[𝑬𝒗𝒆𝒏𝒕] 𝑳𝒖𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝑺𝒑𝒆𝒓𝒂𝒏𝒛𝒂

23 marzo 2024 - Pier Sixty

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    La cerchia

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    «Quale scandalo privo di qualsivoglia fondamenta» era stata una frase scivolata con il tono che avrebbe permesso solo all’orecchio di Quincy di essere udita, una di quelle are occasioni in cui prometteva al suo decoro se non una vacanza, almeno un costretto riposo. Ma svaniva così come arrivava, quel tipo di confidenze non erano fatte per orecchie indiscrete, lasciavano solamente la scia di un sorriso come unica testimone della propria esistenza. Eppure, la gratitudine per la mera esistenza di Quincy in quegli eventi – e negli altri ambiti della vita – era semplicemente qualcosa di indescrivibile. Come quando, una volta avicinatosi anche lui agli ospiti, si prese remora di correzioni solerti circa la sua posizione. Qualcosa che non avrebbe potuto offenderlo neanche se quello fosse stato l’intento di Quincy, cosa che sapeva per certo non essere, quanto più lo divertisse l’impertinente – nei limiti della decenza – sagacia. Certo uscito da altre labbra non avrebbe preso altrettanto alla leggera simili commenti, o libertà sul proferire sul suo conto. «Temo che ancora una volta le perspicaci parole di Quincy dicano il vero, almeno in parte» gli rivolse uno sguardo appena, qualcosa che agli esterni sarebbe risultata come un secondo voleva dire intere ere per loro, era dopo tutto da ere che si conoscevano. «Ex Indicibile» chiarì, con il tono che forse solo lui avrebbe potuto avere riferendosi a quello che, in fondo, era stato un vero e proprio scandalo in Inghilterra. Agli occhi di Ravius, o almeno a sentire le sue labbra, non si trattava di più di ignobili voci di corridoio, e certamente per tutto esisteva una spiegazione dignitosa e per niente controversa. Quincy, ovviamente, era il detentore di ogni sua verità, ma sapeva pure di poter contare su di lui alla stregua di un uomo morto, che per volontà o diletto non avrebbe potuto mai rivelare le verità di cui aveva appreso in vita. «Attualmente in America per vacanza e chi sa, per scoprire forse nuove opportunità» quasi tremendamente serio nel dirlo, forse in pochi – se non nessuno – avrebbe potuto coglierne quel tono vagamente ironico che gli aveva piegato le labbra. Odiava l'America e quella maledetta New York come aveva forse odiato poche altre cose al mondo, ma nulla lo avrebbe potuto distrarre dai suoi obiettivi. «Trovo il paese parecchio interessante sotto certi punti di vista, purtroppo per me sono ancora saldamente ancorato alle abitudini dell’Inghilterra, e mi trovo ancora alquanto... spaesato dalle usanze che ritrovo qui» lo sguardo si era docilmente posato su Dorothea, la voce modulata perché fosse contemplativa più che altro. Dire che trovava tutto oltremodo cafone, nella maggioranza dei casi, sarebbe stato assolutamente indecente da parte sua. Contro ogni fibra di buonclasse che manteneva. «Niente che non possa essere risolto con un buon infuso alle erbe o un vecchio Brandy ben stagionato» sorrise ancora a Dorothea, prima di chinare il capo in accoglienza degli altri ospiti che si radunavano intorno a quella stessa scena.
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    Interagisce con: Dorothea bellissima, Ariadne, Quincy, Raviussino, Bea, Sara



    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Sentì il braccio di Dorothea intorno al suo, e si sentì più tranquillo, perché loro sono fatti così, a difendersi a vicenda. La sua presenza era calmante, acqua fresca in quel deserto sociale che gli assorbiva le energie.
    Un'occhio, come abitudine, cadde verso il professor Romberg, che in quel momento era evidentmente preso in una conversazione con la Tate, una bella spina nel fianco, ma che non lo toccava a questo punto. "Speriamo solo che la Tate non lo metta nei casini" rispose.
    Lei era raggiante a rispondere a Ravius. Con un sorriso le risponde che "ero piccolo e giovane, ma qualche amico me lo son tenuto da quei tempi".
    Poi fece un cenno a Quincy, fu estremamente felice che vedere una faccia conosciuta in quel mare magno di volti tanto ricchi quanto viscidi. "Sempre bello vederti Quincy. Come va con il lavoro? Sei ancora professore di difesa contro le arti oscure?" Perché sapeva che non era furbo girare coltelli nelle piaghe chiedendo della moglie, che se non si era presentata insieme a lui non li avrebbe degnati della sua presenza.
    "Signora Lemoine, vostra altezza è un'onore fare la vostra conoscenza" e si unì a quell'inchino che aveva cominciato la moglie. "Il vostro supporto da lustro a questo evento e alla causa" anche se quel tema a lui non era legato nel modo giusto. Il suo legame con la violenza era quello del boia, non della vittima che in questo tipo di manifestazioni era celebrata come eroina.
    Stava imparando a sciogliere quella violenza che, dentro di lui, aveva per anni comandato le sue azioni con sua moglie. Perché non era un'uomo buono Cyrus, ma ci avrebbe provato ad esserlo. Per lei.
    Poi, infine si rivolse ad Ariadne, che era insieme al gruppo formato da Quincy e Ravius.
    "Ariadne, che piacere vederti, come stai? È un piacere averti qui con noi" e ride anche lui alla battuta di Dorothea, un poco per circostanza ed un poco perché non ci si vede con il cappello da Cowboy.
    "Secondo me stai meglio tu con il cappello da Cowboy tesoro" e risponde alla battuta di Dorothea con un sorriso dolce, perché dopo quello che le ha fatto passare si meritava un poco di gioia.
    Avrebbe provveduto a rieducarla con le buone in altri momenti e sedi, ben più scabrose di quel bellissimo Gala.
    "Beh Ravius la tua presenza nella terra delle promesse è di sicuro apprezzata, credimi per togliersi le abitudini ci vuole tanto, ma è questione di tempo" e di volontà. Quest'ultima cosa non la disse, perché lui ci credeva in quella piccola questione della volontà, che per troppo tempo era stata la parte mancante del suo problema con l'alcool.

