.» ma a me ovviamente no, la sua presenza non ha assolutissimamente nulla a che fare con la politica.
    Non sia mai.
    Tuttavia, sono comunque sollevata che sia qui, preferisco non averla contro di me. Tuttavia, non ho modo per pensare a questo, perché per fortuna parte la musica e a quanto pare, il mio partner di ballo sarà proprio mio marito. Sussuro un «Oh... Allora mi fai ballare questo valzer, Cyrus?» un po' malizioso, ma tu lo sai maritino caro come siamo fatti «Ci aspettano.»
    Si aprono le danze, siamo solo io e lui, per un attimo mi sento una principessa e sono contenta di danzare con con lui. Questi due mesi sono stata agonia pura, terrore ed ansia di perdere una delle poche certezze della mia vita.
    Cyrus.
    Mio marito.
    «Te lo ricordi il giorno del nostro matrimonio?» io sì, mi ricordo del castello che abbiamo preso per il ricevimento, la musica e soprattutto «Il nostro primo ballo era su un valzer.» come nelle più belle storie d'amore.

    Dorothea
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    U
    no sconosciuto si avvicina a lei. Non verso di lei, ma proprio a lei.
    Mani alzate, non ha armi visibili. Segno di non volerle fare del male?
    Si può fare anche a mani nude.
    Parla a voce bassa, forse è un posto dove non si deve far rumore? No, gli altri suoni sono alti, come quello che strombazzava dal veicolo piccolo a quattro ruote. Forse non vuole farsi sentire. Questo le dice che probabilmente non ritiene lei un pericolo, ma lo pensa di qualcuno lì vicino. Forse non devono notarla.
    Si chiede come potersi nascondere, è vestita in modo del tutto diverso.
    Guarda i suoi vestiti, sono strani.
    Le allunga una mano. Può essere un tentativo di aiutarla, in un combattimento corpo a corpo quella posizione non gli è favorevole.
    Non la prende, arretra e si alza da sola. Non lo perde di vista, solo per un attimo lancia un'occhiata a un altro che è passato, anche lui con vestiti strani. Dovrebbe cambiarli, generare un'illusione, ma non vuole sprecare Andrax. È in un luogo ostile e sconosciuto, le servirà.
    Parla di nuovo, le sembra stia usando un'altra lingua.
    Deve star provando a comunicare con lei.
    Considera l'idea di rispondere nella sua lingua madre, o nel dialetto aldhal. La scarta, sarebbe un segno distintivo, darebbe a lui informazioni che a lei invece mancano rispetto allo sconosciuto e al posto dove si trova.
    Scuote solo la testa, cerca di comunicare che non capisce.
    Le serve qualche parola da poter inserire nel comunicatore, un ancora che possa farle scoprire almeno che lingua è.
    Il nome le sembra la più facile.
    Comincia a indicarlo, le sembra l'unica cosa possibile per avere quell'informazione.
  12. .
    Lotteria 13

    Eventuali risposte a Dorothea e Cyrus le darò nel prossimo post.

    Balla con Ravius bello.





    astrea

    thalia tate


    40y.o. ✹ heiress ✹ tate museum ceo ✹ m.a.u.c.


