Posts written by .happysong.

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    Ma le regole sono sopravvalutate infatti ma che le state a leggere a fare io dico (aiuto ora mi uccidono). Io ormai passo a lodare la gente che legge tutto. Paxxerelli. Eniuei Benvenuta!! Io sono Gine!
    (e che figo UK). Vieni amichetta amante dell'archeologia, sento che io e te andremo molto d'accordo. Cuoricini
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    This is barbra
    ▸ Nome PG: Alastor (anche se è falsissimo, Alastor era il nome del banditore che serviva, il suo vero nome - con relativo glifo - è una derivazione del nome Alastor che ops abbiamo preso in prestito).
    ▸ Desc: Alastor è un banditore degli incroci. Come umano è nato nel 1600 - anno giubilare - in Francia dove è stato messo a bottega a quattordici anni ed è diventato poi uno scultore talentuoso e rinomato. Dopo aver fatto un patto con Samenar perché è cretino (dice, ma non ha sempre sorvolato sulle reali apparenti motivazioni), è arrrivato a Roma per studiare arte antica ed è stato ammazzato per gelosia (pare) da altri artisti per una commissione sottratta e robbe ccosì.
    Dettaglini importanti quelli del suo passato perché, nonostante le torture e l'atmosfera giusto un pochettino severa del Calvario, è rimasto profondamente attaccato al suo passato e ai ricordi di esso. Ha perciò sempre avuto un carattere umano abbastanza spiccato, nonostante obv il Calvario abbia fatto la sua parte e lo abbia resto un banditore comunque crudele e senza scrupoli alcuni.
    ▸ Cerco:
    1. Banditori, gente del suo rango con cui possa aver fatto comunella ma anche solo da incrociare a giro del tipo ehi bro. Mi piacerebbe trovargli anche qualche amichetto tra i banditori, o addittura qualcuno che si diverta a sottomettere per semplice gusto di farlo.
    2. Sempre restando sulla questione banditori, in realtà Alastor è tra quelli che hanno fatto abbastanza pacchia quando è scoppiato di recente il caos e l'anarchia nel Calvario (della serie sì che quando il gatto non c'è i gay ballano). Quindi ci sta anche qualche banditore fedele a Samenar e all'ordine (bleah ke palle) che ha segnato Alastor sulla lista nera.
    3. Passando agli Umani, ci piacerebbe qualche anima pia e stanca con cui aver stretto un patto (anche in questo caso da schiavizzare o torturare psicologicamente, ma giusto un pochino pochino)
    4. E infine Emissari, gente con qualche remora o sospetto visto e considerato che ha cominciato a fare comunella con l'emissario Azrael (a maggior ragione ora che Samenar è in vacanza) e non è che siano tutti così tanto contentissimi della cosa (la verità è che anche sti emissari non hanno voglia di fare una bega su diciamocelo)
    ▸ Contattatemi: MP, Telegram (@Gwynnever)
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    HUNTER 22 y.o JONAH ACKERMAN georgia voice look aesthetic song
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    las llamas son bonitas porque no tienen orden, y el fuego es bonito porque todo lo rompe
    «Lo userà contro di te. Lo userà per costringerti a fare cose che non vuoi.»
    Ti esce diretto, quasi tutto d'un fiato, senza trattenerlo. Ti mordi solo dopo la lingua per essere stato avventato e violento con le parole, proprio quando non dovresti. Ma è come uno spasmo, un tic che ti fa sputare fuori quella che pensi sia la verità, o quantomeno ciò che temi di più. Perché se lo prenderanno quel figlio, e diventerà il modo con cui la terranno stretta al collo. La costringeranno a fare qualsiasi cosa, a dire ciò che non dovrebbe. Per un figlio si fa questo. Lo ha fatto per te Caesar, nonostante tu non fossi suoi figlio. Caesar non ti venderebbe per salvare Pine Mountain. O forse sì, forse in quel caso invece lo farebbe.
    La cosa ti fa rabbrividire, cerchi di cacciare tutto quanto indietro. Sentirsi figli adesso è terribile, vomitevole, odioso. Non lo sopporti. Ma sai cosa vuol dire, ma nella condizione in cui non vorresti vedere Danielle rinunciare ad un figlio per qualcos'altro, anche qualcosa di giusto. Lasciato lì, abbandonato come una sorta di aborto per salvare sé stessa ed altri. Non riesci a dipingergliela addosso questa maschera. È come se ti sentissi tu aborto alla stessa maniera. Non ci devi pensare più, non adesso.
    «Zitta! Zitta fai piano…»
    Non dovevi dirlo. Non dovevi, ma non potevi non farlo adesso, non potevi non dirlo a Danielle adesso che non ha scampo, che non vede una luce.
