Posts written by The_Passenger_

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    Taliesin
    Rakham Romberg
    Cyborg
    Professor
    The World
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    Sheet | Aesthetic | NY Accent | Look | Music | Voice
    Passeggiò per le vie di Manhattan lento e controllato nei suoi movimenti. Questa passeggiata era dovuta al lavoro, e non al solito piacere che rendeva interessante le cose. Aveva freddo, ma era abituato anche a quello. La sensazione della pelle che entrava a contatto con la pelle dei guanti senza le dita ed il contrasto con il freddo dell'aria era assolutamente piacevole. Andava in quel giorno perché era stato chiamato.
    In particolare le circostanze della vita avevano spinto Taliesin ad entrare in quella fredda sera di novembre nell'Empire state building, a muoversi nelle sale del palazzo più alto della città e di sedersi a quel tavolo. Davanti a lui la squisita presenza di Dorothea Lovecraft, la candidata presidente.
    Aveva ricevuto una mail, un invito ad un aperitivo che, come sempre, portava con se la richiesta di parlare di qualcosa. Non sapere di cosa si dovesse parlare era una novità interessante, l'avrebbe tenuto sulle spine per un poco
    Aveva deciso di vestirsi elegante, ma non troppo.
    Non aveva bisogno di cose particolari ed alla fine il professor Romberg poteva conversare con un candidato politico, nulla di scandaloso a riguardo.
    La presenza della donna con cui aveva discusso due mesi prima di politica era inaspettata. Di sicuro non si ricordava di conversazioni del genere nelle news. Ma alla fine ai tempi non c'era nel suo primo giro nel 2023 un professor Romberg a insegnare storia Giapponese al Brakebills... o forse c'era? Forse lui era nel mondo in cui aveva già agito una prima volta?
    Quella era la domanda vera, se lui stesse divenendo nonostante gli sforzi parte di un loop temporale che causasse la sua presenza in quel momento.
    Fece un respiro. Erano solo pensieri inutili in un circolo vizioso. Guardò intorno a sé, cercando di depositare nella sua memoria i dettagli che potevano tornare utili.
    La Lovecraft era seduta ad un tavolo per due. Si sedette anche lui con un "buonasera, signora Lovecraft" pacato e gentile.
    Provò un baciamano, che era così terribilmente vecchio da farlo sentire antiquato per molte cose.
    Era arrivato a quel punto perché, come spesso accade era spinto da quella curiosità che lo muoveva nel tempo e nel mondo in modo costante.
    Alla fine non riuscì a chiedere quello che stava pensando, perché tutto partiva da quello. D'istinto però chiese "Come sta? Come procede la campagna elettorale?" meglio parlare del nulla, per un poco, per qualche momento ancora e non entrare direttamente nel midollo delle situazioni. Avrebbe voluto mostrare un poco di fastidio ma, come sempre, le emozioni erano mutate, soffocate dalla tecnica di quel corpo terribilmente efficiente.
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    Taliesin
    Rakham Romberg
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    Il gusto di poter parlare con qualcuno di conosciuto, con quasi un'amico, di sicuro con quella che poteva essere definita una bella conoscenza era uno dei piaceri migliori che Taliesin si era guadagnato negli anni, e la compagnia di Michael era di sicuro una di quelle che erano tra le più apprezzate.
    Sapevano entrambi che il taccuino era un semplice mezzo per annotarsi le caratteristiche del tè.
    Lo assaporava ogni volta con quel meraviglioso fare che avevano quando c'era qualcosa di nuovo in teeria. Le sfumature che il te prendeva quando era infuso divenivano via via più complesse, e, come spesso accade, a Taliesin era utile segnare quei cambiamenti quasi impercettibili nel gusto e nel sapore che via via andavano a migliorare o, semplicemente a cambiare.
    Tutto si muoveva, anche il sapore del tè che via via si schiudeva nell'acqua calda. Era tutto un costante divenire infondo.
    Tutto era in continuo cambiamento. Anche Michael e lui, ogni secondo che si susseguiva cambiavano divenendo nuovi mentre si parlavano.
