Posts written by hime.

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    Nova Bishop
    runic magic professor ⋆ woman of letters
    ny state accent ⋆ blind ⋆ wiccan





    Potrei indovinare da dove prende queste parole. Da dove vengono, chi le abbia cucite nelle sua testa, come poi si siano ingigantite nel tempo. Il paradosso è che chi genera la colpa, è lo stesso che la impianta in un’altra testa prima di tutto, pronta per sbocciare quando non ci sarà più. Come un’eredità da portare avanti, fatta però soltanto di auto-denigrazione. È quel sistema educativo che non funziona da cui mi sono voluta tenere lontana, in fondo è successo anche nella mia famiglia. La legge che crea responsabilità disequilibrate, una bilancia fallata perché mai sarà capace di misurare istantaneamente tenendo conto del tempo. E poi forse è proprio questo il fulcro, che si debba misurare, quando in fondo gli esseri umani non sono fatti per questo. Non quando sono in punti così profondi da rendere ciechi. L’unico vero problema di Caiden è che non ascolta. Che qualsiasi cosa io gli possa dire, sentirà soltanto quello che la vergogna, vuole che lui recepisca. Tutto filtrato. E nemmeno questo è colpa sua, è solo che l’hanno plasmato così. Un umano che non deve essere umano. Un bambino senza giochi, un ragazzo senza adolescenza, un adulto senza gli strumenti per tenersi in piedi ma con l’abilità di trascinarsi avanti all’infinito incastrato nel medesimo ciclo perenne. Gli direi anche che non deve essere meglio di così, che quel meglio è una concezione che si applica in modo eguale su circostanze diseguali, e lo rende uno standard impossibile. Ma è lo stesso concetto su cui si fondano i Cacciatori, è tutto uno standard impossibile, la loro stessa esistenza lo è e soprattutto ciò che gli viene richiesto. A volte penso che la loro breve vita sia un atto di pietà. «Non più di altri, Caiden.» Soltanto che i suoi errori hanno avuto una risonanza più grande, gliel’ho detto, ma lo so che è il principio che non capisce e non capirà mai. Che umano e divino non possono assomigliarsi, non possono equivalere, che l’universo ci ha fatto diversi per un motivo e che tutto ciò che un umano dovrebbe fare contro un dio per sopraffarlo, è esattamente quanto di più umano ci sia, anche sbagliare. E lui l’ha fatto, ma non l’ha compreso fino in fondo. «Quando le divinità ci usano o cercano di manipolarci si affidano alle nostre debolezze o alle nostre qualità, ma divinità e uomini pensano e penseranno sempre in modo diverso. Non saranno mai capaci di prevedere tutto, specialmente l’arte molto umana dell’adattamento, cosa che loro attuano solo quando sono agli sgoccioli. Per ora magari hai commesso errori che lui voleva che commettessi, ma sei un Cacciatore e questo non significa dover essere perfetti. Significa sapersi adattare a combattere contro cose oltre natura. Se lui usa i tuoi errori contro di te, tu puoi usare i tuoi stessi errori contro di lui, questo è il genere di cose che le divinità non si aspettano dagli esseri umani.» Non credo che adesso Caiden abbia le forze di fare alcunché, non più di quanto ne abbia già consumate per venire qui oggi, da me. Ma almeno voglio che questa cosa gli ronzii nel cervello per un po’, che la perfezione del divino non è qualcosa a cui aspirare, ma è l’umanità più umana che deve sfruttare per sconfiggere avversari del genere. E che quindi, in fondo, ha ancora un ampio margine in cui agire per sentirsi un Cacciatore migliore di quello che lui si vede. Per imparare che non esiste uno standard impossibile da raggiungere per forza, e che è e sarà quell’idea a farlo essere un casino ambulante, semplicemente perché sarà impossibile non esserlo partendo da quel punto.

    «The most beautiful experience we can have is the mysterious. It is the fundamental emotion that stands at the cradle of true art and true science.»

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    Hai detto libri horror anni Ottanta e già siamo anime gemelle te lo dico, sia per horror che per anni Ottanta e poi soprattutto horror + 80, è la vita. Non pronuncerò invano il nome del Re, ma lo si ama follemente.
    A parte il mio entusiasmo per l'horror, io sono Rob, Roby, Roberta, come preferisci, e per qualsiasi domanda sulla vastità di regolamenti, robe di ambientazione e cose, sono disponibilissima quando vuoi <3
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    Imprevisti di Luglio
    Scadenza per le iscrizioni: 15 Luglio 2023

    Eccoci ai nostri Imprevisti di Luglio (Regolamento Imprevisti), di seguito elencheremo gli Imprevisti di questo mese a cui potrete iscrivere i vostri PG, un PG a testa per Imprevisto. Alla scadenza delle iscrizioni apriremo la role di gruppo e potrete ruolare liberamente fino alla fine della scadenza dell'Imprevisto che durerà 2 settimane.
    Ricordo che i PNG presenti di background negli ambienti li potrete muovere voi senza alcuna limitazione (con coerenza), se vi servono.
    Partecipare all'Imprevisto vi farà guadagnare 1 coupon povero per ogni post, che non dovrete richiedere ma vi verrà assegnato in automatico nel topic del Sistema Economico a Imprevisto concluso.
    Per iscrivervi basterà rispondere a questo topic compilando il seguente form, entro il 15 Luglio 2023 alle 00:00. L'Imprevisto avrà inizio il 17 Luglio e finirà il 30 Luglio alle 00:00.

    Potete segnarvi come uno dei "personaggi" del prompt quindi con un ruolo predefinito, specificando quale lettera è il vostro PG, oppure non segnarlo e quindi avrete totale libertà di dire cosa sta facendo il vostro PG.

    Cercate di occupare tutti i posti dentro le varie ambientazioni così da evitare che ce ne sia soltanto 1 in uno dei prompt e così via.