    D'altronde è questo quello a cui ti aggrappi da mesi. A Gideon. All'idea che tornerà, che lo farà o che morirà provandoci, e allora sarà come morire con lui. Che non lascerà Pine Mountain, non risparmierà Declan dopo ciò che ha fatto a Hiram. Sì, è meglio pensare a questo, per quanto pericoloso sia.
    «Non lo devi dire a nessuno, Danielle. Hai capito? Non devi dirlo ad anima viva o ci ammazzano tutti quanti.»
    Non è neanche una raccomandazione, è più una supplica. Hai fatto delle promesse a Gideon, perché il silenzio è la soluzione più sicura di tutti. Adesso che lo sa anche lei c'è un rischio, uno in più, uno che speri con tutto te stesso non diventi fatale.
    «Ho incontrato Gideon. Declan sa che è vivo e sta cercando di ammazzarlo. Ma Gideon vuole tornare e riprendersi Pine Mountain.»
    È questo quello che sperate da quando Declan si è impossessato del ranch e ne ha mandati così tanti a morire, in un modo o nell'altro. Ma dirlo, far uscire dalla propria bocca questo ritratto di speranza, per quanto pallida essa ancora sia, ha tutto un altro valore.
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    emeraude
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    emeraude
    kabakov
    «Non sono una bevitrice abituale, ma lo apprezzo, grazie.» le rispondi, buttando un occhio sul bicchiere che ha di fronte. Già solo perché è complesso dedicarti a qualcosa che non siano i tuoi figli adesso. Non ti riesce capire di cosa si tratti, ma non è importante, comunque non lo rifiuteresti. E non si tratta di codici da rispettare, quanto più di semplice cortesia. È così che vuoi impostare questo incontro, senza troppe formalità, senza quelle, almeno, che si devono di norma ad un Foulger. O meglio, che uno sconosciuto deve ad un Foulger, perché una volta parte della famiglia ci si rende conto che si tratta solo delle mura di un insediamento ben fortificato. E poi vorresti ricordarle che non sei più una Foulger, che non è a te che deve quella forma di rispetto. Con te è un'altra cosa, prima ancora che essere una questione legata ai Kabakov, al nome che ti rappresenta adesso.
    Perché li riconosci i suoi. Sono codici, parole e movimenti soppesati per dimostrarsi all'altezza di qualche cosa. Non è con te che dovrebbe sforzarsi tanto di rimanere con la schiena dritta; dovrà serbarlo per qualcun altro, qualcuno come Anson. Perché se a te basta il giudizio di Rufus a lui no, a lui di certo non basta, e allora sì che le servirà avere la schiena dritta e la capacità di compiacerlo con le parole e le doti. Ma qui poi rimanete tra donne, e per te questa cosa vale di per sé abbastanza. Se non ci si sostiene, in questo mondo di uomini, dove andremo a finire. Banalmente. Ma sì, sai anche cosa significa essere donna in una famiglia come quella dei Foulger, o anche solo semplicemente in un mondo fatto realmente di soli uomini. Lo sai come ci si sente ad essere soli, già solo in questo. E se da un lato è una molla che sprona costantemente alla lotta e alla resilienza, dall'altra non ce la fa a rappresentare un vanto. Non serve che qualcuno ti ricordi come era quando c'era Andre ed eravate una famiglia. Non serve negare quanto ti manchi.
    «No, a dire il vero no. Ne ho solo sentito parlare.»
    Perché è difficile anche lasciare Putnam Valley ultimamente, e farlo ora, dopo i mesi passati a cercare fuori casa un demone, è diverso. È come se qui fuori non sentissi di avere un vero e proprio scopo. È inusuale rimanere con le mani in mano. È strana l'idea.
    Le accenni un sorriso in risposta.
    «Non lo so neanche io, in realtà.»
    Niente, vorrebbe risponderle. Non dovrebbe aspettarsi proprio niente. Non l'hai mai percepita la fama che, forse, ti precede, e sicuramente lo fa grazie a Rufus, non credi ancora veramente per altro, anche se le tue scelte hanno fatto discutere.
    «Ci tenevo solo a conoscerti. Niente terzo grado o quel che è. Non sono una Foulger.»
    Anche se fa strano dirlo, ed è ancora più strano sentirlo uscire dalla tua stessa bocca, pronunciato con la tua voce ferma.
    hunter
    head of kabakov
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    las llamas son bonitas porque no tienen orden, y el fuego es bonito porque todo lo rompe
    «Mh.»