    Cyrus Ira
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    Rompiamo le palle a Jaime restando visini visini a Emma





    36 y.o - irish - father of 3 - outfitambientvoice – 1 di 3 2 – Dämonfeuer – Mago nero





    Mi dico di dovermi muovere, che esistono spazi che potrei occupare. Momenti perfetti in cui potrei infilarmi senza alcuna difficoltà. Perché mio padre mi ha fornito della parlantina giusta per far sì che io non finisca mai per trovarmi senza un appiglio, eppure di parlare non ho ancora voglia. D'altronde non sono qui per questo: non ho accordi veri e propri da stringere, né motivo di mostrarmi tanto interessato ad un concetto. No. Io sono qui semplicemente per osservare, per carpire ciò che in quest'ultimo anno devo essermi perso e per non allentare mai del tutto la presa su questo mondo infernale. Anche se mi farei inghiottire dal fuoco piuttosto che gettarmi in mischia, sopratutto di questi ultimi tempi, quando i regimi alimentari sono cambiati e io devo sembrare più un cane mansueto piuttosto che una bestia. Non so più com'è che si snudano certi tipi di canini. So solo che a volte mi basta esistere per incutere quel giusto terrore reverenziale di cui molti sono ancora soggetti. Ma che tutti, sta sera, conoscano il mio volto non credo mi interessi. Non quando mantenendo lo sguardo su Emma mi sposto verso il bancone e ordino il mio solito. Un solito che però non verrà allungato con della coca e che, erroneamente, servirà semplicemente a risvegliare le papille gustative. A mandarmi stupidamente su di giri.

    "Un Old Fashioned, cortesemente."
    Con un gomito mi spingo contro il bancone, con lo sguardo continuo a saltellare da una parte all'altra della sala. Non so se sto guardando davvero, so solo che i dettagli che mi saltano meglio all'attenzione sono quelli che stimolano le orecchie. Ascolto il rumore delle loro scarpe contro il pavimento tirato a lucido. La pesantezza dei loro movimenti e mi chiedo se questa sia dovuta da un appesantimento dell'anima. Se la loro è un questione di vergogna nell'essere qui ed appoggiare investitori del genere. Mi chiedo dove sia l'inghippo. Dov'è la cerniera da poter afferrare per smascherare il vero mostro.
    Perché di mostri imbellettati qui mi sembra pieno, sopratutto partendo dalla candidata democratica Dorothea Lucretia Josephine Lovecraft.

    "Anzi, mi scusi, un Don Julio Real come ha ordinato il signore." Un modo per dire che ci sono anche se non sto lì a presentarmi. Che certe persone le noto anche se non le guardo negli occhi. Che il divertimento, per chi sa annoiarsi facilmente come me è anche questo. Solo una provocazione che non risuona come tale. Una richiesta sciocca e velata di brindare insieme a qualcosa. Magari a questo ritrovo di canaglie, per esempio. O al tempo che decidiamo di buttare in posti come questi, dove se non stiamo attenti anche ai più piccoli dettagli, veniamo mangiati.

    "Dite che in un posto come questo sia ancora possibile fumare o rischiamo di far cattiva pubblicità all'evento?" Nel dubbio io tiro fuori il pacchetto di Marlboro Gold e lo lascio scivolare tra noi. "Carino...com'è stato organizzato. È buona la Don Julio che state bevendo?"

    Riley
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    Ad un certo punto la musica cambia, in modo lento, ma inconfondibile. Dalla musica da sala che ci si può aspettare ad un'evento del genere inzia a modificarsi in un Waltzer che potete facilmente riconoscere. Potete vedere dal vostro mignolo destro un filo illusorio che vi collega a qualcuno nella stanza, seguendolo avrete occasione di danzare questo Waltzer:

    Le coppie sono le seguenti

    Joshua - Diana
    Dorothea - Cyrus
    Quincy - Beatrice
    Chrysanthemum - Emma
    Saraswati - Taliesin
    Riley - Astrea
    Ravius - Jaime
    Magnus - Ariadne

     
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    Emma & Diana a questo bancone super affollatino,
    tanto che poi, bimbi cari ( Jaime & Riley ), il Don Julio ve lo faccio io.
    ---
    Poooi... seguo il filo verso Ariadne

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    luce di speranza
    Minimizzare il tuo status non è che un espediente per il tuo ego, per quegli sguardi assolutamente impostati che è giusto lasciarsi adesso. Loro sanno chi sei, altrimenti non avrebbero avuto motivo di avvicinarsi ad un anonimo benefattore al bar e tu sai chi sono, seppur in parte quella vita ti sia preclusa. Non si sai mai quante informazioni la sola Alcatraz contenga.
    Non per niente, è "La Fortezza" e tu la proteggi come il tuo tesoro più grande. Si può ben dire che ti sia sposato con il tuo lavoro, ma d'altro canto, nessuno potrebbe farlo meglio di te. "Touché" sorridi ad entrambe, accordi quel "tu" che ben si affiata a gente del vostro calibro, sebbene tu non ti sia mai sentito come loro.
    Non sei come nessuno dei presenti, eppure è grazie a molti di loro che la tua dimora è in piedi e per colpa della metà degli stessi, è piena zeppa di criminali e assassini, per ognuno di loro hai creato un girone infernale ben specifico. E tutti loro, che tu ne sappia, vogliono qualcosa da te. Non è raro che tu esca proprio quando è utile stringere piccoli accordi, senza mai far pendere la bilancia troppo a favore della giustizia o della malavita.
    E quindi, fai il giro del bancone, con il povero barista in erba che ti guarda allibito. "Prenditi una pausa" sussurri al suo orecchio infilandogli cinquanta dollari nel taschino, non hai neppure bisogno di guardarti intorno perché l'hai già fatto. Sarà il tuo piccolo vizio di offrire sempre un drink diverso a chi viene a trovarti in ufficio, ma ti raccapezzi bene in un bar.
    Guardi Emma, seppur tra una distrazione e l'altra, non intendi rubare tutta la sua attenzione. "Un azzardo-" le tue mani già si muovono in cerca del misurino, e mai esagerare con il ghiaccio "- una nota di piccante" aggiungi solo un goccio d'acqua, servi in un bicchiere semplice, un vetro più ricamato in cima. "Spiced Negroni, all'italiana" aggiungi al servizio.
    Per Diana invece compi un salto differente, ti muovi compiaciuto da quanto ben di Dio ci sia qui. Nulla di troppo dolce, ti soffermi a guardare i lineamenti di questa donna, ma nella tua testa il drink è fatto. "Per te, invece..." cerchi un bicchiere a fondo tondo, niente di troppo pesante, c'è solo una nota fredda di yuzu per un tocco personale, a qualcosa di terribilmente greve. Non manca il cenno amaro, mai. "... un Boulevardier, ma come lo facciamo dall'altra parte dell'America"
    Nessuna pretesa, ovviamente, e ti concederesti un drink con entrambe, ben più approfondito se non fosse che star qui dietro ti permette di sentire un ordine venire da poco distante, il ragazzino se l'è già data, perciò- "Vogliate scusarmi, e vi prego, aspetterò un commento più tardi"