    HTML
    <b>Nome Imprevisto scelto:</b> inserite il nome dell'Imprevisto a cui volete partecipare
    <b>Nome PG + link scheda:</b> [URL=URLSCHEDA]Nome PG[/URL]
    <b>Personaggi:</b> indicare la lettera a cui corrisponde il vostro PG, se non volete un ruolo predefinito lasciate questo campo in bianco

    Whale watching a New York
    È il 1 Luglio alle 13:00, avete deciso di comprare un biglietto (90$ per gli adulti +13, 59$ per i bambini 0-12) per una traversata di whale watching (osservazione delle balene) nella New York Bay, punto di partenza Pier 36 in Lower East Side Manhattan – più info.
    Poiché il tour in barca parte direttamente dalla città, ci vuole pochissimo tempo per raggiungere e tornare dalla barca. Il tour è iniziato alle 9 del mattino e si prevedeva durasse 4 ore e mezza, non avete ancora visto nessuna balena (anche se dicevano ci fosse un buon 97% di possibilità), niente di esaltante, per tutto il tempo la guida vi ha rotto le palle intrattenuto raccontandovi tutto sulle acque e sulle balene.
    Alle 13:17 però, la guida si ferma con i suoi racconti e anche la barca. Dopo qualche minuto vi comunicano che c'è un guasto e che probabilmente ci vorrà ben più di mezz'ora per tornare a New York.
    A, che soffre di mal di mare, ha passato la maggior parte della traversata seduto a rischiare di vomitare addosso a qualcuno, con la notizia del guasto l'agitazione lo costringe finalmente a correre lungo la fiancata della barca e lasciarsi andare vomitando giù dall'imbarcazione. B lo vede e corre in suo aiuto. C è occupato a fare foto e non si accorge di niente, ma finalmente vede una balena che spunta dall'acqua e richiama l'attenzione di tutti. D se ne frega di A che vomita e corre a chiedere dei binocoli per vedere la balena, che gli vengono dati, e si posiziona al fianco di C per vederla meglio.

    Posti disponibili (PG): 4/4

    4 Luglio (Midtown Manhattan)
    È il 4 Luglio, i festeggiamenti sono in corso, sono circa le 21:20 e i fuochi d'artificio sono appena iniziati. I fuochi d'artificio infatti iniziano intorno alle 21:15-21:30 sull'East River, nei pressi di Midtown Manhattan. Lo spettacolo può essere ammirato al meglio da Long Island City, Greenpoint a Brooklyn o da Midtown Manhattan tra la 14th Street e la 50th Street. Tuttavia, ci sono 3 milioni di persone ad assistere, alcune sono già arrivate dalle 11:00 per assicurarsi un ottimo posto.
    Voi siete a Midtown Manhattan.
    Nella folla A (Cassian Whitehill) e B (Ren Crawley Mirel) si accorgono che un bambino di poco più di 3 anni è fermo e immobile nella strada, si guarda intorno preoccupato e sta piangendo, ha perso di vista la mamma. C (Emmanuel Eloi) è poco distante ma non nota il bambino, è più che altro molto preso da un gruppo di topi che probabilmente agitati dalle vibrazioni e dai suoni dei fuochi d'artificio si sono messi a correre sul marciapiede, la gente urla spaventata e si sposta ma una signora è stata morsa.

    Posti disponibili (PG): Nessuno

    4 Luglio (Greenpoint, Brooklyn)
    È il 4 Luglio, i festeggiamenti sono in corso, sono circa le 21:20 e i fuochi d'artificio sono appena iniziati. I fuochi d'artificio infatti iniziano intorno alle 21:15-21:30 sull'East River, nei pressi di Midtown Manhattan. Lo spettacolo può essere ammirato al meglio da Long Island City, Greenpoint a Brooklyn o da Midtown Manhattan tra la 14th Street e la 50th Street. Tuttavia, ci sono 3 milioni di persone ad assistere, alcune sono già arrivate dalle 11:00 per assicurarsi un ottimo posto.
    Voi siete a Greenpoint, Brooklyn.
    Nella folla e nel casino generale A si accorge di essere appena stato rapinato, gli hanno scippato il telefono. B ha visto il furto ma non ha visto dove è andato il ladro. C invece, che è stato allarmato dalle urla di qualche altro spettatore passivo, ha visto in che direzione è andato il ladro ma ormai l'ha già perso di vista.

    Posti disponibili (PG): 3/3


    Edited by hime. - 13/7/2023, 12:35
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    Regolamento Personaggi Secondari
    Guida a come crearli
    Come creare la scheda
    Di seguito i campi da compilare per creare la scheda dei vostri Personaggi secondari.

    Titolo: Nome e cognome del personaggio
    Sottotitolo: Descrizione del ruolo (es. "figlio di Tizio e Caio" "personaggio di fantasia" "alter ego di Sempronio")

    Dati di base: Nome e cognome, data e luogo di nascita, nazionalità, razza, abilità/caratteristiche
    Altri dati: Orientamento sessuale, inventario e ciò che desiderate approfondire
    Istruzione: Quali scuole ha frequentato o frequenterà e quali ruoli ha investito (es. caposcuola, cheerleader etc)
    Occupazione: Quale ruolo occupa nella società
    Materie: Quali e quante materie ha appreso nel suo percorso di studi

    Breve descrizione caratteriale: Bastano anche pochi cenni, pregi e difetti o una lista di curiosità
    Breve storia del personaggio o Timeline: Basta la timeline con gli eventi di maggior importanza e le date

    Campo che va compilato obbligatoriamente, può essere modificato ma la sostanza dev'essere la stessa.
    Campo facoltativo, può essere tralasciato.

    Ricordiamo che è possibile aggiungere altri campi oltre a quelli obbligatoriamente compilabili.

