Votes taken by The_Passenger_

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    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Erano sempre così dannatamente affamati tra di loro. Le vide quelle labbra morse, quel sorriso malizioso che le decorava il volto altrettanto dolce.
    Erano fatti così alla fine, fatti per essere l'uno per l'altra. Fatti per consumarsi nella passione e in quel groviglio denso di mani e carne che cozzava contro carne.
    Le mani sapienti trovarono la cerniera. La abbassò lentamente per togliere il vestito mentre Dorothea era a cavalcioni su di lui. Lei lo stava implorando di prenderla, e lui non aspettava altro.
    Perché in quella passione bollente erano sempre gli stessi. Erano Ade e Persefone, che si gustavano quel frutto proibito e così dolce.
    Perché lui dopo averle tolto quel vestito iniziò a riempirla di baci, come si meritava e gustarsela, come lei voleva.
    "Vuoi essere fottuta piccola?" perché era quello che aveva chiesto in un sussurro dolce.
    E lui avrebbe obbedito. Perché il suo impeto era quello da quella mattina. Perché aveva voglia di tirare fuori quel desiderio che scalpitava dentro di sé. Sfogare quella voglia così profonda e così terribile. Le mani accarezzarono dove sapeva e tolsero anche l'intimo ovviamente firmato, lasciandola nuda. Da lì i baci partirono dalla bocca di lei scendendo lenti ma inesorabili. Perché avevano voglia l'uno dell'altra. "Quanto sei bella" il primo pensiero ad alta voce e poi un'ordine, o una supplica, non sapeva quale "spogliami anche tu". Perché voleva sentire con la sua pelle il calore della pelle di Dorothea, quella dolce umidità che sapeva di amore. Forse un po' troppo.
    Troppo inebriante per essere controllata. Troppo dolce per non essere consumata, troppo fragile per non farsi rompere.
    Ma le piaceva così troppo bella dolce e fragile, perché lo faceva sentire così uomo, così predatore e potente.
    Ogni volta era dolce come il miele quella conquista in cui Dorothea si lasciava sciogliere dai baci che le dava. Sentì nella bocca di lei il sapore del caffè, e lo assaporò tramite sua moglie ancora. Appena si fosse spogliato avrebbe preso per la mano im suo turgido desiderio e sarebbe entrato dentro di lei, lentamente ed inesorabilmente per godersi quel primo momento. Il calore la prima cosa sentita, poi la dolce sensazione di esssere avvolto e le labbra che si premevano sul corpo di lei. Poi il colpo successivo intero, potente e senza preavvisi, segno di qualcosa più vicino a quello che voleva lei.
    Poi la prese, e la fece sua, senza fermarsi e senza pietà, godendo e gemendo con i gemiti di lei, potente e veloce, inesorabile come sempre.
    Perché lui conquistava, sempre e comunque. E alla fine sapeva fare solo 3 cose, e due le aveva fatte in quel pomeriggio, mentre l'odore dei loro corpi si mescolava e mesceva con quello del caffè fragrante appena bevuto.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Si volevano a vicenda, e lo sapevano fin troppo bene. Erano sempre attratti l'uno dall'altra in modo quasi febbrile, quasi che faceva male quell'attrazione così forte e tremenda. Lei era sempre così impegnata nei suoi mille impegni e lui fin troppo abituato a rimanere nella sua testa per ore, che per lui erano secoli, dentro quella sofferenza a rigirare il coltello su quella ferita che era fin troppo ovvia per tutti, soprattutto per lui.
    Perché era bravo a soffrire, ma più bravo ad affogare nella violenza e nell'alcool quella sofferenza, finendo per soffocarla nella violenza che creava. Perché si sapevano essere così perfetti l'uno per l'altra proprio perché c'era quel dannato magnetismo che portava il suo corpo su quello di Dorothea, e quello di Dorothea sul suo.
    Sorrise con quel suo sorriso sornione, quello che sapeva tanto di felicità quanto di desiderio "Voglio un poco di mia moglie dopo un buon pranzo" rispose con il suo tono calmo ma autoritario, seguito da una piccola risata. Si avvicinò all'orecchio di lei sussurrandogli "Sei così bella, vorrei vederti senza questi noiosi vestiti". Toccò quel vestito pensando a quanto avrebbe avuto voglia di toglierlo in quel momento per poter baciarne la carne e prendersi quel piacere che provava nello spogliarla delle sue vesti e darle il piacere che si meritava. Ma avrebbe aspettato, per il momento, fino a quando lei non si fosse arresa alla sua voglia, per l'ennesima volta.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    Edited by The_Passenger_ - 8/5/2024, 01:20
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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Qualcosa sobbolliva lentamente nella testa di Rexana, lo poteva sentire nelle sue ossa da sempre quando lei e le sue sorelle avevano qualcosa che pensavano e non volevano dire. Decise di evitare di approfondire le sue domande nel rapporto che Rex aveva con il suo Hakka, perché probabilmente non era il momento, il modo o soprattutto il caso in quel momento.
    Fu sollevato nel sentire Rex più sicura nel suo incedere e confermare la sua teoria, in quel momento però era un'eccezione alla regola, perché non aveva ancora incontrato nessuno che si fosse risvegliato senza reliquie, eppure eccolo lì. Si lasciò appoggiare la fronte a quella di Rexana, una lacrima scese dagli occhi, lenta e dolce. "Rex è tutto così strano, ed intendo più strano di quanto sono abituato" disse lentamente. Si fece confortare da quelle parole, nessuno l'avrebbe sovrascritto, forse. Cosa sarebbe stato di lui se Xoya fosse entrato dentro la sua mente inesorabilmente e avesse deciso di prenderne possesso?
    Erano così vicini. Così terribilmente vicini da quando era tornato, in cui faceva fatica qualche volta a relazionarsi, dopo il suo soggiorno in quella terra dove il contatto era una cosa rischiosa, dove la morte camminava lenta ed aveva il sapore del catrame. Silenzio e quiete, legame sopra a tutto e tutti. Qualche volta lo ripeteva quasi come se fosse un mantra, quella parola in idariano "Hhj" sussurrato appena mentre erano in quel momento, fronte contro fronte. "Troveremo una soluzione, perché è quello che facciamo, sempre" rispose a Rexana con un sorriso

