Funeral

St Raymond New Cemetery | 10 Maggio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    Badge
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Staff
    Posts
    10,623
    Reputation
    +8,980
    Location
    Arrakis

    Status
    NEW_POST
    double deuce owner
    waitress
    pregnant
    bronx
    29 y.o.
    ex-maledictus
    edie çevik
    Stamattina mi sono svegliata con uno strano pensiero nella testa. Uno che mormorava, ancora nel dormiveglia stanco di una notte quasi insonne, che no, non era oggi quel giorno. Come se volessi consolarmi in un pensiero distante, racimolare tempo inesistente sotto le dita per guardarlo e allontanare tutto. Farlo nei giorni, e farlo anche da me, cercando di nuovo uno di quegli spazi ormai distrutti in cui rintanarmi. Penso che sia che lo so che da domani, non avrò più niente che mi terrà occupata davvero abbastanza da non pensare. Non ci saranno più cose da scegliere per lui, e resterà soltanto una consapevolezza che scava e con cui, posso solo imparare a convivere. Non credo che siano cose che si superano davvero, non del tutto, non sul serio. Si impara a non pensarci così tanto, come non penso più tanto a mamma, ma quando poi lo fai, è esattamente nello stesso modo. Come se fosse appena successo, e quella ferita fosse rimasta aperta ancora ed ancora, anche se coperta da qualcosa che la nascondeva. La parte più difficile di tutte, è stata provare a pensare che fosse lì dentro. In qualche modo nella mia testa, c’era uno spazio che si rifiutava di accettarlo, e di comprenderne la realtà, come se fosse un pensiero inconciliabile. Come se fosse un pezzo che non poteva in nessun modo incastrarsi nella mia testa, e ancora non lo ha fatto, non davvero. Anche nel scivolare giù, e guardare pugni di terra coprire il legno poco alla volta, c’è ancora quel qualcosa a dirmi che no, non può davvero essere. Non che sia morto, ma che sia lì. Credo che sia quella sensazione che nasce nel vedere qualcuno andare fisicamente in un punto che è una distanza, e non ti permette di girarti e vederlo. Una forma concreta dell’assenza. Credo, non ne sono sicura, e neanche voglio davvero soffermarmici, neanche vorrei essere qui. In un certo senso, avrei quasi voluto restare a casa, e non guardare niente di tutto questo, chiudere gli occhi e non avere nessuna transizione che così netta, taglia via un pezzo della mia esistenza e lo mette da parte, lasciando solo una linea che mi permette di vedere solo il prima e il dopo. Mi sono chiesta se sarei riuscita a piangere, ma alla fine lo sapevo già che no, non lo avrei fatto. Non lo avrei fatto come non lo faccio mai quando ci sono persone che mi circondano, e non ho quella sensazione che mi raccoglie in me stessa, e non mi fa sentire sempre troppo in vista, visibile di fronte a qualcuno che vorrei solo non sapesse niente di me, o che vada così a fondo dove ci sono le necessità di un’intimità premuta. Me lo sono chiesta mentre mi vestivo, e aspettavo di dover uscire e sedermi in una macchina che mi avrebbe portata qui. Alla fine, penso che sia meglio così, almeno nella mia prospettiva e per come sono fatta, e si muovono i pensieri nascosti fra le dita. Mi sarei sentita a disagio, anche se adesso me lo chiedo quanto sia strano avere occhi asciutti, anche se dietro lenti che ho messo per questo, e per occhi segnati da qualcosa di troppo scuro e che, anche quello, mi sa di un’intimità di cui ho bisogno. Come se dovessi trattenerla per me, e per pochi altri che possono guardarmi senza farmi sentire denudata di tutto, e alla mercé di qualsiasi cosa. Guardo ancora la bara e i pezzi di terra che se ne stanno lì, con occhi che non inquadrano davvero niente, neanche il ticchettio leggero della pioggia, ma perdono di focus e i colori li smistano. Perché in realtà, lo so che non voglio vederlo. È un contrasto, come se una parte di me volesse farlo, e volesse restare piantata qui molto più a lungo di quanto serva, mentre un’altra vorrebbe solo girarsi e prendere distanza da tutto, e guardare qualsiasi altra cosa. Penso che almeno, almeno lui abbiamo potuto seppellirlo, e lo so che è un pensiero strano, ma in qualche modo credo anche che sia la mia testa che cerca di arrampicarsi su qualcosa di troppo liscio, e allora vaghi e vaghi senza scopo e senza senso fra spazi e antri che si stringono pian piano sempre di più. Penso a Josh, a quanto adesso, adesso devo davvero riuscire a diventare qualcosa di più fermo, in un modo o nell’altro. Penso a tante cose, come sempre, in quel modo che diventa quasi caotico nella mia testa e la rende un ronzio persistente contro tutto. È una di quelle cose che per un attimo, mi porta a girarmi appena, come se stessi cercando di nascondere il volto contro Morgan, in un modo che un po’, forse, asseconda quella parte che non vuole vedere. Prendo un respiro così, solo uno, nel concedermi per un secondo di pensare che no, non ce la faccio. Ma anche questa è una cosa che si seppellisce da qualche parte, e lo fa mentre torno a voltarmi. Vorrei una sigaretta, e così tanto alcol da non sapere neanche più do’è che mi trovo. «Okay, direi che è tutto» lo lascio scivolare dalle labbra come uno schiocco, girandomi verso Josh come se con questo, volessi solo dire che ho davvero bisogno di allontanarmi e di mettere un qualsiasi spazio fra me e tutto questo.
    ©



    BOH RAGA ho arbitrariamente appena deciso che è mezzogiorno (non è vero non l'ho deciso io è solo l'orario più comune per queste cose) e nient bast ciao
     
    Top
    .
  2.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    5,894
    Reputation
    +5,078

    Status
    NEW_POST
    JOSHUA ÇEVIK
    5mtQebG
    5mtQebG
    funeral – brother – son – lead singer – black magician – faust
    bronx
    27.
    Lo so che ve lo immaginate proprio come in quei film del cazzo. Che quando due traumi si sommano si vede come l'immagine sfumi e d'un tratto il protagonista ha di nuovo otto anni e cammina lentamente tra poche persone. Con una mano stringe le dita della sorella, accanto e con l'altra, straziante - non piangere ancora però - si aggrappa al cappotto del padre. Così per la via che li conduce fino alla fossa scavata e profonda, tanto che ve lo mostrano come il bambino si sporga e si chieda come sarebbe lanciarsi da quell'altezza. O se mamma d'improvviso avesse la capacità di rinascere e tornare in vita per proteggerlo da una caduta quasi fatale. Ma l'ho detto che non era il momento di piangere, perché questo non è il mio passato. E' quello che si vede in quei cazzo di film, ho detto anche questo. Noi nostra madre non l'abbiamo seppellita perché non c'era un corpo a cui aggrapparsi, da guardare o da piangere. Solo foto che nel tempo hanno sbiadito anche la memoria, ed una voce che adesso ha perso consistenza. Le ho detto addio come ho potuto, ognuno di noi l'ha fatto, in fondo. Dovrei dire che è stato meglio di questo? Dello strazio a cui assisto con gli occhi di chi non sta raccogliendo ogni granello di fottuta polvere che già si posa sulla bara. Ma non lo è stato, la merda ad un certo punto non si può differenziare. Fa solo male, in modo diverso, ma non smette di farlo mai. Lo fa anche adesso che vivo i miei passi senza vederli. E' stato tutto un automatismo, la sopravvivenza che Slater è stato tanto clemente da insegnami, mi ha condotto qui. Mi sono alzato in silenzio, dopo quanto è successo con Lilian avevo solo bisogno del niente più assoluto. Non ho fatto altro che vestirmi, lentamente quasi ce l'avessi il potere di rallentare il tempo. C'era anche un cazzo di raggio di sole, ma avuto la grazia di togliersi dalle palle, o forse è stata causa mia. E' tutta colpa mia. Questo, mio padre che muore perché gli aprono la gola come ho fatto io con quel cacciatore, mesi fa e non solo con lui. E' un segno, uno che non posso dire, che non dirò a voce alta ma cazzo è.. è che non voglio pensarci. Ed in questo sono un fottuto genio, se non voglio qualcosa la chiudo fuori dalla porta e questa non esiste più. Certo, poi torna, e sono cazzi. Comunque sono andato avanti, non si può fare diversamente, non ora che io ed Edie siamo rimasti da soli. Memorizzo i gesti di chi ci sta accanto, la lontananza di Lilian, la vicinanza di Chrys, e poi Morgan. Rientra pienamente nelle fottute cose a cui non devo pensare, non voglio pensare a come sarebbe facile lasciare andare tutto quello che sento, il rovo che si espande nel cuore, che - cristo! - non so neanche più se ne ho uno da chiamare tale. Ma sarebbe così fottutamente soddisfacente liberarmi della mia aura, e di tutto quello che può ferire nei dintorni come una lama. Non posso farlo, quindi spengo ogni cosa, perfino il respiro che manca quando le corde cigola e gli ingranaggi spingono quello che era mio padre fino alla fosse in cui rimarrà per sempre. So quante viti sono chiuse lungo i bordi, so qual'è quella più allentata. Nonostante siano stati Chrys ed Edie ad occuparsi di questo - le ho lasciato fare tutto ciò che voleva perché in fondo io a nostro padre ho sempre tenuto di meno - io so tutto. So quanta terra lo sommergerà e quanto tempo impiegherà a non richiamare più i tratti di famiglia. Già, bella questa famiglia in cui non rimane più in vita nessuno. Restiamo noi e non so nemmeno quanto di noi sia davvero qui. Due monoliti contro la pioggia, contro gli ombrelli neri e no a me non frega un cazzo di niente di chi ho intorno adesso, sento solo Edie e guardo solo avanti. Aspetto come se servisse a qualcosa, e lo so che non sto facendo altro che rimandare. Pensavo sarebbe stato più difficile, invece è bastato svegliarsi questa mattina e camminare fin qui, non so neanche come cazzo sia passato il tempo. Eppure no, io non credo che sia finito proprio niente. «Sì, io penso di sì.» No. Non riesco a guardarla, non riesco a discostare gli occhi dal punto in cui è inciso il nostro cognome. Non avrò più modo di dirgli quanto cazzo mi ha deluso, o chiedergli quanto io abbia deluso lui. Quanto il fallimento sia di famiglia e come questo adesso sia solo fottutamente difficile da superare. Lo sento come non ho mai sentito niente altro in vita, che questo è sbagliato e che è colpa mia, lo è sempre, se adesso Edie non ha neanche più nostro padre. Dovremmo andare via, è tutto finito, ma io non mi muovo. Ho dimenticato come si fa, voglio solo stare fermo, chiudere gli occhi e.. beh non so neanche io che cazzo fare dopo. Allora sto davvero fermo. A che cazzo mi servirebbe muovermi eh? Che qualcunque cosa io faccia è sbagliata, è amorale, e porta a questo; alla morte. Se si potesse stare fermi per sempre, inizierei da adesso. Potrebbero andare via tutti e so che avrei la capacità di restare per dirgli tutto quello che non gli ho detto, che è dovuto morire prima che potessi farlo, per chiedergli se parlavano di me quando non c'ero e se alla fine sono stato io a fargli questo. Sono stato io, papà? Sono solo questo, una presenza nera al capezzale di Osmar Çevic. Non ero più suo figlio da un po', ma lui era -
    ©
     