    Prestavolto
    Si può prenotare un prestavolto per personaggio secondario alla volta. Per la prenotazione successiva è necessario che la scheda precedente sia stata approvata, ma non è necessario aver aperto almeno una role con il personaggio. Inoltre è possibile prenotare un Prestavolto in contemporanea con una prenotazione di un PG o PNG.

    Per prenotare un prestavolto occorre compilare il seguente format in questa sezione e prima del codice è necessario specificare il ruolo del pg (appartenente al futuro, al passato, a un AU).
    HTML
    &#149; Nome e Cognome prestavolto [Nickname player - giorno/mese di prenotazione del pv]


    Per confermare la prenotazione occorre compilare il seguente format in questa sezione:
    HTML
    &#149; [URL=link scheda pg]Nome e Cognome prestavolto[/URL] [Nome e Cognome personaggio]



    Femmine
    Alycia Debnam-Carey [Cécile Grimes]
    Amy Jackson [Cheryl Rhodes]
    Cara Delevingne [Judith Jordan "JJ" Dixon-Coppola]
    Danielle Rose Russell [Elena Gallows]
    Elle Fanning [Ruth Colroy]
    Emma Mackey [Chloe Hastings]
    Emma Watson [Tallulah Lemoine-Pott]
    Ester Exposito [Eyre Colroy]
    Freida Pinto [Safiya Rami-Al-Fārīsi]
    Kaya Scodelario [Ermione Battaglia]
    Kendall Jenner [Adah Dixon-Al-Farisi]
    Madelaine Petsch [Martha Colroy]
    Maria Pedraza [Maeve Carter]
    Priyanka Chopra [Leila Rami al-Fārīsi]
    Sofia Black D'Elia [Abigail Al-Farisi Dixon]
    Virginia Gardner [Hera Helena Gallows]
    Maschi
    Ansel Elgort [Allen Dixon Al-Farisi]
    Aron Piper [Nolan Carter]
    Cameron Monaghan [Mathi Colroy]
    Casey Deidrick [Eugène Lemoine-Pott]
    Charlie Hunnam [Maui Colroy]
    Cody Christian [Leonardo Gallows]
    Jannik Shumann [Joel Lemoine-Pott]
    Josh Henderson [Raphael Rohan Brody O'Bran]
    KJ apa [Mihai Colroy]
    Matthew Clavane [Benjamin Coppola-Dixon]
    Matthew Hitt [Gael Lemoine - Pott]
    Michael Provost [Alexander John Gallows]
    Nick Robinson [Asher Dixon-al-Fārīsi]
    Noah Centineo [Damian Coppola-Grimes]
    Rami Malek [Jamal Rami-al-Fārīsi]
    Ryan Guzman [Eli Dixon-al-Fārīsi]
    Timothée Chalamet [Avery Carter]
    Thomas Doherty [Marcus Allen Gallows]
    Tom Holland [Sebastian Colroy]
    Tyler Blackburn [Amos Dixon-Al-Farisi]



    Femmine


    Maschi




    Femmine


    Maschi






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    35y.o. crains' headfamily. maine accent. parabatai. dimensional war refugee.




    Non sono mai stato io quello che doveva tornare a casa. A volte, nemmeno mi sono impegnato a farlo. A volte, ho cercato di non tornare proprio. Non era più facile, non era neanche più difficile. Era solo diverso. Il peso di scegliere volontariamente di lasciare qualcuno, non è tanto maggiore o minore di quello di sacrificare qualcos’altro dall’altra parte per decidere invece di tornare vivo. Si tratta sempre di mettere due cose sulla bilancia. Che sia non dare il tutto e per tutto per risolvere una situazione o salvare qualcuno; che sia abbandonare la nave prima che si inabissi completamente.
    Si tratta sempre di scelte.
    Facciamo un lavoro che, quando fatto bene, si riduce proprio a questo: scelte difficili. Ed è ironico, perché la libertà di scelta è la prima cosa che ci è stata tolta proprio per poterlo fare, questo lavoro.
    Lo so perché Edie dice queste cose.
    Non c’è molto altro che possa dire, in fondo.
    Lo so che le dispiace.
    Non c’è molto altro che possa dire.
    Morire diventa fare un torto a chi resta, anche se da subito era una convezione accettata che saresti morto prima o poi.
    Quando le ho detto di fare questa cosa della Dimensione Ombra, ho accettato che sarebbe potuto succedere. Esattamente come lei ha accettato che io morirò più prima che poi. Esattamente come entrambi abbiamo accettato che ci sarebbe potuto succedere qualcosa per tutto ciò che è girato intorno a me e Den in questi anni.
    Abbiamo un rapporto confidenziale con la morte.
    Io e Den ci abbiamo giocato a scacchi.
    Eppure, è paradossale che ogni volta, quando minaccia di arrivare, sembri sempre una sconosciuta.
    Ho vissuto spesso momenti del genere e nonostante questo, ciò che ho imparato non è stato riconoscerla e accoglierla quando toccava agli altri. L’unica cosa che ho imparato è stato saper distinguere le cose davvero importanti. Vomitare via il superfluo, quello è il privilegio di chi non vive in guerra; accogliere le cose più piccole e costruire una scala di priorità che sia più vera possibile.
    È partendo da qui che ho capito quali sono le cose davvero importanti per me.
    È partendo da qui che posso dire di avere una gerarchia nella testa.
    Senza stronzate buoniste, di quelle che ti fanno apparire una brava e bella persona, nonostante mi vengano a dire che “faccio l’eroe”.
    La verità è che tornerò a casa e lo farò per mio fratello.
    I bambini potrebbero sopravvivere senza di me e senza Edie, crescerebbero forse meglio senza di me, ci sono tante persone che sarebbero cose brave a sostituirmi e su questo non ho dubbi. Edie di meno, certo. E anche di mio fratello, in altri momenti della nostra vita, avrei detto la stessa cosa. Adesso no. Anche se proprio quella, se mi chiedessero cos’è che voglio di più, un unico desiderio da esprimere, sarebbe la cosa che chiederei. Che possa farcela da solo, senza di me, senza problemi, e che possa vivere una vita molto migliore.
    Per cui sì, tornerò a casa.
    Ma non lascerò le cose a metà qui.
    «Non ti lascio sola.» Il mio corpo diventa un pezzo di pietra, immobile, la testa mezza sollevata per guardarla. «Tornerò a casa, ma non ti lascio sola.» Non m’importa cosa mi costerà, ma sono queste le due cose che farò: non lasciarla sola, e poi tornare a casa.
    «E non ho nessuna intenzione di farti vivere quella cosa, se non dovesse esserci modo di aggiustarla.»