    Ti sposti verso i due uomini e le loro sincrone richieste. Qualcuno parla Tequila come si conviene, è piuttosto raro. Riempi i bicchieri - entrambi - quanto è necessario perché il Real prenda respiro e non venga fagocitato da se stesso.
    "A voi, due Don-... facciamo tre" atipicamente per un barman, che non sei evidentemente anche dall'abito, un terzo bicchiere lo riempi per te. E li guardi entrambi, uno dei due ti sembra familiare, rientra trai volti noti che hai dovuto imparare a conoscere quando hai preso in mano il carcere più importante d'America. Il tuo è un sorriso mesto, serafico quasi, di chi sa bene sia inusuale trovare il direttore di Alcatraz dietro il bancone, magari dopo averlo visto poco tempo prima passandogli esattamente davanti. "L'Old Fashioned non era una cattiva scelta" sussurri.

    Tuttavia, il tempo stasera non lo scandisci tu, ma un filo che si lega al tuo dito. Conduce ad una donna che non conosci, la individui appena, farai dopo il giro del bancone per accoglierla come si deve, da bravo gentiluomo, così come ti sei saputo crescere da solo.


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    I due baldi giovani Purosangue Quincy e Ravius, Dorothea e Cyrus
    E infine Magnus

    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
    Ariadne
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    Nascose il sorriso spontaneo scatenato dalle parole di Ravius dietro il calice di bollicine che stava sorseggiando. Ravius era intollerante nei confronti dell'America in ogni fibra del suo essere, anche se era bravo a nasconderlo, dato il suo passato indicibile, per chi era nella sua cerchia più stretta era semplice leggere nelle linee di espressioni del suo viso lo sdegno invisibile che provava verso quella terra.
    Era stato difficile per tutti loro lasciare Londra e l'Inghilterra, lei li aveva seguiti con lo spirito leggero di chi aveva bisogno di cambiare aria e staccarsi dal cognome difficile che si portava dietro.
    I saluti e i convenevoli vengono scambiati con la disinvoltura di chi come loro è stato cresciuto a pane e galateo e quindi sanno come muoversi in ogni tipo di ambiente, anche quando al loro gruppo per salutare la candidata si aggiunge la figura altolocata di una principessa araba, il cui solo sfoggio di gioielli farebbe impallidire chiunque. Ariadne si chinò in una perfetta riverenza frutto di un'educazione rigorosa, rispettando il suo turno per poter rispondere all'accoglienza della signora Lovecraft. Grazie mille signora Lovecraft....Tutto molto bene Cyrus, alla fine l'America ha richiamato anche noi. si aprì in un sorriso che si trasformò in un'elegante risata appena dopo la battuta della donna. Sicuramente è lei, Dorothea, che ha la stoffa della conquistatrice riferendosi alle ultime parole di Cyrus che passava la corona alla moglie.
    ***
    La serata procedeva con tranquillità e senza alcun intoppo quando improvvisamente, le luci in sala si fecero più flebili e la musica variò intonando le celebri note di un Waltzer di Tchaikovsky, una musica fin troppo nota ad Ariadne che su quelle note aveva perso ore e ore di pratica, fino a farsi sanguinare i piedi quando era piccola sotto la severa direzione della sua tutrice. Contemporaneamente abbassando lo sguardo notò dal dito mignolo della sua mano destra un filo magico traslucido che si era formato dal nulla. Cos'è? domanda sollevando la mano davanti a Quincy e Ravius per poi notare che anche loro avevano uno di questi fili che si allontanavano da loro in diverse direzioni. Man mano che le coppie iniziavano a formarsi, era sempre più evidente che quel filo si collegava ad un'altra persona con cui si sarebbe potuto ballare il waltzer in questione. Speriamo solo tornare a casa con tutte le dita dei piedi mormorò all'orecchio di Ravius, lui avrebbe capito. Vado incontro al mio destino...peccato non averlo previsto aggiunse la donna prendendo congedo dal gruppo. Non era difficile seguire quei fili luminosi, fin troppo evidenti avrebbe mormorato sua nonna, ma soprattutto costringere così palesemente a ballare con altri. Fossero stati altri tempi avrebbe dovuto avere uno chaperon.
    Non dovette allontanarsi troppo, ma arrivando nei pressi del bar il filo luminoso era legata alla figura alta di un uomo che non conosceva che nel suo portamento possedeva una certa autorevolezza. Sollevò la mano destra mostrando il filo luminoso. Salve sono Ariadne si presentò la donna tendendo la mano aspettando di sapere il suo nome. Ci uniamo alle danze? e una volta stretto le dita intorno alla sua mano avrebbe seguito il suo improvvisato cavaliere per quel waltzer inaspettato.
    Primario
    di Ginecologia
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    Interazioni con Ravius, Ariadne, Cyrus e Dorothea; Sua Altezza (perché sì, non ha pudore) e si balla con Bea (TOH GUARDA IL CASO CIAO MIA NEMICA NATURALE)