    Tenerlo. Come se fosse una cosa facile. No, non vuole suonare così, non vuole imputarle questo, non è questo il senso. Lo sanno entrambi che non si sta parlando di una sciocchezza, o anche solo di qualcosa di "aggiustabile" in un modo o nell'altro. Basta sentire come lo sussurra, come si è fatta silenziosa questa stanza, come fosse una sorta di bunker segreto, nel bel mezzo della notte, una trincea dentro il territorio nemico. Eppure è casa vostra, il territorio nemico è casa vostra e resta tale nonostante l'invasore. E anche questo bambino dovrebbe essere un figlio di Pine Mountain, ma di quella Pine Mountain come la voleva Gideon, come l'ha sempre voluta e come la vuole ancora. Per questo non dovrebbe andarsene.
    «Ma non puoi andare via da Pine Mountain.» anche se detta così sembra una condanna, una costrizione, una di quelle cose che ti prendono al collo. Una via di fuga tagliata. Anche se ha ragione, perché non ci sono altre alternative sicure. Quando Salvatore saprà del bambino lo vorrà per sé, e allora andarsene diventerà ancora più difficile. Per questo il bambino dovrebbe appartenere a Danielle e a Pine Mountain, ma a quella che voleva Gideon, quella giusta, quella dove meriterebbe di nascere e crescere. La stessa che ha accolto un bambino di nove anni che ricordava solo il suo nome, e nonostante ciò è stato fatto Ackerman.
    «Declan ti verrà a cercare comunque. Sospetta di tutto.»
    C'è anche questo, c'è il sospetto che serpeggia, la paura di Declan che è aggressiva, ossessiva, si trasforma in violenza. E poi, soprattutto, coinvolge tutti, si autoalimenta, brucia ogni singolo filo d'erba che si trova nelle vicinanze della miccia scoppiata.
    Pine Mountain fa paura, e non soltanto per il rischio, comunque corso, di finire morti e venduti dai propri stessi simili. No, rimanere in vita con un cappio del genere stretto alla gola è peggio. E questo proprio ci somiglia, ad un cappio. Pensi a Salvatore, e allora ribolli, allora pensi che dovresti andarlo ad ucciderlo nel sonno e far scoppiare una cazzo di guerra civile. Pensi a Declan, a quanto debba morire, ed è un sentimento strano, questo, desiderare che un uomo, pienamente umani, muoia soffrendo. Non è come uccidere una bestia o una creatura, anche se negli ultimi istanti, per disperazione, supplica. Diventa quasi un atto di pietà uccidere, in quel caso. Ma in questo è solo rabbia che macina sottilmente la polvere tra i denti. E anche se è lei quella in trappola ora, è come se sentissi la corda attorno al tuo di collo. Soffocante. Ti sta soffocando il solo pensiero. Bisogna fare qualcosa.
    «Danielle, ascolta.» ti spiego verso di lei. Abbassi la voce, diventa solo un sussurro, mentre la guardi dritta negli occhi e fai una scelta.
    «Gideon. Sta tornando. Sta tornando, Danielle.» le stringi, le scuoti appena le mani.
    Avevi promesso il silenzio, avevi promesso che non avresti detto niente, nemmeno a Danielle, affinché Gideon non corresse rischi. Ma non c'è la fai, è una cosa che adesso non puoi trattenere. Ma lo devi fare piano, più piano ancora del semplice sussurro.
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    Benvenutaaaa (coi fochi io rispondo si, non che fossi spiaggiata su uno scoglio tutto il giorno nono) Io sono Gine! <3
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    metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn




    «Sì, deve essermi proprio caduto. Divertente.
    È parecchio tempo che non mi confronto così direttamente con dei no-mag, perché credo sia questo in fondo. Voglio dire, le probabilità sono molto più alte, trovandoci qui, a Brooklyn. Quando sto al Sacred so perfettamente cosa entra e cosa esce, e forse ci ho fatto pure il callo. Sì, sicuramente: quando non fai altro che usare la magia ad un certo punto ti abitui e basta, diventa una normalità, la normalità. Del resto è il mio lavoro, ed è per questo che sto imparando, per fare la cosa giusta. Sta di fatto, in sunto, che devo tornare ad abituarmi a ciò che è realmente normale. Noi facciamo parte piuttosto dello straordinario - o almeno così voglio i numeri, non lo so bene in realtà.
    Il problema vero, ad essere onesti, è che sto perdendo l'abitudine a confrontarmi con la gente, in generale, cosa che di per sé, per quanto detto fino ad ora, pare abbastanza assurdo. È che anche qui mi limito a fare ciò che devo, a seguire degli orari, una tabella, a prendere decisioni che si basano unicamente su intervalli di valori: me lo dicono i referti e le schede cosa fare, è difficile che decida io, anche quando mi è richiesto poi di scegliere veramente. È un modo meccanico, penso, di andare avanti. Ma c'è che se penso troppo, se tolgo il pilota automatico, come minimo faccio colare a picco questo piccolo aereo di linea che va da Brooklyn a Manhattan, e da Manhattan torna a Sunset Park. Forse è solo una fase, una delle innumerevoli, da attraversare rigorosamente tutte. Per arrivare poi, ah non so proprio a cosa o dove. Si tratta solo di rimanere in equilibrio il più possibile, stabilizzare i motori e cercare di evitare troppe perturbazioni. Che aprono falle, e fanno male, cazzo se fanno male.