    Ascoltò attentamente il suo amico mentre spiegava cosa vedeva, come si infondeva e come veniva raccolto dal germoglio fino alla tazza.
    "Un nome affascinante ed una storia che lo è altrettanto" commentò Taliesin mentre osservava la tazza fumare e si godeva quel momento. Gli piacevano quei momenti perché gli toglievano quel senso di caduta continua, quello che muove un passo dopo l'altro. In quel momento in cui ci si può semplicemente fermare ed apprezzare quelle piccole cose.
    Continua ad ascoltare, iniziando ad assaggiare uno dei biscotti, forse un po' troppo goloso, mentre attendeva che l'infusione fosse perfetta.
    "Tutto bene, Michael, troppo occupato con tutto quello che mi chiedono all'università per potermi godere un poco di sano relax. Sempre a dover scrivere qualcosa di nuovo, se no non vengo considerato e sempre a dovermi censurare perché se no mi cancellano". Pareri forti, ma che erano un problema. Quella correttezza che li inondava costantemente era insopportabile il più delle volte per Taliesin. Spesso avrebbe voluto sottolineare con più forza quei messaggi che la sua materia gli permetteva di mostrare, vedeva i cicli ripetersi costantemente e faticava qualche volta ad accettare l'ascesa di un'ennesimo leader carismatico per la mancanza di potere del sistema intero.
    Un bisogno di prospettiva e saggezza lo portava in quella sala da tè, insieme al bisogno di staccare la testa. Avrebbe preso una delle due volentieri, non sapeva quale però. Lasciò a Michael la scelta per il momento
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    37– Weird Accent – Former DCMC – Man of Letters – Brother – Hakka – Spirit Perciever




    La prima parte di riconoscimento fu quella più utile e più rassicurante. Archer prese un respiro in più dopo quella consapevolezza che si frangeva contro di sè, quel sì che confermava di non essere solo, o meglio di non essere solo in due.
    Almeno erano in famiglia anche per questo nuovo e strano dettaglio che era l'essere anche qualcosa di ben più antico. Quella presenza e quelle informazioni erano un qualcosa di rassicurante, però. Gli permettevano di avere delle basi, la possibilità di imparare e condividere quello che stava vivendo con qualcuno che aveva più conoscenza di quello che gli stava accadendo, che era molto buono. Perchè le cose condivise erano migliori di quelle affrontate nella solitudine e nella poca consapevolezza.
    C'era potere nei nomi, e lo sapeva fin troppo bene lui. Lo sapeva che nel sapere il nome di quella parte di sè era qualcosa di incredibilmente potente nel momento e nel modo giusto.
    "Ok, quindi siamo un po' tutti negli uomini di lettere ad essere maghi con anime antiche, figo" disse, per cercare di stemperare la sua ansia.
    "Il fatto che ci siano già state un po' di visioni e sogni credo sia positivo" perché era positivo che erano tante, giusto?
    "Tu chi eri, sei... insomma, chi è lo spirito con te?" era difficile definire come rappresentare quella complessità con le parole, perché non riusciva a trovare le parole adatte a quello che pensava a quel legame che c'era sempre stato e solo in quel momento era ricominciato a tornare in modo significativo, che si era svegliato dal lungo sonno.

    Archer
    Bishop.

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    Ri-benvenuta Giada!
    Speriamo a questo giro di rimediare ruolando qualcosa!
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    Cass, Vivi e chi ci sta intorno
    Taliesin
    Rakham Romberg
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    Professor
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    La sua situazione, come al solito era finita per essere via via più divertente e strana. Lui si stava divertendo a vedere quel piccolo gruppo che si muoveva stranamente. Il maglione era semplicemente orribile. A Taliesin non interessavano più quel genere di vestiari, aveva passato già la sua prima gioventù ad apprezzare quello specifico stile di vestito. Anche lui, nel suo primo natale del 2023 aveva preso un maglione simile. Nello stesso modo aveva deciso negli anni dopo che funzionavano su altri e non su di lui.