    Morgan
    Crain.
    hunter.

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    Nova Bishop
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    Sembra una cosa enorme, dalle conseguenze sicuramente universali, ma in fondo non è niente di più che una persona che voleva morire e avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di vedersi soddisfatto quel bisogno. In questo mondo devono essere davvero in pochi a non aver pensato mai, neanche una volta, di volere che finisse tutto. Io stessa l’ho pensato centinaia di volte. La differenza sta nel fatto che non avevo un dio a dirmi che se soltanto avessi detto quel , tutto sarebbe finito per davvero. È crudele pretendere da un uomo che sia inflessibile, perfetto, impavido in ogni suo momento. È impossibile che accada. È stato raccontato solo in storie di fantasia in cui gli eroi erano macchiette alla stregua di una realtà disegnata per farli vincere. Ma la vita vera non è una storia in cui tutti vincono sempre. Era un tentativo di suicidio, quello di Caiden, e non so quanti se ne siano accorti. Quanti l’abbiano letto in questo modo. Immagino sia più facile guardare all’errore, piuttosto che all’enormità del mostro che l’ha mosso come una marionetta per portarlo a gettarsi da un burrone e porre fine a tutto, ma per lui era la sua vita, non tutto. Spengo la sigaretta da cui ho preso a malapena due tiri. Allungo la mano ora libera al centro della scrivania, aperta e con il palmo rivolto verso l’alto. Non dovrei, so che non dovrei, so che è un gesto che farebbe del male a Chester. Ma penso anche che è molto più sensibile del pezzo di marmo che lo rende la sua rabbia, e in fondo lo capirebbe. Però non mi muovo più avanti, non aggiungo un altro cenno, aspetto solo che se vuole allora sia lui a fare l’altra metà. «Tutti fanno errori.» Un sorriso fugace, ne resta solo l’ombra sulle labbra. «Ti hanno messo nella situazione in cui un tuo errore avrebbe avuto effetto su tanti altri. Non volevi che finisse tutto per tutti, giusto? Volevi che finisse per te.» Questa è la differenza più importante. Non voleva essere l’artefice della fine. Non stava pensando a nessun altro se non a sè e sicuramente molti penserebbero che un uomo in quella situazione ha il dovere di pensare a tutti, ma non è un racconto mitologico. È un essere umano, e gli esseri umani subiscono il magnetismo di un letto, coperte tirate sopra la testa e l’assenza di tutto il resto. A me, in quei momenti, non importava nemmeno di mia figlia. «Penso che nessuno sulla faccia della Terra, in quei momenti, avrebbe la forza di pensare all’umanità intera.»

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    New York fa schifo.
    E non è soltanto perché ci vive mio fratello in quell’altrettanto fottuta università, non è soltanto perché ogni volta che ci metto piede mi assicuro di non avvicinarmici neanche, alla sua università.
    No, non è per questo.
    È per il traffico.
    Odioso, noioso traffico. Un metro ogni mezz’ora, stronzi, come pensano che si possa sopravvivere così?
    Lo faccio per Theresa.
    Me lo ripeto, intensamente, in modo che penetri tra le sinapsi e mi conceda di non maledire ogni secondo del mio tempo passato qui. Lo faccio per Theresa che ha per le mani la svolta della sua vita. Lo so, che è importante per lei, e allora è importante anche per me.
    E poi, il parcheggio. Cristo quanto è difficile trovare parcheggio.
    Mi piange il cuore a dover incastrare la mia bambina tra un’utilitaria e una cazzo di Hyundai.
    Chiudo il sportello, dolcemente accompagnato, e faccio un sospiro. Uno di quelli che prendono aria dal naso e poi si trasformano in un respiro di concentrazione perché non al parcheggio che devo pensare ora. Né al traffico. No. È a non farmi vedere mentre raggiungo ed entro nella villetta di cui mi hanno parlato, una soffiata fortuita, ho detto a Theresa che me ne sarei occupato io e così farò. Solo una breve ricognizione.
    Entro nell’isolato, dopo aver parcheggiato a tre di distanza, e per fortuna sono tutti distratti dall’esplosione di una serie di allarmi. Cose che succedono. Ragazzini che fanno stronzate, era un gioco divertente anche a Bangor, farli suonare tutti insieme. Ho smesso di farlo quando ho capito che la voce arrivava a mio padre e dopo… beh, non era mai piacevole.
    Passo dai giardini, la porta sul retro è sempre una scelta migliore, anche perché il machete appeso alla cinta si noterebbe più facilmente di me.
    Che poi la gente normale non sappia a cosa mi serve, è un dettaglio. Ma del resto neanche molti altri Cacciatori lo saprebbero. È ciò che distingue quelli come me, da quelli che usano paletti di legno. Quando sono le teste a rotolare, è il marchio dell’efficenza.
    Scassino ed entro. E il silenzio tombale è la conferma che sono nella casa giusta: loro dormono.
    Una casa che è una scelta ovvia per dei vampiri, una casa come quelle da cui rubavo nel Maine. Una casa di ricchi del cazzo. Privilegiati che si masturbano con i soldi. Facile così, con grana accumulata in secoli.
    Mi guardo rapidamente intorno. Spero di trovare qualche appunto, magari una lettera, stronzate da 1800 come piace a loro. Qualcosa che possa darci una pista concreta. Una stanza per volta, un’area per volta, e le scale, una porta per volta e…
    Una sfera di fuoco che si lancia verso di me.
    Alzo una barriera al volo per farla andare a sbattere contro una parete invisibile e consumare lì la sua corsa. «Cristo» sbotto d’impulso, un mugugno più che una vera parola, ma senza pensare subito, senza collegare subito che i vampiri non possono usare la magia e di sicuro non è il fuoco che manipolano.
    La rossa di fronte a me è sveglia, a conferma del fatto che probabilmente non è una minaccia, ma una persona da portare subito fuori di qui.
    Alzo le braccia in segno di resa. Il tono di voce che si rilassa, basso, accompagna il gesto con un mezzo sorriso ma un volto di serietà. Accogliente, rassicurante. Sincero, perché è quello che sono. «Non ti voglio fare del male.»