    Archer
    Bishop.
    Perciver

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    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Erano tornati da poco a casa, ed erano per quel poco possibile tranquilli.
    Il ramen era stato, come al solito, di qualità e saziante, ma chiedeva come sempre qualcosa per digerirlo nel modo proprio.
    L'accompagnò cingendole i fianchi con il braccio nella loro casa. Lo faceva spesso perché gli piaceva il contatto fisico con lei. Gli permetteva di avere quel senso di possesso che tanto voleva addosso. Voleva come sempre averla addosso, ma sapeva di dover attendere.
    "Preparo la moka e tu ti metti qualcosa di comodo?" Era una domanda ovvia, perché sapeva che lei apprezzava le cose più leggere, ma in quel momento aveva voglia di un'espresso e non di acqua sporca allungata con litri di latte.
    Aveva la sua miscela di chicchi importati appositamente. Aprì il sacchetto e ne mise due cucchiai da 18 grammi esatti l'uno nel bicchierino del tritacaffè. Erano perfettamente tostati uno ad uno, e avevano già quel meraviglioso odore tostato che emanavano da prima della tritatura.
    Era il suo piccolo rituale alla fine. Sapeva che andava gustato per bene.
    Prese due bicchierini da shot e li riempì d'acqua per pulire la bocca prima del caffè dal sapido del ramen che avevano appena mangiato.
    Lasciò l'aria di settembre, ancora troppo estiva per i suoi gusti, filtrare dentro la stanza.
    Fece tritare i chicchi dalla macchina, assicurandosi una volta completato il processo di pulirla. Aveva un suo fluire di gesti che controllava al dettaglio.
    Qualche volta Dorothea c'era per ammirare lo spettacolo e molte altre volte dormiva e lui si poteva godere lo spettacolo che era sua moglie quando non lo tartassava con il suo fare così terribilmente petulante e noioso. Si lasciò guidare dai chicchi di caffè e da quell'abitudine che era tutta sua e di nessun'altro. Una dolce musica suonava nella sua testa, era in un bel momento alla fine. Si poteva godere del buon caffè con la sua donna dopo un buon pranzo.
    "Sei bellissima, come sempre" Le disse in un soffio mentre metteva l'acqua nella moka e lasciava che il fuoco facesse il suo lavoro. Aveva già preparato le tazzine in vetro, rigorosamente a temperatura ambiente, sembravano quasi dei bicchierini da shot, ma erano le sue tazzine da caffè del dopo pranzo. Appena fosse stata vicina le avrebbe schioccato un bacio sulle labbra morbide, perché era fatto così alla fine, dolce con lei, soprattutto quando aveva voglia di lei, cioè sempre.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    Edited by The_Passenger_ - 5/5/2024, 23:36
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    Taliesin
    Rakham Romberg
    Cyborg
    Professor
    The World
    Former Edit Agent
    Sheet | Aesthetic | NY Accent | Look | Music | Voice
    Lo riuscì a vedere nel viso di Michael l'attesa che conosceva fin troppo bene. Quella di qualcuno che a tutti i costi cercava di decifrare le sue emozioni. Non era abituato a provarle le emozioni, ma sapeva riconoscere la serenità quando la sentiva. Quella, stranamente non era censurata.
    Ed in quel momento, come poche volte, era rilassato, in un posto tranquillo, per una volta. Sorrise leggermente "Non avrai problemi, si sente l'autenticità" lo disse sinceramente.