    L'abito, nonostante gli adagi, faceva il monaco. Lo avrebbe fatto sempre. Ed a Taliesin non interessava che le cose fossero diverse da quello.
    Il giovane disse di chiamarsi Christopher. La sua ragazza, o almeno così poteva assumere, che aveva presentato come Vanessa se ne stava ben lontana dal farsi notare in un qualsiasi modo. Era più pacata di lui, si muoveva con fare più semplice e sottile rispetto a Chris. Forse in qualche futuro avrebbero potuto essere una bella coppia, forse lo erano anche nel passato di Taliesin. Stava incontrando per la prima volta persone diverse da lui, e che avevano passato e camminato la stessa terra che lui, al suo primo giro, aveva calpestato correndo.
    Ora però camminava e si godeva la passeggiata senza avere fretta di vedere dove la storia lo portava in quel giro. Perchè alla fine, come nei libri, la storia era sempre diversa e ad ogni passaggio rivelava arcani e indovinelli diversi. Sapere la trama gli faceva vedere come il mondo anticipava quegli eventi in modo inaspettato. Le linee della narrazione potevano essere tanto dirette e concatenate quanto assolutamente imprevedibili.
    Cercare di districare la matassa degli eventi era la cosa più interessante per lui.
    Si destò dalle sue riflessioni su quello che lo circondava per rispondere con pacata sincerità "Taliesin, gli amici mi chiamano Tal". Era la sua solita risposta, un muscolo involontario.
    Da quel momento avrebbe capito come si volevano porre gli altri al tavolo nei suoi confronti però.
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    Thea che poi verrà punita fortissimo




    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    E le prese un'altro drink, di nuovo. La signora Whatley stava diventando un poco fastidiosa. E soprattutto Dorothea iniziava ad essere ubriaca. La guardò mentre faceva la bimba indisciplinata davanti a tutti, gli prendeva un'altro drink e lo metteva in imbarazzo davanti a tutti gli sconosciuti del bar.
    O così sperava.
    A lui, come sempre fregava ben poco della sua strategia. Quando lei decise di limonarlo sentì per la prima volta in un po' di tempo una sensazione che, a contatto delle sue labbra lo lasciava con l'amaro in bocca. Era ufficialmente infastidito dalla cosa.
    Era in imbarazzo, perché sua moglie era imbarazzante da ubriaca.
    Non ci era voluto molto alla fine. Era bastato poco per farlo sentire in imbarazzo, era bastato un limone al sapore di whisky, una cosa stupida alla fine.
    Sentì l'amaro nelle sue labbra e sentì il calore sulla faccia di quell'imbarazzo che gli pungeva dentro. Perchè lui non poteva vederla ubriaca, perché non era giusto che lei si ubriacasse. A lui non piaceva bere e non capiva come faceva lei ad apprezzarlo, a sfidarlo continuamente. Il solo pensiero gli creava fastidio.
    Ma non poteva mollare il gioco.
    Avrebbe avuto modo di punirla ad arte il giorno dopo, o successivamente. Non era difficile punirla alla fine. Bastava tenerla insoddisfatta per un poco, farle chiedere pietà e dimostrarle che poteva essere brava.
    Il circolo era sempre lo stesso alla fine, e lo sapevano entrambi. "Se domani ti svegli con male alla testa sono ufficialmente cazzi tuoi, signora Whatley" le disse in un soffio leggero all'orecchio, prima che lei tornasse a mettere la lingua nella sua bocca.
    All'urlo di Karaoke Cyrus alzò gli occhi al cielo, decise che gli dei avevano trovato un modo per punirlo e decise anche di seguire quella matta ubriaca di sua moglie, prima che si facesse male o dicesse cose di cui si sarebbe pentita.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    Ciaoooo!
    Benvenutona!