    Quincy Auberon Rowle
    ❝ D.A.D.A. teacher [Ilvermorny]❞ ❝ Rowle family, Sacred Twenty-Eight ❞ ❝ 40 yo ❞ ❝ posh accent ❞
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    «Un evento splendido» americano, ma splendido. Poteva anche aver commento sulla mancanza di classe di qualche invitato, ma quelli sarebbero stati per il momento in cui lui, Ravius e Ariadne avessero bevuto il caro vecchio bicchiere della staffa, prima di tornare nelle loro umili dimore. Per il momento era invece una serata abbastanza godibile, alla fine era riuscito anche ad accantonare qualche pensiero, anche se si trovò per un attimo piuttosto seccato che nessuno avesse chiesto dove fosse sua moglie. Era ovviamente un segno che aveva ragione, le persone si stavano già abituando fin troppo a vederlo agli eventi da solo. Certo, poteva aver leggermente contribuito alla cosa mentre in Inghilterra preferiva mostrarsi elegantemente non-accompagnato visto che doveva supportare l'immagine pubblica di studiosi sua e di Avonlea, ma questa non era comunque una giustificazione.
    Almeno poteva vantarsi della sua professione. Sufficientemente di poco scalpore e poco impegno, ottimale per un purosangue, ma comunque capace di garantire una certa immagine. Tanto lo sapevano tutti che erano le scuole di magia come Hogwarts e Ilvermorny a valere certo più delle nuove università che spuntavano in tutto il paese. «Sì, anche se proprio quest'anno ho iniziato a insegnare a Ilvermorny. Mi conosci, non potevo continuare a stare così lontano dalla mia incantevole metà» fatta esclusione per quella sera, ovviamente.
    Mentre Ravius commentava il difficile adattamento a quel nuovo paese, Quincy si soffermò sulle due donne che si stavano avvicinando. Una figura notevolmente elevata del sultanato del Bahir e la sua accompagnatrice... che gli sembrò l'avesse osservato con una certa enfasi, seppur brevemente. Probabilmente era solo per apprezzare il suo stile tipicamente inglese.
    «Sua altezza» cominciò con il saluto richiesto dall'etichetta, per poi approfittare di quella coincidenza per intavolare un fugace discorso.«Quincy Auberon Rowle». Adorava la possibilità di stringere certi rapporti che solo eventi come quello potevano offrire, e dell'America doveva ammettere che se non altro aveva dato una svecchiata al clima dell'alta società. «È un onore poterla incontrare. Ho visitato il suo paese nel '93, mio zio Eleazar Rowle stava discutendo con suo padre per un'accordo sull'esportazione del tè» come capo Ufficio Relazioni Magiche Internazionali inglese, un riferimento un po' audace, se ne rendeva conto: per quanto piccolo all'epoca, era piuttosto convinto che la loro visita nel Bahir non fosse dovuta esclusivamente al tè -per quanto ne avessero degustati di eccellenti- quanto più alla probabile amicizia che accomunava suo zio e il padre della principessa. Una personalità piuttosto dimessa che veniva appellata come "Signore Oscuro".
    Audace, ma sottolineare come quel disastro taciuto che era stato il tempo del Signore Oscuro fosse in realtà lo sporco segreto di molte persone che non ne avevano pagato il prezzo, era decisamente appagante. Tanto da quel che sapeva la principessa aveva preso le distanze dalla figura del padre, e lui, beh, lui aveva pagato il suo debito con la società ed era un uomo nuovo, che insegnava niente meno che Difesa Contro le Arti Oscure. Quale miglio immagine del bene.
    «Spero di poterlo visitare nuovamente, immagino sia molto cambiato dagli anni '90» come del resto le idee politiche imperanti che entrambi si erano dovuti sicuramente lasciare alle spalle. E dopo questa, poteva salutare tutti con educazione e permettere a suo cugino e Dorothea di fare le veci degli ospiti.
    Tanto più che pareva la serata stesse entrando nel vivo, a testimonianza le luci che si abbassarono notevolmente. «Se non sapessi qual è il tema della serata penserei che è il momento di scoprire le tanto vociferate voci sulle feste dell'alta società che da noi non hanno preso granché piede» e non certo per l'età degli esponenti delle famiglie più altolocate, probabilmente più perché loro avevano il buon gusto dell'ipocrisia, e ci tenevano a condurre i loro giochi privati lì dove era più consono.
    Accantonati temporaneamente i giochi, cercò anche lui di capire cosa fosse lo strano filamento alla sua mano, alzando gli occhi quando Ariadne li salutò per andare dal suo partner di ballo, perché evidentemente di questo si trattava. Finì il drink nel bicchiere cercando un cameriere a cui lasciarlo, sentendo come non mai la profonda mancanza di Fungus, il suo elfo domestico. Era molto più efficiente.
    «Che disdetta, sembra non sia tu il suo destino» una battuta che andava sul viale dei ricordi, ma lo faceva ancora sorridere. Il suo destino, invece, a giudicare da quel filo teso, lo portava dalla donna che aveva apprezzato il suo charme. Mentre Ravius... era davanti ironicamente a una scelta radicale. «Oh no, la tua dedicata adesione alle norme di buon costume del '900 deve averti tradito» era ovvio che Ravius era l'ultima persona che avrebbe permesso una simile ostentazione. O meglio, la penultima: Timotheus si sarebbe fatto seppellire in Scozia piuttosto che accettare che fosse permesso a qualcun altro di ignorare la pudicizia di Ravius. «Credo che questa storia potrebbe mettere sufficientemente in secondo piano il mio ballo con una donna diversa da mia moglie. I miei migliori auguri» come se servissero.
    Si diresse nuovamente verso la principessa e la sua accompagnatrice, anche se avrebbe preferito che la sua precedente uscita di scena fosse più significativa. «Non voglio importunarvi nuovamente, ma ho letteralmente le mani legate» alla donna accanto alla principessa, per essere più precisi. Conosceva le buone maniere, quindi a prescindere dal fatto che stesse solo adempiendo ai suoi obblighi formali, alzò comunque la mano per invitare ufficialmente la donna sconosciuta a ballare. «Se mi consente, sarebbe un onore per me permetterle di sfoggiare un così bell'abito sulla pista da ballo» aveva un gusto che approvava, in fondo non gli era sfuggito che indossavano entrambi la stessa fede. O meglio, lei portava quella che avrebbe scelto lui stesso se sulla mano di Raelyndra l'oro non fosse un'insulto al buon gusto, per questo aveva dovuto ripiegare sul modello di Tiffany placcato in argento. Un sacrificio di cui portava il peso ogni giorno. «E un piacere sapere anche qual è il suo nome, temo che non ci siamo ancora presentati».