    Morgan
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    hunter.

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    Mi sento una merda a pensarlo, ma se le cose devono succedere, è meglio quando lo fanno senza lasciare il tempo di fare discorsi come questi.
    Certo, poi finisci a parlare con i cadaveri e non è stato uno dei miei momenti più alti, però. Che cazzo.
    Sbuffo.
    Come un fottuto bambino che si lamenta, in silenzio, a suon di respiri e sguardi sfuggenti. «Sul da farsi?» Un tono fastidiosamente retorico, anche per me. Gli occhi su di lei ma solo un attimo prima di arrabattarsi sugli oggetti di un appartamento che non è nostro, e potrebbe essere l’ultima cosa che lei ha visto prima di morire.
    Morire.
    Alla fine è di questo che dobbiamo parlare.
    Perché lo sappiamo entrambi che non lascerò che diventi una cosa come quelle.
    Lo odio. Questo appartamento.
    Poteva essere un bel posto almeno.
    Odio che il mio cervello si stia focalizzando su una cosa così stupida, perché lo so che quando stai per morire l’ultima cosa di cui ti importa è il posto dove sei.
    Vado avanti e indietro di qualche passo, poi mi avvicino al divano e mi ci lascio cadere sopra. Una gamba che comincia a muoversi rapidamente battendo il piede per terra, le braccia poggiate sulle ginocchia e sospese nel mezzo, gli occhi che sfuggono e si fissano davanti. Un punto casuale, un punto che non è importante come non lo sono molte cose.
    Ne è valsa la pena?
    Non è una domanda che ha rabbia in sè, solo la necessità di saperlo.
    Spero di sì.
    Forse devo chiederlo a lei.
    Nel momento in cui è toccato a me ho pensato che ne era valsa la pena e sono stato pronto ad andare, non sapendo che sarei tornato. Se proprio deve succedere, almeno che sia così. Pacifica.
    Vorrei dirle che non le succederà proprio un cazzo, ma non lo so.
    Alzo la testa e la guardo, non dico niente. Non riesco a essere io quello che questo discorso lo inizia.

    Morgan
    Crain.
    hunter.

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    Resto a soppesare il silenzio per qualche secondo. Un a un dio può essere molte cose, di solito tutte orribili, devastanti, fatali. Ma mi sento anche sollevata, una parte più umana che volevo a tutti i costi nascondere sotto il tappeto. Non per ciò che sta dicendo, ma perché me l’ha detto. Forse il mio era un capriccio. Forse è così. Una distanza che imponeva altra distanza per sottolineare un offesa, difficile da digerire. In realtà sono arrabbiata con Caiden, ma non perché ha continuato a nascondermi cose e darmi solo mezze verità quando servivano a uno scopo altro. Sono arrabbiata con lui perché è sparito e ha prese a tornare soltanto quando gli serviva qualcosa da me. E sì, io avrò scelto Chester, e l’avrei scelto a prescindere, anche se avessi avuto davvero una scelta. Ma non l’ho avuta. Neanche questa. Non sono limpida, ho fatto errori anche peggiori, basta riallineare le nostre e le loro verità alla realtà. Concezioni divine in mano agli esseri umani risultano così grandi da diventare poi minuscole quando a ribollire sono problemi che sembrano più veri. Non siamo fatti per guardare all’immensità e concepirla davvero, siamo fatti per guardare una persona che amiamo e pensare che valga quanto tutto il resto del mondo, numeri, miliardi di vite che hanno il peso di una sola. Qualunque sia stata quella scelta, i motivi che l’hanno portato a dire , evidentemente valeva di più di tutto il resto, qualsiasi cosa ci fosse sulla bilancia. Che fosse davvero l’apocalisse di cui si parlava o meno. Sarebbe più semplice per entrambi se lo odiassi perché per colpa di suo padre non ho più la vista, o se per colpa delle loro diatribe con i Banditori ho consumato parte della mia anima, se per essere vicina a mia sorella quando ha deciso di andare nell’aldilà per quella profezia ho accettato di avere un dio dentro di me. Sono certa che sarebbe più semplice per entrambi. Eppure, non ci riesco. L’unica cosa che vorrei fare adesso, sarebbe alzarmi, farmi più vicina a lui, abbracciarlo, dirgli che gli esseri umani non possono fare scelte divine e che va bene così, perché è così che siamo fatti ed è secondo queste regole che l’universo si muove. Che se a qualcuno è stato mai richiesto di porsi più in alto del cosmo, allora è stato iniquo, e se è stato preteso da lui, allora è stato ingiusto. Invece, immobile con la sigaretta sospesa per aria, gli chiedo soltanto «Perché gli hai detto di sì?»

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    raelyndra

    Lestrange


    36y.o. british. sacred twenty-eight. posh accent. brakebills university professor.