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    The_Passenger_ richiede la chiusura del seguente topic: x
    Motivazione: finitini

    Also sarebbe da aggiungere "Contenuti sensibili" perché Ci si è dati da fareh
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    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    Altra lunga serie di parole di Dorothea che, come sempre, assomigliavano ad una serie di cose che aveva già sentito un'altro paio di volte. Nulla di nuovo.
    Il velo di apatia iniziò ad entrare nella mente di Cyrus appena sentì le parole "Campagna elettorale". Era di sicuro un'altra cosa noiosa che doveva fare lei, massima sicurezza e tutto il resto "Tutte minchiate politiche, come al solito" pensò per quel che bastava per evitare di ascoltare tutto tranne la parola "Incriminato" che significava che avrebbe detto i dettagli, ma rischiava di perderci la carriera e forse anche la testa.
    Solito registro che significava nella mente di Cyrus che non stava mentendo. Se stesse invece mentendo aveva deciso che non gli interessava, quindi erano in pari. Aveva sonno, un paio di giunture doloranti. Nulla di importante, solo due o tre dolorini da sforzo. Vederla nuda rimaneva un gran bello spettacolo, e approfittò del momento per godersela mentre non sentiva quel che diceva.
    La vide entrare nel bagno, mettere l'acqua calda ed i sali da bagno.
    La seguì. Le diede un bacio sulla nuca, che era il suo segno di "Ci sono, sono qui per te". Un bagno avrebbe fatto bene ad entrambi per sciogliere i muscoli.
    Cyrus poi la strinse, di nuovo, mentre erano nella vasca, e sussurrò quello che sapeva avrebbe sistemato tutto, come sempre nella sua vita buttata "Ti amo" in quel modo che era un sussurro, che sembrava libero ed era l'ennesima catena messa per tenere Dorothea attaccata a lui, perché se lo diceva abbastanza i sensi di dovere e colpa di lei l'avrebbero tenuta attaccata.
    Perché senza di lei era perso, e quindi avrebbe fatto di tutto per tenerla con sè.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    39 Y.O.– Animagus – Father – Royal Air Force – MAFI Agent – Sacred 28




    La pillola viene evocata tramite la magia dalla borsa. Cyrus è sempre affascinato dall'uso della magia in modi convenzionali. La creazione di un legame tra l'incantatore e l'oggetto desiderato che porta i due ad incontrarsi. Alla fine erano tutti legati in modo simile dal destino, evocati da una forza verso qualcosa che non conoscevano, ma che li chiamava.
    "Accio felicità potrà mai funzionare?" pensò Cyrus.
    Probabilmente no. Le regole lo dicevano, non poteva essere una persona. E Thea non poteva quindi essere evocata dal suo incantesimo. Sorrise per un'istante, perché in quel momento erano felici, perché nulla era fuori posto, tutto a portata di mano.
    Per un'istante tornò a pensare alle prime parole che aveva detto Dorothea. "Non pensavo saresti venuto qui". Non lo voleva in questo posto. Eppure era lì adesso, e lei era felice, forse.
    O forse era parte del piano? Un altro inganno? Detestava gli inganni che continuava a tendergli.
    Fece un respiro e lo chiese, quando era calmo: "Perché sei venuta qui per quattro giorni Thea. Cosa stavi progettando? Ti prego. Sii Sincera". E sperava che lo sarebbe stata perché, Dei, ne aveva bisogno anche se avrebbe fatto male.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    Ed eccolo tra un singhiozzo e l'altro che il Cyrus più autentico, quello spaventato ed innamorato, prendeva a pugni il se stesso ben più duro e rigido.
    Perchè era un'uomo sensibile, anche se non lo sapeva bene. Purtroppo per tutti e due Cyrus aveva un problema immenso. Il suo problema era che le sue emozioni non erano chiare. Lui l'amava quando era dolce con lui, e l'odiava quando era una stronza petulante spaventata dal mostro che era. Lui non sapeva che cosa aveva dentro di sè, e quello era un gran problema.