    Il discorso riguardante la ciclicità della storia era il vero motivo per cui lui veniva in quel posto. Perché era evidente che la pensavano in modo simile per molti temi. Ascoltò il suo discorso riguardo la ciclicità della storia e l'impossibilità degli uomini di impararne, spesso pensava a questo. Qualche volta gli tornava in mente quella lite, che gli straziava il cuore.
    Spesso si dispiaceva di non avere Sarah ed Aqua con lui in quel tempo, perché gli davano una mano a tornare a sè, a quello che era, a quando il suo nome non era Romberg, ma Rakham.
    "Spesso pensiamo di cambiare la storia, che Questa volta sarà diverso" e quante volte l'aveva sentito quello stesso discorso da altri viaggiatori, intenti a modificare la bilancia della storia a favore di questo, quello, o di qualcun altro ancora. Perché quello che pensavano era di essere speciali, e che non fossero stati solo l'ennesimo tassello in un mosaico che si vedeva solo riperquotendosi nel corso dei secoli e millenni lentamente ma inesorabilmente come un sasso in uno stagno pacifico. Creare onde che portavano via via ad un collasso del tempo stesso. Quante persone aveva riportato alla ragione con un proiettile in testa? Troppe. Quante ne aveva arrestate? Per fortuna molte di più.
    Si distolse dai pensieri scuotendo la testa e prendendo un piccolo sorso dello Yunnan che gli aveva dato Michael. "Un gusto profondo, a tratti sento note di Wheatgrass direi, ma non ne sono sicuro, comunque davvero buono" e comininciò a scrivere sul suo taccuino come al solito con la sua grafia elegante, distraendosi da quei pensieri cupi mentre sentiva il rilascio di endorfine che cancellavano quell'emozione negativa come una censura.
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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Finalmente aveva ottenuto qualcosa, la donna aveva preso la sua giacca e iniziava a tremare di meno.
    Prova a pronunciare il suo nome e la cosa lo fa sorridere. Almeno in tutto quello riusciva a parlare ed era cosciente. Sentiva quell'empatia della sua situazione, e sapeva che era normale e sensato essere diffidenti. Lasciò quella distanza di pochi passi, che avrebbe potuto accorciare al bisogno. Sapeva il bisogno di spazio e tempo per comprendere quello che succedeva intorno a lui.
    Lorna. Almeno aveva deciso di dargli un nome, che era già meglio di quanto avrebbe previsto. Fece una pausa nel suo momento per osservare Lorna. Era muscolosa, la tuta attillata mostrava un fisico allenato ed asciutto per prima cosa. Vista la distanza e le posizioni che utilizzava. Mantenne le mani ben visibili, perché sapeva sarebbe stato utile in quel momento mostrarsi il meno aggressivi possibile. Non era neanche furbo usare la magia in quel momento, se non in modo molto sottile, ma non sapeva di possibili resistenze magiche. Se avesse dovuto fare una stima probabilmente Lorna era anche in grado di resistere alla magia, visto che buona parte delle creature che conosceva ne erano in grado.
    Iniziò ad indicare in giro, probabilmente a chiedere dove si trova. Avrebbe dovuto indagare da dove veniva, giusto per avere informazioni da ricercare successivamente. "New York" Disse indicando intorno a lui ed il terreno. Le parole erano scandite lentamente e in modo preciso, evitando accenti di sorta.
    La indica successivamente, inferendo un "Tu? Nata?" poche parole per cercare di capire da dove viene, anche se la lingua era una barriera evidente.