    Timotheus era bravo a ricamare climi più distesi, la sua era come un’aura che contagiava quella degli altri, di oggetti, di camere, di edifici interi. Eppure anche sotto la sua influenza, nell’immobilità plastica delle sue membra, sentiva sotto pelle il rigurgitare del problema. La pesantezza che si portava dietro. Angoscia. Le toglieva il respiro. Insopportabile. Avrebbe potuto annegare nell’aria.
    Accavallò le gambe, inelegante, come rigirare il contenuto del bicchiere osservandolo con gli occhi bassi ma la testa posta dritta in avanti. «La tua sensazione è giusta. Speravo che tu sapessi qualcosa, in realtà, ma come al solito siamo destinati al silenzio.» Un sorriso aspro, che non si sprecò di nascondere. Non di fronte a lui.
    Ravius non raccontava a suo segreti seguendo un qualche ordine d’intimità e legami. Li avrebbe raccontati a un sasso, se quel sasso non l’avesse fato sentire giudicato o non gli avrebbe fatto penare alcuna preoccupazione. Era pura utilità quella alla base delle sue scelte. E capricci degni di un bambino, che ogni tanto si scordava di non essere più, soprattutto con l’uomo che amava.
    Sollevò lo sguardo su Tim. «C’è una persona a cui possiamo chiedere» iniziò quella frase con una punta di incertezza, non sentiva di star programmando un tradimento ma immaginò gli occhi di suo fratello per un momento e se ne sentì colpevole come se lo fosse realmente. «Quincy manterrà i segreti di Ravius fino a un certo punto. Sempre ammesso che lo sappia, ma se dovessi scommettere su qualcuno, sarebbe lui.»
    Quincy era tutto fino a un certo punto. Con lui si dovevano soltanto mettere le cose in prospettiva, quella giusta non falsata dalle esibizioni di Ravius, e avrebbe capito da solo quale fosse la cosa giusta da fare.
    «Non lo farei se non fosse coinvolto il Ministero. Ravius è convinto che non ci saranno problemi, ma io ho preferito discutere con i nostri avvocati, ed è meglio sapere che cos’ha fatto per essere un passo avanti.» Suo fratello sminuiva e lo avrebbe fatto anche lei, se non fossero arrivati già una volta a un punto di non ritorno. O almeno, quello che lei pensava fosse un punto di non ritorno, il fatto che non lo fosse stato per Ravius la metteva in allarme ulteriormente. Cos’altro c’era, dopo l’omicidio?
    Suo fratello sminuiva, ma l’Inghilterra aveva tolto loro già troppo. Libertà di essere, libertà di parlare, libertà di amare.
    Prese un sorso rapido, si bagnò appena le labbra e poggiò il bicchiere. Alzò la testa verso Timotheus e lo sguardo divenne di pietra. «Non permetterò che gli tolgano qualcos’altro. Non la casa, non la patria.»




  12. .

    17y.o · british · sacred twenty-eight · posh accent · slytherin student

    e867183be1b6409fc6134011cc7ff07e3a0f8225 20f5e9c4dd15de778dd95e97b2b303ad666161ea