    Lui era lì inerme nella sua debolezza, rotto come il coccio di un vaso che non riusciva a controllare le sue emozioni. Avrebbe voluto dire a Thea la sua sofferenza, ma non le sarebbe importato. Non le interessava la sua sofferenza, ma solo quella che lei sentiva.
    Fece un respiro profondo, si strinse a Dorothea, le diede un bacio, di quelli leggeri e dolci sulle labbra. "Sei mia, non mi abbandoni, vero?". Le chiese quasi in un sussurro rotto dalle lacrime.
    Voleva stare con lei, così nudi delle loro paure e di quello che erano per un poco.
    Qualcosa tornò alla mente. Quel rischio di un'erede non programmato, quel pericolo di altre ansie e di altri problemi. Il rischio di Thea che non riusciva a guardarsi più nello specchio, perché sfigurata di un frutto che non volevano. I pianti e le urla tutte le notti, le liti per la mancanza di sonno. "Amore, non voglio rompere le scatole" lo disse con tono calmo, composto, perché Thea non si meritava il marito debole, ma quello risoluto. "La pillola". Era serio, ma non esageratamente, un piccolo promemoria, per evitare più problemi. Sapeva che doveva essere gentile, o avrebbe avuto l'effetto opposto.
    Una volta che lei avesse preso il farmaco, avrebbe aperto le braccia per stringerla a sé, di nuovo, come faceva sempre dopo una lite ed una scopata.
    "Restiamo qui quanto vuoi, piccola" perché gli piaceva stare così con lei, senza peso, in quel dolce vuoto in cui loro non erano inseguiti da loro stessi.

    Cyrus Ira
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    Quanto adorava quel copione, che si ripeteva costante e sicuro nella sua vita.
    Era incedibile quante cose riuscisse a risolvere in quella relazione ed in quel modo. I suoi vizi si sistemavano bevendo. Le rotture di scatole di Thea si sistemavano dandole la sua dose di libido.
    Era un'assioma matematico. Dorothea più sesso portava sempre ad un poco di pace. Avrebbe preferito evitare di doverle costantemente provare il suo amore a parole, ma era un prezzo che pagava volentieri.
    Non sapeva se era amore vero, per le loro circostanze, ma era la cosa più vicina che avevano trovato.
    Ed anche lui venne. Tremò. Per la fatica, perché Thea ormai la conosceva e sapeva come godersela pienamente. Era abituato a prenderla con quel fare duro e per certi versi violento.
    Perché gli piaceva il potere che le dava quando lei urlava e gemeva sotto di lui. Perché erano divinità in estasi per un'istante. Lei raggiunse l'estasi pochi istanti prima di lui. E lui, come sempre, venne dentro di lei.
    La strinse.
    Quello lo sapeva fare bene.
    "Ti amo" lo disse con il fiatone, perché era stanco. Le accarezzò i fianchi, leggero e dolce, come l'amante che sapeva essere.
    Se solo lo fosse più spesso i suoi problemi sarebbero minori.
    Forse sarebbe stato giusto andare in terapia. Forse sarebbe stato giusto mollare quella bottiglia che gli si era incagliata nell'anima. Ma lui non lo sapeva e non gli importava.
    Lei era così tremendamente attaccata a lui che non sapeva cosa farne. Forse sarebbe stato meglio per tutti se si fossero mollati.
    Non erano fatti per quello che erano, ma erano fatti per quello che dovevano essere.
    Alla fine era un matrimonio di convenienza. E a lui conveniva rimanere con una donna così.
    Si sdraiò sul letto, le diede un bacio lussurioso, ultima vestigia del desiderio ora assopito. Sentiva un po' di amarezza nella bocca. Forse l'alcool, forse del reflusso. Gli paiceva essere steso senza pensieri. Se la riuscì a godere per un poco.
    Poi il pensiero di lei con un'altro. L'ira non arrivò. Ci fu l'impotenza.
    "Ti amo Thea, ti prego non lasciarmi, sarei perso senza di te" lo disse. Ci credeva, perché per quel secondo realizzò che rischiava di perderla. Versò una lacrima, sentì lo stomaco contorcersi al solo pensiero di non averla con lui.