    Top
    .
  3.     +4   -1   -1
     
    .

    Senior Member
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Zombies
    Posts
    33,368
    Reputation
    +10,975
    Location
    Chevy Impala '67

    Status
    NEW_POST


    morgancrain
    morgancrain



    33 years old, parabatai, changed, dimensional refugee, damned, maine acccent

    hunter, changed!!! dimensional refugee

    Sono stato a dozzine di funerali, o meglio alle feste dei funerali. Davvero, dozzine, e non parlo delle veglie dei Cacciatori. Ma è sempre stato per lavoro e di cerimonie ne ho viste in realtà poche. Ma a quanto pare è un po’ la stessa cosa del momento in cui si brucia la pira, anche se c’è un senso diverso sotto a tutto, e anche se le veglie sono parecchio diverse da questo.
    Si respira la stessa aria di rassegnazione.
    E io sono ugualmente incazzato.
    So di non averne alcun diritto, e infatti non lo do a vedere.
    Ma lo sono e la rabbia è una di quelle cose che faccio davvero troppa fatica a controllare.
    Lo sono come lo si è riguardo alle ingiustizie, come lo si è quando si è costretti a guardare qualcuno a cui tieni stare male con solo il pallino fisso di dover fare tutto quello che si può per aiutare, ma senza riuscirci davvero, non quanto ci si prefissa.
    Alla fine capisco anche questo, non importa quanto conforto, quanto aiuto, quante attenzioni. Niente cambierà mai quel sentimento imperante, niente, e per quanto con il tempo si cancellino ricordi, di memorie e sensazioni, l’unica cosa che resta è il perenne sentore di aver perso qualcosa. Che sia di sè, che sia come di un oggetto dimenticato, è ugualmente sempre fottutamente presente anche quando non la si ascolta.
    O almeno, per me funziona così.
    Guardo avanti a me da dietro gli occhiali, un punto casuale su cui mi concentro anche se da un occhio, quello che lentamente si gonfia sempre di più, vedo in realtà ben poco.
    La voce di Edie arriva come una frustata nell’aria.
    Lo so che vuole andarsene, questa è esattamente una di quelle cose che so di sapere e basta. Senza tante spiegazioni di contorno.
    Quindi da prima la guardo di traverso, con la coda dell’occhio attraverso lo spazio tra la stanga dell’occhiale e il vuoto che lascia al fianco.
    E poi mi giro verso di lei, continuando a tenere con una mano l’ombrello e l’altra si allunga dietro la sua schiena per stringerla un po’ verso di me. La sposto quasi subito per arrivare al volto e lasciarle una carezza leggera sulla fronte nel scostarle una ciocca di capelli «Dieci minuti e ti porto via?» sono abbastanza vicino da poterle parlare in un sussurro, ma mi avvicino ancora di più. Di più verso il volto, sulla sinistra, verso l’orecchio dove posso mormorare con più libertà altre parole «Sana e salva lontano da tutto». Ho un tono più dolce quando la mia voce è soffio roco appena udibile per lei «Anche cinque» poi si tinge di un’ironia lieve «O tre, o due» è uno “scherzo” stupido, anche un po’ amaro, ma sono cose che capiamo io e lei e funziona così per noi. Soltanto che lo so che di fronte a tutti certe cose suonano un po’ troppo male.
    Mi allontano di nuovo, anche se non così tanto e mi tengo l’ombra di un sorriso sulla labbra «Dieci secondi» tanto a questo punto nessuno potrebbe capire a cosa mi riferisco, anche se mi sentissero. E comunque, dovrebbero pure farsi una valangata di cazzi loro, sarebbe carino.
    Non lo dico solo perché l’unica persona di cui mi interessa effettivamente oggi è Edie.
    Nah, figurarsi, non è per questo.
    E in fondo so che non è neanche del tutto vero, visto che diciamo che mi dispiace per entrambi, per farla semplice. Più che altro, so che cosa significa restare orfani. Sia con un corpo da seppellire, con uno da bruciare, e anche soltanto delle idee. Nemmeno dei ricordi.
    Però insomma, credo anche che Joshua nemmeno voglia il mio dispiacere. E lo dico così ancora una volta per farla semplice, quindi di sicuro non mi metto qui a mostrargli, non so, solidarietà? Non credo che sia la parola giusta, ma ci siamo capiti.



    But he's caught in the crossfire, But he's...

     
    Top
    .
  4.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    Gli abissi ai profondi.
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    2,692
    Reputation
    +2,482

    Status
    NEW_POST
    a9c92e154181230cb6d9b1763a2bc417
    Daniel Callaway
    Staten Island
    “The caged bird sings with a fearful trill”
    Abbassò lo sguardo, strinse la mano di Vince intrecciando le dita tra le sue. Lo nascose tra le pieghe delle loro giacche.
    La morte era come un deja-vù. Lo spettro che infestava troppi momenti della sua vita. C’era sempre la terra che copriva un universo vuoto. La vita spariva in un soffio. Lo faceva da sempre, lo faceva da millenni. Lo avrebbe fatto ancora. Lo avrebbe fatto con Caspar. Lo avrebbe fatto con lui un giorno, avrebbe potuto farlo con Vince se non fosse stato attento e con Edie e Morgan. E Joshua. Avevano davanti il volto di ciò che li aspettava ed era un enorme vuoto a cui dare un senso.
    Si avvicinò a Vince, gli sussurrò “Grazie di essere venuto” prima di sciogliere la presa sulla sua mano. Gli aveva detto di non fare cose del genere se fosse venuto Morgan, ma arrivare alla fine di tutto l’aveva risucchiato nella malinconia. La lontananza di Jay e Will e Astrea e quelli che ad ogni funerale a cui aveva assistito erano stati lì con lui a nascondere l’assenza di Caspar, lo faceva sentire solo. Ogni cosa del suo passato si era esaurita in un soffio. La morte lo spingeva a pensare che tutto appassiva e si spegneva e diventava solo un ricordo.
    Il futuro, invece, si nascondeva da qualche parte più avanti.
    Vince reggeva l’ombrello. Teneva entrambi al riparto dalla pioggia. Per un po' sembrò essere l'unica cosa importante.
    Quando Morgan si avvicinò ad Edie guardò le loro spalle. Piegate, stanche. Non facevano che incassare colpi da quando li conosceva. Poi spostò gli occhi sul profilo di Joshua. Un senso terribile d’angoscia si addensava dolorosamente intorno alla sua aura nera, si rimestava continuamente, ma non poteva che sfiorarla per non rischiare di venirne risucchiato.
    Vince e Daniel si tenevano in disparte, con il resto dei conoscenti. Sentiva dietro di sè i passi di quelli che stavano cominciando ad andare via. Sotto la pioggia si percepiva il suono delle scarpe affondare nell’erba gonfia d’acqua. Lui non si mosse.
    Rimasero in pochi. Fece un cenno verso Vince, gli indicò con la testa la ragazza che gli aveva fatto notare poco dopo essere arrivati. Era con Joshua, ma non era l’unica ragione per cui aveva catturato la sua attenzione. Intorno a lei vorticava un’intensa sensazione. Un peso affranto che lo schiacciava ogni volta che ci si soffermava. Non avrebbe saputo spiegarlo a parole era come un gabbiano intrappolato in un mare vischioso di petrolio. Si dibatteva per ritornare a galla, ma più lo faceva più le penne s’incatramavano e così tutto quello che fino a quel momento l’aveva aiutata a volare ora la condannava.
    Senza dire una parola cercò negli occhi di Vince la conferma che avvicinarsi non era una pessima idea. Non sarebbe stato capace di fermarlo in ogni caso, ma voleva che lo seguisse. Così s’incamminarono piano, accorti fino a coprire la distanza di pochi passi che li aveva separati fino a quel momento.
    La pioggia cadeva ancora incessante, attutiva ogni suono oltre quello dei loro passi, fu come avanzare in una realtà trascendente, con regole differenti dove l’attesa si trasformava in un battito di ciglia e fu questo il tempo che ci misero per arrivare accanto a lei.
    La guardò con gentilezza, accennò un sorriso che gli distese le labbra in una linea che aveva l’affabile delicatezza di un estraneo e allo stesso tempo quella di chi raccoglie un uccellino ai piedi del suo nido.
    “Salve, sono Daniel, lui è Vince” poggiò una mano sulla sua spalla per presentarglielo, “siamo amici di Edie”.
    Ravvivò il suo sorriso quando scoprì che si chiamava Lilian.
    “Stavamo pensando che se Edie e Joshua dovessero aver bisogno di un po’ di tempo per stare da soli potresti tornare con noi, viviamo vicino casa di Edie e potremmo offrirti una tazza di caffè. Ci farebbe piacere, Vince ha appena imparato a fare i Brownies potresti fargli da cavia”, diede un colpetto a Vince e sorrise. Vestito come un pinguino sembrava più rigido di quanto non fosse.
    ©
     