    «Mh.» Chiedi ad un ortopedico di farti una colonscopia e vedi come cambi idea. Riprendo il badge. Acida. Ma l'ho solo pensato, forse sarebbe stato davvero troppo dirlo, sebbene avesse movimentato un po' la cosa e magari fatto sciogliere un po' la mia faccia di bronzo.
    «Non è importante.»
    Sì, decisamente statica e riflettente. Credo pure che un commento del genere una volta mi avrebbe suscitato una reazione diversa. Non imbarazzo, no, forse… forse più qualcosa di simile allo schifo o a disappunto. Ma tengo ferme le mani sui comandi, che se sobbalzo io qui sobbalza tutto questo aereo.
    «Proposta incredibile. Sei in un ospedale, genio.» e forse ci starebbe qui ribadire tutti i rischi delle recrudescenze della pandemia appena passata e blah blah quella roba lì di cui, insomma, abbiamo avuto la fortuna noi bambini speciali di non dovercene preoccupare. Per cui no, non è proprio il massimo offrire da bere a qualcuno in un ospedale, considerato poi che con grande probabilità potrebbe pure essere un paziente.
    «Stai in qualche reparto o sei semplicemente uno a cui piace guardare il tramonto sui tetti degli ospedali?» che su quello avrei poco da dover accusare. Ci piaceva anche a noi, nel posti sbagliati, nei momenti peggiori fare cose anche peggiori di questa. Ma sento di star quasi scivolando in quella dinamica stupida per cui "se non lo posso più fare io allora non vedo perché dovrebbero farlo gli altri". Indurita, ecco. Offesa dalla semplicità degli altri.

    Vivianne
    Comstock
    Dixon.

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    PG: Beatrice Morel Lemoine
    Sa già della Setta o no?
    Se sì, com'è entrato a conoscenza dell'esistenza della Setta? Sia il padre che la madre erano assassini, tuttavia hanno fatto crescere Beatrice all'oscuro di tutto e ignara dell'esistenza stessa della setta, lasciandola, necessariamente, alle cure di terze persone. Nel 2019 sua madre, Isabella, è stata uccisa dai templari e con la sua morte suo padre Maxime, di fronte al rischio di venir rintracciata da questi ultimi, è stato costretto a rivelarle dell'esistenza degli Assassini e delle sue radici. Beatrice è entrata ufficialmente a far parte della setta grazie quindi a suo padre, ma soprattutto ad Errol e Callum, i quali l'hanno iniziata all'Animus.
    - Recluta
    Antenato: 1Il più antico dei suoi antenati è Teodora, imperatrice bizantina e moglie di Giustiniano. Nata a Costantinopoli si unì molto giovane agli Occulti, servendo la causa con la sua famiglia, di origini umili. Procopio di Cesarea narra infatti della sua vita avventurosa, burrascosa, in termini soprattutto negativi, prima del matrimonio. Dopo l'elezione imperiale continuò a rimanere fedele alla causa, sfruttando, anzi la sua posizione, orientando le politiche e diventando una preziosa informatrice per gli Occulti di Costantinopoli e dell'area mediorientale.
    2Marco Polo: famoso viaggiatore, mercante e ambasciatore italiano tra il XIII e XIV secolo, tradizionalmente conosciuto per il suo viaggio in Cina e per i suoi resoconti. Il padre, Niccolò Polo, insieme al fratello, furono i primi a fondare il ramo italiano dell'Ordine degli Assassini, avendo ricevuto, durante il loro viaggio verso la Cina, il diario, cosiddetto Codice, del Mentore Altaïr Ibn-La'Ahad, tuttavia sottratto dai mongoli e recuperato in seguito proprio da Marco, nel suo nuovo viaggio verso l'Oriente, per portarlo con sé a Venezia nel 1295. Nei suoi anni a Venezia, dopo la stesura de Il Milione, divenne protettore di alcuni assassini, tra cui lo stesso Dante Alighieri. Marco morì nel 1324 assassinato dai Templari.
    Personalizzazione della skill Discendenza: Bonus in azioni mentali di osservazione e strategia (Pensiero rapido, intuizione, attenzione ai dettagli).
    Lama Celata: Tradizionale
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    uppino con tutte le modifiche <3
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    Ciao Benvenuta!! Io sono Gine!