    Senza di lei, lui era perso.
    Non gli importava di essere debole in quel momento in cui tutto era abbattuto. Cercò quell'abbraccio che tutto poteva sistemare, tra le sue braccia si sapeva tranquillo. Nessun giudizio.

    Cyrus Ira
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    Quel potere è quello che serve sempre a Cyrus. Quello del conquistatore, del maschio che tutto prende per sé. Si nutre di quel piacere che scuote dal profondo sua moglie mentre lei urla e geme di quelle frasi che urlano una servitù non voluta, ma segno di un bisogno. Quello del calore che lui le dava. Lei iniziava ad essere ubriaca di quel piacere che tutto scuoteva e prendeva. Finalmente si sentiva come lui si sentiva ogni volta che lei era con lui. Finalmente anche lei sentiva quel piacere che scuote dall'interno senza alcuna forma di quiete.
    Dio se gli piaceva quando lei urlava quanto lo voleva.
    Perché quello era il desiderio e la forma di amore che poteva capire.
    Quello lo poteva sentire mentre, dentro di lei, tutto si contorceva. Lui era lì, pronto a farle gridare quello che voleva. Quel piacere soppresso tra le pieghe dell'ira, tra i punti di luce di quel rumore che lo scuoteva la notte negli incubi. Quel desiderio era figlio della loro sofferenza, ma era la loro salvezza, perché era il desiderio d'amore che si palesava evidente.
    "Bava piccola, quanto sei bella" Disse, perché sapeva che le piaceva quando la chiamava così, come lei sapeva quanto gli piaceva essere chiamato Daddy.
    Quel piacere vacuo però non cambiava la situazione, e tutti e due lo sapevano.
    Ma non era importante in quel momento.
    Quello che importava era andare forte, sempre più forte e potente. Fino a scuotere Thea in quell'orgasmo che si meritava. "Perché lei è brava con me" si disse mentre continuava a spingere ed entrare in lei, a gemere e baciare sua moglie in quell'hotel di lusso in cui lei aveva progettato non si sa cosa.
    "Dimmi che mi vuoi e che non mi lasci, e poi vieni come la brava bimba che sei" perché lui la voleva per sempre felice e leggera. Perché lei non c'entrava nulla con tutti i suoi fallimenti. Ma lei era la sola cosa che gli permetteva di essere felice, qualche volta, tra una lite e l'altra.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    Ed in quel momento era molto vicino ad essere in paradiso, perché quello valeva come paradiso, no? La propria moglie splendida che lo coccolava con la splendida vista che le offriva. "Sei bella da morire" Le dice ancora ed ancora, perché tanto erano parole facili per lui. Le parole così non avevano peso o norma. Erano così, lanciate nel vento e liberate per ottenere quel potere e quel piacere che solo loro sapevano darsi.
    Altre parole dovevano essere utili a togliere i segni che la tempestavano e le incertezze su quello che facevano. Alla fine lui non stava facendo altro che toglierle il peso che aveva dentro.
    Sostituire la tristezza con la lussuria ed il lusso che li circondava. Come sempre lui non faceva altro che prendere un pezzo, togliere e sistemare quel pezzo al posto giusto. Il pezzo in questione era Thea nelle sue braccia, ma quello era normale. Lei che iniziava a massaggiarlo con quel fare delicato e coscienzioso. Si voleva godere quello che lei voleva fargli, perché lui avrebbe ridato la stessa moneta a lei, con più voglia, fino a farla pregare di quell'orgasmo che la poteva scuotere come si meritava di essere scossa.
    "Ti voglio, perché sei splendida quando vuoi che ti prenda". E la prese, per la schiena sollevandola, e avvicinando la sua prepotente erezione a lei.
    E sorrise.