    Top
    .
  5.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    6,634
    Reputation
    +6,257
    Location
    Black Lodge

    Status
    NEW_POST
    Con Daniel & Vince

    5mtQebG
    the funeral
    LILIAN STRICKLER – BASSIST– JOURNALIST – SPY – CONFUSED
    bronx
    26.
    Hai spinto così tante volte gli occhiali su per l'arcata nasale da aver reso questo gesto ancor più automatico. Lo hai fatto in macchina come per evitare di lasciar scivolare le dita lungo il dorso della mano di Josh. Lo fai anche ora che con una mano tieni su l'ombrello nero e, con la stessa, stringi a te una sigaretta che non stai nemmeno fumando. Credo sia il vento a farlo per te, d'altronde, come ti ripeti da giorni, c'è sempre qualcun altro a muoversi prima che possa farlo tu.
    C'è sempre qualcun altro a spingerti, a tirare i fili invisibili che ti si annodano ai polsi. Qualcun altro. Qualcuno che, se poi ci pensi, nemmeno ti assomiglia più. Perché oggi più che mai sai bene come sotto quegli occhiali scuri, laddove celi al mondo i tuoi grandi occhi blu, sia incastonato il frutto del tuo male.
    Ed è tuo, tuo è basta: Perché sai bene come non sia il caso di parlarne a Josh, soprattutto ora che ti ritrovi a cercare delle distanze nel quasi disperato tentativo di poter prendere delle boccate d'aria che sappiano liberarsi oltre i polmoni contriti dal pianto. Perché hai il naso chiuso da giorni, Lilian e gli occhi così lucidi da non riuscire nemmeno a truccarti. Eppure cerchi di nasconderti per non dover poi star a spiegare qualcosa che non spieghi nemmeno a te stessa o che a fine giornata, finisci solamente per considerare come una nuova forma di quell'egoismo che credi ti si sia impiantato nel petto come fosse un rampicante.
    Ogni cosa è così tua da spingerti a non volerla, a mandarla mia.
    Hai congedato persino Chrysanthemum con un sorriso che ti si è aperto in volto a fatica, tirando su delle guance stanche. Gli hai lasciato scivolare la mano che stringe la sigaretta lungo la schiena e spingendolo, in un movimento d'inerzia che non profuma davvero di abbandono, gli hai consigliato di star vicino al suo amico come se avesse davvero bisogno di avere il tuo permesso.
    Perché non hai voglia di vedere nessuno ora, né di ripetere quelle condoglianze che ormai suonano solo come una litania od un disco rotto lasciato prendere polvere su di un giradischi usato. Vuoi solo abbracciare un po' di più il tuo egoismo e ricercare lungo il tronco di quest'albero un po' di quella pace che, da giorni, non riesci più a respirare in casa.
    E ti sei già pentita di essertene andata via da Tyler e da quel monolocale triste nel Bronx. Ti sei già pentita di esserti lasciata andare ad un amore che non sai più sentire e che nei momenti peggiori, quando Josh alza la voce e finisci per farlo anche tu, ti ritrovi per mischiare con la rabbia.
    Eppure se dovessimo tener conto delle emozioni che hai provato in questi giorni, probabilmente l'unica cosa che ci verrebbe facile da dire è che non ti è rimasto niente se non un grande ed incolmabile senso di vuoto.
    Alla fine, tra tutto quanto, è proprio quello a farti piangere.
    ''Salve Daniel...e Vince.'' Ripeti i loro nomi per memorizzarli, per trovar loro uno spazio in cui conservarli per ricordarli così in momenti migliori. Li ripeti, lasciando scivolare la lingua in fondo al palato per poi sorridere di nuovo e ricambiare, così, quella che per loro deve essere una gentilezza. Alla fine, ti ripeti, non ti hanno ancora fatto nulla di male. ''Io sono Lilian, una collega di Josh. Piacere di conoscervi.'' Non sapendo cosa sei per te, finisci per non sapere quanto vali per gli altri. Che forma hai nella testa di Edie o dell'uomo che ti ha desiderata, per brevi istanti, immobile al suo fianco. Ti serve solo una risposta pronta, pensi. Una risposta che ti dia il diritto, in qualche modo, di esser lì presente, anche se vorresti essere altrove, come a casa tua, la prima che hai avuto e stretta sotto un paio di calde lenzuola. Anche se è maggio.
    ''Siete molto gentili.'' Lo dici in un singhiozzo, che però trattieni subito, ricacci via, affinché nessuno possa privarti delle tue emozioni: Che odi, ma per le quali ti senti terribilmente gelosa. ''E devo dire che i brownies sono uno dei miei dolci preferiti...ma non vorrei disturbare.'' Non vuoi trovare delle parole da dire che abbiano un senso compiuto e non siano così influenzate dal tuo umore da risultare forse fuori contesto. Vince e Daniel sono stati gentili con te, non c'è bisogno che tu distrugga queste delicatezze.
    ''Fumate?'' Con me? Sibili allungando loro il pacchetto di sigarette. Un po' per ricambiare il favore, un po' perché, a piccole dosi, sai star bene con qualcuno che non sia Josh.
    ©
     
    Top
    .
  6.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    5,894
    Reputation
    +5,078