    (notare come io ormai non sia incapacissima di scrivere e rispondere a delle presentazioni) pazzerella dei regolamenti vol.2 :')
    io ci ho provato a farmi leggere i tarocchi da un'amica, ma questi stronzetti pretendevano di dirmi cose che già sapevo e beh ma come ti permetti.
    Delirio a parte ancora benvenutissima!
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    metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn




    E invece voglio proprio stare da sola. Adesso non sento neanche più il motivo di volermi circondare delle persone, anche soltanto come giubbotto di salvataggio o cuscino per non battere troppo forte la testa. Adesso che mi sembra tutto così inutile, perché come mi giro, come cerco attorno a me non trovo alleati di alcun tipo. Neanche uno, né nella mia famiglia, né fuori da questa. Non c'è veramente più nessuno, al punto che alla fine me lo domando, me lo domando per davvero se averci tutti contro non significhi che sia io quella così palesemente in torto. È possibile, sì, ed è anzi molto più che possibile, che sia io quella sbagliata, che avrei dovuto capirlo subito quale sarebbe stato l'esito di questa storia, che sarebbe stata troppo complicata, troppo sbagliata. Forse è vero che sono stata una bambina ingenua, che nella sua stupidità ha fatto un passo falso, ha preso la strada sbagliata, uscita dal giardino, e tutto il resto è stato una duna di deserto in discesa e completamente arida. Forse ho sbagliato sin dall'inizio, quando ho messo la testa fuori dal giardino perfetto che vi siete sforzati tanto di costruire per tenermici dentro, lontana dalle cose più brutte, lontana persino da voi stessi. E io mi sono sempre sforzata per non prendere il peggio, per essere giusta, per perdonare, per amare lo stesso, per giustificarvi sempre. Io mi sono sempre sforzata di giustificare anche te, papà, per tutte le volte che mi sono sentita tradita. Tutte le sante volte: finisco per perdonarvi sempre di qualsiasi cosa, anche delle cose che non riesco ad accettare. E allora per una volta, per una cazzo di volta, dopo aver tentato per l'ennesima volta di fare la cosa giusta, vorrei che qualcuno fosse dalla mia parte, che almeno tu lo fossi. Una singola volta, proprio adesso dove non c'è più nient'altro da perdere. Perché non c'è. Perché non voglio morire, non voglio farmi ammazzare, e al tempo stesso perché non voglio diventare io il cazzo di mostro che ha lasciato morire l'ennesima persona. Tanto non vale niente lo sforzo di oggi, lo capisci? Non vale niente nemmeno questo, perché torno qui e continuo ad essere da sola, e l'unica cosa a cui non mi resta che aggrapparmi è una memoria che non voglio deturpare. E a te nemmeno questo basta.
    Mi sento così adesso, mi sento stupida, presa in giro. Vi odio e mi odio allo stesso tempo, è un urlo che parte da dentro per uscire e invece si scontra con le ossa e rimbalza indietro e mi trafigge. Io non reggo più di così.
    Per questo voglio stare da sola. Adesso che mi sento sola, e non trovo soluzioni, non ci sono speranze che questa cosa possa cambiare, allora da sola voglio rimanerci.
    «Non voglio andare dalla mamma. Voglio andare a Sunset.»
    Per sentire meno male, senza la pretesa di togliere la spina, perché quella non si toglie, quella più che una spina è un chiodo, una vite arrugginita avvitata dentro il cuore rotto, che continua a fare ruggine, che si distrugge da solo. Ed io neanche questo lo posso cambiare. Puoi dire quello che vuoi papà, che era un assassino, che era un criminale, che era pericoloso, era sbagliato, era terribilmente sbagliato, ma queto non lo cambi tu e non lo posso cambiare neanche io. Che abbia aperto una voragine.
    «Voglio tornare a Sunset Park.» lo ribadisco, perché prima le parole mi sono quasi annegate in gola, e tiro via le lacrime da una guancia con il polso.
    Perché siete ingiusti, tutti ingiusti. Tu, la mamma, Horace, Lucian. Ingiusti e ingrati, non accettate nemmeno di voler cambiare, di voler fare uno sforzo per provarci, per cedere ad una richiesta, per cedere ad una supplica. Neanche quelle vi scalfiscono, siete come rocce dure. E adesso io non voglio più stare con nessuno di voi. Voglio solamente il silenzio del vuoto, visto che non riesco ad aiutare nemmeno me stessa.

    Vivianne
    Comstock
    Dixon.

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    Mi sento di trovarmi di fronte ad un muro. Mi sento come se questa casa stesse, alla fine, collassando davvero sopra la mia testa. Era una immagine lontana, questa, quasi nostalgica, ma di una nostalgia malata, sofferente: non volevo ricordarla. E adesso invece sembra così reale questa sensazione di soffocamento, di una casa che viene giù mentre noi siamo ancora dentro.
