Posts written by Patrizia.

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    lycan
    black magician
    time traveller
    26 y.o.
    Sono sempre stato abituato a sentirle le cose, a provare la loro pressione sotto pelle come istinti così facili da analizzare e percepire, perché simili ai miei. Crescendo con gente uguale a me è sempre stato naturale, non poter avere segreti, non poter nascondere nulla perché sarebbe impossibile, per noi, reprimere ciò che la nostra anima spinge contro ogni sguardo, ogni smorfia e ogni parola che pronunciamo. E' quasi simpatico come io abbia continuato a circondarmi di gente facile da capire. Perché c'è stata Jude, per un certo periodo, con cui era facile scambiare ogni sensazione. E anche con Edie era così all'inizio, questione di istinti che si capivano e basta, senza il bisogno di fare domande. Eppure adesso penso di conoscerla bene abbastanza da vederlo come ci sia qualcosa che non va, anche se i suoi istinti più facili da percepire si sono spenti con la sua maledizione. Rimane comunque Edie e io forse ho imparato a capirla, almeno un po'.
    «Come se non lo sapessi che mi andrebbe bene anche stare con te in silenzio, sobria e magari pure con la luna storta.» E sono sicuro che non sia per la mia famosa cotta esagerata che penso di avere nei suoi confronti, ma semplicemente perché con lei sto bene e non devo fingere di sapere come ci si comporti, in situazioni come questa. A quanto pare mi ha chiamato per un motivo, ma probabilmente mi sarebbe bastato anche che mi avesse chiamato e basta.
    «Dai, sentiamo cosa vorresti da un me sobrio. Pensavo di essere inutile da sobrio.»
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  2. .
    lycan
    black magician
    time traveller
    26 y.o.
    Lotto perennemente tra una superficiale curiosità e il ghiacciato rispetto che nutro per la riservatezza della gente. E' sempre stato un po' il mio problema, questa istintiva tendenza a farmi amiche le persone che va fondamentalmente contro alla paura di aprirmi, di rivelare ciò che è scritto dietro ad ogni mio sguardo in un passato che non mi piace riportare a galla con memorie cruente. E' che non mi piace neanche giocare a fare il timido, tenermi tutto dentro nella speranza che prima o poi sparisca, perché lo so che certi ricordi non sono fatti per svanire e, in fondo, sono anche ciò che mi ha portato fino a qui, ad una vita che nella sua superficialità apprezzo davvero. Non so cosa mi aspetto dalle persone che mi circondano, sinceramente, non so se a volte vorrei essere scosso da loro o se semplicemente io voglia solo tenermele di contorno, continuando a seguire questi istinti che mi piace sempre un po' sfocare, andando oltre i bordi di convenzioni che amo non rispettare. Un po' come adesso, che l'odore di Gray mi sa di qualcosa di così diverso da me, forse opposto. Ma contro questa sensazione mi piace spingere e spingere, tirarlo un po' più verso di me nonostante queste barriere invisibili, sentendo brividi di adrenalina nello stomaco che mi dicono quanto potrebbe essere sbagliato. Sì, mi piace anche questo.
    «Nah, mi chiamo Rafael. Che mi piace, eh, ma sembra troppo nobile Alla fine solo mia madre mi chiamava con il nome per intero, perché perfino i miei fratelli lo sentivano quanto un po' mi desse fastidio lasciarlo pronunciare a qualcun'altro.
    «Perché Gray è un nome vero, invece?» Non ne ho sentiti di nomi così a New York, eppure non dovrei nemmeno molto sorprendermi abituato come sono ai nomi assurdi che girano in South Carolina. Mia madre è troppo raffinata per quel posto, l'ho sempre detto.
    «No, non ero così attento. E' che a New York non c'è mai nessuno di New York e di sicuro nessuno che viene ad abitare con noi.» Scuoto appena le spalle prima di poggiarle contro il muro, rilassato per l'ennesima inspirazione di fumo.
    «Ma che disturbo? Portali qua i tuoi amici, facciamo un festino!» E anche questo va leggermente contro ciò che il mio istinto, in questo momento, mi dice di fare. Proprio non ci riesco a fare ciò per cui sono stato cresciuto, a marcare territori con barriere inespugnabili e difenderle fino all'ultima goccia del mio sangue corrotto. Ma è quello che mi sono ripromesso una volta arrivato a New York, no? Di andare contro ad ogni convenzione per acchiappare finalmente qualche desiderio.