    Status
    NEW_POST
    tumblr_inline_o5t87bzEAQ1sahtnr_250
    Vince Petrelli
    Funerale di Osmar Çevic
    I never made promises lightly and there have been some that I've broken
    Marinaio
    45 anni
    Bronx
    Vince sa cosa significhi restare rispettosamente in disparte. Lasciare così spazio ad una famiglia di cui non fa parte, per quanto provi un’innata empatia nei confronti di Edie. Quindi è abituato, purtroppo ha dovuto assistere a tanti, troppi, funerali quando era più giovane ed ora è avvezzo alle dinamiche che lo vedono stabile ai margini del foglio. Uno sbuffo di inchiostro che però, a ben guardare, c’è. Conosce poco di Joshua, solo quello che gli viene condiviso, o il bruciare più intenso della collana che stringe al petto quando gli passa accanto, tuttavia non può arrivare ad immagine cosa provi, nè fare troppi passi verso di lui. Il suo compito di oggi è chiaro, cristallino come le acque che si rispecchiano nel suo sguardo: esserci per Daniel. Perché il senso di impotenza non prevalga ed il dolore non arrivi a sopraffarlo. Perché, afferrando il braccio di Vince o anche solo sentendolo accanto, lui possa vedere una piccola oasi in cui immergersi quando tutto si fa pressante. Perché questo è l'amore di cui è capace. Piega le labbra in un mezzo sorriso consapevole, nello stringere quelle dita che l'hanno raggiunto. Non è solo un bisogno che preme in petto, è un desiderio che sovrasta qualsiasi altra cosa: esserci. Troppo spesso negli anni è fuggito dalla realtà, come se questa non avesse alcun potere di raggiungerlo o distruggere i progressi messi insieme a fatica. Ora lo sa, sta imparando perché Vince è consapevole che questo non smetterà mai di farlo, imparare. Imparare a stare accanto a Daniel prima che il tempo riduca ogni carezza in cenere. Oggi non avrà paura di questo, sarà l'oasi a cui guardare, il luogo in cui fermarsi per riprendere fiato, non vorrebbe essere da nessun'altra parte. «Sempre» sussurra dolcemente piegandosi appena. Io ci sarò sempre. In cuor suo sa che se anche non glielo avesse chiesto, si sarebbe presentato. Ai margini del foglio sì, perché i Çevic non sono la sua famiglia, ma Dan lo è, per questo non esiste possibilità che se lo lasci soffiar via dalle dita. Stringe appena la presa, appoggia lentamente la spalla alla sua. Conosce i limiti, sa come verranno valicati uno ad uno, lentamente, quando torneranno a casa ma non di fronte a chi sta soffrendo così tanto. Li osserva, i due fratelli a cui hanno portato via ancora qualcosa, quasi fossero tinozze a cui attingere per continuare a scavare finché non saranno completamente vuoti. E' un dispiacere mesto che si incastra nel cuore, memore di eventi tristemente simili a cui ha assistito. Sa cosa si prova ad un funerale, la conosce bene la sensazione di impotenza nei confronti di un destino ignoto, di quanto non vorrebbe mai essere al loro posto, a dare l'ultimo saluto a Daniel. Tuttavia non si fa trascinare nel baratro dei suoi incubi. Solido, lascia cenni a chi incontra il suo sguardo, pur mantenendosi nella direzione già individuata. Lo sa che non andranno via presto, ed è giusto così, che Dan si prenda il tempo che ritiene giusto e lui lo appoggerà. Annuisce in silenzio, andranno da lei. L'ha vista quella ragazza stretta in una veste cadaverica. Ne ha i tratti negli occhi da quando gliel'ha indicata, da quando il gonfiore dei suoi occhi è scivolato oltre la barriera degli occhiali scuri. Non sa chi sia, non la ricorda tra le amicizie di Edie e, tuttavia, un legame dev'esserci per quei singhiozzi trattenuti. Si approccia con la calma che gli appartiene da sempre, rassicurante perché non sa essere altrimenti ma mai invadente. Ricalca un sorriso gentile, intiepidito dall'aura triste che si respira, che rende l'umidità della pioggia come un incessante principio di soffocamento. Non è pietà quella prova, ma compassione per una "collega di Josh" che da cuore a cuore gli parla di un interessamento che va più a fondo. Trattiene questa sensazione per sé, come fosse un segreto solo di chi ama e soffre a tal punto da non interessarsi più di quanto sia ricambiato o meno.
    «Piacere di conoscerti, Lilian» ricambia in un soffio che ha il solo scopo di allungare un cuscino verso di lei, non per frenarne l'inevitabile caduta ma, almeno, attutirla. Il sorriso si allarga appena con uno sguardo che fugge da Daniel - Oh, IO avrei appena imparato eh? - per tornare verso la ragazza nella sua più totale disponibilità. «Nessun disturbo... e sono molto più bravo con i dolci di quello che ti dirà mai lui» Abbassa il tono, come volesse parlare solo con Lilian pur consapevole di aver Daniel accanto. La ricerca, in parte, quella complicità che sappia convincerla ad accettare, che se Daniel ha scelto di avvicinarsi è perché lei ne ha più bisogno di quanto pensi e, beh, parla per esperienza. E no, Vince non fuma più da moltissimi anni, è stato uno dei vizi che ha saputo combattere prima che diventassero dipendenze, quindi nega dolcemente l'offerta.
    ©
     
    Top
    .
  7.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    6,634
    Reputation
    +6,257
    Location
    Black Lodge

    Status
    NEW_POST
    tumblr_inline_o5t87bzEAQ1sahtnr_250
    Chrysanthemum
    tanatoprattore
    tanatoesteta
    becchino
    black magician . english accent . drag queen
    sheet . 26y.o
    I momenti che consideri migliori, spesso sono quelli che fanno soffrire gli altri. Non è qualcosa per la quale ti impegni particolarmente d'altronde, è solo una reazione innata per ciò che sei, per quello che tua madre e tuo padre si son sforzati di creare pur non sapendo dove metter mano. Loro hanno costruito la loro redenzione sulla morte altrui: Dopo averne seminata per mano di un uomo più grande e carismatico di loro, hanno deciso di ricomporre ogni pezzo dedicando a quei corpi il rispetto che non si erano mai trovati a donargli. Ma gestire un'agenzia di pompe funebri non è sempre facile: Puoi concentrarti sulle decorazioni che tanto ti piacciono, sui colori da abbinare e sui fiori che credi stonino meno col velluto od il pizzo. Puoi scegliere la musica, cantartela a denti stretti mentre gli altri dicono la loro e guardano la bara scivolar giù attraverso il passato, cenere alla cenere, polvere alla polvere, eppure non sarai mai giustificato dal sentirti così sereno.
    Le tue condoglianze le hai comunque fatte: Ti sei curato di Omar Çevic con quanta più parsimonia possibile e lo hai fatto senza negare nulla a Joshua od Edie. Cristallino, così come credi debba essere un'amicizia. Restando dalla tua parte, affinché i suoi figli potessero decidere cosa fosse meglio per lui e lasciassero a te solo la parte artistica, quella che ti ha visto cullare un morto e donargli, così, l'ultimo barlume di bellezza e serenità.
    Perché i suoi cari non hanno bisogno di vedere l'effetto che sa fare la vita quando se ne va via, non quando questa viene brutalmente strappa, eviscerata dal corpo.
    ''Ok.'' Ti sei limitato a rispondere a Lilian dopo averle acceso la sigaretta controvoglia. L'avresti lasciata da sola e non tanto perché queste fossero chissà quali sue volontà, quanto perché non sai digerire la sua presenza quasi forzata a quella cerimonia. Ti ripeti che non sta facendo nulla per evitare che Joshua cada in mille pezzi. Ti ripeti che il tuo amico, in un momento come questo, forse non ha nemmeno bisogno di quell'ombra che sa portarsi dietro da ormai troppo tempo, lasciandosi strappare da te. Per questo poi la strada che hai percorso non ha fatto altro portarti a lui, ad una mano che sa come scivolargli lungo il centro della schiena e ad un ombrello, che unendosi al suo, sa coprirvi ancor di più. Non fai null'altro se non quello: Resti ad osservarlo con la coda dell'occhio nonostante il viso gli sia rivolto lievemente e continui a far scivolar la mano. Lungo la spina dorsale, sino alla vita.
    ''Andiamo a berci qualcosa dopo, che ne dici?'' Perché tu le tristezze sai affogarle solo nell'alcol. Non sai reagire in altro modo.
    ©
     
    Top
    .
  8.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    Badge
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Staff
    Posts
    10,623
    Reputation
    +8,980
    Location
    Arrakis

    Status
    NEW_POST
    double deuce owner
    waitress
    pregnant
    bronx
    29 y.o.
    ex-maledictus
    edie çevik
    Penso a quanto davvero mi piacerebbe, sul serio, allontanarmi da tutto in qualche secondo e trovare uno spazio in cui quel premere posso lasciarlo andare, e non sentirlo solo contorcersi nello stomaco come un tizzone ardente che non si spegne mai, ma neanche sa cauterizzare ferite rimaste aperte. Alla fine, sono sempre stata una di quelle persone che cose come questa, preferisce tenersele strette in spazi che sanno di casa, e di silenzi che permettono di far correre tutto libero, senza sentire quel tipo di costrizione che, invece, mi assilla negli spazi che esistono solo nella mia testa. Penso a quanto vorrei davvero chiudermi da qualche parte senza avere presenze che diventano ingombri fra le dita, e che mi premono per restare dritta sempre e comunque, senza quel senso di libertà che mi permetterebbe solo di lasciare una presa e guardare per un attimo, e uno soltanto, quei pezzi ormai caduti e frantumati, e che invece adesso restano fra le mani. Penso che sia come il concretizzarsi di quel restare in piedi che esiste nelle vene, e mi fa guardare indietro solo di tanto in tanto per contare i minuti di una vita che da qualche parte si è sfasciata e non è più rimasta unita. Però un po’ sorrido, in quei modi che hanno sempre detto, fra me e Morgan, di quelle cose complesse come quanto ci sia il bisogno di rendere tutto più leggero e sollevarlo appena dalle spalle, per non sentirle sempre cos’ aggravate in una pressione che minaccia sempre di schiacciare. Gli premo una mano piano sul petto, in uno di quei modi che non è mai uno spingere, ma più un contatto di quelli che si infilano piano negli spazi per restare lì, pregni solo della loro esistenza. Vorrei dire di sì, e ancor prima di parlare essere già altrove, rintanata in un momento che concede ma solo lì, nei suoi spazi, quando oltre può continuare ad esistere solo quella resistenza atavica che sazia non lo è mai, e si impenna in picchi che si fanno aspri, duri come cime di monti mai esplorati e che non concedono spazi piatti per le dita, ma solo acuminati al punto da rendere dolorosa ogni presa. Però muovo appena lo sguardo e lo faccio nel cercare quel punto che posso solo immaginare quanto stia collassando su sé stesso, fermo ancora lì, di fronte un fosso che viene ricoperto e non lascia più nessuna traccia se non quella di terra rimestata che si infanga con sé stessa. Sposto gli occhi, lo faccio per seguire un’altra figura nel sentire il peso di un pensiero che diventa acido nei rintocchi della mia testa, perché in qualche modo c’è qualcosa che anche se non è rabbia, ne ha i toni nascosti da qualche parte. Solo che non c’è qualcuno a cui possa rivolgersi davvero, e allora cerca solo anfratti da cui scivolare per riversarsi su qualsiasi cosa possa trovare a tiro. Guardo Lilian, e penso che se deve essere qui, deve esserci per lui, altrimenti, sarebbe stato meglio non ci fosse stata affatto. Lascio andare un respiro, stringendo per un attimo le labbra in occhi che per un secondo si stringono appena, prima di portare di nuovo lo sguardo su Morgan alzando appena le spalle, e lasciando ancora l’importa di un sorriso fermo negli angoli delle labbra. Penso ancora a tutto quello che ho pensato in questi giorni, e a come sappia da qualche parte, a fondo, di quanto abbia davvero bisogno di questo. E di quello spazio che esiste lontano, ma ha qualcosa di reale fra le ossa. «Cinque minuti» lo so che non c’è bisogno che lo spieghi, e che lo sappia anche senza nessuna parola che si aggiunga a spiegare quello che diventa ovvio, e che conosce un tutti i miei spazi. Ho detto troppe volte quanto adesso, spetti a me occuparmi di certe cose, e penso che ora sia solo ancora più evidente nella mia testa quando anche papà è svanito dai nostri occhi e dalle nostre mani, e tutto quello che resta di noi, e della nostra famiglia, è davvero solo e soltanto quella presa ostinata che si muove fra di noi. E lo so che queste sono cose che Morgan capisce, perché anche se diverse, le ha scritte sulla sua stessa pelle. È un gesto distratto quello della mano che risale un po’, fino ad arrivare al collo in una carezza lenta che mi sembra più qualcosa che sa di bisogno per me, come se dovessi tenere per un attimo una certezza sotto le dita, prima di lasciarla cadere e allontanarmi di qualche passo che dondola nel nulla. «Tieni l’ombrello» lo dico prima di allontanarmi e muovere qualche passo che si fa più veloce nella distanza, prima di raggiungere Chrys e Josh infilandomi sotto l’ombrello, allungando una mano per premerla sul braccio di mio fratello, e rivolgendo a Chrys un sorriso lento. «Hey, vogliamo andare, sì?» lo dico con morbidezza, spostando il volto così da poterlo guardare e stringere appena la presa contro di lui, facendola diventare un dondolare lento che vuole riscuoterlo appena, e trascinare il suo sguardo da qualsiasi altra parte. Una qualsiasi va benissimo.
    ©
     