    raelyndra lestrange

    sheet · voice · look · aes · song


    Nel suo mondo le parole erano sempre state più pericolose di una bacchetta. Di qualsiasi luce, verde o rossa che fosse. Anche lei aveva imparato ad affilarle al meglio delle sue possibilità, erano armi e per questo dovevano essere sottili, invisibili, chi ne veniva colpito non doveva accorgersene nemmeno ma morire dissanguato nel sonno.
    Quelle di Duncan non erano né appuntite, né taglienti.
    Erano fango. Liquido come acqua, capace di infiltrarsi nelle crepe anche più piccole; appiccicoso come colla, aderente alla pelle non se ne sarebbe staccato mai.
    L’infame vigliaccheria stava nascosta proprio nella sua efficacia. L’acqua era scivolata dentro dalle orecchie, aveva percorso vene e capillari fino al cervello, si era depositata già stagnante laddove una conca era stata scavata dalla solitudine, da voci sibilanti nei corridoi, da paragoni crudeli, chiacchiere cattive. Sentiva di star perdendo presa sulla sua mente. Si sentiva così piena da voler diventare vuota, e si domandò allora se per caso ci fosse riuscita. Un serpente scheletrico. Quello nascosto nella sua Camera. E se si fosse aperta allora, l’avrebbe calpestata fino a ridurla in polvere.
    Dritta sulla schiena era fragile quanto un osso già spezzato e lui, invece, era una colonna che stava per franarle addosso. Per un momento sentì la sua testa spostarsi per esprimere un movimento involontario, come se non avesse potuto fare nient’altro. Come se, se non l’avesse fatto, lui avrebbe fatto di peggio che renderla polvere. Una paura sottile come lei, non riuscì nemmeno a darle quel nome, se ci fosse riuscita avrebbe reagito ma era parte di quella vigliacca efficacia. Era fango, non un’arma appuntita e tagliente.
    Stava per annuire, ma venne fermato sul nascere.
    Maria Ruiz.
    Tanto sollievo l’aveva provato poche volte, ma durò un istante, poi fu panico, celato da un muro di espressioni fisse e marmoree ma negli occhi esplode con un brillio offuscato dal buio. Panico perché non voleva essere vista così. Panico perché non voleva che fossero in due a toccare il fango. Panico perché la debolezza doveva restare un segreto, come ogni più piccola macchia. Mai dare spiegazioni. Mai lamentarsi.
    Non voleva che riportasse niente di quello che aveva visto. Lei non poteva chiedere aiuto, o sarebbe stata l’ennesimo comportamento da viziata purosangue, razzista, disgustosa ereditiera di stragi e genocidi.
    Avrebbe voluto parlare anche lei, ma le sue parole erano atrofizzate. Si fece trascinare, solo qualche passo prima di venir sbalzata via.
    Vide nero per una manciata di millisecondi. Poi vide rosso, sangue per terra, una pozza che si allargava e allargava. Si toccò la testa e si guardò le mani ma non c’era rosso. Il rosso era nella mente di cui avrebbe dovuto prendersi cura. Insieme all’innominabile per sempre assente.
    Era più facile affidarsi che sospettare.
    Ma aveva portato a danni sempre più grandi.
    Diede uno sguardo a Maria, sembrava stesse bene.
    D’istinto mise mano alla bacchetta, ancora a terra, le gambe troppo deboli per sollevarla senza più impegno di quanto ne avrebbe mai dovuto mettere per sostenere un corpo troppo leggero, ma anche troppo debole.
    La bacchetta puntata su Ducan.
    Aveva una parola sulla punta della lingua. Una che aveva usato e i cui effetti aveva subito. Sarebbe bastata per far rimpiangere a Duncan ogni secondo, ma anche per dargli ragione su tutto quel fango che ancora si sentiva attaccato addosso. Lei non voleva essere la mela caduta troppo vicina all’albero. Allora aveva la lingua immobile, perché gli errori del Signore Oscuro l’avevano resa muta di uno dei suoi linguaggi mostruosi. E la mano immobile intorno al manico della bacchetta, perché la luce rossa che avrebbe voluto scagliare in una vendetta poco elegante avrebbe sottolineato origini marce. Inabile a essere sè stessa, incapace di trovare chi sarebbe stato meglio diventare.
    «Vattene, Duncan.» un sibilo, tanto bastava per spargersi lapidario nel passaggio opprimente. Pieno di fango, pieno di fango fino all’orlo.
    Si sentì i suoi occhi addosso e fu come respirare terra. Sarebbe dovuto sembrare uno sguardo sofferente, sopraffatto dal tradimento, ma c’era solo rabbia. Eppure, lei si sentì come ad averlo fatto davvero. Ad averlo tradito, aver mal compreso, ingrata. «Dopo tutto quello che ho fatto per te? Non ti stavo opprimendo, lo sai. Non ascoltare questa fottuta pazza.» Ingrata.
    Chiuse gli occhi per un momento, ma la bacchetta era ancora puntata verso di lui. «Per favore, vattene e basta.» Un momento solo, perché un’altra formula uscì fuori dalle sue labbra invece che fango, Diffindo. Non fu abbastanza rapida a muovere la bacchetta per proteggersi. Il taglio arrivò in orizzontale su entrambe, sfiorò il braccio di Maria falciando la stoffa della divisa e la pelle sotto.
    Il calore che sentì sulla guancia fu segnò che per lei era toccato il volto. Si sfiorò la pelle lacerata, qualche goccia di sangue sulla mano, superficiale, ma uno schiaffo mentale molto più doloroso di un graffio. Il sangue le annebbiò la testa, immobile, trasportata indietro dove c'era stato il sangue per terra e la pozza e la morte.

  13. .




    raelyndra

    Lestrange


    36y.o. british. sacred twenty-eight. posh accent. brakebills university professor.


    Un coniglietto in una tana di serpenti. Le dispiaceva che Avonlea fosse finita ad essere un nome tra le righe di battibecchi di inchiostro. Suo malgrado era stata un fastidio, per lei, non per chi invece guadagnava scrivendo con il loro sangue. In fondo vedeva più colpa negli occhi di Quincy, che sapeva e nonostante questo non l’aveva gestito al meglio delle sue possibilità. Tanto quanto era successo tra questi stessi corridoi decenni indietro. Eppure non poteva crocifiggere nemmeno lui, perché se ciò che aveva immaginato fosse stato vero allora era vittima dell’amara ironia della loro specie. Erano stati educati tanto bene da arrivare alla libertà e imprigionarsi ugualmente con le loro stesse mani, con le medesime catene d’oro alle dita, specchietto per le allodole di una storia che doveva apparire linda, non macchiata dal passato. Si erano impegnati tutti ad essere migliori di ciò che sarebbero diventati, eppure qualcuno periva sempre dietro le loro scintillanti scelte di vita.
    Quincy e tutte le sue possibilità assorbite dalla nostra finta fede.
    Timotheus e la tortura del silenzio, gioco bastardo con Ravius.
    Lui, Ravius, tradito dalla sua stessa mente brillante che continuava a fargli sporcare le mani di errori.
    L’innominabile per sempre assente.
    «Dovevamo pur avere una qualche passione in comune.» Un sorriso calibrato. Le dispiaceva davvero per Avonlea, per quanto tra le sue spire stringeva solo il necessario di lei, senza costruire niente di più rovinoso. «Non è mai troppo tardi per una collaborazione. Sarebbe affascinante un’applicazione dei vostri studi alla demonologia.» Sincera, e anche opportunista perché si creava opportunità mangiando la carne degli altri per farsi spazio in un antro minuscolo in cui avrebbe potuto strappare verità. Doveva ancora decidere, però, se era arrivato il tempo di parlare. Temeva che l’attesa avrebbe avvelenato ancora di più le possibilità di Quincy, d’altro canto però era anche certa che i segreti l’avrebbero avvelenato comunque. Come facevano con Timotheus.
    Lei e Ravius invece, lo sfruttavano per avvolgere le loro debolezze e farle crescere. Fiori fertilizzati dal buio.
    Si voltò quando un’altra figura e una voce conosciuta le si approcciò. Una dottoranda della Brakebills University di cui ricordava il nome, il volto e la storia famigliare. Non si sorprese di vederla lì, ad esibire un’educazione tradizionale, perfetta. «Lieta di trovarla in un contesto diverso dall’università.» Le rivolse un sorriso, a lei e suo marito a cui fece un piccolo cenno con la testa. «È un piacere incontrarla.»
    Strinse appena il braccio intorno a quello di Quincy per avvisarlo di un imminente necessità di presenza. «Mio marito, Quincy Rowle, dotato di una straordinaria vena umoristica.» Lo guardò con la coda dell’occhio, solo un momento di passaggio prima di tornare a dare tutta la sua attenzione ai due giovani. «State passando una bella e nostalgica serata? Era da tanto tempo che non vedevo la Sala Grande così affollata.»
    In quel momento, alla fine del rintoccare delle parole, scivolò la presenza di altre due persone che sottolineavano ulteriormente altre assenze invece. L’innominabile per sempre assente. Si domandò se fosse l’unica a pensare a Rohan così tanto, vedendosi tutti lì, insieme, negli stessi luoghi.
    Accompagnò il baciamano di Heron con un sorriso «Heron», e lo stesso rivolse a sua sorella a quei metri di distanza che separava una conversazione e l’altra. Tornando infine e di nuovo ad ascoltare i ragazzi.