    «E' due anni che sono qui e due che vivo con Ray. Mi sa che abbiamo avuto culo, dicevano tutti che sarebbe stato un incubo avere un coinquilino a New York ma cazzo, noi ci divertiamo.»
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  3. .
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    jackals
    vice
    32 y.o.
    Non esistono azioni sbavate o incerte in una vita che le colleziona come pezzi di un puzzle perfetto in cui incastrare ogni gesto o idea nel proprio preciso collocamento. Ogni passo è una figura già compiuta, delineata, decisa prima ancora di essere parte dei propri pensieri. Perché Nathaniel ha già scelto ogni svolta del proprio futuro anche senza saperlo e le illuminazioni non sanno mai essere tali, ma solo conseguenze obbligate e così facili da prevedere. Forse lo sa da tutta la vita che dopo il matrimonio avrebbe potuto decidere di uccidere suo padre, forse non è nemmeno iniziato adesso il suo lungo processo per arrivare ad un obiettivo che brava da tempo e che, adesso, si posiziona con perfezione tra milioni di eventi gioiosi. Ha una famiglia, un erede in arrivo. Pensa che sia sarcastico quanto per una volta possa farlo felice davvero, Samuel, dandogli quella notizia che ha bramato troppo a lungo. E proprio oggi che si avvicinerà a lui con un falso sorriso, invece che con il solito sottomesso sguardo preoccupato, inizierà la sua segreta condanna. E non si sorprende che sia proprio questo ad avergli insegnato suo padre, a prendere potere con ogni mezzo, contro ogni etica, ma solo seguendo quello schema di convinzioni che si è imposto anni addietro. Non è ad Alcatraz per salutare suo padre, per annunciargli gli arrivo di un figlio, di un matrimonio felice. E' ad Alcatraz perché prima o poi Samuel dovrà morire.
    Ci sono voci che si mischiano a sorrisi di circostanza, ad altri sorrisi che non ha mai visto piegare il volto di suo padre, mai così. E tutti quei rumori, tutti quelli che potrebbero essere ricordi, non sono altro che lo sfondo di cose assai più importanti. Informazioni, un'ispezione che potrebbe sembrare superficiale ma non lo è affatto nell'essere solo il primo passo in un processo che durerà mesi, se non di più. E' una base, una base che sa già essere solida quando un sorriso più sincero, interessato, istintivo, si apre verso un volto non troppo familiare, ma vicino abbastanza.
    «Volentieri, Magnus. Ti ringrazio.» Sa essere una risposta non formale anche se educata, una che all'eleganza di parole semplici fa seguire un gesto della mano che inviti le sue guardie a lasciarlo, a tornare a New York che lui potrà in seguito raggiungere con un portale. «Ero giusto venuto ad annunciare a mio padre che io e Eleonora aspettiamo un figlio.»
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  4. .
    jackals
    vice
    32 y.o.
    Le espressioni sul suo viso non sanno mai alternarsi con sciolta spontaneità come in momenti come questo, quelli che tra sangue simile al suo sa rendere privi di un controllo ghiacciato e spesso soffocante. Perché ci sono sorrisi addolciti seppur tra i più amari mai provati e occhi tristi ma stanchi a rendere più morbidi i suoi lineamenti in una concessione di un secondo che sa di famiglia e quindi di quella verità più assoluta. Quella che rinnega, che si rimangia in ogni gesto dettato da un disegno più grande e così fottutamente preciso da non lasciare spazio ad istinti che adesso, solo adesso, lo divorano. Ma è un abbraccio sicuro quello in cui si rifugia, l'unico che ha davvero visto ognuna di quelle espressioni passare sul suo volto in istanti che lui chiama di debolezza. Non lo sa se lo siano davvero, non più, ora che li sente premere con tanta insistenza contro il suo sterno piegato da sospiri veloci, affannati, increduli. Però lo sente che alcune parole non riesce a pronunciarle. Quanto vorrebbe poter dire che sì, Riley è uno stronzo ad aver cercato una nuova vita, quella che in realtà Nathaniel ha sempre desiderato per lui. Ma qui, in questa realtà che solo Diana è capace di rendere tanto sincera, sa di non esserne in grado. Così come non è capace di provare rabbia, quella cocente e piena di passione che vorrebbe sputargli addosso per esprimere quel dolore contratto e ormai da troppo tempo segregato nelle sue viscere. Non può, non quando il futuro è la mera conseguenza di ogni sua azione, forse perfino tutto ciò che già si è aspettato senza accettarlo, mentendo a sè stesso. Può solo percepire quanto faccia male, infine, sbattere il viso contro ogni previsione divenuta cruda realtà.