    Top
    .
  9.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    𝔅𝔩𝔬𝔬𝔡 𝔄𝔫𝔱𝔥𝔢𝔪
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    5,894
    Reputation
    +5,078

    Status
    NEW_POST
    JOSHUA ÇEVIK
    5mtQebG
    5mtQebG
    funeral – brother – son – lead singer – black magician – faust
    bronx
    27.
    Cazzo credo di aver visto quel film miliardi di volte. La prima volta che sono salito su un palco l'ho fatto come lui, e credo anche a me spetti prima o poi un proiettile vero dritto al cuore. Il Corvo. Dicevano che non può piovere per sempre, ma erano stronzate di quando ancora volevo fare il supereroe per salvare Edie, perché mio padre non era in grado. Ora so che se la pioggia potrà prendersi ogni fottuto momento della mia vita, lo farà e dovrò anche ringraziare che non sia uno stramaledetto uragano del cazzo. Sì oggi non ho voglia di ricordare anche le parole di Slater, di come possa essere obbligatorio cancellare tracce di debolezza e prendere tutta questa rabbia incanalandola dove serve. Dopo, forse, nella dimensione ombra, adesso sono stanco e basta. Stanco di Lilian che si trascina come un lenzuolo usato, del modo in cui ho finito per renderla io un ameba insofferente, indifferente, lontano. Non che sognassi di averla al mio fianco, beh di certo non adesso, ma forse prima si. Prima del mese all'Inferno, prima che la mia esistenza diventasse di nuovo una merda insostenibili e prima che arrivassi a voler solo prendere, senza dare mai un cazzo. Sono stanco del vociare che mi circonda, che vorrei poter silenziare tutto e tutti per rimanere solo con mio padre. Solo, che in fondo è il mio destino, quello che mi sono scelto. Sapevo, Cristo se lo sapevo, che saremmo arrivati qui prima o poi, in questo fottuto punto che affonda di poco nel fango. Con i tuoni sopra la testa e di nuovo un membro della mia famiglia sotto troppi strati di terra per respirare. E' colpa mia, ed anche se Osmar ora non può più rispondermi, non ne ho bisogno. Non li sento nemmeno, spero solo che la pioggia giustifichi questo cazzo di rivolo umido che mi scende da un solo lato, e che nessuno voglia chiedermi un cazzo oggi. Solo perché so che è Chrys, lo lascio fare. Altrimenti anche questo contatto non vorrei riceverlo, come se fossi ricoperto interamente della carica elettrostatica di Carmen. Come se ne fossi rivestito e non vedessi l'ora di tirar fuori gli aculei dell'istrice. So solo che mi basterebbe volerlo con più intensità per ferire anche le ultime persone che mi sono rimaste. Non so guardare nessuno dei due, solo un lento annuire perché in fondo, bere è forse la soluzione migliore e perché adesso sinceramente non vedo granché altro da fare che non sia stare qui fermo. Ho pensato per un attimo che Edie fosse già andata via, è da stronzi, lo so, ma forse sarebbe meglio così, che stesse più lontana da me, che non si impregnasse dell'odore che porto e che richiama il male più puro. Lo hanno ucciso perché io ho fatto lo stesso ed è la sola fottuta cosa a cui riesco a pensare. Anche quando mi riserva una carezza e quel tentativo di trascinarmi fuori dalle impronte che sto lasciando sul terreno. «Ho-...» No, io non ho più quasi un cazzo ormai. Ma va bene, in fondo, deve andarmi bene lo stesso. «... bisogno di restare ancora un po'.» E mi dispiace per questo, perché non ho fatto niente per impedirlo eppure adesso non so lasciarlo andare con la stessa facilità con cui dovrei. Cazzo ancora non riesco a guardare nessuno dei due, solo davanti a me. Solo la pioggia che lascia tracce sulla pietra. Le mani le stringo lungo il cappotto in respiri che non vorrei si spezzassero ancora, non adesso che un conforto non so nemmeno che cosa sia e come si faccia a darlo agli altri. Scuoto la testa, lentamente.
    ©
     
    Top
    .
  10.     +4   -1   -1
     
    .

    Senior Member
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Zombies
    Posts
    33,368
    Reputation
    +10,975
    Location
    Chevy Impala '67