    Archer
    Bishop

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    Tutto Dorothea



    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Ed ecco quello su cui stava lavorando da quando aveva capito il suo problema. La radice della sua situazione da quando aveva cominciato a fare la sua opera di rottura e ricostruzione di quello che era la sua situazione e purtroppo non era facile. Come sfilare i punti di una ferita che era ancora aperta. Come togliere una crosta infetta e raschiare la carne per permettere al corpo di togliere la carne incancrenita.
    La strinse un poco di più, perché aveva bisogno del suo calore come per togliersi un blocco di ghiaccio nel mezzo dello stomaco. "Con il senno di poi stavo fuggendo" dalla famiglia, dalle aspettative e soprattutto da quella pressione interna che aveva sempre visto e compreso. Quella fuga dalle sue origini che al tempo gli stavano apparentemente strette, troppo strette. Ed allora l'obiettivo era quello di fare qualcosa di eroico, rischiare la vita, il brivido di essere dei nel cielo e dentro per sistemarsi definitivamente.
    "Sono stato per un po' di anni nell'Airforce, poi c'è stato un'incidente, e diciamo che mi ha shockato. Il giorno dopo sono rimpatriato, due giorni dopo ero sull'altare" e di nuovo quelle visioni di sofferenza e dolore, l'odore della carne, il metallo nella bocca, le mani che quasi come uno spasmo si bloccano in un pugno, come sempre. Poi il calore di lei, una lacrima le bagna il viso e lui con il pollice gliela toglie. Un bacio sulla fronte di lei, perché quello era la cosa corretta da fare, perchè altro non poteva fare in quel momento.
    "Ti amo anche io Thea, ti amo dal più profondo del mio cuore" sussurrò ad un'orecchio dolcemente.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Il nome aveva destato qualcosa in lei, un segno che c'era un legame in qualche modo, ne fu felice, forse per una volta erano riusciti ad essere legati anche nel passato da quel legame così profondo. Lo rassicurava in tutto quel mondo che continuava a disfarsi e rifarsi che era la sua anima, che evidentemente era molto più antica del previsto, era legata a quella della sua famiglia in un modo o nell'altro.
    Lo sentì quel fastidio di Rex, come se avesse toccato per errore un tasto dolente non troppo chiaro. Provò a sedersi, per un poco "Scusa, davvero, non volevo toccare tasti dolenti" prese un sorso della birra per cercare il più possibile di calmarsi.
    Non sapeva di reliquie in quella casa, ma sapeva di un sacco di stress, di aver usato lì la sua magia da un sacco di tempo che non lo faceva. "Diciamo che lì non so di reliquie, ma magari la vostra vicinanza ha svegliato qualcosa più lentamente e lo stress ha sistemato la questione del tutto?" Perché se le sue sorelle erano risvegliate ed erano la prima cosa che aveva visto al suo ritorno oltre al bunker era sensato. Aveva senso che se uno si risvegliasse potessero risvegliarsi gli altri? Non lo sapeva per certo, ma non aveva altro modo per sapere cosa sarebbe potuto accadere.
    Il fatto che le visioni sarebbero peggiorate fece prendere un po' di altra birra, perché vedere di nuovo persone antiche nel mezzo della sua giornata costellandosi poi di mal di testa lancinanti non era proprio la cosa più divertente che gli veniva in mente in quel momento.
    La mano sul suo braccio fu però un conforto. "Dopo la cosa delle visioni che peggioravano mi hai fatto venire un colpo Rexie" disse tirando un sospiro. "Sicura che questo tizio che ho nella testa non mi sovrascriverà, vero?" aveva bisogno di sicurezze e sua sorella sembrava molto più sul pezzo di quanto lo fosse lui.