    «Non lo vedo da mesi.» Perché alla fine non ha seguito le parole di nessuno se non quelle da lui prescelte, non ha ascoltato nemmeno Diana stessa quando gli ha detto di non privarsene mai, di quell'amore. Perché sembrava così ovvio non poter tenere Riley nella propria vita, quando c'era un erede in arrivo, una vita perfetta con una moglie perfetta. La verità, però, è che nella sua vita ci è rimasto lo stesso.
    «Lo sa che sono il primo a sapere ogni cosa, Dia'. Non verrà a dirmelo. Lo ho allontanato troppo.» Perchè lo ha privato del modo di farlo, ha alzato così tanti muri da renderlo sempre inaccessibile tra assenze, viaggi, eventi.
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  5. .
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    jackals
    vice
    32 y.o.
    «E allora costruisci il tuo futuro su una ripicca.» C'è della rabbia incontrollabile nelle sue parole, in quelle verità lanciate apposta per far male, per ferire la pelle e mostrare ciò che al di sotto di essa c’è di più debole, quei punti proibiti dove hanno sempre deciso di colpire pur senza volerlo, perché solo dopo il profondo di mille strati erano capaci di incontrarsi. Ma non è con una parola affilata che vuole arrivare sotto quella carne, non quando c'è una segreta malinconia a seguire i suoi pensieri e una spiccata delusione, una tristezza che intende gelare le ossa per renderle fragili quanto lo sono state le sue, a quella notizia. E' incredulità, forse, ma anche sfiducia, anche il rimpianto per non aver saputo soddisfare quell'unico desiderio che, più forte di ogni altro, aveva legato i loro corpi in una promessa apparentemente indissolubile. E non lo sa se si è sciolta, infine, con una distanza che in realtà non ha sfumato nulla, nessun ricordo, nessun contorcersi delle viscere che ad ogni parola fanno riaffiorare memorie di sensazioni lontane, ma sempre più lucide. Una rabbia familiare, un'impotenza che non ha mai provato se non quando asserzioni taglienti gli hanno mozzato il respiro a metà della gola. Per questo non parla quando suoni di ghiaccio e di un amore lontano si alternano in storie mai sentite, forse immaginate, ma mai ancora vissute su una pelle che non è mai stata pronta a tanta sincerità e verità bollenti. Lo sente il dolore che provocano sul suo corpo già provato, quelle notize di un amore lontano e di una sofferenza che ha voluto allontanare dal suo sguardo volutamente meno attento. Si annebbia il suo sguardo nell'incapacità di parlare, perché non avrebbe senso spiegare un'altra volta le catene che lo hanno mosso come un burattino in una scena già scritta, perché sarebbe impossibile motivare azioni che non sono nate dalle sue viscere, ma dall'epilogo di un libro che custodisce da sempre. E anche se non glielo hanno mai detto, se mai gli hanno descritto il dolore di Riley tramite immagini e scene di una vita realmente vissuta, ha saputo sentirli sulla pelle come se fossero suoi, anche senza saperli, anche senza averli visti.
    «Lo sapevo che non avresti rinunciato... per me.» Così come lui non ha rinunciato a nessun passo su quell'infinito sentiero sempre troppo dritto. «E non mi serviva sapere come tu avessi sofferto. Ho sofferto quanto te, Riley, solo in modi diversi.» Anche se non ha mai pensato di dirglielo, di rigirare una lama sotto pelle che piano cercava di rimarginarsi dietro scelte estreme, sbagliate, impossibili. Perché lo stanno dimostrando, adesso, come fosse solo illusione quella distanza mai realmente accaduta, almeno tra i loro cuori. E c'è un contatto che brucia sul suo corpo, uno che lo spinge a trovarne dell'altro con dita che si ancorano dietro la base del suo collo per sancire una vicinanza necessaria, mentre fiati di rabbia e malinconiche delusioni si alternano così vicini al suo viso. «Noi non saremmo mai potuti essere niente, Riley. Non in questa vita, non vivi. Credi che sarei capace di innamorarmi di un'idea? Io? Continuo ad amarti come ti ho amato dal primo istante ed è la cosa più vera che io abbia mai provato. E amo te, non un'idea. Se credi di amare un'illusione che ti sei creato in quella testa di cazzo dimmelo ora e sparisco, perché non saprei più chi ho di fronte.»