    Status
    NEW_POST
    Daniel, Vince e Lilian



    morgancrain
    morgancrain



    33 years old, parabatai, changed, dimensional refugee, damned, maine acccent

    hunter, changed!!! dimensional refugee

    Lo so, non c’è bisogno che lo specifichi. Non è neanche perché affibbio a tutti i “fratelli maggiori” le stesse responsabilità che sento io, è più che altro che la conosco e so cosa le sta passando per la testa in questo momento.
    Quel “cinque minuti” basta e avanza.
    Annuisco, le sorrido ancora una volta solo un po’. Quasi di sfuggita anche se non lo definirei così visto che c’è la stessa attenzione di ogni volta che la guardo e diventa tutto ciò che è prioritario, quando è possibile che sia così. Quando siamo all’interno di quelle manciate di minuti in cui diventa possibile una concessione come quelle che mi sono fatto spesso ultimamente, adesso che è tutto così nettamente diviso da essere più semplice. Per quanto lo possa essere.
    In un punto imprecisato della mia testa ringrazio per l’ombrello, mentre contemporaneamente penso che non ho voglia di tenerlo se ci sono solo io sotto. Ho questa cosa, questo istinto primario che sempre mi porta a ritirarmi dalla pioggia, anche se sono il primo a non aver portato un riparo. Diciamo che non mi piace, quando piove, e semplifichiamola così, però forse mi piace ancora di meno avere l’impedimento di qualcosa di obbligatorio tra le mani.
    Ecco sì, preferisco il sole, preferisco quando non piove, piuttosto che una vera avversione contro la pioggia in sé. È un’eredità che gorgoglia nelle vene e che mi costringe a tenere i muscoli tesi quando si respira quell’aria, l’odore della pioggia. Fastidioso, mi mette in allerta anche se so che non ce n’è più bisogno.
    Guardo Edie avvicinarsi a suo fratello e poi distolgo lo sguardo.
    Per un momento guardo anche Chrys e con un moto di rabbia sottile mi chiedo che cosa stia pensando di Den. Mio fratello è sparito dai radar e mi pare proprio che nessuno dei suoi “fantastici amici” si sia davvero fatto sentire sul serio, o si sia preoccupato davvero di capire che cosa gli sia successo. Ma forse sono io, che li ho sempre guardati dall’alto in basso da questo punto di vista, perché non capiscono e non capiranno mai troppe cose di Denny per essergli davvero utili. Amici dell’università, tutte stronzate.
    Sposto gli occhi intorno, verso il gruppetto che si è formato vicino a Lilian.
    Io la conosco, lei no.
    Vorrei non dire che l’ho osservata pure troppo per un po’ di tempo, perché suona davvero strano, però è così. Ah, quando il lavoro ti fa sembrare uno stalker.
    Non dovrei analizzare le persone come se stessi lavorando anche adesso, però mi viene naturale. Sarà che ho un’indagine in corso e il mio cervello è automaticamente impostato sul notare cose strane, diverse dall’ordinario, particolari. Lei e Joshua devono aver litigato. Certo, questo lo capirebbe anche uno che non è addestrato, però insomma, palesemente qualcosa dev’essere successo visto che ovviamente non sono a loro agio uno con l’altra. Vince e Daniel invece, loro sono anche troppo a loro agio uno con l’altro. Non voglio allargarmi in questo discorso nella mia testa, perché lo so che non va bene.
    Diciamo che sto facendo uno scanning della zona, termine tecnico.
    In orizzontale, con solo il movimento degli oggi mentre il corpo resta immobile tirato nella posizione rigida che sempre tento di rendere un po’ meno marziale. Sinistra verso destra, destra verso sinistra, sinistra verso destra. Primo piano. Poi nella riga successiva, media distanza, e campo lungo.
    Sì diciamolo pure, sto praticamente lavorando anche adesso. Qualcosa mi dice che non dovrei ma tanto, penso che nessuno se ne accorgerà.
    Non c’è niente di anomalo, comunque. Non che mi aspettassi diversamente ma è abitudine.
    Alla fine dopo qualche secondo mi muovo verso quello stesso gruppetto di gente, Daniel, Vince e Lilian.
    Ci provo a non raccogliere parte del discorso che stanno facendo mentre mi avvicino, perché onestamente non voglio nessuno stralcio della loro quotidianità addosso. Nel frattempo prendo anche un’American Spirit dal pacchetto trascinandola tra le labbra, l’accendo con lo zippo e sbuffo il fumo al passo prima di fermarmi vicino a loro.
    Nel giro di cinque millisecondi ho scartato tutte le battute un po’ troppo di black humor che mi sono saltate in testa, quindi opto per un generico cenno della testa a Daniel e a Vince, soffermandomi rapidamente su Lilian con un mezzo sorriso sghembo, è solo un accenno, giusto per cortesia «Morgan» mi presento velocemente. Visto che l’ho detto, io so chi è lei, lei non credo che sappia chi sono io.
    Se Joshua le avesse parlato di me sarebbe davvero un po’ inquietante.
    Lì inizierei a riconsiderare la lista dei miei stalker, ma chissà, dopotutto l’allievo potrebbe superare il maestro.
    Forse sono esageratamente stronzo nella mia testa, ma tanto nessuno sente quello che sto pensando e poi, sono arrabbiato. Sono davvero parecchio incazzato. Con nessuno in particolare s’intende, però quando sono così girato di palle tutto comincia a prendere una strana rabbiosa piega nel mio cervello.
    Sposto gli occhi su Daniel.
    Ne posso approfittare per anticipargli quello che succederà nei prossimi giorni, visto che Edie è occupata adesso e chissà per quanto ancora lo sarà. Ma insomma, al massimo la aspetto in macchina, oppure torno a lavorare e la raggiungo a casa più tardi.
    Mi alzo gli occhiali sulla testa, non che stessi davvero nascondendo l’occhio nero dietro le lenti. Più la mia espressione. Ma parlare con qualcuno senza guardarlo negli occhi e renderglielo possibile di rimando, in questo senso, con una persona come Daniel… beh, mi hanno insegnato diversamente. «Posso parlarti cinque minuti, Daniel? In disparte» lo dico con ancora la sigaretta bloccata tra le labbra ad impastare le parole, cercando un tono che sia calmo ma anche serio, che non lasci intendere la velocità con cui stanno furiosamente roteando le mie palle.



    But he's caught in the crossfire, But he's...

     
    Top
    .
  11.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    6,634
    Reputation
    +6,257
    Location
    Black Lodge

    Status
    NEW_POST
    tumblr_inline_o5t87bzEAQ1sahtnr_250
    Chrysanthemum
    tanatoprattore
    tanatoesteta
    becchino
    black magician . english accent . drag queen
    sheet . 26y.o
    Il tuo lavoro lo hai già fatto, tanto che continuare a sorridere dolcemente ad Edie, affinché comprenda che può contare su di te così come può farlo suo fratello, non ti sembra nemmeno così faticoso. Ti lascia andare come se non avessi ossa ed il corpo fosse stanco ma non troppo da scivolarti via dalle articolazioni. Resti leggero, sospeso, con quelle dita a stringere appena il fianco di Josh giusto il tempo per far capire al tuo amico che ci sei e continuerai ad esserci anche quando toglierai la mano anche solo per lasciarli uno o due centimetri di spazio. Non hai intenzione di soffocarlo, né fisicamente, né nel medesimo modo in cui sa riuscirci Lilian restandosene a distanza nella speranza di cacciar via quell'energia oscura che Josh riesce ad emanare anche solo respirando. Lo sta facendo anche ora, nel modo più genuino e naturale possibile. Lo fa piangendo lacrime che non scendono, che non ce la fanno mai e che nel rimanergli negli occhi poi finiscono per arrossarglieli e basta. ''Edie...'' Lasceresti un bacio tra i capelli anche a lei se non fosse strano avere così tanto a cuore delle persone al punto da aver un bisogno quasi atavico di sentirtele addosso, strette come poi nessuno di loro, né Heather, né Caiden, né Josh, riescono a stare. Che per quanto finisci per spingerti oltre poi comprendi come esista perennemente una barriera tra te e gli altri. Come se loro fossero i vivi e tu morto, come Osmar adesso, come tutti quegli uomini e donne che senti e stringi a te. Ti distacchi da Josh proprio ora che c'è lei, un po' come se non volessi farti vedere e al col tempo mantenere i segreti che sanno avvelenarsi nella tua testa. Perché non stai pensando a nulla di buono ora: Nulla che possa in qualche modo scagionarti dal tuo essere un piccolo mostro dal sorriso smagliante. Una sorta di antieroe goffo, triste e distratto, troppo distratto per comprendere davvero i sentimenti che li animano ora. Senti solo Josh, probabilmente, ma il suo è un mare nero, come petrolio, in cui sai già galleggiare. Sai vivere attraverso ogni tempesta, così dicono. Sopravvivere, forse, piuttosto che vivere nel senso stretto del termine. Guardi Josh come per dire: ''Andate, che se tanto hai voglia mi ritrovi a casa.'' Perché è lì che tornerai anche tu non appena sarà tutto finito. A casa tua, dove si nasconde il lavoro di una vita e quelle persone che, care, non lo sono mai state, non davvero. Approfitteresti dell'arrivo di Edie per prendere la palla al balzo ed avvicinarti al suo uomo, eppure ci sono troppe persone ad interagire tra di loro da sentire di non aver mai un vero e proprio momento per scivolare nell'intimità. Sembrano intimi momenti come questi, eppure non lo sono mai davvero, non quando tutti, pur guardando a terra, poi finiscono per aggrapparsi a qualcun altro tra la folla. Così resti lì al fianco di Josh. La mano che lo stringeva fino a poco prima la infili in tasca. Tiri fuori una sigaretta che, alla fine, sa solo di routine.
    ©
     
    Top
    .
  12.     +4   -1   -1
     
    .

    Senior Member
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Zombies
    Posts
    33,368
    Reputation
    +10,975
    Location
    Chevy Impala '67

    Status
    NEW_POST
    Edie, Josh, Chrys

    But I keep on finding you and me. Were the shiny nights and the infant calling.