    Archer
    Bishop.
    Perciver

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    Interagisce con: Dorothea bellissima, saluti a Ravius e la Tate



    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Apprezzò che la battuta di Dorothea era stata apprezzata, perché effettivamente era carina e perché se lo meritava, più di tante altre persone.
    "La natura qui è splendida, soprattutto in quei bei posti che diceva Dorothea." Rispose a Ravius perché lo aveva visto quel qualcosa di maestoso che mancava spesso in Inghilterra e che aveva imparato ad apprezzare dell'America. Spesso si domandava come sarebbe stata la sua vita se non avessero fatto il salto nel continente delle promesse mancate.
    "Signora Tate, ci onora con la sua presenza" e con i soldi che aveva donato, in modo da poter dare del lustro alla loro offerta. Di sicuro era stata una donna generosa in quell'occasione, ma donne così potenti non lo erano per fortuna o eredità.
    Per il momento si godeva la festa organizzata da loro mentre Ravius e la Tate facevano un cenno per ballare lasciando la coppia sola per quel ballo "Certamente piccola" le disse con un cenno prima di iniziare quel ballo che conosceva bene.
    Non ricordava molto delle sue nozze. Aveva le foto di ricordo dei due, aveva sicuramente qualche ricordo incastonato nelle sinapsi di quella sera. Molti però si avvicendavano ai suoi pensieri di quella lontana sera. Pensieri di dolore e stilettate nel cuore, il sangue e i muscoli che esplodevano davanti all'urlo di fumo e metallo dei proiettili avversari. Si strinse un poco di più, provò a dare un bacio dolce a Dorothea, come per scusarsi.
    "Ricordo poco di quella sera, probabilmente ero ancora sotto antidolorifici" ammise con una voce più bassa e dispiaciuta "Ma ricordo che, come oggi, eri la più bella e perfetta che c'era".

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Non prese la sua mano, ma comunque si alzò da sola, voleva dire che non era particolarmente ferita. Fece un sospiro di sollievo. Lo sguardo era ancora circospetto e guardava i passanti con altrettanto sospetto. La sua nuova conoscenza stonava come un dito in un'occhio. Vide che lo stava indicando, ed allora si indicò dicendo "Archer", almeno avrebbe conosciuto il suo nome. Provò ad indicarla sperando in una parola dalla strana creatura "Tu?". Doveva però fare qualcosa riguardo quei vestiti così strani e senza senso. Tolse la sua giacca, la provò a dare alla donna per poi alzare di nuovo le mani. Sarebbe sopravvissuto con qualche strato in meno all'inverno.
    Ricordò l'anno precedente, il senso di smarrimento e la gioia di vedere di nuovo il bunker degli uomini di lettere. Doveva fare qualcosa per proteggerla, anche se sembrava tutt'altro che indifesa con quella tuta così strana. Cercò per quanto possibile di evitare di farsi notare o di usare la magia per quel momento, anche se per un poco pensò che entrare nella sua mente sarebbe stato comodo per insegnarle le parole base per la sopravvivenza, ma non l'avrebbe fatto senza un permesso esplicito. le mani rimasero ben in vista anche se in quel momento avrebbe potuto vedere la fondina con la sua pistola. Se avesse avuto una qualunque reazione a riguardo l'avrebbe poggiata a terra tenendo le mani in alto. Quel senso che vedeva negli occhi della donna era quello di una stratega, abituata ad essere in punti sconosciuti. Anche se non pensava sarebbe stato utile avrebbe detto "Va tutto bene, voglio aiutarti"