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  6. .
    jackals
    father
    29 y.o.
    Si è abituato nel tempo a ritargliarsi spazi di adeguatezza in una vita che aveva creduto scomoda in tutto il suo corso. Ha provato a sottrarcisi inizialmente, quando non gli sapeva sembrare giusto il ritorno delle persone, il cieco restare di fronte a chi, come lui, non aveva combinato proprio niente di buono in un'esistenza misera. Ma alla fine ha pensato che quella scelta, fatta dalle poche persone accanto a cui riesce a restare senza chiudersi in un doloroso silenzio, fosse proprio il suo posto nel mondo. Di fianco a Vivianne, a Diana, a Lucian, ad Aalia e perfino a Kali, vicino a quelle persone che glielo hanno ritagliato uno spazio nelle loro anime, anche quando si trattava di vite più appariscenti, felici, piene di affetti a lui sconosciuti. E poi ci si è abituato, quasi, a rintanarsi in quegli spazi quando la sua solitudine diventava troppo chiassosa, quasi insopportabile. Perché essere parte di qualcosa e migliorarlo, pur inconsapevolmente, è diventato il suo più sicuro rifugio.
    «Wow, e Luc non lo ha ancora sbranato?» Diventa naturale parlare del caos e della quiete, di ogni cosa che li circonda perché sinceramente ci parlerebbe di tutto, con Vivi, se solo lei gli desse il via. Anche di Lucian, ad esempio, anche in quei mesi in cui lei non gliene parlava affatto e che fortunatamente sono finiti, lasciando un amaro ricordo di inadeguatezza alle loro spalle.
    «Mh, hai fatto bene. Meglio stare zitti se non sai chi hai davanti.» E lo sa che sarebbe un consiglio facile, per lui che di domande non ne fa mai, che preferisce osservare in silenzio e trovarle da sole, quelle poche risposte che gli servono per continuare a guardare il mondo con la sua scarsa curiosità. Ma sa anche che Vivianne è l'esatto opposto e, nel completarlo, sa essere anche la sua miglior spalla.
    «Comunque ora tutto bene, no? A casa dico.»
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  7. .
    jackals
    father
    30 y.o.
    Alcuni addii non esistono veramente, nemmeno se pronunciati infinite volte di fronte a un destino già piegato sotto il suo inesorabile volere. Alcuni puoi giurarli eternamente e non rispettarli mai, non nella stessa città, non quando due vite si intrecciano sempre più intricatamente come se ogni laccio volesse essere risposta e beffa a quel fittizio volere di abbandonarsi per sempre. Crede di averlo desiderato più di una volta, JJ, che Kali uscisse definitivamente dalla sua vita. Lo ha fatto quando il dolore era troppo da sopportare, ogni volta, per quella malsana abitudine ad isolarsi sempre di fronte alle sensazioni così estreme, grandi, importanti, da sembrargli inadeguate per uno come lui. Lo ha fatto sapendo di non volerlo, mai davvero, neanche quando avrebbe implicato il silenzio di tutti quei dubbi, rimpianti, delle paranoie che gli si sono infilate sotto la pelle nel ripensare ad un passato colmo di sbagli ed orrori. Ma alla fine non ha saputo tenere fede nemmeno a quella, di promessa, alla fine non è riuscito veramente a staccare lo sguardo da una luce accecante, eppure calda più di ogni altra che abbia conosciuto. E non è solo adesso, nell'attenderla in una casa che gli sembra sempre troppo vuota, che sa di aver fallito quell'inutile voto, quando Kali sa essere parte di ogni suo giorno anche da distanze reali, ma mai troppo delineate. Non lo sa se sia giusto o sbagliato, o almeno finché non ci sono occhi oltre ad un uscio pronto a spalancarsi che sanno mettere in un rifugio segreto tutti i suoi dubbi. Sa essere solo giusto questo momento, quello in cui trova il suo viso e lascia che la sua immagine riempia una così grande parte della sua mente da dissipare una fitta inadeguatezza. Ha imparato a lasciarsi andare a questa sensazione nel tempo, a conoscerla e a capire quanto fosse una benedizione, invece che una minaccia. A capirla, anche se così diversa da tutte quelle che costellano la sua vita. Perché potrebbe essere strano sentirsi compreso, o almeno per lui, ma non quando ad accogliere le sue emozioni è un'anima che troppe volte è stata in grado di capirlo così, solo ad un primo e rapido incontro.