    Poteva quasi dirsi che il suo ruolo e contributo fosse concluso. Foto eranobstate scattate, le congratulazioni offerte. Avrebbe fatto la sua donazione con discrezione perchè non aveva interesse ad ottenere plauso da ciò. La beneficienza era qualcosa che solitamente faceva nel silenzio.
    L'unica pecca era andare via con quel filo luminoso ad indicare che chi doveva ballare con lei avesse preferito altro. Tuttavia se vi era qualcosa di cui poteva essere certa era che un gentiluomo inglese non avrebbe mai lasciato correre un'offesa simile. Sorrise vedendo prontamente Ravius porgere il suo bicchiere ad un valletto, lei fece lo stesso con il suo flute per avere libere le mani e poter accettare il braccio gentilmente offerto. Non posso certo rifiutare un'offerta tanto gentile accettò di buon grado. Rivolse l'attenzione alla coppia che probabilmente era già desiderosa di passare ad altro. Si può essere sempre certi che Ravius Lestrange salvi la situazione in termini cavaleria. Vogliate scusarci approfittiamo della musica magnifica offerta da questa serata. si congedò con educazione seguendo Ravius che aveva fatto lo stesso e si avviò con lui verso la pista da ballo. Procede come procedono solitamente queste cose. Conosci sicuramente come vanno queste cose, sono sempre alla ricerca di qualcosa che possiamo dare sottolineò la donna mentre raggiungevano la pista e si posizionavano l'uno di fronte all'altro. Un'elegante riverenza in risposta al tradizionale inchino e si avvicinarono posizionandosi in modo perfetto, prima di inserirsi fluidamente nel flusso di coppie danzanti. Si il signor Romberg, è un accademico del Brakebills. Come sai sono alla direzione dei musei e Romberg è un docente di storia giapponese, il suo contributo è interessante. aggiunse commentando la sua conversazione. Ho trovato tutte le ultime amministrazioni carenti dal punto di vista dell'istruzione. Quando è ovvio che la lotta alle discriminazioni e alla violenza dovrebbe partire dall'educazione e istruzione. Tu invece hai avuto una conversazions interessante con l'aspirante coppia presidenziale. Credo che il signor Selwyn fosse ad Hogwarts, no? domandò seguendo docilmente la guida esperta dell'uomo.


    code by hime.
  13. .
    mother — wiccan —rexana bishop— tattoo i-ii-iii-iv
    look — hakka — voice
    Era proprio quello che temeva. Il ricordo delle rovine, di quella magia impetuosa, dei terreni incontaminati dove non una sola vita umana osava perdersi. E poi c'erano loro. Voci di un passato che ancora non sembrava appartenerle, forse per via di Xamal, e le parole che l'avevano ossessionata fin dal principio. Lui, che a volte sentiva ancora parlare da dietro le barriere che aveva innalzato per non sentirlo più.
    «Già. Una vita precedente» era proprio quello il punto. L'inspiegabile scoperta che faceva crollare la certezza di essere una persona precisa, con la propria individualità e coscienza. C'era stata un'altra lei, una di cui riconosceva le somiglianze e questo rendeva temibile il vederne le differenze. Si era chiesta così spesso se potesse compierne anche gli stessi errori, le scelte che la ponevano dalla parte di qualcuno che aveva invece ferito le persone che amava.
    «Ho trovato testimonianze di altre persone a cui è successo. Sembra che i ricordi siano più o meno gli stessi, come fosse... una limitata reincarnazione» sembrava ancora così assurdo da dire, soprattutto a voce alta.
    «Lo so che sembra assurdo e lontano da tutto quello che sappiamo dell'anima, ma sembra che sia proprio così».
    Un'esperienza che univa poche persone, sempre le stesse. Yashid, Raktaneon, Schesthi, Xamal, Athron, Elras, Tzehas, aveva conosciuto i loro nomi fino a quel momento, alcuni presenti in un tempo più recente ma comunque lontano da quello che stava vivendo.
    pensievea.a.a.
    — no accent — paleontologist — woman of letters — 31yo —
  14. .
    Magnus

    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
    Greengrass
    Si mosse con leggerezza seguendo il passo deciso del suo cavaliere.
    Era chiaro dal modo in cui si muoveva che fosse abituato a gestire il potere, per come questo sembrava scivolargli addosso e ammantarlo con regalità.
    Rispose con una riverenza impeccabile, simbolo della regalità che invece era innata in lei, frutto di un'istruzione severa. Si posizionò con disinvoltura raccogliendo con la sinistra l'orlo del suo abito dove vi era il classico occhiello per sollevarlo e poggiando la mano destra nel palmo aperto e rivolto verso l'alto di lui, mentre si avvicinava assecondando la leggera pressione tra le scapole.
    Inclinò appena la testa all'indietro per poterlo guardare correttamente data la differenza di altezza. Prometto di andarci piano con lei allora... sorrise prima di fare un respiro profondo quasi come se preannunciasse il primo passo di apertura.
    La domanda un pò la sorprese, solo qualche istante, perchè lei a balli di quel tipo era tutta la vita che vi partecipava, ma si ricordò di non essersi presentata effettivamente a dovere. In Inghilterra più spesso di quanto avrei voluto. Sono inglese di origine e mi rendo con estrema vergogna che ho disatteso completamente l'etichetta rispose mentre l'accento brittanico si faceva più evidente. Sono Ariadne Greengrass il cognome delle Sacre 28 le scivolò melodioso sulla lingua. Lavoro come Primario di Ginecologia al Sacred Hospital, quindi la serata mi era particolamente a cuore confessò la donna prima di porre la domanda al contrario mentre seguiva l'uomo con disinvoltura nei suoi movimenti. E lei invece di cosa si occupa Magnus? Soprattutto per ballare cosi magnificamente, credo proprio si sia divertito a dirmi una bugia pocanzi.
    Primario
    di Ginecologia
    Heiress Posh accent 37y.o. Sacred Twenty-Eight
    code role © usul; created for Brakebills GDR ma di libero usufrutto ovunque