    Archer
    Bishop

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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Prese un'altra manciata di Nachos, cercando di comprendere quello che sentiva, affiancarlo alle conoscenze che aveva su anima e tutto il resto e mettendo il tutto all'interno di un discorso che potesse avere un senso. Per il momento il senso, purtroppo non c'era, e si doveva abituare alle cosa. Prese ancora dei nachos mentre sorseggiava la birra.
    La questione della propria identità era quindi un dubbio. Era davvero lui quello che parlava, si muoveva e faceva oppure era questo antico che in realtà agiva al posto suo? Esisteva per lui la volontà o era solo frutto del volere di un'anima incredibilmente antica? Iniziò a guardare il vuoto per un poco. Troppe informazioni, troppa carne al fuoco, sentiva la testa bruciare.

    Un fuoco, un'energia, un qualcosa che non riusciva a comprendere a pieno. Catene, catene per Tharizdun, forgiate per lui e per incatenarlo, perché incatenare un'amico? Amico? Corrotto? La corruzione, la morte vicina. Creare le reliquie. Il guanto, il guanto, costruire il guanto per riparare a tutto.
    Le mani tornarono sulle tempie ed Archer si fermò. Un nome venne in mente "Xoya" era il suo nome? No, non era suo, ma di chi era prima di essere lui, qualcosa di diverso, di nuovo ed allo stesso tempo sempre se stesso. Due facce di una medaglia. Non sapeva la storia dietro a quel nome precisamente, ma sapeva che poteva essere potente. "Potrebbe essere che fossi Xoya? Ricordo questo nome, ma non ne sono sicuro, che ne pensi Scesthi?", un nome che non riconosceva uscì dalla sua bocca, come se fosse naturale. Si guardò intorno, come se la voce uscita da lui fosse estranea, ma così vera ed autentica.

    Archer
    Bishop.
    Perciver

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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Faceva freddo, ma non abbastanza per quel periodo e per quel tempo. Archer si era preso una passeggiata per festeggiare il suo primo anno di ritorno. La data, nonostante fosse impressa nella memoria era anche fin troppo facile da ricordare. Anno nuovo, vita vecchia. Non era finito in altre dimensioni da ben un'anno, che era un record visto il salto fatto l'anno prima. Aveva ancora dei problemi con la pioggia, ma sapeva che sarebbe passata, prima o poi.
    Quella sensazione di sentire l'acqua addosso cadere dal cielo senza dover temere l'invecchiamento era strana. Qualche volta gli mancava la vita lì, e per un poco si era trovato ad avere quello strano accento che era frutto di quel tempo passato lì.
    Si era preso un caffè grande e si stava godendo l'aria della zona industriale, quando vide qualcosa che era incredibilmente strano.
    Sul marciapiede vede una figura, snella, muscolare e soprattutto spaventata.
    Una figura nera, con in mano un casco. Tutto il vestito aveva un che di organico che fece rizzare i peli sulle braccia ad Archer.
    Decise di approcciarsi lentamente alla donna, con le mani alzate in segno di resa dicendo "Va tutto bene, riesci a capire quello che dico?" a tono di voce basso per non destare sospetti a tutti gli altri. Provò a porgere una mano ed un sorriso sincero per farla alzare, sperando che non dovesse tirare fuori la pistola che si era portato indietro. Sapeva quella sensazione di smarrimento fin troppo bene, ma non sapeva per il momento come comunicare con lei. "Va tutto bene, riesci a capire quello che dico?" chiese di nuovo, ma in idariano, in modo da capire se fosse qualcuno che avesse avuto contatti con quella terra estranea.