    «Ciao.» Gli sembra di non aver respirato da quando ha cominciato ad attenderla, fino al momento in cui le sue labbra si aprono appena, istintivamente, nell'ombra delicata e sincera di quello che tante, troppe volte è stato il suo più sentito sorriso. E ci ha pensato, fino a poco prima, se fosse più giusto abbracciarla e cercare un calore lontano o imitare quei gesti più formali a cui sono costretti lontani da quelle mura pronte a custodire altri segreti. Ma sa che anche quel pensiero diventa inutile quando sente mischiarsi istinti, desideri e doveri in una spontaneità non adatta ad altro che a quel momento, ad un gesto semplice che la invita ad entrare senza mostrare le solite ingombranti barriere. «Avevo voglia, comunque... Di vederti.»
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  8. .
    princess of livonia
    valkyria - sphynx
    26 y.o.
    I vuoti sanno fare male più di infiniti dolori sicuri. Quando le attese si tramutano in dubbi e le incertezze diventano lacrime silenziose ma mai sicure, quando la mente si abbandona ad ogni scenario possibile, anche al peggiore, nella speranza di potersi aggrappare a qualcosa, è lì che ogni solida base si tramuta in sabbia scostante e le speranze franano sotto piedi instabili. Aalina non ha saputo come sentirsi, per giorni, nell'attesa della peggior notizia possibile. Ha provato a non pensarci o a pensare, invece, a quanto di più improbabile potesse accadere. Ha tentato di collegare notizie sconnesse, pezzi di un puzzle che non ha acquisito senso nemmeno sotto ad occhi che stanchi si sforzavano di essere attenti. Ma non ha trovato nulla. Non ha trovato un motivo, una tragedia, non ha trovato un dolore a cui aggrapparsi quando nel suo petto c'era solo il vuoto di un messaggio arrivato troppo tardi e di una rassicurazione quasi vuota, che dalle luci di un telefono non le sembrava davvero essere sincera. E' rimasta preoccupata, alla fine, nonostante quel messaggio. E' rimasta in attesa ancora a pensare, a penare per quelle spiegazioni che infine non sono arrivate mai, finché non è stato lui stesso a presentarsi con il bussare di una porta serrata da troppi giorni.
    Ci mette un solo istante ad aprire, a raggiungere la porta e a spalancarla per poter di nuovo respirare. E per un secondo rimane ferma, impossibilitata a muoversi o a parlare, a fare altro che non sia riempirsi gli occhi di un'immagine che ha creduto possibile di sfocarsi tra memorie mai più avverabili. Ma Esa è davanti a lei, adesso, e forse ha solo bisogno di guardarlo un po' per crederci davvero, mentre un sospiro di sollievo, uno lieve e ancora incerto, esce appena dalle sue labbra socchiuse.
    «Sei qui.» E per un momento, per un solo istante di egoismo, le va già bene così. Perché può accettare di doversi prendere sulle spalle il peso di un volto stanco, segnato da fatiche che non conosce, ma che vorrebbe poter fare sue per donargli un secondo soltanto di sollievo. Può accoglierlo in casa, nella sua vita e nelle sue braccia ricevendo in cambio quella sola presenza che ha dovuto credere perduta per istanti infiniti. Per questo lo abbraccia, prima ancora di rispondergli, prima ancora di ascoltarlo perché è lì che ha bisogno di averlo, nella sua casa e nelle sue braccia senza necessità di alcun preavviso, ma solo di certezze indelebili.
    «Non devi avvertirmi. Solo... non sparire più così per favore.» Ma non c'è rammarico nè monito nel suo sguardo che si riposa in quello di lui, che cerca un rifugio mancato e tutto ciò che in esso potrà trovare, senza la paura di dover condividere qualcosa di troppo grande da sopportare. «Entra. Vuoi parlare? Vuoi dirmi che è successo?»
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  9. .
    princess of livonia
    valkyria - sphynx
    24 y.o.