    Di quel sorriso sadico di chi vuole sentire la lussuria prima di entrare. "Dimmelo che vuoi essere scopata per bene, dimmi che vuoi che il tuo Daddy ti sistemi per bene". Una volta sentito quel desiderio sulle labbra di sua moglie si sarebbe abbassato su di lei con la foga e il desiderio che aveva sempre per lei. Perché si volevano solo in quel modo così carnale e violento.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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    E Dorothea aveva, finalmente deciso di mostrarsi per quello che era. Una perversa più di quanto lo era lui in realtà. Era il suo spettacolo preferito, Dorothea spogliata e pronta a provare quel piacere che li scuoteva dentro. Perché era la loro panacea, come sempre. Si lasciò baciare, e la baciò, sentendo il calore dei loro corpi già pronti per quello che doveva venire.
    Era leggero, perché anche lei era leggera con lui. La accarezzò lentamente e leggermente, giocando con il reggiseno di lei fino a liberarla da quella ennesima costrizione. "Sei splendida così" un sussurro leggero, un pensiero ad alta voce. Ma era vero, era bellissima in quella fragilità di cristallo in cui era.
    In quel momento in cui poteva vedere quanto sua moglie avesse bisogno di lui tanto quanto lui avesse bisogno di lei. Avevano bisogno l'uno dell'altra e viceversa perché erano le sole persone a sopportarsi e supportarsi. Poi lei iniziò a piangere, come aveva fatto spesso in quel periodo. Ma a lui non è che interessasse troppo la cosa. Sapeva però cosa fare.
    Fece un leggero sorriso, le asciugò le lacrime con una mano, la strinse forte e le disse "sistemiamo tutto, come sempre" perché quelle parole di solito bastavano a sistemare le cose. Perché non serviva davvero sistemare le cose, bastava dirlo per renderle vere.
    Ed infine l'ultimo trucco per vincere la partita, lo scacco finale "Ti amo, e ti voglio, perché sei la più bella, intelligente e meravigliosa donna che esiste" perché non serviva altro che riempirla di complimenti per renderla più felice e tranquilla.

    Cyrus Ira
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    Ed ecco che era arrivata la sua bella Dorothea. Quella che si arrendeva a lui e che diventava tranquilla e manipolabile come creta nelle sue mani. Si fece spogliare della camicia che aveva, perché tanto non gli interessava neanche se la strappasse di dosso. Cyrus era troppo occupato a trovare la giusta tensione dei piccoli fili che costituivano la parte superiore dell'abito di sua moglie.
    Non era cosa saggia rompere quel vestito.
    Lei era sempre stata ossessionata con la sua convinzione completa che a Cyrus interessasse qualcosa dei vestiti che aveva. Lui era una persona che apprezzava le cose come erano, non che un bell'abito non fosse apprezzabile, ma aveva tutto quell'odore di finto che lui non apprezzava particolarmente. Tutto così noioso e ovvio.
    Quel "Prendimi se vuoi" era l'invito che aspettava insieme a quei baci sul collo che urlavano di quella deliziosa lussuria che Dorothea provava sempre per lui.
    In effetti Cyrus non ne era neanche stupito un poco.
    Sapeva che bastavano poche cose per accendere il fuoco sopito di sua moglie, per accendere quella lussuria e voglia che albergava in loro da sempre. Perché sapeva che provocarla portava inevitabilmente a quello. Si sdraiò sul letto della camera, prese tempo per godersi la vista di sua moglie mentre lui si toglieva i pantaloni, ancora rimasti addosso per qualche strano motivo.
    Le baciò il collo, scendendo per la spalla, passando in mezzo ai suoi seni lentamente ed inesorabilmente, come sempre. Si lasciò inebriare dall'odore di Dorothea, della sua pelle, di quel profumo ai frutti rossi che dava quelle note leggermente aspre al suo odore naturale che era terribilmente delizioso per Cyrus.
    E continuò a baciarla imperterrito. Perché era il suo modo di dimostrare affetto, quello che poteva mostrare a Thea ed a nessun'altra. Perché nessuna era come lei alla fine. Solo lei riusciva a dargli quella voglia e quella gioia che gli aveva dato.

    Cyrus Ira
    Selwyn

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543 replies since 18/10/2017
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