    Archer
    Bishop

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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    In quel momento prese una birra anche lui, sorseggiando dalla bottiglia stappata con un colpo di polso. Prese una manciata di quei nachos che aveva portato appositamente per sua sorella. Prese a pieni polmoni quell'aria buona. Prese un secondo per guardare Arkell, perché sapeva da dove veniva quel nome. Veniva da quel buco in cui la pioggia aveva scavato il suo animo nella terra sempre arida e fangosa.
    La domanda era strana, anche se incredibilmente precisa. "Esatto" disse stupito e con gli occhi strabuzzati dallo stupore. Non poteva essere una coincidenza. Lui e Rex erano sempre stati collegati da un'intesa strana, quasi come se fossero stati pezzi di una stessa anima.
    Ascoltò Rexana che parlava con calma, con quella calma data dall'esperienza, di chi ci è già passato almeno una volta. E non erano pochi, evidentemente.
    Da quanto succedeva? Piccole istanze da quando era tornato, molte di più dopo quel dannato incidente con la corruzione nel bronx. Aveva detestato ogni istante in quell'appartamento infestato di corruzione in ogni dove.
    "Per un po' c'è stato un sogno occasionale o due da quando sono tornato qui... ma è aumentato con visioni da dopo l'incidente nel Bronx con Morgan, Edie e Dmitri". Rispose onestamente perché non avrebbe trovato altro modo per spiegare quello che succedeva.
    Piegò la testa brevemente per dire poi "Cosa intendi con ricordi di una vita precedente?". Perché voleva dire reincarnazione, e per quanto il mondo fosse folle non ricordava di esseri che si reincarnavano.

    Archer
    Bishop.
    Perciver

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  14. .
    Ancora chiacchere con Astrea e poi in ballo con Sara

    Taliesin
    Rakham Romberg
    Cyborg
    Politician
    The World
    Professor
    Sheet | Aesthetic | NY Accent | Look | Music | Voice
    La donna stava facendo delle offerte incredibilmente allettanti, e non sarebbe stato per nulla educato evitarlo, ma sarebbe stato utile per Taliesin trovare il modo per incanalare la cosa. Aprì gli occhi un poco di più di quanto già fatto, prese un sorso di alcool per placare uno spirito bollente "L'accesso ai vostri archivi ed alle vostre apparecchiature sofisticate potrebbe portare a delle scoperte e delle conoscenze assolutamente interessanti per me ed i miei studenti signora Tate" testi a cui non avrebbe avuto modo di mettere mano per decenni ancora a sua disposizione ed alla disposizione dei suoi assistenti per la decifrazione e speculazione storica, erano diverse pubblicazioni possibili, ed oltre alla quantità di soldi possibile era di certo un apporto di conoscenza nuova ed interessante.
    "Sarà mia premura farle sapere il mio parere sull'esposizione nel formato che le sarà più comodo, le lascio il mio biglietto" perché quello lo poteva fare, volentieri. Le offrì il suo biglietto da visita vista la possibilità.
    "Sono sicuro che la signora Lovecraft abbia preso e trovato tutte le persone più interessate a parlare di questo tema, che è così caro alla sua campagna". Un poco di pubblicità a Dorothea era da aspettarsi in quella situazione, non sarebbe stata di certo la Tate ad aspettarsi diversamente.
    ****
    La muscia prese un ritmo che divenne riconoscibile, manche se non di suo particolare gusto. Non gli piaceva troppo il Waltzer, ma sapeva fin troppo bene che gli AC/DC non erano indicati per l'occasione. Si lasciò trasportare dalla musica fino a quando vide il bagliore sulla mano destra. Il mignolo della sua mano si mosse e vide un filo etereo ed illusorio lo collegò a qualcuno. Decise di seguire quel filo, con dubbio e curiosità. Trovò un volto ben più famoso, altro volto incredibilmente ricco all'interno dell'ecosistema magico, la principessa Sara del sultanato del Bahir, di sicuro una dei personaggi più illustri all'interno della sua festa. Una fortuita coincidenza, forse tutto parte di quella meravigliosa clessidra che scorreva davanti a loro aprendo ad infiniti mondi.
    "Vostra altezza il filo del destino ci fa incontrare, sarebbe un piacere ballare con voi" disse porgendo la mano destra alla donna, quella a cui era legato quel filo per prenderla per mano. "Spero che la festa sia di vostro gradimento, vedo che avete incontrato la signora Lovecraft, nel suo splendore, una mente davvero stimolante". Aveva imparato a ballare, più o meno almeno. La complessità dei circuiti che lo componevano aveva permesso nel periodo di pochi passi che lo aveva portato al cospetto della principessa di analizzare, controllare ed imparare tutti i passi di walzer che era necessario imparare. Un paio di anni di ballo appresi e perfezionati nel tempo di una breve passeggiata. "le meraviglie della tecnica del futuro, per imparare un waltzer. Pochi istanti di lavoro per padroneggiare una conoscenza di anni... Qualche volta è apprezzabile questa gabbia" pensò mentre il suo corpo si muoveva a ritmo della musica come se fosse stata seconda natura.
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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka




    Lo sapeva che in quella casa c'erano sempre esperimenti da fare, gli piaceva quello perché voleva dire che c'era sempre qualcosa da fare e si vedeva che il piccolo Arkell era particolarmente stimolato nonostante in un lato poteva vedere di dinosauri abbandonati. Era occupato a costruire torri, come tutti i bambini sono soliti fare prima o poi. I primi passi nel controllo della gravità e dell'equilibrio.
    Come sempre la presenza di Rexana era quella più apprezzata, perché era leggera e dolce.
    Quella dolcezza era quella che portava ad offrire qualcosa, ben conscia che Archer era già pronto con del cibo, che tirò fuori dal suo Beutel.
    "Porto sempre le cose più buone per te, lo sai".
    Aveva sempre quella lista, la teneva in tripla copia, qualche volta l'aveva letta ad Idara, un piccolo ricordo di abitudini conosciute e familiari. I nachos apparirono dalla piccola sacchetta e Archer li offrì alla sorella. Il suo rapporto con le sorelle era sempre stato elettivo.
    Mentre masticava qualche nacho e qualcuno dei biscotti bruciati decise di svelare la sua motivazione per quella visita.
    "Sto avendo sogni strani, di tempi vecchi, tu e le altre siete esperte in ste materie" disse tranquillo.
    Non era una cosa strana, non per le sue sorelle almeno.
    "Se può tornare utile capisco la lingua e sono consapevole di chi sono" continuare la spiegazione e dare più dettagli, perché sapeva che i dettagli erano la cosa che poteva essere utile alla comprensione "in questi sogni sono come ossessionato da un guanto... forse, sembra essere la mia opera magna. Non ho trovato nulla di specifico su guanti, o altro...".
    Una mano raggiunge la tempia, segno di dolore seguito da una visione.

    Costruire e muovere le energie che spostano l'intero universo. Le magie che tutto spostano e tutto creano, distruggono aggiungono e tolgono. I cerchi che incanalano l'etere verso forme conosciute. La polvere che tutto permea per poterla rendere universale.

    Si scuote, torna in sé, torna ad essere Archer, di quella forza fuori dal tempo e dal mondo nessuna traccia apparente, se non il ricordo. Si aggrappa al tavolo di Rexana con una mano a doversi sorreggere e sostenere.
    "Che cosa mi succede Rex? Tu ne sai qualcosa" le chiede con il fiato sempre più corto

    Archer
    Bishop.
    Perciver

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