    Alcuni pesi non pesano mai davvero, non sono massi che con convinzione ci si può portare sulle spalle per doveri che vengono scritti addosso fin dalla nascita e giorno dopo giorno. Aalina ne sa qualcosa, di doveri e di etica, di impegni che alcune persone non si prendono la briga di assumere in un lusso che lei non ha mai potuto concedersi. L'immagine è tutto, è ciò che le hanno insegnato quando ancora non sapeva che il suo volto veniva già riconosciuto in diversi luoghi del mondo e ogni suo gesto preso ad esempio. Eppure nessuno ha mai dovuto insegnarglielo davvero, a fare la cosa giusta, a preoccuparsi per gli altri prima che per ciò che le veniva imposto, a vedere il buono laddove alcuni avrebbero notato solo un'infinito susseguirsi di doveri e imposizioni che, se non condivisi appieno, non conoscono una fine. Ci sono delle convenzioni che le pesano addosso più della più invadente corona, ma non si tratta mai del prossimo, mai di chi ha realmente bisogno, mai di chi ha scelto da quando ne è cosciente di aiutare con tutti i mezzi che possiede, che a volte le sanno sembrare anche troppi.
    «Non devi assolutamente farlo.» Ci si ringrazia per una gentilezza, di solito, per qualcosa che vada fuori dalle righe e non per un gesto che non ha saputo essere che quello in una giustizia scritta in ogni sua convinzione. Un aiuto, una salvezza, un'attesa che forse non sarebbe stata necessaria, ma che Aalina non ha potuto fare a meno di portare a termine con impazienza.
    «Volevo solo assicurarmi che tu stessi... meglio.» Meglio, non bene, perché non lo sa davvero come stia, non lo può immaginare da quella bolla di salvezza e agi in cui è cresciuta, con l'attenzione di tutti addosso, nel bene o nel male.
    «Mi chiamo Aalina.» E sorride appena anche se non lo sa se potrebbe essere inutile, o se davvero qualcuno avrà piacere a preservare il suo ricordo, a farle un ritratto seppur incapace di registrare i dettagli del suo volto.
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  10. .
    lycan
    black magician
    time traveller
    26 y.o.
    E' sempre troppo fredda, questa città. Lo sento anche quando sono rinchiuso in un locale, quando ad ogni movimento di una porta non troppo stabile sui suoi cardini si può avvertire uno spiffero insistente che gela leggermente le ossa. E in chiusura quella maledetta porta deve rimanere aperta, ordini dai piani alti. Mi andrebbe anche bene se fosse estate, o se fossi realmente ubriaco, cosa che davvero raramente riesco ad ottenere per sto maledetto sangue caldo che circola sempre troppo velocemente nelle mie vene. Vorrei solo sbronzarmi più facilmente, niente di strano. E invece sono in un locale dopo la chiusura, praticamente già sobrio, per il semplice motivo che devo pulirlo prima di poter tornare a casa a morire sul mio letto.
    E' quello che cercavo quando sono arrivato qui, comunque. Una vita troppo dinamica, troppo piena, troppo stancante per lasciare veramente spazio agli invadenti pensieri che da troppo tempo avevano iniziato a premere sulle pareti fragili della mia mente, come a volerla far esplodere. Eppure a volte succede comunque, che esploda dico. Mi succede che ho bisogno di diventare una bestia, di prendere a pugni qualcosa, per il semplice fatto che da mostro nella mia testa trovano spazio solo gli istinti e non le paranoie. Ma ehi, è da un po' che non succede. Potrei addormentarmi sotto il bancone, in queste condizioni, ma è da un po' che non succede.
    E alla fine questo locale mi piace. La musica è forte, la tengo ancora un po' a basso volume mentre mi affretto a sistemare i sacchi pieni di vuote bottiglie di vetro, la gente mi piace, lo sballo si avverte veramente quando ognuno si infila in questo buco sotterraneo solo per un po' di alcool scadente e la possibilità di drogarsi senza dare nell'occhio. Sante luci al neon. Eppure adesso non dovrebbe esserci ancora qualcuno che cerca rifugio qua dentro, non quando l'alba ha già quasi completamente rischiarato le vie e, purtroppo, neanche se si tratta di una bella ragazza. «Hey, hey, siamo chiusi!» Peccato, però.
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  11. .
    lycan
    black magician
    time traveller
    26 y.o.