    Anche questo è un fallimento, trovarmi di fronte a te che sei un muro, papà, un vicolo cieco. E a me sembra di aver girovagato per così tanto sperando di aver trovato la strada giusta, e alla fine era solo un vicolo cieco. Non è vero che ho smesso di voler salvare la gente, che mi sono rassegnata, in questo tempo, a farlo anche con te. È qualcosa che resta acceso sotto la cenere, e quando vuole riprende a bruciare, ed io non ci ero cascata nel suo trucco, lo avevo semplicemente ignorato. E adesso tutto è un vicolo cieco, adesso non so veramente dove andare, non dopo aver camminato per così tanto un po' in tutte le direzioni. Perché non me la stai offrendo una via di fuga, mi stai solo dicendo dove è che non dovrei stare. Qui non ci devi stare, questo mondo non è fatto per te, come se non capissi che è qui che sono nata. E tu non lo capisci. Perché non lo capisci? Perché non lo vuoi capire? Con questa scusa mi lasci da sola, proprio quando ho più bisogno di te, sempre quando ho avuto bisogno di te.
    «Tu…tu nemmeno lo conoscevi.» è qualcosa che si contrae, che vorrebbe dire di più, che mastica aria tra i denti ma le parole non escono perché non sanno nemmeno quali sono e come dovrebbero mettersi in fila tra loro.
    Non è giusto. Lucian non era così, lui non era solo questo, e tu vuoi vedere solo questo, e tu non vuoi sapere che altro c'era, perché non va bene, perché è sempre stato troppo pericoloso che io ci abbia visto qualcosa di più oltre al suo essere bestia per costituzione. È qui che sbaglio? Sbaglio a perdonare? Sbaglio a cercare il buono? Perché c'era, in Lucian c'era per davvero, come ho sempre creduto che fosse anche in te. E non mi riesce smettere di crederci, per nessuno dei due, anche se tu fai lo stesso di quello che descrivi. Io l'ho visto cosa c'è dietro la maschera di Redeemer. Se non sapessi che è dei wendigo che stai parlando, questo potrebbe essere il tuo ritratto. E non mi piace, non mi piace che tu parli così di te stesso, come non mi piace che riduca anche Lucian solamente a questo. Da qualche parte ci deve essere qualcuno che ti debba voler salvare, dobbiamo avere tutti questa possibilità. E io non lo accetto che tu voglia l'opposto, che tu sia arrivato a costruirti un'altra vita, fuori da questa casa, fuori dalla nostra Brooklyn, che sia una ghigliottina più che un'ancora. Io non lo accetto, e non accetto che per questo motivo tu mi lasci sola un'altra volta.
    C'era Lucian quando non c'eri tu, e io adesso sto cercando in tutti i modi di salvare quantomeno la sua memoria, di rendergli giustizia raccontando e ricordandomi della verità, e nessuno mi aiuta, e neanche tu mi aiuti a fare questo, semplicemente questo, cazzo, a proteggere una memoria. Se non sei d'accordo, se non riesci a capirlo dimmi ugualmente di sì, raccontami una stronzata, dimmi che ci credi a quello che ti dico, dammi almeno questa misera e bugiarda consolazione. Lasciami credere almeno a questo.
    Ed Horace? E Benjamin? Perché sono mostri? Ed io che cosa ero allora se li lasciavo morire quando questi mi chiedevano di salvarli? Io che cazzo sarei adesso se avessi detto di no? Io li avrei uccisi, io sarei stata il loro mostro.
    C'è che io non ce la faccio più a rimanere da sola. Non ce la faccio veramente più, papà. C'è che non puoi dirmi di lasciare stare, di andarmene da qui, quando io non ho mai avuto altro posto dove stare, quando è così che sono stata fatta. Non puoi dirmi di essere qualcos'altro che non sia Vivianne.
    «Voglio andare a casa adesso.»
    Voglio andare via, voglio scappare di nuovo, come faccio quando le cose vanno terribilmente male. Non voglio starci qui, fa troppo male. Forse è davvero meglio così. Forse è meglio rimuovere tutto, prendere la scelta più dolorosa, e cancellare ogni cosa, dimenticare e basta. Tagliare i fili, tutti i cordoni che mi tengono legata a Lucian, a Brooklyn e persino a te. Anche se è un controsenso. Anche se rimaniamo comunque padre e figlia e questa cosa non ha alcun senso. C'è che non reggo più qusta pressione, non tengo più il peso delle travi di questa casa, voglio solamente andare via.