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    Breve interludio Blackwoodiano e poi Riley.




    35 y.o - mexican - sheet- outfitvoice – SERNA INT. - CARTELLO DI SINALOA





    Tirò il bordo della manica della camicia, stirando leggermente il braccio. Il suo sarto doveva aver sbagliato a prendere delle misure sullo smoking, lo sentiva non perfetto come un guanto sulla pelle. Qualcosa di impercettibile, che sarebbe passato inosservato ai più, ma non a lui. Voltò il viso appena di qualche centimetro, che la sua guardia fu subito da lui. Per lunedì prendi appuntamento con Pedro, devo fargli sistemare la giacca fu quello che disse, e poi tornò a dedicare la sua attenzione al bar e alla sala. Nascose il sorriso quando sentì che qualcuno si era avvicinato, una figura familiare che si presentò cambiando la sua ordinazione imitando la sua. Frapponendosi tra l'altro tra lui e la visuale che aveva delle due giovani donne. Comprensibile considerato la storia famigliare.
    Un modo come un altro per dire, ci sono, so chi sei ed è inutile presentarsi. Non aveva bisogno di sapere il suo nome, in quel giro in pochi non conoscevano i Colroy e i Gallows, le due fidate famiglie che facevano riferimento alla sua per quanto riguardava la secolare questione dei rifornimenti. Non ebbe modo di rispondere che vide la figura, chiaramente di quello che non era il cameriere, avvicinarsi. Inclinò la testa in segno di saluto, non era una cosa di tutti giorni vedere il Direttore di Alcatraz servire drink, con assoluta maestria. Si accomodi commentò accogliendo il nuovo arrivato in quella cerchia improvvisata e momentanea. Quando ebbe il suo bicchiere tra le mani, lo strinse tra le lunga dita sottile prima di avvicinarlo al naso e odorarne i fumi e ammirarne il colore. Alzò il bicchiere verso gli altri due uomini accennando ad un brindisi, senza dire a cosa, che ognuno decidesse a ciò che voleva brindare. Ad un ritorno, alla perdita o alla sconfitta. E poi Magnus Blackwood andò via così com'era apparso e Jaime guardò per la prima volta l'uomo che aveva di fianco. Aspettando che lui facesse la prima mossa. Cosa che avvenne subito dopo mentre un pacchetto di Malboro gold scivolò sul bancone. Credo che ci sia un ponte all'esterno dove il perbenissimo dei presenti non verrà offeso dalla nostra scelta rispose Jaime prendendo una delle sigarette offerte. Ne ho assaggiate di migliore. Lei cosa ne pensa? Sono sicuro che sa distinguere perfettamente un prodotto di qualità quando lo prova era per questo che loro facevano affari. D'un tratto le note di un valtzer si fanno spazio sostituendo la musica da piano bar di poco prima, e legato al mignolo del dito destro notò un filo luminoso. Odiava essere obbligato a qualcosa, dover necessariamente rispettare un copione. Non so lei, ma non credo che mi unirò a questo ballo. A chiunque io sia stato promesso, non mi interessa commentò, la voce scivolò leggermente, con l'accento spagnolo appena udibile, su alcune parole.

    Jaime
    Serna

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    Ancora chiacchere con Astrea e poi in ballo con Sara

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    La donna stava facendo delle offerte incredibilmente allettanti, e non sarebbe stato per nulla educato evitarlo, ma sarebbe stato utile per Taliesin trovare il modo per incanalare la cosa. Aprì gli occhi un poco di più di quanto già fatto, prese un sorso di alcool per placare uno spirito bollente "L'accesso ai vostri archivi ed alle vostre apparecchiature sofisticate potrebbe portare a delle scoperte e delle conoscenze assolutamente interessanti per me ed i miei studenti signora Tate" testi a cui non avrebbe avuto modo di mettere mano per decenni ancora a sua disposizione ed alla disposizione dei suoi assistenti per la decifrazione e speculazione storica, erano diverse pubblicazioni possibili, ed oltre alla quantità di soldi possibile era di certo un apporto di conoscenza nuova ed interessante.
    "Sarà mia premura farle sapere il mio parere sull'esposizione nel formato che le sarà più comodo, le lascio il mio biglietto" perché quello lo poteva fare, volentieri. Le offrì il suo biglietto da visita vista la possibilità.
    "Sono sicuro che la signora Lovecraft abbia preso e trovato tutte le persone più interessate a parlare di questo tema, che è così caro alla sua campagna". Un poco di pubblicità a Dorothea era da aspettarsi in quella situazione, non sarebbe stata di certo la Tate ad aspettarsi diversamente.
    ****
    La muscia prese un ritmo che divenne riconoscibile, manche se non di suo particolare gusto. Non gli piaceva troppo il Waltzer, ma sapeva fin troppo bene che gli AC/DC non erano indicati per l'occasione. Si lasciò trasportare dalla musica fino a quando vide il bagliore sulla mano destra. Il mignolo della sua mano si mosse e vide un filo etereo ed illusorio lo collegò a qualcuno. Decise di seguire quel filo, con dubbio e curiosità. Trovò un volto ben più famoso, altro volto incredibilmente ricco all'interno dell'ecosistema magico, la principessa Sara del sultanato del Bahir, di sicuro una dei personaggi più illustri all'interno della sua festa. Una fortuita coincidenza, forse tutto parte di quella meravigliosa clessidra che scorreva davanti a loro aprendo ad infiniti mondi.
    "Vostra altezza il filo del destino ci fa incontrare, sarebbe un piacere ballare con voi" disse porgendo la mano destra alla donna, quella a cui era legato quel filo per prenderla per mano. "Spero che la festa sia di vostro gradimento, vedo che avete incontrato la signora Lovecraft, nel suo splendore, una mente davvero stimolante". Aveva imparato a ballare, più o meno almeno. La complessità dei circuiti che lo componevano aveva permesso nel periodo di pochi passi che lo aveva portato al cospetto della principessa di analizzare, controllare ed imparare tutti i passi di walzer che era necessario imparare. Un paio di anni di ballo appresi e perfezionati nel tempo di una breve passeggiata. "le meraviglie della tecnica del futuro, per imparare un waltzer. Pochi istanti di lavoro per padroneggiare una conoscenza di anni... Qualche volta è apprezzabile questa gabbia" pensò mentre il suo corpo si muoveva a ritmo della musica come se fosse stata seconda natura.
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    now I am a happy song placed on the lips of a woman
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    Sara and the gang, e Quincy AH!