    Non lo so dove potrei aver sepolto anni di un'educazione rigida e composta da mille e più tasselli di formalità insulse. Penso che ogni mio gesto e parola un po' lo rispecchi il senso di inadeguatezza che mi son portato sulle spalle per tutta la vita in una famiglia troppo ricca, troppo importante, in un branco troppo potente e una casa troppo grande. Forse è per questo che ora mi sono staccato da ogni convenzione, che a volte ci passo notti intere con la gente senza chiedere quale sia il suo nome. Mi bastano gli odori, gli sguardi, quelle emozioni che percepisci anche senza empatia, perché così superficiali da essere scritte su ogni lineamento contratto. Sono qui per questo, in fondo, per vivere ciò che di superficiale non mi è mai stato concesso.
    «Oh, già mi piaci.» Che poi la avrei spenta la canna se gli avesse dato fastidio, perché nonostante tutto non sono un maleducato e mi piace starci bene, con le persone. Però la prospettiva di aspettare l'alba con l'erba e le birre è sempre la mia preferita.
    «Mh, Rafe. Graazie.» Lo dico mentre il fumo esce dalle labbra un po' strette in un sorriso che si accomoda sul mio viso stanco. Ma è così che mi piace essere, stremato da una vita che sa essere quanto di più dinamico io abbia mai conosciuto. E mi sto già sporgendo verso quelle lattine, perché un invito è un invito e sinceramente mi sta piacendo, questo nuovo coinquilino.
    «Bhe, è seria quanto vuoi che lo sia.» Perché non mi dispiacerebbe trovare tutte le mattine nuove birre calde in soggiorno, ma non mi offenderei se mi dicesse di dover partire domani. Superficiale, vero? Ma forse è ciò di più sincero che io abbia potuto provare.
    «Sei da tanto a New York? Quanto resti? Se ti va di dirlo, ovviamente.»
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    Edited by Patrizia. - 7/1/2022, 14:48
  12. .
    jackals
    father
    29 y.o.
    L'unica promessa che è riuscito a mantenere, nella vita, è stata quella che gli è stata scolpita nel petto con un voto vincolato da un patto segreto. E' poetico il fatto che sia anche l'unica verità a farlo sentire ora a casa, a dargli un rifugio in cui esprimersi senza avvertire un costante disagio premere sotto la pelle e minacciare di strappargliela di dosso nel dolore di un'ansia mai gestita. E ci sono tante altre promesse che avrebbe voluto mantenere, tanti addii non scritti che vorrebbe cancellare da un passato che più lo guarda e più sa sembrare tragico. Si odia per tutte quelle parole volate tra maggiori silenzi, si odia per tutte quelle idee che non sono state forti abbastanza per diventare realtà. E' sempre stato vittima del proprio destino, mai realmente artefice di passi che si sono susseguiti nell'incertezza di un futuro che più volte si è proclamato non meritevole di esistere affatto. Eppure non ci sono così tanti dubbi e pensieri nella sua testa quasi spoglia, c'è solo quella solita arrendevolezza che troppo spesso guida i fili dei suoi arti in azioni mai pensate, mai sofferte se non in un futuro spesso già troppo lontano.
    "Vieni un po' fuori a parlare?" Perché non gli andava di scriverle un messaggio e lo sa, che non appena incontrerà i suoi occhi non ci sarà veramente spazio per troppe parole impossibili da tradurre in scritte luminose, ma solo per sguardi carichi di un dispiacere ormai accumulato da troppo tempo. Lo sa da mesi che ciò che fa non fa altro che ferirla, che ogni suo sollievo ha trovato corrispondenza perfetta in una sua caduta, in un dispiacere, in un dolore che non vorrebbe farle provare. Ma infondo è sempre stato così, egoista con quelle persone che sapevano illuderlo di farlo stare bene, determinato a tenersele strette perché la paura di perderle, forse, sembrava più grande di ogni torto che faceva loro subire.
    «Hey. Come stai?» Non sa da quanto non glielo chiede, da quanto la sua è una presenza dettata solo dal bisogno spasmodico di stringerla, di venir visto da quegli occhi che un po' gliela davano, quella speranza mai conosciuta. E può solo immaginarlo che non stia bene, quando è da più di un anno che si alterna tra i suoi impegni, Maeve, lei e tutte quelle avventure che sanno riempirgli la testa per una notte soltanto. Le dedica troppo poco tempo, è vero, ma in ognuno di quei secondi si riempie di una meraviglia con cui non sa altrimenti guardare il mondo. Perché Dorothy c'è, è sempre pronta a vederlo, a parlargli, a stringerlo in abbracci che sanno di tutto ciò di cui avrebbe realmente bisogno. Ciò che non capisce è il motivo per cui resti.
    ©
  13. .
    Kali
    Online