    Sembra che ultimamente l’intero universo stia seguendo la strada più assurda, quella più intricata, e non credo che sia una realtà viva solo nei miei occhi. Quelli di incubi di cui ricordo le immagini e lentamente paiono diventare sempre più veri, sempre più simili a memorie che a sogni senza alcun collegamento. Credo che non sia soltanto questo. Lo sento nell’aria, il soffio di un dopo che non conosco ma che sta contagiando tutti come un veleno che si spande nell’atmosfera, invisibile, impalpabile, inodore. Forse è il fantasma delle mie preoccupazioni. Forse è uno dei soliti sentori viscerali a cui non riesco e non posso dare nome, per cui devo semplicemente aspettare senza porre alcuna fretta in un ciclo che deve cogliere con i suoi tempi ogni suo gradino. So soltanto che quello che succede, che sia a me, che sia a Chester, che sia a Edie e alla sua famiglia, succede e basta. Al di là di qualsiasi elucubrazione, c’è un’importante differenza tra quello che si solidifica tra le ossa del petto e quello che invece resta a fluttuare tra i pensieri. Ogni tragedia ha una controparte che è semplicemente semplice. Ho imparato quanto è essenziale la crudezza di una sensazione avendo a che fare con tante persone che vivono di sentimenti più terreni, e sono cresciuta in una comunità, quella dei Cacciatori, che non lascia indietro nessuno. So che può sembrare poco realistico, perché loro costruiscono pire su cui cremare chi non ce l’ha fatta ed effettivamente questo è un “lasciar andare” molto pratico, ed è di questo che si tratta, ma è anche un onorare orgogliosamente le loro gesta. Può sembrare una stronzata anche per tutta la diffidenza, tutto il guardare con occhi sospettosi chi in questo mondo è ancora considerato un’estraneo, ma credo anche di poter dire che la maggior parte di noi non si tirerebbe indietro nell’aiutare qualcuno che ormai fa parte di questo microcosmo. Edie, ormai, ne fa parte, e sono qui anche per questo, al di là del fatto che la reputo una mia amica. Probabilmente c’è stato qualche Cacciatore tra i volti tenuti più in disparte di questo funerale, almeno di quelli che frequentano il Double Deuce, di quelli che hanno ascoltato la storia dei Les Gardes fino in fondo e hanno capito chi era il vero colpevole; questo però, posso solo ipotizzarlo. Anche io sono rimasta lontana, quasi nascosta nelle ultime file, ad aspettare che la cerimonia finisse, in una forma di rispetto silenzioso. Conosco delle cose su Edie Çevik che molti non sanno, voci che mi sono arrivate e di cui non dovrei essere a conoscenza probabilmente, ma non sono mai riuscita a pensare qualcosa di diverso sul suo conto. Dopotutto, non ci sono riuscita mai neanche su Chester. E così adesso arrivo a chiedermi se la morte di suo padre, così orribile com’è stata, non sia frutto di qualche legame che si è annodato più crudelmente. Ci sono troppi punti intorno a lei che diventano angoli morti in cui colpire, troppe storie di pericolosità, soprattutto i Crain. Lo posso dire con l’empirismo che ha subito la mia pelle. Ma queste, sono tutte cose che non dovrei sapere e quindi, non mi sento la libertà di dire a riguardo neanche mezza parola. Aspetto qualche minuto dopo la fine, un paio, e poi mi faccio guidare da Mera verso di lei, verso un’aura che guardo e so riconoscere anche se quella di suo fratello e di qualcun altro, vicino a lei, la assorbe voracemente. Sono abituata a vedere aure di maghi neri, con Gilles che quando è con me non la tiene mai soppressa. Ma quella di Joshua Çevik mi restituisce la tossicità funerea di qualcosa che deruba vita dagli altri. Mi fermo a qualche passo di distanza con un sorriso così leggero sulle labbra che si crepa da sè nell’espressione contrita più reale, più vera «Ehi». Cerco di rivolgermi a lei, alla luce che emana lei, per potermici avvicinare lasciando la presa sul sostegno del cane così da arrivare a poggiare le mani sulle sue spalle e abbracciarla. «Mi dispiace molto per la tua perdita, Edie» lo dico ancora stretta in un abbraccio che resta comunque leggero «Anche da parte di Chaz, sarebbe voluto essere qui anche lui». Lo sciolgo in fretta però, più che altro perché lei mi ha sempre dato l’impressione di essere una di quelle persone che nascondono momenti di emotività personale, non del tutto, ma abbastanza da farmi considerare di non dilatare troppo il tempo di un abbraccio di fronte a troppe persone. Faccio qualche passo indietro e trattenendo lo sguardo nell’aria adesso mi rivolgo anche a Joshua «Condoglianze», sistemo meglio la spallina della borsa sulla spalla e torno a cercare la luminosità di Edie con un sorriso che si apre un po’ più gentile «Ti farò portare una vagonata di cibo, tieniti pronta. Per qualsiasi cosa chiamami, okay?».



    oracle
    blind
    32y.o.
    nova
    bishop

    RUNIC MAGIC PROFESSOR&WOMAN OF LETTERS

    theologian wiccan witch ny state accent
     
    Top
    .
  13.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    Badge
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Staff
    Posts
    10,623
    Reputation
    +8,980
    Location
    Arrakis

    Status
    NEW_POST
    Josh, Chrys, Nova
    <3

    double deuce owner
    waitress
    pregnant
    bronx
    29 y.o.
    ex-maledictus
    edie çevik
    Onestamente, non ho idea di cosa dovrei fare. La verità è che quando si è trattato di mamma, era verso papà che mi giravo, e a lui che ho guardato per sapere come muovermi in quello spazio. Quando si è trattato di mamma, lui era lì, pronto a seguire i nostri passi, e accogliermi ovunque avessi bisogno di andare. Era come se in un certo senso, andasse avanti in esplorazione per me, e poi tornasse a dirmi com’era un posto o l’altro, e prendendomi per mano mi ci accompagnava. Quindi non so davvero cos’è che dovrei fare adesso che è lui quello che è andato via, e so solo sentire quanto ci sia impotenza che regna fra le vene fino ad essiccarle di sangue, per lasciare spazio solo a sé stessa. Penso a cosa vorrei io se fossi ferma lì, in quello stesso punto in cui è lui, a fissare e fissare ancora. Penso davvero a cosa vorrei, e cosa potrebbe volere davvero lui oltre la mia esigenza di non saperlo qui, fermo su una tomba che tanto, resterà in silenzio. E forse non è neanche questo, e forse sono io che vorrei che da lì sotto, arrivasse una risposta qualsiasi, una qualunque a tutte le cose a cui sono abituata ad avere risposte che sanno di lui, e che ora sono invece solo cose che si accumulano una dopo l’altra. Sono solo tutte quelle abitudini, che adesso hanno la consistenza di un passato inafferrabile. Anche loro, come tutto il resto. Lascio andare un respiro, abbassando appena lo sguardo per qualche istante, prima di riportarlo contro il suo profilo e restare lì per qualche istante. Non so se ne sono davvero capace, ma questo è il pensiero che ho sempre, sempre, per tutto, come un dubitare perpetuo di cui in fondo non sono mai riuscita a liberarmi del tutto, e che in momenti come questo non fa che tornare a galla. Vorrei davvero avere in mano quel qualcosa da offrirgli, che possa permettergli di muovere passi che vanno lontano da qui e non cercano invece di trascinarlo in quella stessa fossa. Io è così che mi sento, e lo so che forse è sbagliato assumere che anche per lui sia così. Che anche lui voglia solo stendersi lì, e aspettare che tutta quella terra lo copra. Che voglia solo ritrovare la dolcezza di una stretta, una carezza, e una voce soffice contro il mondo. Stringo le labbra, però, perché in fondo non lo so, e so soltanto che se ha bisogno di questo, è una cosa da cui non posso trascinarlo via. Non davvero. Stringo uno po’ la presa, spostando gli occhi verso Chrys come se con questo sguardo, gli chiedessi solo di fare quello che ha già fatto mille volte, e che è semplicemente esserci lì dove io credo di non essere capace di farlo. Perché la verità alla fine è questa, e per quanto vorrei resistere qui, impalata nella terra con radici che vanno a fondo, so anche quanto vorrei essere così lontana da questo posto, adesso, da non sentire la presenza distrutta di una sagoma che è stata importante, ed enorme, nella mia vita. È che non voglio che sia solo, ma so anche quanto mi fa sentire soffocare essere qui, adesso, al punto da sentire quasi la gola bruciare in quel modo che resta basso, perché sono sempre io, e sono sempre troppo fuori adesso per far risalire davvero qualcosa. Qualsiasi cosa. «Va bene» lo mormoro appena, facendo risalire la mano dal braccio fino alla spalla, premendola lì per qualche istante, come se davvero volessi spogliarmi della forza residua che mi resta, per darla a lui. E Dio, lo farei. Anche se volesse dire lasciarmi solo stracci troppo bagnati, e sabbie troppo sottili per essere qualsiasi cosa. Anche se volesse dire non lasciarmi niente e basta, lo farei, ad occhi chiusi e senza doverci pensare. Ma è una cosa che mi resta impossibile, e si incastra da qualche parte nello sterno, insieme a tutto quello che è lì e aspetta il suo momento per uscire. Lascio la mano ancora lì, con uno sguardo che ora, torna a premersi contro di lui per qualche istante. Non lo so, l’ho detto, cos’è che dovrei fare. E forse adesso non sono neanche così capace di cercare forze che non esistono, per crearle più resistenti di quanto mi sia possibile. «Però non esagerare, okay?» diventa un mormorio più basso, quasi un bisbiglio, una preghiera che va oltre il suo starsene qui, e che parla di quegli incastri nella sua testa che conosco, e che sento di poter guardare con il timore che ho sempre quando si tratta di lui, e di qualcosa che può tirarlo in basso. C’è un respiro che scivola basso, e lo fa un secondo prima che riesca ad intravedere Nova avvicinarsi. Mi giro piano, un po’ perché davvero no, non mi aspettavo che qualcuno sarebbe venuto. Non è una cosa a cui ho pensato, quando in fondo tutto questo funerale, l’ho fatto solo perché è una di quelle cose che va fatta. Avrei volentieri evitato, e me ne sarei stata invece lontana, senza sentirmi addosso occhi che mi compatiscono, e provano quel tipo di pena che ho sempre sentito come un fastidio sulla pelle. Non mi piace, no, quando qualcuno pensa che ci sia un motivo per me di piangere qualcosa, e quasi mi costringa a farlo. Ma questo è diverso, e lo so. Lo so nella stretta che mi lascia contro, che è abbastanza breve da non farmi sentire ancora troppo stretta da qualcosa, ma abbastanza lunga da dirmi invece qualcosa. «Grazie» lo mormoro forse con un po’ più di sincerità di quanto lo abbia fatto nel ripeterlo così tanto, da essere diventata solo una risposta automatica, come preregistrata e mandata in loop. «Il cibo è sempre una cosa che mi piace molto, sopratutto adesso» lo dico con quel mezzo sorriso, che anche nel tremare, si alza fra le labbra e se ne sta lì. «È Nova, un’amica» lo dico con un tono che diventa solo una spiegazione che scivola piano, ma anche in quel modo che diventa solo una leggerezza, anche se so che no, non funziona così per lui. Mi faccio per un secondo più vicina a Josh, stringendogli di nuovo il braccio nell’arco di un secondo. «Sono qui, okay? Qualsiasi cosa» glielo mormoro piano, in un modo che nell’allontanarmi appena, mi lascia uno sguardo che si preme a fondo nello sguardo, come un punto fisso che non si smuove, ma si dichiara ancora ed ancora. Lo faccio prima di annuire, e di lasciare uno sguardo ancora a Chrys, in quel modo che in un certo senso, per me diventa una comunicazione. Perché adesso, mi importa davvero solo di Josh, e in un certo senso, lo sto lasciando a lui. Lo faccio prima di muovermi, e girarmi per essere di fianco a Nova, premendole una mano contro il braccio in un gesto che esorta a muoversi, voltando la testa per guardare lontano quella fossa, quella tomba. Lontano da tutto. Muovo qualche passo prima di lasciare un altro respiro. «Ti va di accompagnarmi ad appartarmi per una sigaretta?»
    ©
     