    Vivianne
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    Forse non posso salvare nessuno in generale, papà. Forse i miei sono soltanto sforzi inutili, e hai ragione: non c'è niente da poter salvare o redimere. Ma io non ci credo, ed è forse questa la cosa peggiore, che io non ci credo a questa cosa. Io credo sempre ci sia una possibilità, ci sia una redenzione, ci sia un modo per mettere le cose a posto, per renderle migliori. Io ci ho sempre creduto al fatto che potessimo salvarci tutti, che, in fondo, tutti quanti siamo meritevoli di quella salvezza.
    E allora davanti ai miei sforzi inutili quella che sbaglia sono io, sono io che non ho fatto abbastanza, sono io che non sono quello che mi professo, sono io a fallire sempre. Perché per alcuni la vita è più facile, ed io non lo so per quale meccanismo sono stata infilata in questo ingranaggio sfortunato. Non so nemmeno se ci sarà una ricompensa, se alla fine dei conti, in virtù di un qualche tipo di equilibri cosmico o divino, mi verrà restituito tutto quello che ho sacrificato, mi verranno ripagate tutte le sofferenze. Forse sì, forse un giorno succede; ma se non succede, se non succede non è giusto, e basta. Proprio per questo: perché meritiamo tutti di essere salvati.
    Lucian lo meritava, e anche lì forse non sono stata abbastanza, non sono riuscita a salvarlo. Se vuoi saperlo allora, forse lì mi bastava salvare soltanto lui, mi bastava salvarne solamente uno; non tutti, solamente uno. E ho fallito lì, proprio lì, proprio dove sapevo che non dovevo fallire.
    Perché adesso io non voglio morire, papà, io non voglio seguire Lucian laggiù. Io non voglio morire. Vorrei solo ci fosse il modo per riportarlo indietro, vorrei solo riuscire a salvarlo. Non lo capisci? Posso aver salvato qualcuno oggi dentro quel palazzo, posso salvare chi voglio, ma lo faccio sempre sapendo di avere questo grosso fallimento dietro con me, di aver perso la cosa più importante. Non si scaccia questo pensiero, non si scaccia mai l'idea che avrei potuto fare di più, avrei potuto dire di più, esserci di più, aggiungere qualcosa, pensare diversamente, avrei potuto essere ancora qualcosa in più per Lucian, un singolo gesto, una singola parola.
    Forse non è mai stata una mia responsabilità, forse doveva solo succedere. E io invece vorrei solo piangere per calmarlo il mondo, per supplicarlo di smetterla, perché lottare contro di esso non funziona, non riesco a placarlo, non ha pietà, è indifferente, di me non si accorge.
    Il mondo è cattivo. La gente è cattiva. Ma io ci devo provare lo stesso a salvarlo il mondo. Se non lo faccio cosa mi resta? Se non lo faccio io chi sono?
    «È il mio ruolo.»
    È quello che sono, papà, io sono una che salva, gioco questa parte, mi è stata data questa carta.
    Lo so che non posso sempre salvarli tutti, come regola generale, ma il mio ruolo è proprio quello di provarci, devo essere un'ottimista io, papà, io devo provare a farla la cosa giusta.
    Il mondo è cattivo, ma se non lo proviamo a salvare questo cazzo di mondo allora cosa ne resta? Cosa ci resta? Allora tanto vale morire. È un controsenso. Ci dobbiamo convivere. Dobbiamo salvarci in qualche maniera, dobbiamo poter sperare di stare meglio. Anche se non lo vuoi capire. Anche se cercare di fare sempre la cosa giusta ha rischiato di fregarmi così tante volte. Così tanto da diventare egoismo: dove rendo ad uno, a qualcun altro devo pur togliere.
    «Alla fine dei conti, Lucian era una persona buona. Era più umano di tanti altri come noi.»
    Era più umano di tanti stronzi che si credono migliori soltanto perché il loro è un ingranaggio forte, fortunato.
    «Voleva essere migliore e libero. Ed è morto prima di riuscirci.» ed è questo quello che per me conta e contava, che volesse provarci, che ci stesse mettendo tutto sé stesso per sollevarsi dalla sua miseria, per cambiare ua storia e un futuro. Ci credeva, alla fine, anche lui che il mondo potesse essere un posto salvabile. Ma poi è arrivato uno stronzo, uno qualsiasi, che ha deciso di essere più bestiale di lui e di ammazzarlo facendolo soffrire. Era Lucian, tra i due, il criminale? Era lui quello crudele?
    Forse è vero, forse ho preso la strada sbagliata, quella più difficile con Lucian. Però io lo amavo davvero, pur non essendo la cosa giusta. E non puoi chiedermi di essere giusta se nemmeno tu lo sei. Non puoi chiedermi di essere diversa se ogni volta che ci provo, perché ci provo, cazzo, a farti stare dalla mia parte, tu ritorni nelle tue ombre e nei tuoi silenzi. Non è giusto che io ti tendo una mano e tu non muovi un passo.