    29 Dicembre 2021

    Ehi
    22:46


    Ciao Kali
    23:31✓✓


    Come stai?
    23:33✓✓


    Iniziavo a pensare che non mi avresti risposto
    23:40


    Le feste mi mettono tristezza
    23:40


    Tu come stai?
    23:41


    Mh, lo so
    23:42✓✓


    Vedi che non sono completamente uno stronzo
    23:42✓✓


    Io bene, sono tornato ora con Mae
    23:43✓✓


    Mi è piaciuto stare un po' di più con lei in questi giorni
    23:43✓✓


    Ma non ti abituare a sti messaggi felici
    23:44✓✓


    Potrei averti detto di essere uno stronzo una
    volta o l'altra credo, ma so che non lo sei
    23:44


    Devo approfittare di questi messaggi
    felici per chiederti di vederci?
    23:44


    Niente scenate o cose strane, giuro
    23:45


    Giusto un paio di volte eh
    23:46✓✓


    Mh, potrei accettarlo oggi
    23:46✓✓


    Ma non ti dirò se sei stata fortunata
    o se ho voglia di vederti
    23:46✓✓


    Che stronzo
    23:46


    Quando?
    23:46


    Potrei prendere la moto anche
    ora ma magari sei stanco
    23:47


    Ora sarà la terza volta
    23:50✓✓


    No no, se ti va vieni ora
    23:50✓✓

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  14. .
    Kali
    Online

    29 Dicembre 2021

    Ehi
    22:46


    Ciao Kali
    23:31✓✓


    Come stai?
    23:33✓✓


    Iniziavo a pensare che non mi avresti risposto
    23:40


    Le feste mi mettono tristezza
    23:40


    Tu come stai?
    23:41


    Mh, lo so
    23:42✓✓


    Vedi che non sono completamente uno stronzo
    23:42✓✓


    Io bene, sono tornato ora con Mae
    23:43✓✓


    Mi è piaciuto stare un po' di più con lei in questi giorni
    23:43✓✓


    Ma non ti abituare a sti messaggi felici
    23:44✓✓


    Potrei averti detto di essere uno stronzo una
    volta o l'altra credo, ma so che non lo sei
    23:44


    Devo approfittare di questi messaggi
    felici per chiederti di vederci?
    23:44


    Niente scenate o cose strane, giuro
    23:45


    Giusto un paio di volte eh
    23:46✓✓


    Mh, potrei accettarlo oggi
    23:46✓✓


    Ma non ti dirò se sei stata fortunata
    o se ho voglia di vederti
    23:46✓✓

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  15. .
    jackals
    father
    29 y.o.
    Vivianne è cambiata, negli ultimi mesi, in aspetti che non sono scritti soltanto sulla sua pelle tra lineamenti e colori nuovi o diversi, ma in pieghe impercettibili che la circondano e cambiano il modo in cui la sua storia le si appoggia addosso tra venti e destini violenti. Potrebbe essere paradossale ogni instante di un incontro che invece appare come il più normale e meglio incastrato nella sua vita, potrebbe essere assurdo parlarle sovrastando il rumore degli spari, o ridere di violenze che non tutti sanno subire come se fossero movimentate abitudini. Ma loro si, soprattutto dopo gli ultimi eventi. E forse è questo il bello, sentirsi al suo posto anche dove nessuno vorrebbe trovarsi, condividere qualcosa con lo stesso tono di voce ormai sollevato, perché entrambi loro sanno godersi l'odore di una quiete che sanno essere solo fittizia, ma allo stesso tempo comoda. Non gli capita spesso di sorridere spensierato di fronte a parole amiche, forse perché di queste ultime ce ne sono sempre così poche, almeno così sincere.
    «Ah ma allora è per te quella statua che stanno costruendo dietro a casa mia?» Ride appena come raramente sa fare, sfilandosi le cuffie e poggiando una pistola che troppo spesso è solo il rifugio perfetto da mille pensieri ma, quel giorno, ha saputo diventare uno sfogo per una liberta richiesta e non trascurabile, ma che potrebbe apparire di irrilevante peso. Che anche se è lui ad essere li per Vivianne, lo sente sempre come sia lei a farlgli del bene, a dargli un posto fisso nella sua vita che possa sentirsi a suo agio nell'occupare.
    «A parte gli scherzi, Vì. Sicura che vada tutto bene? Zero problemi? Se devo cercarli quei due, li cerco.»
    ©
1657 replies since 24/10/2010
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