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    A volte la casualità gioca in modi più precisi e sensati della logica stessa.
    Questa sera non ti pesa l'attenzione che catalizza attorno a sé, naturalmente, Sara. Ed è una cosa che hai patito sin dalla giovinezza, sin dai tempi di Beauxbatons, sin dai tempi delle ragazzine invidiose e insopportabili che non potevano sostenere la tua naturale amicizia con nobili dal sangue blu. Come se te la fossi cercata, come se dietro ci fosse chissà quale sorta di arrivismo senza scrupoli. Le cose erano sempre state molto più banali e onest, ma col senno di poi lo poteva capire: sarebbe stato difficile da spiegare.
    Ma questa sera non ti pesa, proprio stasera in realtà, pensi, anzi, ti è di grande utilità. Ti permette di osservare dietro la maschera, dietro un vetro lucidissimo che è quello del silenzio riverente d'etichetta nei confronti di quella che è una Principessa, prima che la tua migliore amica. E da dietro quel vetro la Principessa Saraswati, ti permette di studiare chi vi si accosta, chi vi parla, vi si presenta, porte i suoi omaggi. È come uno spioncino dentro la tribuna d'onore, da cui guardare senza essere guardarti. Il tuo diversivo luminoso dietro al quale si muove un'ombra che molto più difficilmente viene notata. Oh, non che questo ti entusiasmi, specialmente se pensi a Sara che non conosce i tuoi doppi fini. Vorresti non averne con lei, vorresti non doverla strumentalizzare, e cerchi di convincerti che non lo stai facendo, che si è soltanto rivelata una naturale irresistibile occasione. È vero, non era stata studiata, ma questo non ti fa sentire meno in colpa.
    Ma ora o mai più, e ci sono cose che, da quella posizione privilegiata, non ti vuoi perdere, come la sua conversazione breve con i padroni di casa, o come quella con Quincy Rowle. Ogni cosa è preziosa in quel caso, da che quel nome si è cucito sulla bocca di Callum: da che saluta la principessa ricordando vecchi incontri, fino a quando di nuovo non si congeda. E allora, alla fine della trafila di "cortigiani" rivolgi uno sguardo più personale a Sara, una smorfia che si maschera in un sorriso perfetto ma, conoscendovi, parlante di cose piene di ironia e di schiocchezze. Stai per proporle di andare finalmente a prendere qualcosa al bar, quando la musica cambia.
    Al gesto di molti segue anche il tuo. Sollevi anche tu la mano osservando il filo traslucido che ti si annoda attorno al dito.
    «Per un attimo ci ho sperato.» che il tuo filo terminasse esattamente sul dito di Sara.
    A volte la casualità gioca in modi più precisi e sensati della logica stessa, e proprio perché si tratta di casualità non richiede spiegazioni, né accetta domande. Accogli il ritorno di Rowle con curiosità, quasi una certa sorpresa. Alla sua frase, dapprima incerta se si stia rivolgendo a te oppure a Sara, abbassi lo sguardo sulla mano per poi sollevarla e mostrargliela come controprova, sfoggiandogli un sorriso divertito.
    Saluti con uno sguardo Sara e prendi la mano che Rowle da gentiluomo ti offre.
    «È un piacere, Signor Rowle, giusto? » chiedi di nuovo, giustificata dal continuo susseguirsi di presentazioni di molte personalità fino a quel momento, fingendo che tu già non lo sappia da te.
    «Beatrice Morel Lemoine, funzionaria del Reliquiarium. Fortuna vuole anche un'amicizia di vecchia data della Principessa.»
    È molto tempo che non balli seriamente un walzer. I tuoi balli con Søren, quando siete soli, di solito sono scomposti, guancia contro guancia, su musica altrettanto sgangherata, a volte proprio senza musica. Ma ci sono cose che ricordi, un po' per vecchio retaggio, come una sorta di lezione di vita ormai interiorizzata, impartita dalla scuola o forse dalle tue zie, come ricordarsi le posizioni delle posate sul piatto durante la consumazione del pasto.
    «Siete anche voi familiare con i signori Lovecraft e Selwyn?» gli domandi, avendo notato la confidenza del gruppo che prima di voi attorniava i due coniugi.
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    Quincy, Bea e Taliesin