  14. .


    Nova Bishop
    runic magic professor ⋆ woman of letters
    ny state accent ⋆ blind ⋆ wiccan





    Non riesco a essere arrabbiata con Caiden per tutto il silenzio e le scelte di esclusione, per quell’angolo in cui mi ha relegata senza sapere. Lo capisco. Ci sono cose che richiedono troppi sacrifici per essere affrontate, quello con cui si sono scontrati loro è una di queste. Sirthareth, Samenar e i suoi soldati, quella storia di cui possiedo soltanto pezzi sparsi. L’ho capito subito, e ne sono stata più certa poco prima di chiedere a Chester di lasciar perdere. Anche Caiden lo sapeva, solo che lui non me l’ha chiesto, l’ha deciso. Se avessi potuto decidere per Chester, avrei deciso anche io, allo stesso identico modo. È la parte marcia dell’amore. Dopotutto, tutti noi siamo cresciuti nel marcio. «Va bene» e allungo la mano verso il cassetto della scrivania per prendere anche io il mio pacchetto, accendendomene una a mia volta. Tiro fuori dal cassetto anche un posacenere per poggiarlo al centro della scrivania. «Bisognerebbe fare delle analisi, non posso dirti granché senza sapere esattamente come funziona.» Ricalco questo passaggio, che immagino abbia ignorato volutamente, altrimenti mi avrebbe detto di procedere con le analisi. Non voglio insistere, non me lo sogno neppure, ma deve capire quali sono i passaggi obbligati per arrivare a una soluzione. «Se non che devi fare qualcosa adesso, o tra poco potrebbe essere troppo tardi. In un modo piuttosto definitivo. La tua anima è già messa molto male, Caiden. Non penso che gli serva ancora molto tempo per prendere il sopravvento e usarti come gli pare e piace.» Prendo un tiro dalla sigaretta, appena accennato, avanzo con l’altra mano a segnare i confini del posacenere per sapere dove far cadere la cenere. Niente di quello che gli sto dicendo è bello, ma non può dire di non esserselo immaginato. È assurdo che abbia fatto passare un anno, ma non mi sorprende neanche così tanto, in realtà, perché Caiden ha preso poche decisioni nella sua vita, da quello che so, e il resto è stato lasciare che le cose accadessero affogando nelle conseguenze. È la maledizione di avere un cervello bloccato nell’inerzia. Manca la forza di scegliere, e allora si lascia che le cose accadono, anche se è la fine di tutto perché in certi momenti proprio non importa che cosa sia. Il mio ruolo, però, oggi, non è di dirgli che lo capisco. «Intanto che si trova una soluzione, però, potrei improvvisare un palliativo.» Un altro tiro più rapido. «Creare una sorta di prigione nella tua testa per bloccarlo momentaneamente, con un vincolo energetico. Cercherebbe comunque di parlarti in qualche modo, ma con meno intensità, per forzarti magari a rompere il vincolo, immagino. E sarebbe solo per un po’, alla fine riuscirebbe a romperlo lui stesso con la forza ma lo depotenzierebbe anche.»

    «The most beautiful experience we can have is the mysterious. It is the fundamental emotion that stands at the cradle of true art and true science.»

    sheet song look voice aes 34y.o. oracle hakka

  15. .
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    Sed ut perspiciatis unde omnis iste natus error sit voluptatem accusantium doloremque laudantium, totam rem aperiam, eaque ipsa quae ab illo inventore veritatis et quasi architecto beatae vitae dicta sunt explicabo. Nemo enim ipsam voluptatem quia voluptas sit aspernatur aut odit aut fugit, sed quia consequuntur magni dolores eos qui ratione voluptatem sequi nesciunt. Neque porro quisquam est, qui dolorem ipsum quia dolor sit amet, consectetur, adipisci velit, sed quia non numquam eius modi tempora incidunt ut labore et dolore magnam aliquam quaerat voluptatem. Ut enim ad minima veniam, quis nostrum exercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur? Quis autem vel eum iure reprehenderit qui in ea voluptate velit esse quam nihil molestiae consequatur, vel illum qui dolorem eum fugiat quo voluptas nulla pariatur?</div></td>
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    Sed ut perspiciatis unde omnis iste natus error sit voluptatem accusantium doloremque laudantium, totam rem aperiam, eaque ipsa quae ab illo inventore veritatis et quasi architecto beatae vitae dicta sunt explicabo. Nemo enim ipsam voluptatem quia voluptas sit aspernatur aut odit aut fugit, sed quia consequuntur magni dolores eos qui ratione voluptatem sequi nesciunt. Neque porro quisquam est, qui dolorem ipsum quia dolor sit amet, consectetur, adipisci velit, sed quia non numquam eius modi tempora incidunt ut labore et dolore magnam aliquam quaerat voluptatem. Ut enim ad minima veniam, quis nostrum exercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur? Quis autem vel eum iure reprehenderit qui in ea voluptate velit esse quam nihil molestiae consequatur, vel illum qui dolorem eum fugiat quo voluptas nulla pariatur?</div></td>
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