    Lotteria: 48
    Ballo: Magnus
  15. .
    solo Riley.




    35 y.o - mexican - sheet- outfitvoice – SERNA INT. - CARTELLO DI SINALOA





    Bastò un cenno dietro le sue spalle per far avvicinare la sua guardia del corpo. Aveva bisogno di un accendino e lui ne aveva sempre uno con sè. Dopo pochi istanti ne stringeva uno in argento tra le dita. Sempre con discrezione gli chiese di recuperare dal suo veicolo due sigari cohiba di recente importazione, avrebbe offerto quanto ti meglio vi era al momento. Assaporò un altro corposo sorso di Don Julio riattivando sensi oramai quasi perduti. E quale occasione migliore di questa per essere invisibili, ma presenti aggiunse alla filosofia spicciola di lui, la grande verità di chi come loro tirava le rendini di un mondo che si nascondeva nel buio e nelle strade ma che poi comandava le file del mondo con il potere e il denaro. Riley non era mai stato tra i suoi contatti diretti, aveva intrattenuto i rapporti per lo più con Dean Gallows e ora con la sorella Diana da quando aveva iniziato a gestire l'organizzazione. Era certo però che Riley avesse il sospetto di chi fosse lui, il figlio del Capo del cartello più importante del Messico.
    Annuì difronte al suo invito al direttore di Alcatraz, era sempre un contatto estramamente utile, ma l'uomo sembrava interessato a scoprire chi il destino gli avesse riservato, mentre Jaime non aveva interesse se non a foggiarlo il suo. Lanciò un ultimo sguarda alla sala, osservando ancora i presenti, le due figure femminili e poco alla volta venivano reclamate.
    Fece segno con il capo di seguirlo, allungando al ragazzo del bar, nonostante non fosse stato effettivamente lui a servirli. Doveva essere la sua sera fortuna. Hernando, la sua guardia, lo precedette verso il ponte esterno che dava sull'Hudson River, in lontananza le luci di Jersey City. Appena furono all'aria aperta, inspirò profondamente appoggiandosi al parapetto e osservando i dintorni, abbastanza discreti. Trovo sempre troppo pesante l'aria di certi eventi, si respira troppo a pieno l'ipocrisia di determinate situazioni, non crede? porse l'accendino in argento all'uomo perché accendesse la sua sigaretta, per poi fare lo stesso con la sua. Fece un tiro, lasciando andare poco alla volta il fumo dalle narici. Guardò la sigaretta tra le sue mani e sorrise quasi malinconico. Quando ero ragazzo ero un patito delle Rosse, le Gold me le ero promesse per quando fossi diventato qualcuno confessò l'uomo, non un fatto estremamente personale, ma che aveva il gusto della confidenza. Non credo che ci siamo mai presentati...almeno ufficialmente. Jaime Serna, la voce riverberò sul suono spagnolo del suo nome, un nome che nascondeva molteplici verità. Passò la sigaretta dalla destra alla sinistra e tese la mano per stringerla con un gesto deciso.

    Jaime
    Serna

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    Lotteria: 89
    Ballo...signori il cavaliere non era nelle mie corde...sorrynotsorry
683 replies since 18/10/2017
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