    29 Y.O.– Sultanah of Bahir – Her Royal Highness – MaCUN – Mother




    Le giuste formalità erano state scambiate e avevo rappresentato il mio paese e il mio ruolo. Poteva quasi dirsi che il mio compito era praticamente finito a quella serata. Erano altri i modi in cui solitamente tendevo a sollevare l'attenzione sull'argomento, anzi leggermente più mirate ma di respiro comunque molto ampio.
    Il mio ruolo era però anche quello, la mia presenza un promemoria costante, e per questo sorridevo di buon grado, porgevo la mano perché venisse omaggiata, rispondevo con un cenno del capo e con poche parole ai vari saluti di chi mi accostava e - come etichetta imponeva - porgeva i propri saluti per prima a me, nonostante non fossi io l'artefice di quella serata, ma ero quell'elemento che serviva a validarne le azioni, come se semplicemente per la mia presenza l'intero evento assumesse connotati di ufficialità. In un momento di tranquillità temporanea mi voltai verso Bea pronta a chiederle di andare a prendere da bere per poter riprender fiato, scambiando con lei uno sguardo complice, di quelli coltivati negli anni della nostra amicizia, qualcosa per cui ero grata ogni giorno della mia vita, perché veritiera e sincera, di quelle che difficilmente chi ricopriva ruoli come il mio poteva vantare. Purtroppo però il momento propizio si volatilizzò velocemente, tra i tanti invitati presenti si avvicinò in particolare uno dei gentiluomini inglesi giunti prima di loro a salutare la candidata. Tesi la mano in tutta risposta mentre l'uomo fece sfoggio di un'etichetta perfetta portando la mano alle labbra sfiorandole appena dopo aver compiuto un leggero inchino. Onorata di fare la sua conoscenza pronunciai con compostezza, senza aver bisogno di pronunciare il mio nome. Rimasi ad ascoltarlo impassibile, le mani strette sulla clutch come si conveniva così da non dover essere costretta a stringere troppe mani. Strinsi appena le dita sulla morbida seta sentendo nominare mio padre. Beatrice avrebbe percepito facilmente il lieve irrigidirsi del mio respiro, dopo anni di vicinanza era difficile per me nasconderle qualcosa e avrebbe intuito subito come non avessi piacere a parlarne in quel momento. Non avevo conosciuto né lui né mia madre, avevo conosciuto solo disprezzo e la disperazione di vivere con Chandra. Avevo bisogno di bere in quel momento, avevo bisogno di portare alle labbra qualcosa che non fossero parole di disprezzo, perché percepiva come l'uomo si fosse avvicinata con l'intento di riportare alle memoria qualcosa del suo passato di cui non avevo colpa. Conoscevo le Sacre 28 e la storia non era sconosciuta, quindi comprendevo il messaggio nascosto, sebbene non giudicasse il signor Rowle, probabilmente anche lui troppo giovane per aver davvero aver fatto qualcosa. Eppure di tutto questo non si manifestò nulla, erano servite a questo le estenuanti lezioni di etichetta impartite prima da Chandra e poi alla Corte Reale del Bahir. Mai mostrare un fianco scoperto.
    Millenovecentonovantatre? Purtroppo non ero ancora nata, sono venuta al mondo solo due anni dopo e non ho avuto molto modo di conoscere mio padre. Ho poi passato in Egitto quasi tutta la mia infanzia aggiunse la principessa, che era riuscita a liberarsi del gioco del nonno paterno solo da pochi anni. Ci sono state altre occasioni per visitare il Bahir, in seguito? domandai con curiosità e la sua risposta non tardò ad arrivare. Sicuramente ci sono stati numerosi cambiamenti, Ylamae è cresciuta splendidamente ed ora è un centro economico e culturale molto importante per tutto il Medio Oriente, la voce si addolci della musicalità della lingua araba nel pronunciare il nome della capitale del Sultanato. La conversazione andò poi scemando mentre l'uomo tornava a prestare attenzione ai suoi connazionali, e a quel punto che avrei voluto allontarnami per andare a prendere da bere. Io andrei a rinfrescarmi le labbra dissi rivolta a Beatrice, che sicuramente sarebbe stata più che contenta di seguirmi, quando la musica cambiò sulle note di un valtzer e dal mignolo destro della sua mano si diramò un sottile filo luminoso che scivolava tra la folla. Guardai anche Bea per capire se per qualche fortunata coincidnza fossimo collegate, ma la fortuna non mi aveva sorriso. Anche io... le sorrisi perché avrei preferito condividere quella danza con lei. Notando con la coda dell'occhio la figura di Quincy Rowle che si riavvicinava e il filo luminoso che puntava nella loro direzione che quasi temette di dover ballare con lui, la fortuna però aveva sorriso questa volta e con un cenno decoroso annuì alla sua simpatica uscita. Non vi trattengo oltre...prego e con un cenno della mano indicai la pista da ballo. Per quanto mi riguardava non dovetti attendere poi molto che venissi reclamata a mia volta. Scorsi il filo luminoso legarsi alla mano del signor Romberg, candidato alla Vicepresidenza, che si era avvicinato seguendo la scia luminosa. Signor Romber, l'onore è il mio salutai alzando la mano destra lasciando che la scia luminosa si unisse alla sua per poi dissolversi. Lo seguii sulla pista da ballo dove prese posizione e dopo alcuni secondi si unirono alle altre coppie. Che idea magnifica questo ballo, darà l'occasione di entrare in contatto con altri invitati allargando i nostri orizzonti mi congratulai con l'iniziativa e per l'idea innovativa e audace che però permetteva di creare contatti e punti di collegamento. Mi congratulo con lei, dove ha imparato a danzare così magnificamente domandai mentre compivano con disinvoltura i passi successevi. Lo ascoltò con attenzione, mentre la musica accompagnava i loro movimenti. Ho già espresso alla signora Lovecraft il mio appoggio assoluto per l'iniziativa dell'Asta di Beneficienza, spero che molti seguano il vostro esempio. Troppo spesso voltiamo il capo da un'altra parte.