    «Ma tu non lo puoi accettare, perché non ti riesce perdonare. E non ti riesce perché nemmeno accetti che qualcuno possa perdonare te.»
    E adesso, dopo questa verità, anche il silenzio di questo posto fa male. Non sembra nemmeno più casa mia. Sembra un rudere buttato giù proprio adesso da qualcosa che non pensavo di essere in grado di dire. Perché ci ho provato, papà, è tutta la vita che provo a salvare anche te e tu continui a non volerti far perdonare, nemmeno da me. Ogni volta, ogni volta che ci provo tu me lo impedisci.
    «Mi dispiace se ti ho deluso.»
    Mi dispiace se non sono quello che speri, se non riesco a starmene al mio posto, se non riesco a prendere le scelte più giuste, se sono un fallimento per me stessa e per gli altri. Mi dispiace se non riesco non essere in parte la tua immagine.

    Vivianne
    Comstock
    Dixon.

    code role © hime. created for Brakebills GDR ma di libero usufrutto ovunque
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    uhhhh tanta genteeee! Welcome Sky! Io sono Gine, la Gine, happy, come te pare veramente (pazzerella dei regolamenti) Benvenutissima!!
  15. .



    metamorphomagus – 25 y.o. – supporter – brooklyn




    «Che genialata, eh?» come farmi girare il cazzo, subito, così, a fine giornata.
    Non ci vengo sempre, solo quando ho voglia di spostare qualche ora dal Sacred a qui, che è più vicino a casa, che mi trovo in mezzo alla gente normale, e mi fanno fare poco, molto poco, per lo più guardare. E allora lo faccio apposta di venire, quando so di non avere tante forze per ragionare con la mia testa. Ed oggi è stata una giornata così, senza la testa, come se già lo avessi poi deciso da me stamattina appena svegliata. Come si sceglie un vestito da indossare, un tipo di emozione da provare per tutto il giorno. È un tipo di sensazione che forse mi terrebbe a letto tutto il giorno, e allora anche venire qui è solo il modo crudele che ho di farmi violenza per stare al passo con il mondo, quando il mondo ormai va a una velocità completamente diversa dalla mia. Il mondo corre qui fuori, io sono diventata estremamente lenta, così tanto da vedere questo scompenso, da vedere come tutto mi sorpassi. La cosa peggiore è sapere che non finisce, che non c'è cura, non c'è rimedio. Quel fatto che le persone continuano a vivere nei ricordi di chi resta è una stronzata, per me non funziona. Per me quelle sono immagini di un film che posso riguardare all'infinito, ma che resta una sequenza registrata: non c'è niente di vero, sono solamente dei fermoimmagine che posso estrapolare soltanto per farmi male. È la mia attività preferita, prendere tutti i filmati di Lucian che vivono nella mia testa e tirarne fuori i singoli ritratti, così, immobilizzati nel tempo.
    So di non averla persa la tessera. Vorrei dire che mi sento un genio, ma non è onesto, perché prima di arrivare a delle conclusioni mi sono ripercorsa tutti i corridoi dove ho avuto la consapevolezza di avercela ancora attaccata al camice. E poi ho provato a fare appello alle basi insegnate da papà, e alla fine, mezza sconfitta, sono ricorsa alla magia e ho seguito una traccia, e mentre salivo su verso il tetto ho avuto la conferma di non aver perso niente da sola.
    È proprio l'ora giusta, niente da ridire su questo. Li abbiamo fatti anche noi i deficienti sui tetti degli altri a guardare lo skyline di Manhattan. E ci piaceva, e un cielo del genere sarebbe piaciuto un casino anche a Lucian. Voglio pensare che adesso possa vedersi tutti i cieli del mondo, ovunque sia, se qualcuno ha avuto pietà di concederglielo un qualche paradiso, che qualcuno abbia almeno ascoltato le mie di richieste.
    Ci sarebbe piaciuto un casino, ma ora, forse proprio per questo, mi si è indurito il cuore.
    «C'è poco da brindare, è stata una cazzata immane.»
    Sono diventata più intransigente. Forse proprio perché sono stanca e perché non mi va di ricordare proprio niente, si imbruttisce tutto adesso.
    «E non sono dottore.»
    No, tecnicamente non sono un dottore. Sono una che ci prova, che dovrebbe forse stupirsi anche di più per essere riuscita ad arrivare fin qui, ma non mi riesce gioire di niente adesso, di nessuno sforzo, di nessun traguardo. Mi avvicino per guardarlo.
    «Posso riavere il mio badge o aspetto che tu finisca?»

    Vivianne
    Comstock
    Dixon.

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1124 replies since 29/7/2012
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