    Top
    .
  14.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    Gli abissi ai profondi.
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    2,692
    Reputation
    +2,482

    Status
    NEW_POST
    a9c92e154181230cb6d9b1763a2bc417
    Daniel Callaway
    Staten Island
    “The caged bird sings with a fearful trill”
    Alzò gli occhi su Vince. Quel lampo d’intimità lo travolse come una mareggiata. Avevano un’intesa, di quelle che si costruiscono solo con il tempo. Vivevano insieme da mesi orami e adesso se ne rendeva conto. I dolci. Era bravo con i dolci. Scosse la testa di nascosto perché solo Lilian lo vedesse e poi sorrise. Era bravo davvero, come in tante altre cose, ma non era disposto a rinunciare a quel piccolo gioco.
    Poi Lilian tirò fuori le sigarette, gliene offrì una. Lo sguardo scivolò sul pacchetto. Era un’eternità che non fumava. Fumava una sigaretta con Caspar a volte. Una sola che si passavano tra le dita una nuvola di fumo alla volta. Si sedevano accanto alla finestra e si guardavano. Senza niente da dire, poche parole, solo a guardarsi perché erano i lunghi periodi che passavano separati a spingere Caspar a fumare. Quell’ultima sigaretta la conservava per loro.
    Trattenne un sospiro, d’un tratto si sentì stanco.
    Annuì.
    “Sì, una sigaretta mi va”, aveva in mente di fumarla per sentire di nuovo quel sapore pungente. Lasciar perdere la malinconia, fumarla da solo per andare avanti. Finiva un’era intera. Un’esistenza buttata via per una ragione che ancora non riusciva ad accettare.
    Lanciò un’occhiata a Vince per farsi perdonare quella piccola trasgressione.
    Se l’accese con l’accendino che gli porse Lilian e poi glielo restituì.
    Non fece in tempo ad espirare la prima boccata che sentì Morgan avvicinarsi. Si voltò a guardarlo riportando la sigaretta alle labbra. Era un universo di furia in rotta di collisione con entità gigantesche e invisibili. Avanzava come un soldato e si fermò accanto a loro e per un attimo fu come trovarsi sul confine di una tempesta. Lo guardò trattenere le nubi dietro una presentazione brusca e una richiesta che era più un ordine e una preghiera allo stesso tempo. C’era una confusione immortale nel suo sguardo.
    Rispose “certo”, poi guardò Vince e subito dopo Lilian. Chiese loro di scusarlo per qualche minuto, aspettarlo lì. Lasciò a Vince il compito di fare compagnia a Lilian finché non fosse tornato.
    Seguì Morgan fino ad un punto più in disparte. Tornò ad inspirare dalla sigaretta e con quella ciò che stava perdendo, troppo lontano per riacciuffarlo.
    “Spero che l’altro sia messo peggio” accennò alla sua faccia e al livido che nascondeva dietro gli occhiali. Probabilmente Morgan stava sfidando la sorte ora che non gli rimaneva più abbastanza vita per cui tenersi fuori dai guai.
    “Posso aiutarti a sembrare di nuovo più umano se vuoi” si indicò l’occhio con le dita con cui teneva la sigaretta prima di prendere un’altra boccata. L’avrebbe potuto curare, ma in fondo era convinto che l’avrebbe già fatto da solo se avesse voluto davvero. La verità era che presentarsi in quel modo al funerale del padre di Edie non la considerava una gran mossa. Le dava già abbastanza problemi di cui preoccuparsi. Eppure in fondo lo capiva, il desiderio di avere sulla pelle i segni di quanto ci si portava dentro. In quel caso un occhio nero per lui non era affatto abbastanza.
    ©
     
    Top
    .
  15.     +4   -1   -1
     
    .
    Avatar

    ᗷOYᔕ ᗪO ᑕ(ᕼ)ᖇY(ᔕ)
    FEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STARFEMALE_STAR

    Group
    Citizens
    Posts
    6,634
    Reputation
    +6,257
    Location
    Black Lodge

    Status
    NEW_POST
    Morgan, Daniel & Vince

    5mtQebG
    the funeral
    LILIAN STRICKLER – BASSIST– JOURNALIST – SPY – CONFUSED
    bronx
    26.
    ''Lilian...'' Rispondi imitando il medesimo cenno del capo di Morgan. Senti ciò che ti dicono, eppure non riesci a rispondere loro subito. Sembra come se non fossi affatto pronta di far parte di...questo. Un qualcosa.
    Non sei nemmeno convinta di meritare questo tipo di attenzioni: Non tu che non hai perso nulla. Non tu che l'unica cosa che sai fare è nasconderti sotto le lenzuola da dieci giorni. Non hai nemmeno richiamato tuo padre: Ti sei fatta bastare la chiamata del 28 aprile, quella del tuo compleanno, decidendo poi di liquidarlo con veloci messaggi monosillabici. ''Sono in riunione'', gli hai scritto l'ultima volta. ''Ti chiamo io non appena mi libero'', ma non l'hai più fatto. Ora tieni il cellulare col silenzioso nascosto in fondo alla borsa che tieni stretta al petto. Di tanto in tanto stringi forte la tracolla come per tenerti in piedi, ben aggrappata a qualcosa. Poi passi il peso sui polsi e le dita: Sulla sigaretta che ora tiri, ma solo per dei brevissimi istanti prima di lasciarla nuovamente al vento.
    ''Siete una bella coppia.'' Lo dici perché sai che è l'unica cosa che puoi dire ora senza dover toccare il discorso del funerale od il motivo reale per cui te li ritrovi lì vicini a te. Lo dici ora perché non sai cos'altro scambiare con Vince se non dei sorrisi leggeri che, in qualunque modo vengano tirati su, finiscono per assomigliare comunque ad una smorfia di dolore e disappunto. Lo dici perché l'uomo che si è fatto avanti, presentandosi e presentandolo ora è stato fatto allontanare da Morgan. Lo dici perché, beh, a pensarci bene, soffermarti su due persone che si vogliono bene, ora, ti sembra il pensiero migliore che tu possa formulare. Anche se ti rattrista e lo fa nel modo più sciocco e spudorato che ci sia: Spingendoti a notare come tu, ora, non sappia avvicinare Josh nel medesimo modo in cui Daniel lo ha fatto con Vince. Quel tipo di vicinanza ti ripeti di non poterla accorciare a tua volta, né ti senti sicura di voler tornare ad intrecciare le tue dita a quelle di Josh. Tiri di nuovo su col naso e finisci poi per spegnere la sigaretta nel posacenere d'alluminio portatile. ''Allora voglio sapere qual'e il tuo, di dolce preferito...'' E lo dici lasciando scivolare lo sguardo verso Chrys, oltre la folla, oltre a quella mano che finisce per scivolare sul fianco di Josh per poi ritirarsi. Non ti interessa parlare di dolci: Immagino sia una di quelle cose che finisci per fare contro voglia o con la convinzione di non aver altri argomenti leggeri ai quali stringerti sino a spaccare le unghie. Potete parlare di crostate ai frutti di bosco acquistate al discount: Sarebbe comunque meglio che toccare il discorso su come Osmar sia morto. Ad Osmar hanno tagliato la gola, lo ha urlato Josh più volte, distruggendo il mobilio di quella casa in cui ti sei trasferita da pochissimo tempo. Lo ha urlato parlando con sé stesso o molto più semplicemente, è un concetto che ormai ti si è impiantato in testa senza alcun motivo apparente. Lo senti urlare solo tu e nessun altro. Che non hai alcun motivo di sentirti incolpa per ciò che è successo. Non hai motivo di aver timore nell'incrociare lo sguardo di Edie. Non hai motivo di sentirti così vuota. Disperatamente, inesorabilmente: Come se qualcuno ti avesse strappato via i polmoni dal petto per poi infilarvici all'interno un piede con tutta la scarpa. E preme, ancora ed ancora. E più lo fa, più ti senti bruciare.
    ''Non dovremmo parlare di dolci in un momento come questo, vero?'' Lo chiedi a Vince come se dovesse esser proprio lui quello a trovare la verità assoluta dietro la tua confusione. Anche se non ti conosce, anche se non merita di portar sulle spalle questa croce. Glielo chiedi perché nemmeno tu sai più cosa sia giusto e cosa sbagliato. Non sai niente e questo non sentire altro se non una tristezza insormontabile, sai bene come finirà per ucciderti.
    ©


    Edited by ( : - 27/5/2021, 09:19
     
    Top
    .
32 replies since 24/5/2021, 16:30   731 views
  Share  
.
Top