    Sara Ameera
    al-Fārisī Rami

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    Interazioni con Bea

    Quincy Auberon Rowle
    ❝ D.A.D.A. teacher [Ilvermorny]❞ ❝ Rowle family, Sacred Twenty-Eight ❞ ❝ 40 yo ❞ ❝ posh accent ❞
    png
    «Corretto» commentò soltanto, mentre si avvicinava alla pista, senza temere di porsi verso la parte centrale, e non ai margini dove si addensavano le coppie meno esperte di quel tipo di danza. Come membro delle Sacre 28 sarebbe certamente stato diseredato se non avesse saputo come ballare in modo impeccabile. Così iniziò dall'inchino, ben prima di prendere la mano destra della sua accompagnatrice in modo saldo, portando la sua all'altezza delle scapole della donna. Doveva ammettere che aveva anche una certa predilezione per il valzer, aveva una geometria perfetta - se eseguito bene - che permetteva anche di mettere in mostra una certa fluidità dei movimenti.
    E lui non poteva permettersi alcuna modestia: era un ottimo ballerino. E gradiva la conversazione in quelle occasioni altrimenti noiose. Dopo sole poche parole di presentazione, era certo che proprio la conversazione non sarebbe mancata. Era una piacevole sorpresa scoprire che la sua dama scelta dal destino aveva già una probabile passione in comune con lui, anche se essendo formalmente "solo" un umile insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure non poteva che manifestarlo come mero hobby.
    «Al Reliquiarium? Lei fa un lavoro decisamente interessante. Mi stupirebbe se ora mi dicesse che lo pratica solo dietro la scrivania» anche se si basava su un pregiudizio, ma doveva ammettere che la sua partner di ballo aveva una qual certa padronanza dei movimenti, sarebbe stato davvero uno spreco. Una bella coincidenza che avesse quel legame effimero con Sua Altezza e a quanto pareva anche con la sua accompagnatrice.
    Avrebbe preferito continuare su quell'argomento, ma Beatrice aveva preso con grazia l'onere della conversazione, lo stava portando avanti con una certa elegante familiarità all'ambiente.
    Sbuffò quindi con una nota di divertimento, c'erano parenti in comune fra lui e Cyrus che si sarebbero rivoltati nella tomba a sentir parlare di quella familiarità. Ma Camilla non era lì, e proseguiva la sua campagna dell'odio in perfetto stile inglese: con la più totale indifferenza.
    «Mia madre era una Selwyn» spiegò, accantonando solo per un momento la sua eterna aria di scherno. Dopo quindici anni non era ancora capace di parlare di Bernetta senza che un'ombra di malinconia scendesse su tutta la sua affabilità. «Questo ci rende malauguratamente cugini» per chi poi fosse un cattivo augurio l'avrebbero deciso gli altri.
    «Sa, questa è la versione originale del valzer di Tchaikovsky, di solito viene preferita una variazione che ha una profondità diversa del suono dell'arpa» le fece compiere un giro su di sé, tenendo lui il palmo aperto dietro la schiena per quella serie di movimenti in cui la conduzione era riservata alla sola mano sinistra. Peccato dover stare attenti a chi sulla pista aveva meno consapevolezza degli spazi, ma era inevitabile ad ogni evento.
    La riavvicinò a sé, continuando a disegnare sul parquet un quadrato regolare.
    «Come è arrivata al Reliquiarium, signora Lemoine?» riprese a dirottare la conversazione su ciò che più gli premeva, una posizione lavorativa che mirava a cercare le reliquie, quale coincidenza più gradita.

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    Josh, salutino con sorriso a tutti i presenti, poi si va da Emma


    C6RRC2C
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    chrysanthemum sinister
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    "Sarà il solito senso di colpa del cazzo" Imito il tono della tua voce, il modo in cui mi rispondi di getto. A volte senza nemmeno pensare a ciò che dici, a volte perché non sai accettare i silenzi. Allora qualcosa devi pur dirla, anche se a volte sembra sbrigativa e utile solo a scandire il tempo che passiamo assieme. E mi fa sorridere a volte, perché accende in me quel bisogno di essere tanto puntiglioso da dar fastidio. Da irritare anche me. Per questo stringo la mia mano nella tua, in una stretta che non è coraggiosa, ma che serve a farti più vicino. In modo che tu possa sentire il mio disappunto e rimaner per questo braccato nella morsa del mio fastidio.

    "Fortuna che non te ne intendi di politica, altrimenti perderesti ogni dibattito." Un modo come un altro per dirti di lasciar perdere. Che tanto non abbiamo bisogno di questo, non quando sappiamo entrambi com'è che prenderemo questa serata. Non siamo qui per studiare la situazione, vero? Siamo qui solo per ballare e far vedere che siamo involucri di carne ben imbellettati e meritevoli di qualche altro scatto. Magari siamo meravigliosi, certo, ma dei gusci decisamente troppo vuoti.
    Ed è un rammarico che sento salirmi in gola quando varcando la soglia di questo posto ripenso un po' a ciò che si è detto su questa Sig. Lovecraft. Penso a Horace, a Ben e mi dico che il mondo non potrebbe andare peggio di così. Che di tutele, quelli come noi, quelli socialmente pericolosi, non ne avremo davvero mai.

    "Voglio ballare con chiunque abbia voglia di conoscere la Sinister. Lo trovi sbagliato?" Un appunto. Te lo dico solo dopo aver osservato ciò che ci circonda ed aver percepito la presenza di un filo tirarci via dal mignolo. Una stretta leggera, quasi impercettibile. "Con propositi come questi..." Con i propositi della Presidentessa, mi vien da dire. "...dubito che si resterà vivi a lungo." Scherzo, amore mio, scherzo, anche se, come si dice in certi casi, scherzando si dice sempre la verità, no?
    Mi volto verso di te per sistemarti il colletto. Lo faccio mostrandoti il filo che mi cinge il mignolo, lasciando scivolare lo sguardo sulla tua mano. "Fai il bravo, ci rivediamo tra cinque minuti." Sciolgo la presa da te anche se poi finiamo per muoverci nella medesima direzione.
    Un sorriso elegante a tutti gli invitati. Un modo semplice per salutare tutti senza dover necessariamente farsi ribadire i nomi. Lo trovo inutile, a volte, se non ci si deve fermare a parlare di affari.
    "Buonasera signorina." Una mano spinta in avanti "A quanto pare sarò io il vostro accompagnatore per questo ballo."
    mago nero . atropo . metamorfomago . bisex


    Numerino: 66

    E ovviamente partecipiamo al ballo
     
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